Dopo l'ottimo successo del suo VIA DELLA BRENDA 32 pubblicato in questo blog a novembre torna con noi la bravissima Laura Sogliano con un racconto dai toni decisamente diversi dal precedente ma terribilmente eccitante.
Immaginatevi la bella Laura nella situazione da lei stessa descritta.
Donato
Il buio riempie la stanza. Denso e pesante, sembra aver spinto fuori ogni particella di luce, che, ribelle, provava a sfidarlo. Come un’entità plastica e deforme, accarezza le pareti, penetrando ogni angolo con le sue estroflessioni. Lo sento addosso. Mi avvolge. Trattiene il calore della mia pelle.
E’ così intenso, che preferisco tenere gli occhi chiusi, così posso godere di qualche fugace visione luminosa, che lui non mi concede.
Gentile, ma fermo. Spinge su di me, delicatamente.
Sono distesa su un lettino rivestito di pelle. Nera, ovviamente. Sono nuda, ma non sono a disagio. Il buio mi protegge.
La pelle mi bacia la schiena. Se provo a muovermi, la sento vibrare, come labbra di amanti che si separano. Non posso concedermi movimenti ampi. Sono bloccata da stringhe di cuoio, che mi serrano i polsi.
La sensazione di costrizione che deriva dal complesso, mi eccita. Spoglio me stessa dalla mia personalità, dai miei doveri di donna, dalle mie responsabilità. Sono totalmente sottomessa. Il mio orgoglio e le mie convinzioni si inchinano. Lasciano passare le mie voglie, sempre nascoste, ma mai dome. Hanno il loro momento per liberarsi, per regnare sul mio corpo, ristabilendo il mio equilibrio interiore.
Sono costretta ad aspettare. Legata e umiliata. Attendo in silenzio, onorando il buio.
Le mie gambe sono aperte, bloccate alle caviglie dai guardiani di cuoio. Inarco la pianta dei piedi, alimentando il calore nel mio ventre.
Aspetto di essere usata.
Sento i suoi passi in lontananza. Sono
leggeri, come sospesi. Non so come riesce ad orientarsi nel buio. Forse è
guidato dall’odore. Come i predatori. Sento un lieve tepore accarezzarmi le
cosce. E’ vicino. Stringo i pugni e comprimo i polsi contro il cuoio, come se
dovessi aspettarmi una coltellata. Mi accorgo che sto respirando a bocca
aperta, quasi affannata.
Lo sento inchinarsi, silenzioso. E’ una sensazione che diviene certezza, quando
sento il suo alito caldo muovere i miei peli pubici. Ogni soffio alimenta le
fiamme che stringono i miei visceri in una morsa velenosa. Sono impaziente,
vogliosa. Al contempo, l’attesa muove i fili della mia immaginazione,
concedendo umide pennellate alla mia mente, colorandola di piacere. Lo stesso
dolce sciroppo che ricopre la carne investita dal suo respiro, che sottolinea
il movimento dell’aria, con dolorose e gelide vibrazioni.
Non emetto suoni. Devo rimanere zitta. Ma comprimo ogni muscolo del mio corpo per sostenere questa tortura.
E lui sa torturarmi.
Accumula in me la tensione, costruendo una diga di muscoli e sudore, che viene sfondata come carta bagnata, dal tocco della sua lingua.
La sento giocare, con precisione millimetrica, con il mio clitoride. Una sensazione che sento come una frustata. Devo strozzare le corde vocali per evitare di urlare. Il cuoio che si tende e schiocca è l'unico rumore che accompagna il mio contorcimento.
Ha appena iniziato. Usa solo la punta della lingua per provocarmi. Fa muovere il centro delle mie terminazioni nervose con spavalderia. Mi tiene in pugno e gode nel vedermi soffrire. Va avanti per diversi minuti, sostenendo la mia eccitazione ed i suoi effetti. I miei umori e la sua saliva hanno creato un lago dal quale può calmare la sua sete.
E quindi scende in basso, allargando la sua
bocca e adagiando il corpo della sua lingua sulla mia apertura, occupandola
completamente. Beve dalle mie labbra. Il clitoride viene avvolto dall’aria
calda dalle narici, prima di essere morso dai peli della barba. E’ un colpo
fatale.
Vengo improvvisamente. Un orgasmo incontrollato, inaspettato. Mi travolge,
vibrando nel mio ventre e strappandomi un gemito liberatorio.
Mentre cerco di trattenere il suono del mio godimento, quasi dimentico perché dovrei trattenerlo.
Sono intontita. Le endorfine mi riempiono il cervello, offuscando per un attimo la coscienza.
Quando la sua lingua si stacca da me, rinsavisco. Mi sento come risvegliata dopo un incubo. Palpitazioni, sudore, crampi. Rilasso i piedi, accartocciati dal piacere. Rilascio i pugni, stretti fino a farmi male.
Lo sento alzarsi, violentemente.
Non dovevo. I patti erano chiari. Il massimo
silenzio. Il buio totale. Non mi sono controllata. Non ho obbedito ai suoi
ordini.
Lo sento camminare verso la parete opposta. Poi un suono metallico. Adesso sarò
punita.
Il buio riempie ancora la stanza. Nasconde, complice, il sorriso da cattiva ragazza che è comparso sulla mia faccia. Adesso sarò punita. Non vedo l’ora.
1 commento:
bel racconto complimenti Laura
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