giovedì 7 gennaio 2021

LOST IN MY MEMORY - EPISODIO 3 (By Letizia Amore70)


Torniamo dalla pausa natalizia (che spero abbiate passato bene nonostante la situazione contingente) con la serie Lost in my memory concepita dalla vulcanica Letizia Amore bravissima nel descrivere i turbamenti adolescenziali della protagonista.

Mi interesserebbe molto ricevere commenti femminili dal momento che trovo la protagonista di questa serie molto realistica e credibile.

Donato

 

L'aria in cucina era pesantissima, ero paonazza, continuavo a guardarlo, ma in realtà, avevo in mente dolo l'immagine di quel suo grosso coso duro, lui si limitava a guardarmi sorridente e io che avevo appena ammesso, che mi masturbavo, non sapevo come uscire dall'empasse. La zia, non si accorse di nulla, per lei era tutto normale, non poteva certo sapere ciò che avevo visto né dell'imbarazzo che provavo, né ciò che credevo avesse fatto il suo uomo, quella notte,

-:Mia nipote è veramente una bella ragazzina, vero!?

esclamò, sicura di farmi un complimento, arrossii violentemente e lui annuì senzioso, fissando  mio seno acerbo. In quel momento mi resi conto che i miei capezzoli, erano duri come marmo e spuntavano impertinenti da sotto la canottierina del pigiama, non indossavo nemmeno le mutandine, mi ero appena alzata e dovevo ancora andare a lavarmi, già quelle mutandine che sicuramente lui aveva visto e sentito bagnate dei miei umori. Avrei voluto sprofondare, avevo una voglia pazzesca di toccarmi e morivo di vergogna. Giovanni, mi strizzò l'occhio malizioso, non sembrava essere un interesse lascivo, allo stesso tempo, ero ancora troppo inesperta per esserne certa e il suo sguardo mi agitava ed eccitava. La zia, doveva uscire, come ogni giorno, doveva andare a fare la spesa, lui si offrì di accompagnarla, ma lei insistette perché restasse a casa a tenermi compagnia, quando la porta si chiuse rumorosamente, dietro le spalle di mia zia, deglutii a secco, eravamo soli in casa e io ero eccitatissima. Mi alzai per andare in soggiorno, dovevo mettere distanza tra di noi, avevo paura di ciò che avrei potuto dire o fare, alzandomi, mi resi subito conto che il leggero pantaloncino del pigiama; essendo senza mutandine; mi era scivolato tra le mele sode del fondoschiena, lasciandolo oltretutto ampiamente scoperto. Avrei potuto sistemarlo e coprirmi in un attimo, ma mi sentivo sfacciata, avevo voglia di giocare con lui. Quando mi sedetti sulla poltroncina di vimini della zia, i suoi occhi scrutarono avidi le mie cosce, non so perché, ma il suo sguardo mi faceva sentire nuda e arrossii violentemente, non capivo cosa mi stava accadendo, ma mi sentivo bella. Si alzò e continuando a fissarmi, andò in ibagno, ne approfittai per andare in camera a cambiarmi, iniziavo a sentirmi troppo agitata e non volevo che continuasse a guardarmi in quel modo, ma una volta sola, seduta nuda sul letto, con le mutandine pulite in mano, fui come travolta dal desiderio, lo immaginai accucciato dietro la porta, con l'occhio attaccato al buco della serratura, quel suo coso in mano, come un ragazzino, intento a spiarmi. La mia mano scivolò sul pancino e presto le dita giunsero sulla fessura umida, cominciai a toccarmi, allargando le cosce in direzione della porta, non capivo cosa mi stava accadendo, ma la presenza di quell'uomo in casa, mi faceva sentire lasciva e più di ogni altra cosa, vogliosa di scoprire la magia del sesso. Non era giusto, ancora una volta mi stavo lasciando guidare dai miei bassi istinti, non riuscivo a fare la cosa giusta e mentre godevo spinsi, come quella notte, un