giovedì 23 aprile 2020

GENNY - PARTE 2




Continuano le porno-avventure di Genny narrate dalla mente diabolica di Noemi Conte..

Donato




GENNY PARTE 2
...Continuavo a succhiare quel dispensatore di crema mentre le contrazioni dell’orgasmo rallentavano finchè sentii che mi veniva tolto di bocca il cilindro al quale mi ero attaccata con tutte le mie forze;
per anni mi ero rifiutata per lo schifo che mi procurava l’idea di venire a contatto con lo sperma e ora succhiavo quel cilindro per farne uscire le ultime gocce come un’assetata;
mi ci volle qualche secondo per realizzare che ero nello studio con la porta aperta, la mia famiglia in casa mentre con un seno totalmente scoperto cercavo di non farmi togliere un cazzo enorme dalla bocca.
Appena realizzai tutto ciò, lo lasciai andare e mi ricomposi in un lampo mentre lui, che si era reso perfettamente conto di quanto mi ero astratta dalla realtà, ridacchiava.
“calma prof. Te lo darò presto non ti preoccupare adesso che so quanto sei zoccola, ci sarà da divertirsi”
Io ascoltavo quelle frasi umilianti con rassegnazione e vergogna ma purtroppo con la voglia che non si era affatto saziata….perchè mi succedeva questo? Ero sempre stata una donna seria e morigerata!!!
Intanto Artemio si era seduto e io non avevo il coraggio di affrontare il suo sguardo e tenevo la testa bassa, mentra tra le gambe la tempesta non era ancora placata e qualche sporadica contrazione ancora si faceva sentire.
“alzati”…..mi alzai
“girati verso la porta” lo feci…il mio corpo obbediva ancora prima che il mio cervello decidesse cosa fare.
“tirati su la gonna” lentamente la sollevai soltanto un po’ anche perché le mie forme e il fatto di essere senza calze non consentivano questa operazione con facilità.
“più su, forza, voglio vedere il culo…”
Con grande sforzo e ancheggiando per riuscire a far scorrere il tessuto sui miei fianchi la tirai su mentre pensavo che non sarebbe stato facile farla scendere velocemente in caso di pericolo.
……..silenzio…..sentivo il suo sguardo sulle mie natiche esposte, mi sorpresi a pensare, invece del rischio enorme che stavo correndo, che le mie mutande non erano tra le più sexy: erano nere ma di cotone.
Infatti……….: ”una zoccola come te non deve mettere queste mutande da educanda, infilale bene tra le mele”
Obbedii…….
“hai un culo da favola cara prof….”
Poi prese con una mano tutto il dietro delle mutande che avevo appena infilato nel solco delle natiche e lo tirò indietro con forza facendo entrare la parte di sotto tra le labbra della mia fica e schiacciando la clitoride con forza facendomi rimanere senza fiato.
Rimanevamo in quella posizione senza che la pressione sulla mia passera diminuisse e sentivo il piacere che si era appena acquietato rinascere, il respiro rifarsi nuovamente affannoso e le gambe cedere.
Quel ragazzino antipatico ne sapeva di sesso enormemente più di me, quello che mio marito in 17 anni non era mai riuscito a fare, lui lo faceva in un attimo, dovunque mi toccasse era una scossa elettrica, fin quando mi prese il capezzolo, sempre lo stesso, da sopra la camicia e lo strizzò con cattiveria procurandomi contemporaneamente un dolore fortissimo e un orgasmo devastante che, con le gambe molli che mi ritrovavo, fu accentuato da scuotimenti scomposti del bacino.
Più il corpo scattava per il piacere e più le mutande mi entravano tra le labbra (perché lui intanto non mollava), prolungando l’orgasmo per un tempo incredibile, mentre l’unico mio pensiero era la vergogna per il fatto che i miei umori stessero colando lungo le cosce.
Finalmente le lasciò andare ma la sua mano si intrufolò sotto le mutande e mi infilò senza delicatezza due dita dentro facendomi sussultare, anche se il lago di umori permise la penetrazione senza alcuna resistenza.
Le tolse e mi fece girare verso di lui cosa che mi imbarazzava da morire infatti pur continuando a colare per l’eccitazione lo sguardo era rivolto verso terra.
