Oggi ritorna con noi la bravissima scrittrice Monika con la terza parte della sua serie "Le memorie di Anna".
Questa serie è aprezzatissima sia dai lettori del sito che da quelli che ci leggono dal gruppo facebook gestito d Tippy .
Personalmente ho già scritto più volte quanto mi piaccia il modo in cui Monika ha lavorato di per creare un personaggio come Anna che è allo stesso tempo dolce, sensuale, malinconico.
In questo ciclo di racconti ritorna un personaggio già visto all'inizio della serie e monika prenderà altre strade inaspettate.
Buona lettura e commentate numerosi!
Non avevo mai dimenticato la sua lingua, cosa riusciva a fare con essa in mezzo alle mie gambe e come riusciva a farmi sentire.
Era
incredibile: ad ogni sua leccata mi arrivavano dei brividi così intensi
nella testa che il mio corpo era percorso da ondate di piacere.
Ad ogni singola leccata!
Non so se riesco a farmi capire.
Le
sue dita, poi, erano delle vere bacchette magiche che dirigevano gli
accoppiamenti come un direttore d'orchestra dirige i suoi musicisti, e
quando le faceva scivolare su di me io diventavo tutti gli strumenti che
lei voleva suonare.
Aveva poi accumulato una discreta collezione di
vibratori, di forme e fogge che non avevo mai visto, con cui completava
la sua opera portandomi inevitabilmente all'orgasmo, e io mi ritrovavo
sistematicamente lì, nel suo letto, coperta di sudore, con gli occhi
spalancati e il respiro in affanno.
Ma ero felice, in un modo che solo la serenità può far contemplare.
Ripreso fiato, la feci stendere sul letto a sua volta e mi dedicai io a procurarle tutto il godimento che potevo darle.
Lei
sentiva bene la passione con cui mi adoperavo, anche perché ero in
perenne adorazione di quel suo corpo - che mi comunicava un'idea di
sesso davvero pazzesca - oltre che del denso e dolce sapore della sua
figa.
- "Così, Anna... continua... sì, proprio lì! Ancora! Ancora!",
disse poco prima di venire e di gusto, con le sue splendide gambe
spalancate, tese e sussultanti, rivolte verso il soffitto.
Simona
era stata la prima persona da me chiamata appena ero arrivata a Milano e
la sua contentezza nel vedermi era solo pari alla mia nel rivedere lei,
cosa che mi aveva riscaldato il cuore.
Eravamo restate sempre in
contatto durante gli anni passati dall'estate dei fatti della cascina di
mio zio Beto, e in alcune occasioni in cui mi ero ritrovata sola in
casa avevamo fatto anche sesso telefonico.
Sprigionava una sensualità
incontenibile, quasi stordente... in ogni suo gesto, in ogni suo
sguardo, in ogni parola da lei pronunciata, risultava sempre e
incredibilmente femmina.
La differenza di età tra di noi non era mai
stata un ostacolo (aveva circa vent'anni più me), anzi; i nostri due
mondi, fatti di visioni, aspettative ed esperienze diverse, trovavano
sempre una dimensione comune in cui confrontarsi e, spesso, fondersi.
(disegno di Lucien Metivet)
Ero a Milano ormai da dieci mesi e le cose stavano andando bene.
Dal periodo di Rimini non ero cambiata molto, naturalmente, a parte i capelli, che ora tenevo più lunghi.
Nel
negozio di restauro e decorazione dove avevo iniziato a lavorare mi
trovavo perfettamente a mio agio, e il proprietario, il signor Riccardo,
era un uomo meraviglioso; gentile, disponibile e attento ad ogni mia
esigenza o dubbio sul lavoro.
Abitavo in un piccolo appartamento di
sua proprietà, a due passi dal negozio, che mi aveva concesso in affitto
ad un prezzo davvero irrisorio.
Quella situazione, oltre la presenza
di Simona, mi rendeva stabile emotivamente e le molte inquietudini che
avevano caratterizzato la mia vita sembravano essere, se non proprio
scomparse, almeno molto affievolite.