dito fra le labbra umide della mia fessura vogliosa. Non avrei dovuto spiarli, l'immagine di quel coso con la testa grossa è scura, era diventata la mia ossessione e sapere, di essere li, da sola in casa con quell'uomo, mi stava letteralmente facendo perdere la testa. Mi alzai di scatto dal letto e un rumore nel corridoio confermò i miei sospetti, Giovanni, mi stava spiando, ne ero praticamente certa, mi girai, se davvero era lì, nonostante tutto non ne avevo le prove, volevo offrirgli uno spettacolo coi fiocchi. Cosa mi era successo, da dove veniva questo mio comportamento lascivo, ero solo sconvolta, turbata, per quello che avevo visto la sera prima, o davvero stavo diventando una viziosa poco di buono!? Mentre queste domande prendevano forma nella mia testolina, il mio dito, stava già penetrando nel buchino del culo e stavo già iniziando a godere un'altra volta. Ero completamente sconvolta, mi guardai allo specchio, ero io, ma non mi riconoscevo, mi misi il costume e appena rientrò la zia, corsi, scappando letteralmente dalla tentazione, al mare. Fu una scelta che però si rivelò quanto di più sbagliato possibile, giunta sulla spiaggia, cominciai a guardarmi attorno, c'erano tantissimi ragazzi, coi loro costumi attillati e le loro grosse protuberanze sul bassoventre, ero cambiata irrimediabilmente, non ero più la stessa ragazzina di pochi giorni prima. Mi sentivo a disagio, facevo la radiografia ad ogni ragazzo che vedevo, non importava fosse bello o brutto, fissavo sfacciatamente i loro rigonfiamenti e immaginavo i loro affari, duri e pronti a scivolare dentro la mia fessura. Ero completamente fuori di testa, mi alzai e mi buttai nell'acqua gelata del mattino, tutto di colpo, quello shock, servì in parte a farmi ritrovare il senno, ma sapevo che non sarei potuta fuggire per sempre, a casa della zia, mi sarei ritrovata ancora Giovanni. Certo, lui, con la possibilità di amare, una donna bella, matura ed esperta, come la zia, non mi avrebbe mau considerato una possibile amante, ma per me, lui era un dio possente, come quel suo coso enorme e duro. Mi allontanai dalla spiaggia nuotando, nel tentativo di stancarmi il più possibile, in modo da allontanare la voglia di toccarmi. Il mio piano funzionò, ma non nel modo che speravo, ero quasi fuori dalla scogliera, Chiavari, ha davanti alle sue spiagge, delle splendide scogliere frangiflutti, che proteggono le stesse dal mare mosso, agitata com'ero non avevo tenuto conto la corrente, non riuscendo ad andare ne avanti ne indietro, dovetti chiamare aiuto. Che figuraccia, come avrei potuto rimanere ancora in spiaggia, Maurizio, il bagnino, era un gran bel ragazzo, atletico e ben allenato, ci impiegò un attimo a raggiungermi, ma non riuscì a impedire che, preza dal panico, bevessi non so quanti litri d'acqua salata. Mi riportò a riva e io ero completamente andata, stare tra le sue braccia, mi turbò, ancor più che il pericolo appena scampato. Il proprietario dei bagni, il signor Nino, che conosceva molto bene mia zia, fu irremovibile e volle accompagnarmi a casa, ove, con dovizia di particolari, le spiegò cos'era accaduto e assicurandosi che mi costringesse a stare a letto. Dalla padella alla brace, ora ero costretta a rimanere a casa, con mia zia e il suo uomo, pensavo di impazzire, in spiaggia, ero attorniata da giovani baldanzosi, a casa, c'era quel marcantonio di Giovanni, e io ero tutta un fuoco. Dopo pranzo, feci finta di addormentarmi, la zia veniva ogni cinque minuti a vedere se stavo bene, o se avessi bisogno di qualcosa. Verso le tre, sentii la porta di casa