Le dita furono rimesse di nuovo dentro e, mentre le strusciava dentro fuori e le faceva girare all’interno della mia vulva rorida di piacere, procurandomi gemiti che non riuscivo più a trattenere, disse:
“sei proprio un lago…..ma non ti vergogni?”
Eccome se mi vergognavo, non mi ero mai vergognata tanto in vita mia, ma trovò il modo di farmi vergognare ancora di più:
“senti come sei bagnata….” E così dicendo tolse le dita e le forzò nella mia bocca che si aprì docilmente permettendogli di infilarmele dentro poggiandole sulla lingua facendomi assaggiare per la prima volta il gusto dei miei umori.
“Per oggi può bastare, tirati giù la gonna” disse senza togliere le dita che io inconsapevolmente avevo iniziato a succhiare e quindi eseguii l’operazione sempre con due dita che mi rovistavano la bocca.
La gonna era a posto ma le dita erano sempre nella mia bocca e mi resi conto che stavo continuando a succhiarle.
“ma non ti basta mai?”
“mmmmppphh” cercai di discolparmi suscitando la sua ilarità….
“va bene, ti lascio un ricordino…..”
Mi tolse le dita lasciandomi con la bocca semiaperta come orfana del suo contenuto, prese un evidenziatore dal tavolo e intrufolandosi sotto la gonna scansò le mutande e lo infilò lentamente dentro di me facendomi sussultare anche per la forma un po’ squadrata che però scivolò dentro senza problemi.
Rimise le mutande al loro posto e poi…
“ecco, finche non vado via non puoi toglierlo….adesso vado da Gastone ciao ciao” e mi salutò strizzandomi entrambe le tette facendomi gemere involontariamente ed accrescendo ancora di più la vergogna immensa che stavo provando.
Rimasi sola in piedi completamente frastornata, non sapendo che fare, poi decisi di andare in cucina a bere qualcosa perché avevo la gola secca da morire.
L’evidenziatore lo sentivo appena, stando in piedi ma camminando invece si sentiva bene ad ogni passo: non è che fosse un massaggio così forte, ma l’idea di avere qualcosa dentro di me che mi sfiorava le pareti interne ad ogni passo era una sensazione molto strana che accresciuta dal fatto che era una cosa che mio marito e mio figlio non sospettavano neppure mi dava un senso di paura e di trasgressione allo stesso tempo.
Bevvi un bicchiere pieno d’acqua senza calmare l’arsura che mi pervadeva
Andai a farmi una doccia con la vana speranza di lavare via la sporcizia interiore che mi aveva invaso sempre consapevole dell’ospite che avevo tra le gambe.
In mutande davanti allo specchio guardavo i miei capezzoli ancora duri e appuntiti mentre l’evidenziatore faceva capolino tra le mie gambe sostenuto solo dal leggero tessuto delle mutande.
Nel mio delirio di obbedienza stavo cercando di capire se potevo fare la doccia senza toglierlo ma lo stato di lubrificazione era tale che sarebbe caduto di continuo, comunque tolsi le mutande e aiutandomi un po’ con le mani e un po’ con la contrazione dei muscoli delle cosce mi infilai sotto la doccia con l’oggetto dentro.
Mentre con la mano lo infilavo dentro ogni volta che tentava di uscire mi procuravo un massaggio involontario che dopo poco divenne volontario fino a masturbarmi con l’evidenziatore mentre l’altra mano come al solito martoriava a turno i capezzoli o stringeva le tette.
Il risultato fu un altro orgasmo fortissimo che mi fece cadere in ginocchio facendo fuoriuscire il mio amante di plastica.
Il mio corpo risorgeva da anni di inattività, ma anche la mia mente cominciava a scoprire le infinite possibilità inesplorate che il mio corpo ipersensibile offriva.
Tornando in piedi e insaponandomi il corpo ancora sensibilissimo a causa dell’orgasmo feci una nuova scoperta che mi lasciò se possibile ancora più sbalordita:
Dopo essermi insaponata la passerina più a lungo di quanto avessi mai fatto, arrivai ad insaponare anche il buco del culo e il dito medio, dotandosi di vita proprio si appoggiò al buchetto e pieno di sapone provò ad entrare.
