Capitolo finale dell'opera prima della nostra Clarissa Poggi.
Riuscirà Clarissa a trovare l'agognato lavoro?
Donato
I sette peccati capitali 7 – Superbia.
Mentre salgo le scale penso ancora a Romina, penso così intensamente a lei, che neppure mi accorgo che sono mezza nuda, e il mio bel vestito nuovo è mezzo rovinato e pieno di sperma.
Durante il tragitto individuo una porta che conduce a un bagno, mi risistemo al meglio. Mi guardo allo specchio, dai accettabile.
Continuo la scalinata e arrivo davanti a una porta decisamente imponente, busso. Non risponde nessuno. Abbasso la maniglia, è aperta. Entro timidamente e mi ritrovo in un salone immenso, c'è una mobilia alquanto particolare e in fondo una sedia, sopra di essa c'è seduta sopra una donna. La riconosco subito è Liliana.
“Ben ritrovata” - il salone è così vuoto che la voce risuona sotto forma di eco - “Dimmi ti sei divertita” - e mi indica dei monitor - “Da qui ho visto tutto” - sorride - “E ho notato che hai conosciuto mia figlia”
Il mio cervello inizia a capitarsi che Romina è sua figlia. Questa volta non rimango sconvolta, mi è capitato di tutto in questa avventura.
Noto qualcosa in diverso in lei, anche nel look. La trovo molto austera.
Visto che fine a ora non ho ancora descritto la mia aguzzina, forse è ora che lo faccia. Liliana è una donna molto alta, raggiunge il metro e ottanta. Bionda con i capelli lunghi, in quel momento li ha legati con una coda. I suoi occhi sono di un verde intenso, e ogni volta che ti guarda sembra un serpente nell'atto di attaccare. Indossa degli occhiali con lente grosse, che la rende ancora più sexy.
Un'altra differenza la trovo nel suo vestito. Intrigante, sexy e arrogante. Un abito in pelle che copre tutto. Attillato. Le maniche sono lunghe, coprono addirittura le mani, e semitrasparenti. Ha un corsetto anche questo di pelle con bottoni di metallo. La gonna del vestito ha una cerniera davanti e arriva alle ginocchia. Indossa degli stivali da cavallerizza. Un dettaglio che mi piace molto, è il fiocco sul collo, la rende elegante.
“Quindi il tuo viaggio è concluso e ti sei fatta sbattere da tutti” - la sua espressione è seria - “Pure i miei due figli”
“A quanto pare si”
“Zitta, come ti permetti di parlarmi” - Mi mordo la lingua - “Possibile che fino a ora non hai capito che io sono la padrona della baracca, e decido tutto io”
Accavalla le gambe - “Del resto non esiste donna più bella di me” - non rispondo “Rispondimi troia”
“Certo lei è bellissima” - non ne sono molto convinta. Ho appena conosciuto sua figlia che è nettamente più bella.
Alza il culo dal trono, si avvicina a me, adagia le dita della mano destra sotto il mento e me lo alza.
“A quanto pare non sono degna del tuo sguardo”
“No, e che..”
“Zitta non ti ho detto di parlare” - Mi morde il labbro - “Visto che non sei del tutto stupida, forse hai capito che la tua ultima cliente sono io”
“Va bene” - Mi arriva una sberla in piena faccia. Sono stanca di quella reazione, ne ho prese tante in questi due giorni che cerco di reagire. Lei mi blocca subito.
“Inginocchiati” - Rimango in piedi - “Hai capito quello che ti ho detto” - e mi tira i capelli.
Mi inginocchia a forza e mi ritrovo con la faccia sui suoi piedi - “Leccali”
Allungo la lingua e lecco la pelle degli stivali, devo andarmene da qui e questo è l'unico modo per uscirne. Nel giro di pochi secondi mi trovo la punta in bocca a la succhio come se fosse un cazzo.
“uhnn brava la mia zoccola” - dicendo questo spinge con forza il piede nella mia bocca e si slaccia il fiocco nero - “Ora leccami il tacco”
Ovviamente obbedisco e passo la mia lingua sul quello stiletto, anche ferendomi. Mi guarda con fare altezzoso, come se fosse superiore a tutto. Mi infila di getto il tacco in gola tagliandomi il palato e lo succhio come fosse un cazzo freddo.
“E' il momento degli stivali”
Scorro la lingua lungo la pelle degli stivali e a volte li bacio. Di mia iniziativa salgo lentamente cercando di arrivare al suo paradiso. Non mi ferma.
Slaccio la cerniera, vedo quelle gambe muscolose. Le lecco.
“Brava puttana, hai capito chi è la più bella”
Non porta le mutandine, quindi le lecco il clito e lo succhio. Nonostante tutto è piacevole, almeno finché non mi maltratta. Bacio tutto quello che trovo e sembra, almeno per ora, che si diverta.
