martedì 21 luglio 2020

GENNY - PARTE 8


Prosegue l'odissea sessuale della nostra Genny scritta dalla bravissima Noemi Conte.
A cosa dovrà sottostare stavolta la nostra eroina?

Donato








Mentre completamente nuda nel camerino di prova, riflettevo su queste cose, Artemio si avvicinò mostrandomi un po’ di indumenti da provare.
Erano tutte cose scandalosamente corte o attillate.
Mi fece indossare una canottierina che era talmente leggera e stretta che ebbi paura che i miei capezzoli potessero bucarla, anche perché lui si stava divertendo a pizzicarmi le labbra della fica e il bottoncino mentre io cercavo di indossarla.
Dopo mi fece provare una tuta tutta intera dello stesso tessuto che, indossata senza niente sotto, era come essere nuda, come un body painting, si vedevano persino i peli in rilievo, oltre alla macchia scura che subito si creò a contatto con la mia fica bagnata.
Sperai con tutta me stessa di non doverla mai indossare per uscire…..
L’ultimo capo era un vestitino a fiori che finiva con una gonna a pieghe cortissima e svolazzante mentre la parte di sopra era scollatissima e a balconcino creando un effetto quasi ridicolo nel sostenere le mie tettone che andavano ben oltre la misura per cui era stato progettato infatti il capezzolo rimaneva completamente fuori.
Mentre mi accingevo a rimettermi i miei vestiti che comunque lasciavano pochissimo spazio all’immaginazione, mi agguantò da dietro e tenendomi le tette con le mani aperte, intrappolò i capezzoli tra le dita stringendoli forte.
Avvertii dietro di me, sulla pelle, il calore e la grandezza di quel bastone immenso e duro che aveva evidentemente tirato fuori e mi arrivava a metà schiena.
Mi divincolai dal suo abbraccio e, prendendo per la prima volta un’iniziativa, m’inginocchiai e, spalancando la bocca al massimo, glielo lo presi in bocca iniziando a succhiarlo come un’invasata, mentre con le mani lo accarezzavo sul tronco.
“finalmente incominci a liberare la troia che è in te prof…brava”
“mmmmmppphhh”
Stavo gemendo dal piacere come se il clitoride fosse nella gola, questa cosa del succhiarlo mi era entrata dentro con violenza e per un motivo a me sconosciuto era un piacere immenso sentirmi quella cosa bollente e liscia entrarmi in bocca al punto da non rendermi neanche conto di essere in una cabina di prova e per giunta tutta nuda.
“adesso basta abbiamo da fare…basta ho detto!!!.....”
“plop” fu il rumore della mia bocca strappata a forza dal cazzo.
Rimasi lì in ginocchio a bocca aperta un po’ imbronciata come una bambina piccola a cui avevano tolto il giochino.
Mi rivestii mestamente, invece di esserne felice visto il posto rischioso in cui ci trovavamo, e mi incamminai verso la cassa a pagare le cose allucinanti che aveva scelto per me, mentre lui, dietro di me, non perdeva occasione per toccarmi il culo.
Mentre pagavo, mi infilò addirittura un dito dentro ed io per rimanere impassibile dovetti fare uno sforzo immane, mentre la mia fica si allagava a quel contatto temerario in quel luogo pubblico con la cassiera che mi diceva qualcosa su una tessera o roba del genere che non seppi mai.
Mi portò in giro per il centro commerciale toccandomi all’improvviso e smettendo allo stesso modo, probabilmente in base a quello che la situazione gli permetteva.
Alla fine entrammo nel grande magazzino del fai da te che fortunatamente era semi deserto e, passando in un corridoio dove c’erano manici di ricambio per utensili, ne prese uno che era quasi un cilindro un po’ più gonfio e stondato alla base per poi finire con una parte un po’ più stretta ma sempre cilindrica, fatta in modo da poter infilarla nel martello immagino.
Era di legno liscio, mi guardò e, controllando che non ci fosse nessuno nel nostro corridoio, mi abbracciò baciandomi come fanno gli innamorati così da coprire il gesto col quale me lo infilò nella fica dalla parte più grossa (ma più stondata).
Io, che ero in estasi gustandomi finalmente un momento di dolcezza, rimasi senza fiato a sentire quella cosa scivolare in me con estrema facilità visto il lago che avevo tra le gambe.