Un leggero bruciore dovuto al sapone e un leggero dolore per quella nuova penetrazione non riuscirono a superare la nuova scossa elettrica che provai.
Non avevo mai voluto e nemmeno mai neppure lontanamente pensato che quella parte del mio corpo potesse avere una funzione diversa da quella fisiologica, tanto che l’unica volta che Alex aveva provato a toccarmi lì, avevo fatto uno scatto di un metro ed avevo interrotto l’amplesso rimanendo offesa per due giorni.
Tolsi subito il dito per il terrore di scoprire quanto mi piacesse, ma ormai il dubbio era stato insinuato.
Mi asciugai con cura e poi cercai l’oggetto, lo lavai e lo posi all’ingresso della mia fica che per lo meno all’esterno, si era finalmente asciugata e non ne permetteva l’ingresso; allora come se fosse la cosa per me più naturale del mondo me lo misi in bocca per lubrificarlo, ma quella mossa fatta quasi senza pensarci mi fece sentire così porca che tra le gambe sgorgò una nuova ondata di umori.
Lo infilai di nuovo dentro trasalendo dal piacere e resistendo con grande sforzo al desiderio di darmi ancora piacere, mi vestii e tornai di la sperando che Artemio se ne fosse andato.
Appena uscita dal bagno invece, me lo trovai davanti da solo e, mentre ad alta voce diceva “Allora grazie prof, ci vediamo la prossima volta”, mi infilò la mano tra le gambe per controllare che l’oggettino fosse ancora al suo posto.
Poi a bassa voce:
“Brava zoccoletta, ti mando un sms per dirti quando puoi toglierlo e per darti altre istruzioni” lasciandomi di sasso e riscuotendomi solo a causa del pizzicotto che mi diede sul capezzolo prima di andarsene.
Preparare la cena in quelle condizioni sarebbe sicuramente stato un delirio, con quell’affare che sentivo uscire anche se trattenuto dalle mutandine ma avevo il terrore che mi cadesse, allora mi cambiai mettendomi dei pantaloncini corti, abbastanza stretti di cavallo da sostenere l’intruso ma non tanto stretti da rischiare che si intravedessero le mie forme al punto da notare anche l’oggettino.
L’idea semplicissima di togliermelo visto che Artemio non aveva modo di controllarmi non mi sfiorò neanche, visto quanto ero compenetrata nel mio ruolo di obbedienza e sottomissione che purtroppo non potevo negare quanto, pur spaventandomi a morte, mi stesse piacendo.
Comunque l’idea dei pantaloni aveva l’altro innegabile vantaggio di poter tenere il telefono in tasca con la vibrazione visto che sarebbe arrivato un sms che sicuramente doveva essere letto soltanto da me!!!
Mentre preparavo la cena il ricordo di quella cappellona che mi entrava in bocca, il suo odore ed anche il suo sapore, mi costrinsero a serrare le cosce contro quel povero evidenziatore che sicuramente si stava squagliando dal calore indescrivibile che avevo tra le gambe, mi chiedevo che sensazione si provasse ad essere penetrati da quell’attrezzo smisurato.
Mi accorsi del suono della voce di Alex in lontanza…..”…..Genny……Genny ci sei?”
Ero lontana anni luce e tornai velocemente sulla terra…..”Scusa Alex, ero completamente sovrappensiero….”
“eh…l’ho visto….” Ridacchiò “ volevo sapere tra quanto si mangia perché tra un’oretta c’è la partita e viene anche Rocco a vederla ti ricordi?”
“ah…si, si, mi ricordavo…. tra dieci minuti è pronto……”
Porca miseria! Non ci voleva, l’avevo completamente scordato!!! Oltretutto quel Rocco non mi piaceva, mi guardava sempre con occhi da maiale nonostante la presenza di Alex……..
Nel frattempo una vibrazione sulla coscia mi fece sobbalzare: era arrivato il messaggino…..ma le vibrazioni si susseguirono numerose……. approfittai del fatto che ero nuovamente sola per tirare fuori il telefono e leggere il messaggio, ma non c’era niente da leggere perché erano foto.