Mi tira i capelli e mi avvicina alla sua passera - “Così mi fai il solletico, non è degno di me”
Mi impegno e le metto tre dita in figa e le spingo con forza. Sento che inizio a bagnarmi e allungo le mano sinistra verso la mia passera.
Poi, dal nulla, mi mette il piede in faccia, mi spinge e cado per terra - “Chi ti ha detto di masturbarmi”
Cerco di alzarmi, ma mi mette il piede sopra la schiena, mi tiene incollata al pavimento, tra l'altro mi sputa in piena faccia.
“Forse non hai capito chi comanda” - si dirige verso uno scaffale - “ora ti faccio vedere io”
Ho capito la lezione e non mi muovo e chiudo gli occhi per un attimo.
Mi afferra con decisione le braccia, me le mette dietro la schiena e me le lega con qualcosa, immagino una corta, e nel giro di pochi secondi mi arriva una frustata sul posteriore, urlo.
Mi afferra ancora una volta i capelli - “Forse non hai ancora capito chi comanda qui, e chi è l'essere superiore”
Mi inclina la testa all'indietro, mi infila la lingua in bocca e mi spinge ancora verso il pavimento.
Arriva un'altra frustata.
“Dimmi troia come è stato scopare con i miei figli” - sorride - “e pensare che mi sentivo in colpa per averti presentato quel mostro, del resto è colpa mia”
Sento la sua lingua entrare dentro il mio ano e le sue dita dentro la mia figa. È completamente fuori di testa. Qualcosa di freddo e appuntito si introduce nel mio foro posteriore, è il suo tacco, gemo dal dolore e mi mordo le labbra.
“Ora godrai come mai in vita tua” - Mi frusta la schiena - “Perché sono la migliore di tutte”
Sfila il tacco dal mio sedere e lo riempe con qualcosa di più grosso, ma quando e dove aveva preso quell'arnese. Il mio sedere si spalanca davanti a quel mostro, mentre sono con la faccia sul pavimento.
Il suo pene finto viene spinto dentro di me con forza, e ogni tanto mi schiaffeggia con forza il fondo schiena. Si può dire tutto di lei, ma non è una bugiarda, mi sta facendo impazzire.
“Ti stai divertendo troppo troia”
Estrae il pene e mi alza in piedi tirandomi per i capelli, è fissata. Ora che sono davanti al suo viso, la vedo ansimare. Mi sputa dritto in bocca e dopo pochi sentii entra pure la sua lingua.
Le sue dita arrivano sul mio ventre di venere e si insinuano dentro di me a forma di uncino e mi masturba come non ha fatto nessuno in vita mia. Urlo.
Il suo indice e medio sfregano contro la mia parete vaginale, mentre la sua lingua preme sul mio palato. Non rimane mai ferma.
“Ora troia devo farti capire che razza di donna sono” - Sono ancora legata con le braccia dietro la schiena. Mi slega, ma per breve tempo. La corda viene sostituita da delle manette.
Mi spinge verso una parete dove mi accorgo che ci sono degli strani attaccapanni. Forse ho intuito i suoi scopi, ma penso che sia impossibile. Mi appoggia la schiena al muro e con un gesto violento appende le manette al gancio e mi ritrovo appesa con le tette tirate. Fatico a toccare il pavimento con i piedi, ma non ha ancora finito.
“Troia stai urlando troppo” - Apre un altro cassetto dal suo magico scaffale e ne estrae una pallina, so a cosa serve. È un bavaglio sadomaso, me lo infila in bocca e smorza ogni rumore che posso emettere.
Preme un bottone, una specie di campanello, ed entrano due persone, un ragazzo e una ragazza, non capisco chi sono, probabilmente altri stronzi. Lei, in quel breve attimo, mi afferra la gambe destra, me la solleva e mi ritrovo quell'enorme bastone di gomma nella figa. Cerco di urlare ma la mia voce viene smorzata dall'oggetto di tortura che ho in bocca.
Il ragazzo porta con forza la ragazza vicino a noi e le fa aprire con violenza le gambe, li riconosco.
Sono i figli di Liliana, vedo Romina piangere. Cerco di liberarmi. Sono agitata, voglio che la lascia stare, ma sono sia immobilizzata che muta.
“Stai ferma puttana, e guarda lo spettacolo” - dicendo queste parole la mia aguzzina mi prende il viso tra le mani e me lo fa voltare verso di loro.
Quel figlio di puttana, sta penetrando la sorella davanti ai miei occhi e sua madre sta facendo la stessa cosa con me. Il suo pene mi riempe tutta e anche se sono terrorizzata, sono eccitata da morire.
Mi solleva entrambe le gambe e mi prende in braccio. Mi distrugge il vestito facendomi uscire le tette che mi lecca, anzi me le morde, mentre mi sfonda la figa.