Ci fu sorpresa e anche delusione nello scoprire che la tenerezza era finta (ma il bacio fu appassionato), però quella penetrazione mi procurò un enorme godimento, visto che da più di due ore venivo eccitata, toccata, leccata e penetrata solo con le dita.
Lui si allontanò di qualche passo e mi fece cenno di raggiungerlo ed io dovetti camminare a gambe serrate per non far cadere il manico che viscido, intriso dai miei umori, scivolava fuori.
La camminata in quel modo mi procurava delle sensazioni incredibili perché mi strusciava le pareti interne ad ogni passo, ma non potevo certo andare in giro camminando così!!
Mi guardò con un lampo negli occhi e disse:
“mettitelo nel culo……..da sola”
Sbiancai, avrei dovuto, non solo, compiere quell’operazione mentre mi guardava che già mi imbarazzava parecchio nonostante tutto ciò che ormai mi aveva visto fare, (ovviamente l’idea di rifiutarmi non era neanche tra i miei pensieri più nascosti) ma avrei dovuto tirarlo fuori e poi metterlo dentro a velocità supersonica per ridurre il rischio che qualcuno arrivasse e mi vedesse!!!
Mi guardai intorno tremante e poi lo feci: lo tolsi dalla mia fichetta, lo appoggiai al mio buchino, puntellando l’altra estremità sul bordo dell’espositore dove c’erano gli altri manici, e, chinandomi leggermente in avanti, spinsi contro lo scaffale, sedendomi praticamente su quel coso.
Mi fece male appena un po’ solo il fatto di dilatarmi il buchetto così velocemente, comunque entrò con una facilità impressionante, sicuramente a causa dell’abbondante lubrificante naturale col quale l’avevo ricoperto, ma spuntava fuori di un pezzettino, saranno stati 5 cm e non sapevo come fare perché non entrava e mi pigiava dentro la pancia.
“spingi forte come quando vai al gabinetto e vedrai che ne entrerà ancora”
Mi disse Artemio, dimostrando un’esperienza incredibile specialmente considerando la sua età.
Obbedii e mentre spingevo sentii come qualcosa che si apriva dentro di me ed il bastone entrò fino in fondo rimanendo fuori solo un centimetro della parte più stretta.
Avevo gli occhi lucidi per lo sforzo, la paura e l’eccitazione e quando provai a rimettermi dritta, sentii premere dentro la pancia, ma riuscii comunque a farlo.
“cammina”
Iniziai a camminare con un po’ di difficoltà che piano piano scomparve e, dopo aver passeggiato per un po’ per i corridoi abituandomi a camminare con naturalezza nonostante l’intruso, uscimmo dal magazzino con la paura folle di essere scoperta visto che stavo rubando della merce portandola via infilata su per il culo!!!
Appena fuori, Artemio trovò una rientranza un po’ più riparata e, sbattendomi contro il muro, mi baciò con passione mentre con la mano mi martoriava il bottoncino facendomi impazzire di piacere e lì, appoggiata al muro, incurante della gente che passava,venni, abbarbicandomi a lui mentre i miei scatti di bacino insieme alle contrazioni dell’ano sull’oggetto che avevo dentro di me mi scuotevano in maniera scomposta.
Riuscii a cogliere lo sguardo di patetica commiserazione di due signore che stavano passando, ma ero molto più interessata alla colonna di marmo bollente che premeva sulla mia pancia.
Non avevo ancora ripreso il controllo sui muscoli delle gambe che mi prese per mano trascinandomi lungo il corridoio che portava ai bagni.
Entrò da solo in quello degli uomini lasciandomi da sola con le gambe ancora tremanti ma, per fortuna, un attimo dopo si affacciò facendomi segno di entrare e, superando la fila degli orinatoi (che non avevo mai visto), mi fece entrare nell’ultimo gabinetto di quelli protetti da una porta che però non chiuse a chiave!!!
Per fortuna era molto pulito perché chiuse il coperchio del water e mi ordinò di sedermici sopra, cosa che feci sentendo la mia fica bagnata sulla plastica e il pezzetto di manico che era leggermente uscito, rientrare tutto dentro costretto dal mio peso.
Alzai gli occhi giusto in tempo per vedere quella pesca gigante della sua cappella puntare verso la mia bocca socchiusa.
Mi trovai quasi soffocata da quel bastone che spingeva dentro la mia gola impedendomi qualsiasi movimento, lo agguantai con entrambe le mani per cercare di mitigare le spinte che imprimeva a quell’attrezzo, ma con scarsi risultati.