La prima mi ritraeva con la faccia deformata dall’uccellone che succhiavo e i miei occhi erano irriconoscibili, pieni di desiderio; poi anche foto di quando lo tenevo in mano sempre con uno sguardo voglioso da vergogna assoluta (però era proprio bello quel pisello…..) ed infine una foto del mio didietro con le mutandine tutte dentro il solco.
Ero completamente in sua mercé, la paura mi saliva ma nonostante tutto notavo quanto fossi bella e sensuale, avrei quasi voluto mostrarle ad Alex per fargli capire cosa si era perso.
Poi arrivò il testo”
“ciao zoccoletta, visto che sguardo voglioso? Ho deciso che il regalino che hai dentro la figa lo devi tenere fino a domattina”
Risposi subito disperata:
“nooo ti prego ti farò tutto quello che vuoi quando ci vediamo ma questo no!!!: stasera viene un amico di mio marito che mi spoglia sempre con gli occhi….se mi scopre è la fine!!!”
Era vero più di una volta aveva cercato di sfiorarmi con le mani o con il corpo e io ero sempre riuscita ad evitarlo, non ne avevo mai parlato con mio marito perché la cosa mi imbarazzava troppo.
Nel frattempo la cena era pronta e non arrivava risposta; ero agitatissima, questa eventualità mi terrorizzava.
Iniziammo a mangiare noi tre più l’evidenziatore e io rispondevo a monosillabi ai miei cercando di essere più disinvolta possibile, ma era molto difficile senza contare che la paura, per non so quale meccanismo, mi provocava un languore al basso ventre che non accennava a placarsi.
A metà cena sentii la vibrazione sulla coscia e mi alzai andando a prendere dei tovaglioli sul piano cucina per leggere di nascosto il messaggio mettendomi con la schiena verso i miei, ma mi accorsi che era un messaggio molto lungo, quindi decisi di andare un attimo in bagno a leggerlo con calma.
“ciao zoccola, ho riflettuto su quello che mi ha detto e ho deciso di permetterti di togliere il mio regalino, ma in cambio devi eseguire alla lettera quello che ti ordino……”
………un brivido di paura mi corse lungo la schiena…..
“…….mettiti una vestaglia da casa possibilmente corta, non c’è bisogno che tu sia troppo appariscente, anzi mi piacerebbe un look tipo donna delle pulizie un po’ sciatta ma troia, sotto però devi essere completamente nuda…..”
….il cuore smise quasi di battere……..
“ovviamente vai in bagno e ti fai un paio di foto per mostrarmi come ti sei messa, una col vestito chiuso e una in modo da farmi vedere che sei nuda sotto, poi fai la brava padroncina di casa e questa volta invece di evitare le sue mani, fai in modo di strusciarti e vedrai che se è come dici in un minuto farà di tutto per importunarti e a quel punto devi fargli capire che sei nuda sotto……mi raccomando comportati da vera troia come sei.
Ah.. siccome sei troia ma sei anche molto imbranata ti do un consiglio su come mettere subito le cose sul giusto binario: quando arriva e gli dai il bacino di saluto, fai in modo di appoggiarti a lui e fagli sentire le tue tettone, vedrai che il resto verrà da se”
Spaventoso…non ce l’avrei mai fatta…..nonostante tutto mi ritrovai a pensare che sembrava il messaggio di un uomo adulto ad una ragazzine e non il contrario.
Intanto tornai di la per non insospettire i miei e continuai quel supplizio di cena.
In un lampo di lucidità decisi di riempire il bicchiere di Alex più spesso del solito e lui senza neanche farci troppo caso iniziò a bere abbondantemente; questo mi avrebbe un po’ aiutato perché sapevo che a lui l’alcool metteva una gran sonnolenza.
Gastone si alzò da tavola e andò in bagno dicendoci che usciva con gli amici e sarebbe tornato un po’ tardi…….. meno male!!!!!
Mentre rassettavo velocemente, Gastone ci salutò ed usci e io misi in tavola una bottiglia di vin santo bello liquoroso per essere una brava padrona di casa e Alex che ormai aveva bevucchiato abbastanza se ne versò subito un po’.
“Alex, scusa, ti dispiace se mi metto una vestaglina e non mi metto elegante? Sono un po’ stanca e devo ancora sistemare un sacco di cose…..”
“non ti preoccupare, tanto Rocco è di famiglia ormai….”