“Godi bastarda, ricordati che io sono la più bella di tutte”
Suo figlio si avvicina ancora di più a noi, vedo che sua sorella ha il suo pene in bocca e lo succhia. Per la prima volte Romina non mi sembra remissiva, anzi.
A quella vista, unito ai colpi inferti dalla signora raggiungo un orgasmo intenso, lei mi molla subito e inizio a dondolare stremata. Penso. È finita?
Liliana prende le chiavi delle manette, le apre e crollo a terra. Tutte e tre sono fermi a mi guardano. Poi ancora una volta qualcuno mi tira per i capelli - “Non pensare di aver finito zoccola”
Qualcosa di grosso e lucido mi penetra la bocca, è ovviamente il cazzo di gomma. Me lo sbatte con tale intensità che mi sento soffocare, e poi arriva lo shock vero.
“Mamma sei sempre la più bella di tutte” - è la voce del figlio che si mette dietro di lei e la sodomizza. Guardo la signora e il suo sguardo gelido.
A furia di spompinarlo il suo cazzo diventa lubrificato, e mi spinge a terra. La figlia, il mio amore, prende il mio posto. Si mette a 90 e sua madre la penetra.
La mia troiaggine prende il sopravvento e mi masturbo guardando la famigliola felice. È uno spettacolo allucinante, eccitante e incredibile. La madre smette di penetrare la figlia. Si toglie il cazzo di gomma per farsi leccare dalla sua piccola, che, senza perdersi d'animo, le infila la lingua in figa. Per la prima volta prendo iniziativa e l'aiuto, ora Lilith ha due lingue che la leccano come fosse l'ultimo giorno del mondo. Tutti siamo impegnati a far godere questa donna superba. Io lecco la figa e ogni tanto interseco la lingua con Romina, Intanto lo stronzo la incula e le afferra con forza le tette, sembra che nessuno di loro si ricordi della loro parentela, o forse sono così abituati che non ci fanno più a caso.
Lei geme, fino ad allora non l'avevo mai vista così tanto in difficoltà, come se la sua maschera superba sia crollata all'improvviso.
C'è una cosa che ho sognato di fare dal nostro primo incontro. Mi alzo, le tolgo del tutto il fiocco e le sbottono la camicetta. Non mi interruppe, probabilmente è distratta dal pene di suo figlio.
Ultimata la mia opera, infilo la mano dentro la camicia e afferro il seno destro e lo stringo, la bacio con tutta la cattiveria che ho in corpo. Da vittima ad aguzzina. Faccio uscire del tutto le tette e le mordo.
Le torna la parola - “Lo sapete vero che sono la donna più bella che avete mai visto, dovete farmi godere stronzi”
Passo la mia lingua sul suo seno, che scopro essere rifatto, e lo mordo in vari punti. Intanto il mio amore oltre che a leccare sua madre, mi infila due dita in figa. Non sento quasi nulla, sono stremata dal troppo sesso, ma le accolgo volentieri.
Sembrano secondi interminabili, mi accorgo che la donna si irrigidisce ed esplose i suoi umori addosso il viso di sua figlia, ne voglio pure io e mi inchino Nello stesso momento il figlio gli sborra in culo e il suo sperma cola da quella fessura. Io e Romina la puliamo con attenzione.
Poi, come gesto liberatorio, iniziamo a ridere assieme, compreso quel rabbioso di suo figlio.
Approfitto di quel attimo di pace per parlare e quasi piangendo - “Ora posso andare a casa?”
Tutti mi fissano.
“Si direi che hai fatto il tuo dovere fino in fondo è ora che ti libero” - e tornando glaciale come al solito - “Addio”
“Mi scusi signora e il lavoro?”
Si avvicina, mi solleva il volto con le dita, come aveva fatto all'inizio.
“Devo ammettere che sei stata brava” - mi prende la tessera che mi aveva consegnato all'inizio dell'avventura e finisce di timbrarla, riflette un attimo - “Ok ci vediamo domani mattina al pian terreno”
Ora sono libera e ho trovato un lavoro, ma non sono del tutto soddisfatta. Cerco di rivestirmi nonostante il vestito distrutto, mi avvicino a Romina e le prendo la mano - “ora tu vieni con me” - mi rivolgo alla madre - “Ora lei viene con me” - non ero mai stata così sicura di me stessa - “E facciamo che ci vediamo tra una settimana, prima mi prenderò una vacanza con sua figlia, ovviamente paga lei”.
Non attendo risposta, mi dirigo all'ascensore, per l'ultima volta, con l'unica cosa positiva incontrata in quello stabile, premo il bottone del piano terra. Guardo ancora una volta la mia amata - “Dovo vuoi andare di bello?” - la guardo ancora, era nuda - “prima forse è meglio che ti cerchiamo un vestito”
Lei mi sorrise e uscimmo ad ammirar le stelle.
Clarissa ❤️ ❤️
1 commento:
bellissima conclusione , complimenti Clarissa
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