chiudersi, ero sola, erano usciti, guardai dalla finestra, era uscita solo la zia, tornai di corsa a letto, ero nuda, se Giovanni, fosse venuto da me, mi avrebbe visto cosi. Mi coprii tutta e continuai a far finta di dormire, sperando di non avere ragione dei miei sospetti; sebbene mi eccitasse l'idea, mi terrorizzava allo stesso tempo. Pochi minuti dopo, lo sentii entrare in camera, le mie paure stavano diventando realtà, avevo il cuore in gola, mi toccò la fronte, ero tutta sudata, mi coprì le spalle con il lenzuolo, appoggiò qualcosa sul comodino; vidi dopo che era una limonafa con il giaccio; e aprì la finestra per arieggiare la stanza. Che stupida, era semplicemente molto premuroso e gentile. Il tempo passava e mi annoiavo, la zia, era sicuramente andata al lavoro e non sarebbe tornata se non a sera. Dovevano essere circa le tre, il caldo era soffocante e io ero tra dormi e veglia, Giovanni, entrò chiedendomi qualcosa che non capii, feci ancora finta di dormire, si avvicinò, mi mise una mano sulla spalla, scuotendomi piano, per non svegliarmi e mi chiese se stavo dormendo. Avrei dovuto rispondergli che mi aveva appena svegliata, ma finsi ancora di dormire, la scena si ripetè e io mi girai pancia sotto, fingendomi infastidita ma ancora addormentata. Cosa voleva!? Restò fermo a guardarmi silenzioso per un po', quindi lo sentii sollevare le lenzuola e scoprirmi tutta; mio dio, lo stava facendo davvero; mi scosse la spalla ancora una volta, a quel punto però, sebbene sapessi, mi stesse già guardando tutta nuda, non ebbi il coraggio di fingere spudoratamente di svegliarmi. Ancora lunghi, silenziosi attimi di attesa, non diceva, ne faceva nulla e io tremavo agitatissima, avevo il cuore in gola. Stavo ormai per rassegnarmi all'idea che Giovanni, si sarebbe accontentato di guardarmi, il che, non mi dispiaceva affatto, quando sentii la sua mano posarsi sulla rotondità del mio culetto. Sentii uhon lungo brivido scuotermi tutta e lui, pensando mi stessi svegliando, ritrasse velocemente la mano, la mia occasione stava sfumando, no, non doveva, mi piaceva come mi stava toccando. Continuai a fingere di dormire e girandomi leggermente su un fianco, piegai le gambe, per invogliarlo a continuare. Non poteva resistere, mi accarezzò dolcemente, ero tutta un fuoco, le sue dita, scivolarono tra le pieghe della mia fessura e non riuscii a trattenermi, sospirai, senza muovermi, lo sentii sussurrare che ero una piccola troietta, poi ebbi la conferma che mi aveva spiata, mentre mi spingeva un dito, fradicio dei miei umori, nel buchino del culo, mi chiese, retoricamente; visto che io sarei dovuta esser addormentata; se mi piaceva mettermi il dito nel buco del culo. Gemetti, il suo dito era molto più grosso del mio e mi faceva male, lo spinse con più decisione, sino in fondo, allargandomi il buchino,

-:Ora puoi anche smettere di fingere di dormire, tanto lo so che ti piace, che mi hai visto fare l'amore con tua zia e ti sei masturbata spiandoci!

sapeva tutto, arrossii e sprofondai la testa nel cuscino, graffiando con le unghie il cuscino, mi sentivo morire dalla vergogna. Mi girai, ormai non potevo più nascondermi e fingere, sgranai gli occhi, pensavo mi guardasse silenzioso, ma così non era, mentre aspettavo tremante, nuda sul letto, lui si era spogliato e ora era lì, con il suo coso grosso e duro, davanti ai miei occhi. Lo avevo provocato, lo avevo spiato, cosa pensavo di fare, Giovanni, non era un bambino, non mi ero resa conto che stavo giocando con il fuoco e che mi sarei scottata.

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