“Ok grazie” (povero scemo)
Ormai ero proiettata sul mio compito e l’unico modo per non morire terrorizzata pensando a cosa sarebbe successo era occuparmi del presente passo dopo passo senza pensare al dopo.
Presi l’unica vestaglina che avevo, andai in bagno e mi spogliai completamente togliendomi l’evidenziatore che era completamente bagnato; mentre mi guardavo nuda allo specchio con l’oggetto in mano, sentii il bisogno di assaggiare nuovamente il mio sapore e guardandomi allo specchio lo infilai in bocca mimando un pompino.
Neanche una lontana parente della donna di una settimana fa!!!
Gustando il mio sapore iniziai ad ancheggiare mentre continuavo la scenetta e ormai oltre il limite della decenza mi scattai una foto mentre incavavo le gote succhiando completamente nuda.
“Se devo soffrire stasera, soffrirai anche te” pensai e mi girai piegandomi in avanti contorcendomi per riuscire a scattare allo specchio una foto del mio bel culo mentre mi infilavo nella vulva il manico di legno della spazzola che avevo appena visto davanti a me.
Guardai le foto: erano veramente eccitanti secondo me;
poi, smettendo di giocare con la spazzola perché stavo già perdendo la testa, mi misi la vestaglina e lasciandola aperta mi fotografai.
Anche questa venne bene perché i lembi rimanevano aperti all’altezza dei miei capezzoli che sporgendo come al solito le impedivano di chiudersi.
Per ultima scattai quella tutta abbottonata che in realtà era ancora più volgare (non mi sarei mai sognata di farmi vedere così neanche da Alex), il seno sembrava scoppiare dentro quella stoffa leggera, i capezzoli sembravano essere sul punto di bucarla e i fianchi e le natiche risaltavano incredibilmente fasciati così.
Mandai le quattro foto a quel porco di Artemio e attesi una risposta che non tardò:
“Che troia che sei!! Vorrei venire lì a sfondarti tutta!!! Meno male che qualcun altro tra poco scoprirà quanto sei maiala……voglio un resoconto dettagliato prima di addormentarti”
Bene, per lo meno un po’ soffriva anche lui, misi il telefono nella taschina davanti ed uscii in uno stato di eccitazione tale da aver superato ogni paura e pronta a darla a chiunque.
La mia determinazione si sgonfiò immediatamente appena suonò il campanello, le gambe mi iniziarono a tremare, il cuore batteva all’impazzata e purtroppo i capezzoli già in evidenza si eressero in maniera veramente imbarazzante Alex era già in poltrona con un altro bicchiere di vin santo in mano e non notò neanche il mio abbigliamento.
Rocco lo notò eccome, lo vidi dai suoi occhi appena aprii la porta, mi passò allo scanner fermandosi sui miei chiodi maledetti in modo così evidente che se non fosse stata colpa mia (completamente nuda sotto e così eccitata che i capezzoli si vedevano lontano un chilometro), avrei pensato che era proprio un maleducato.
“Ciao Genny come stai?” Mentre mi baciava non ebbi il coraggio di seguire il consiglio di Artemio, ma non ce ne fu bisogno perché mi strinse piuttosto forte schiacciando il mio seno prorompente sul suo petto e cingendomi dietro la schiena un po’ troppo in basso sfiorando le mie natiche.
Non si aspettava che la mia voce nel “bene grazie” fosse così rauca (non lo me l’aspettavo neanche io, ma sembrava che tutto il mio corpo ormai trasudasse sesso) e ancora di meno si aspettava che invece di sfuggire al suo abbraccio mi appoggiassi a lui completamente, a causa delle gambe che mi cedettero tra la paura e l’eccitazione.
“Vieni che è già iniziata” disse Alex con la voce già un po’ strascicata.
Rocco prolungò l’abbraccio ancora un attimo, stupito di non sentirmi fuggire come al solito.
Mi allontanai ma in maniera morbida e con voce dolce guardandolo negli occhi mentre ripetevo dentro di me “sono una troia sono una gran troia” dissi “lo vuoi un po’ di vin santo?”
“si grazie…arrivo Alex” ma guardava solo me.