Il piacere che avevo scoperto di provare a leccare quella calda appendice del corpo maschile, questa volta non avevo modo di provarlo a causa dell’impeto col quale mi ravanava la gola, ma incredibilmente, quella sottomissione completa al suo volere faceva nascere in me un altro tipo di piacere più profondo e ancestrale che coinvolgeva tutto il corpo in ogni centimetro.
Mi mancava il fiato e gli occhi mi lacrimavano per lo sforzo e lui, finalmente, rallentò un attimo il martellamento.
Togliendomelo infine un attimo di bocca mi disse:
“adesso leccalo per bene con la lingua, accarezzalo, bacialo ogni millimetro, dimostrami con i fatti quello che adesso mi dirai a voce…..”
“c…cosa?”
“devi dirmelo quanto ti piace…forza”
L’imbarazzo che mi attanagliava in queste situazioni era scomparso e senza il minimo sforzo, mi sentii pronunciare parole che mai avrei creduto potessero uscire dalla mia bocca:
“si, mi piace da morire, vorrei sempre sentire sulla mia lingua il tuo bastone caldo e liscio, non so cosa mi hai fatto ma ne ho bisogno dammelo sempre ti prego…..”
Detto questo iniziai a leccarlo succhiarlo accarezzarlo come se fosse l’ultima volta in vita mia che ne avessi la possibilità.
“brava prof, così mi piaci, io non ti ho fatto nulla, ho solo tirato fuori la zoccola che è in te, l’unica che non l’aveva capito eri tu”
Io sentivo in lontananza le sue parole perché i miei sensi erano tutti sul quel randello durissimo del quale veramente non potevo più fare a meno.
Non so quanto tempo rimasi a giocare con quell’uccello mastodontico ma smisi solo perché lui aveva altri progetti, altrimenti avrei continuato all’infinito.
Mi fece alzare e si sedette al mio posto con quella cosa spaventosa che puntava verso il soffitto.
“tirati su la gonna e siediti sul mio cazzo, te lo sei meritata”
Mi accinsi a fare quello che mi chiedeva girandomi verso di lui e allargando le gambe mi appoggiai alla sua cappella con la fica bagnatissima, ma era troppo stretta non riuscivo a farla entrare, probabilmente a causa del bastone nel culo che allargandomi dietro mi stringeva davanti.
Dopo diversi tentativi durante i quali entrambi godevamo di quello strusciamento delle mie labbra sulla sua cappella, sentii che mi agguantava la parte che era uscita del manico e lo estraeva di colpo dal mio sedere e come per miracolo mi trovai a scivolare lungo quel palo che mi entrò dentro riempiendomi fino alle tonsille.
Rimasi senza fiato a causa dell’estrema penetrazione e dal piacere incredibile che mi procurava, guardandolo negli occhi con la bocca aperta dal piacere.
Mi prese la testa, poggiandomi le mani sulle orecchie e mi baciò con passione iniziando a dare dei piccoli colpi di bacino che mi procuravano delle scosse di piacere inaudito.
Quel bacio mi portò fuori dal mondo, lontana anni luce dalla realtà, nella quale ripiombai bruscamente quando sentii qualcosa di caldo che mi entrava nel sedere, stretto allo spasimo dalla penetrazione che stavo subendo davanti.
Le sue mani sulle orecchie, non erano un gesto di tenerezza, ma erano servite a nascondere il rumore della porta che si apriva e adesso ad impedirmi di girare la testa per vedere chi stesse cercando di entrare in me.
Questa lotta fu lunga e si svolse in silenzio perché lui continuava a baciarmi e questo mi toglieva tutte le energie mentre quella cosa rovente stava lentamente vincendo la resistenza del mio povero orifizio slargandolo in maniera esagerata, finchè mi sentii riempita da entrambe le parti procurandomi una sensazione di impotenza e di piacere tali che iniziai a venire di nuovo mentre sentivo il pisellone enorme davanti che stava quasi fermo mentre quello dietro che mi inculava selvaggiamente.
Mentre Artemio mi toglieva le mani dalla testa per andarmi a stringere i capezzoli, prolungando l’orgasmo che praticamente non finiva mai, erano una serie di orgasmi consecutivi che squassavano il mio corpo, sentii la voce di quello dietro di me:
“ciao Gianna, mi sei mancata tantissimo!!”
Era Rocco!!!




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Episodio degno dei precedenti. Complimenti alla brava Noemi. Solo un piccolo appunto: il ragazzo non si chiamava Artemio? :-)

Anonimo ha detto...

Ora è tutto a posto! Complimenti ancora all'autrice e resto in attesa dalla parte successiva.