“dai siediti che ti prendo un bicchiere”
Lui però mi seguì con l’intento ufficiale di venire a prendersi il bicchiere da solo ma dietro il piano all’americana trovo il modo di poggiarsi tra miei glutei con la patta facendomi sentire per un secondo la sua virilità già turgida.
“oopss…scusa”
“niente…” risposi guardandolo negli occhi…era molto più bello essere una vittima consenziente, anzi, in alcuni momenti mi sentivo io la cacciatrice, gli era venuto duro solo per un abbraccio di quattro secondi!!!
Avevo sempre vissuto le sue attenzioni con paura e fastidio, adesso avevo solo il terrore di essere scoperta da Alex, ma Rocco non lo temevo, anzi, sentire il mio potere su di lui, mi dava un’ebbrezza incredibile e tra le gambe sentivo la mia passera pulsare a contatto dell’aria senza nessun indumento che la riparasse.
Lui si andò a sedere sul divano che era messo di tre quarti rispetto alla tv mentre la poltrona di Alex era proprio di fronte così Rocco se si girava un po’ poteva seguire i miei spostamenti mentre per Alex era molto più difficile.
La paura era completamente passata, avevo addirittura voglia di scoprire come fosse il suo uccello, che sapore avesse, lo avrei preso anche lì davanti a quel coglione di Alex!
Mi sbottonai un bottone in alto, poi un altro e andai a portargli il vin santo piegandomi più possibile verso di lui che era rimasto ipnotizzato dal solco che divideva le mie mammelle.
Dopo un attimo in più del dovuto mi risollevai e mentre passavo dietro Alex, mi riabbottonai e chiesi “Alex ne vuoi un altro po’?”
“Si vai, solo che mi sta venendo un sonno con tutto questo vino…”
Io non risposi ma gli riempii il bicchiere fino all’orlo.
Dopo tornai sul piano all’americana e sbottonandomi di nuovo due bottoni mi ci appoggiai fingendo di guardare la tv da li ma strizzandomi le tette con i gomiti per mostrarle a lui ma anche perché avevo voglia di stringermele da morire, infatti strizzavo anche le gambe tra loro cercando di placare il fuoco che sentivo dentro.
Rocco era impazzito, non sapeva come fare per venire a darmi noia, era girato praticamente sempre verso di me che ogni tanto lo guardavo sorridendo come farebbe una brava padrona di casa, solo che io avevo quasi tutta la mercanzia esposta.
Dopo neanche cinque minuti si alzò con la scusa di prendere altro vino e venne da me mentre io:
“Rocco…. ma stai tranquillo, te lo porto io…..”
“No dai mi dispiace mi servo da solo, Alex anche te?”
“Ummm va bene” rispose con la voce sempre più impastata
La bottiglia era dietro di me sul piano cucina, avrei potuto girarmi e passargliela senza che dovesse venire li dietro, ma invece rimasi ferma con le tette strizzate ed il culo fuori lasciando davvero poco spazio tra me e il lavandino.
Lui però ci mise del suo perché invece di sporgersi scavalcando il mio corpo passò nella strettoia che avevo lasciato e poi spudoratamente si girò appoggiandomelo chiaramente tra le mele, pronto a scusarsi fintamente come prima.
Io però, rimasi lì immobile a sentire la durezza e il calore che trapelava oltre la stoffa finchè fu lui a staccarsi ancora non completamente sicuro di quanto potesse spingersi in quella situazione rischiosissima per quanto il mio comportamento a questo punto fosse più che incoraggiante.
Senza scusarsi per “l’involontario” contatto questa volta, prese il vino e andò da Alex, gli riempì il bicchiere mentre lui bofonchiava qualcosa sull’arbitro e poi si riempì il suo che appoggiò sul tavolo insieme alla bottiglia.
Stava per tornare a sedere mentre io lo guardavo serena e sorridente anche se il mio corpo urlava di desiderio, quando gli scattò qualcosa e decise di rischiare il tutto per tutto, venne da me con la bottiglia passando un’altra volta dietro e mettendosi esattamente come prima mentre me lo spingeva stavolta con forza nel solco delle natiche: “Genny dai faccio io il padrone di casa ne vuoi un po’ anche te?”
Io spingendo all’indietro i miei glutei spudoratamente mi girai con la testa verso di lui inarcando ancora di più la schiena e risposi “Grazie Rocco dammene un po’ prima che ve lo finiate voi due”
Si staccò un attimo per cercare un bicchiere mentre io non mi muovevo di un millimetro, poi lo riempì, lo pose sul piano davanti a me e finalmente, facendomi trasalire, mi mise una mano di taglio tra le cosce risalendo verso l’alto e facendo risalire con se la vestaglia.
Io strizzai le cosce un po’ dal piacere, ma anche per un attacco di vergogna improvviso: nonostante tutto il teatrino fatto mi imbarazzava da morire farmi scoprire senza mutande.
Lui lasciò la mano lì senza forzare anche quando smisi di stringere con le cosce, ma poi, all’improvviso, risali in alto fino ad incontrare la mia fica che non solo era nuda ma anche completamente bagnata!!!
La scoperta del fatto che fossi senza mutande gli tolse ogni timore di essere sputtanato con l’amico e la mia evidentissima disponibilità lo fece tornare ad essere predatore, quindi mentre accarezzava il mio interno coscia col palmo, alzò il pollice e risalendo lungo la coscia mi penetrò rischiando di farmi tradire con un gemito che dissimulai con:” mmmmm è buono davvero questo vinello”.
“Ma da quand’è che sei diventata così troia?” mi sussurrò all’orecchio facendomi rabbrividire per il fatto che sua barba, che stava spuntando, strusciava sul mio collo.
Io non risposi ma i miei gemiti soffocati erano un evidente incoraggiamento a continuare……
Mi scopò col dito con forza mentre io facevo di tutto per non ansimare poi lo tolse con mio grande disappunto ma subito dopo me lo infilò in bocca mentre con l’altra mano scopriva completamente il mio sedere.
Come era successo nel pomeriggio iniziai a succhiare il dito intriso di me, mentre lui mi appoggiava nuovamente la sua erezione sul culo che stavolta però era nudo.
Lì mi presi forse l’ultima rivincita visto che i ruoli si erano nuovamente definiti e io sapevo che se non subito, a breve, sarei stata succube di ogni suo desiderio e strusciando il sedere contro la sua verga, gli dissi “Dai Rocco vatti a sedere sennò ti perdi tutta la partita”
Lui con occhi furenti si andò a sedere mentre io per quanto disperata dalla voglia mi stavo vendicando di anni di sguardi, non solo suoi, che mi avevano fatta sentire una nullità, ma riuscì, prima di andare, a darmi un pizzicotto sulla fica che mi procurò un gemito e non solo di dolore.
La cosa che mi aveva appoggiato dietro sembrava essere piuttosto grossa, sicuramente niente a che vedere con Artemio ma sicuramente molto più grande di Alex.
Ero sempre più curiosa di sapere che forma avesse e anche che sapore….desideri assolutamente impensabili solo pochi giorni prima.
Adesso capivo il potere del mio corpo ed osai ancora di più: sempre rimanendo col culo fuori, cosa che lui sapeva anche se non poteva vederlo, mi sbottonai altri bottoni e tirai fuori completamente le tette poggiandole sul piano e strizzandomele tra le braccia.
Lui mi guardava con un’espressione a dir poco disperata.
Io godevo a farlo soffrire ma non ce la facevo più tanto che dovetti strizzarmi i capezzoli e le labbra della fica e venire in silenzio mentre lui che se ne era accorto impazziva di desiderio.
Dopo un quarto d’ora circa di supplizio divorando con gli occhi le mie tettone delle quali andavo sempre più orgogliosa (e pensare che me ne ero sempre vergognata)…..
“Alex vado un attimo in bagno….” Disse Rocco ingrifato come un toro
“uhmmm” bofonchiò quel cornuto di Alex…
Mi passò accanto e camminando pesantemente andò verso il bagno tranne poi con passo leggero tornare di nascosto da me.
Si inginocchiò dietro di me e cominciò a mordermi le natiche facendomi scartare un po’ dal dolore e un po’ dal solletico, poi agguantandomele con forza le aprì ed affondò il viso con la barba che mi graffiava l’interno cosce mentre la lingua raggiunse il mio nido provocandomi un piacere mai sentito.
Dopo 10 secondi di quel lavoro stavo già venendo su di lui che continuava imperterrito a leccare, mentre il mio orgasmo non si placava; la sua lingua instancabile continuò ancora e poi iniziò a risalire fina a giungere alla mia rosellina: mi stava leccando il sedere!!
Io non volevo, cercavo di divincolarmi ma mi stringeva fortissimo le mele e quando sentii la lingua che si faceva strada dentro di me, ebbi un attimo di vergogna suprema unita però ad un piacere sottile ma profondissimo che si impadronì di me e mi abbandonai a quella nuova carezza così sporca e contro natura.
Non so se andò avanti pochi secondi o di più, avevo perso ogni cognizione, poi il vuoto, il fresco sulle parti lasciate umide dalla lingua e dopo, il calore della sua verga che si poggiava sulla mia fica esposta in quella posizione e in sol colpo fu tutta dentro di me con i suoi fianchi che toccavano il mio sedere.
Non mi ricordavo quanto fosse bello essere penetrata, ma come mai non era così bello con Alex? Forse l’aveva più piccolo? Non credo, sicuramente era più piccolo ma era la situazione a cambiare tutto: obbligata a concedermi da un ragazzino che mi aveva in pugno, farlo con un amico di mio marito quasi davanti ai suoi occhi, scoprire di essere più vogliosa delle donne che fino a pochi giorni prima avrei definito ninfomani.
Rocco mi scopò per un paio di minuti, non di più, ma le sensazioni che mi fece provare furono paradisiache, il suo randello bollente mi massaggiava tutto l’interno per poi raggiungere qualcosa in fondo dentro di me che ogni volta che la toccava dovevo fare sforzi enormi per non urlare, poi uscì da me e strattonandomi per un braccio mi fece mettere in ginocchio mentre, mostrandomi finalmente il suo membro, mi schizzava prima una spruzzata di sperma sulle tette e poi me lo mise in bocca finendo di venire dentro di me che ingoiavo docilmente tutto fino all’ultima goccia.
Ero riuscita a vedere che ce l’aveva bello grosso e lungo, non certo come il ragazzino, ma scuro con la cappella a punta violacea, l’odore era intenso e anche il sapore del suo succo era molto più forte.
Ingoiare quel liquido così selvatico mi fece rabbrividire, non so dire se venni perchè ormai stavo provando una specie di orgasmo continuo.
Tutto questo lo pensavo mentre continuavo a succhiare finchè me lo tolse facendo quasi rumore con la bocca perché io non lo lasciavo.
Me lo strusciò sulle tette raccogliendo gran parte di quello che aveva appena depositato e me lo rimise in bocca ripetendo l’operazione varie volte e trovandomi sempre pronta con la bocca aperta attendendo la nuova imboccata.
Mentre ancora lo coccolavo con la mia bocca sentii Alex:
“Rocco che fai?” Arrivo sto prendendo altro vino…mi state distruggendo con questo vinello”
“a chi lo dici!! Non riesco ad alzarmi…dammene anche a me va…..ma Genny?”
“Non lo so deve essere andata di la……”
Poi purtroppo me lo portò via e sistemandosi tornò sul divano portandosi questa volta la bottiglia.
Io ne approfittai e senza far rumore andai in bagno.
Mi tolsi il telefono di tasca per spogliarmi e vidi che c’era un messaggio:
“allora è già di dominio pubblico la tua voglia di cazzo??”
Io risposi:
“che cosa mi hai fatto diventare…..”
Subito dopo:
“no io non ti ho fatto diventare niente, eri già così ma non lo sapevi, sei nata zoccola…divertiti la serata è lunga e ricordati il resoconto”
Mi sciacquai le tette ancora impiastricciate di seme e mi feci il bidet ripensando a cosa mi aveva fatto prima Rocco.
Mentre mi asciugavo, sentivo il mio corpo che reagiva a qualsiasi contatto anche il più innocuo con brividi, ero precipitata in una spirale assurda e incominciai di nuovo ad accarezzarmi e a sospirare;
con grande forza di volontà mi fermai perché sapevo che ora veniva la parte più difficile, Rocco non era più nelle mie mani perché si era sfogato, ma gli avevo concesso me stessa e gli avevo fatto capire che poteva farmi quello che voleva…..la domanda ora era: “ che cosa vorrà adesso?”.

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