C'era solo una cosa che mi dava
un po' da pensare, cioè un'ombra che avvertivo nelle espressioni di
Simona, come se ci fosse un peso o una preoccupazione che l'affliggesse
in maniera particolare.
Lei, sempre così solare, energica e vitale, mi sembrava un po' frenata in tal senso.
Provai a chiederglielo, ma rispose che andava tutto bene e che non c'era davvero nessun tipo di problema.
Il
signor Riccardo mi chiedeva spesso come stava Simona, di cui gli avevo
ovviamente parlato; non ero sicura che sapesse dei nostri rapporti, ma
era un uomo estremamente acuto e sensibile a cui non riuscivo a celare
molto, quindi lo davo per scontato.
Quella con Simona non era poi una
vera relazione e sapevamo entrambe che gli uomini erano ancora al
centro dei nostri interessi, ma l'attrazione che ci portava l'una verso
l'altra era comunque innegabile (e incontrollabile).Ci sentivamo libere e
volevamo sentirci in quel modo, anche di vedere e frequentare chi ci
pareva, ed eravamo consapevoli che il destino o scelte future ci
avrebbero portato in altre direzioni, ma stare insieme, fare l'amore,
scambiarci pensieri, risolvere piccole o grandi ansie, era diventato per
noi, in quel momento della nostra vita, essenziale come l'ossigeno.
Con
il signor Riccardo avevo stabilito quasi da subito un clima di fiducia e
confidenza molto forte, e lui per primo, nelle rilassanti "pause tè"
che imponeva nel pomeriggio, aveva iniziato a narrare sue vicende
private e anche intime, senza mai nessun tipo di imbarazzo, mentre io
rimanevo spesso sbigottita dai suoi racconti.
Aveva circa 60 anni, ed
era gay, una condizione da lui vissuta sempre a testa alta, anche in
tutti quei periodi pesanti e difficili a livello sociale che hanno
caratterizzato la Storia del nostro Paese.Mi raccontò di come era da
ragazzo; un tipetto decisamente carino, dai tratti del volto aggraziati
e capelli neri, un po' lunghi e "ribelli" (per l'epoca), abbastanza
magro, non troppo alto e con un corpo - non effeminato ma sicuramente
lontano da un'idea di mascolinità - che esprimeva un'armonia tutta sua e
verso cui non erano mai mancati sguardi di uomini.
Mi aveva anche mostrato una foto, ed effettivamente era davvero così!
Un
pomeriggio, in cui era in particolare vena di chiacchere maliziose, mi
raccontò come maturò, nella tarda adolescenza, l'autentica
consapevolezza delle pulsioni sessuali che sentiva, quando, durante una
vacanza in campagna da parenti, un suo cugino cominciò a circuirlo, fino
a che, protetti da un grosso albero non lontano dalla casa dove era
ospitato, arrivarono a passare un pomeriggio intero a baciarsi.
Al riemergere di quei ricordi, gli occhi gli brillavano ancora!
Lui
e il cugino dormivano nella stessa stanza, quindi quella notte fece
sesso per la prima volta: non solo con un ragazzo, ma in assoluto.
A
me vennero subito in mente Gianni e Mario, i miei cugini con cui ebbi le
mie prime esperienze sessuali complete, quelli che mi fecero poi
conoscere Simona.
Dopo lo smarrimento e il dolore iniziale,
proseguì il signor Riccardo, l'esperienza gli piacque subito, tanto che
nelle notti successive la ripeterono sempre.Fu per lui un'estate
bellissima, ma, appena tornato a casa, quindi nella sua vera
quotidianità, si ritrovò però terribilmente confuso, non sapendo come
gestire tutte le emozioni che aveva appena vissuto (cosa che io riuscivo
a capire molto bene).
Era da pochi anni finita la Seconda Guerra
Mondiale e la sua famiglia si era trasferita a casa di un altro
parente, un fratellastro di suo padre.
Quell'uomo si "fece sotto" con
lui dopo poche settimane; era un tipo un po' bordeline ma intelligente,
che lo aveva evidentemente inquadrato velocemente.
Questi aneddoti
mi facevano sia sorridere, anche per il trasporto con cui il signor
Riccardo li rievocava, ma anche pensare, perché non poche cose che
diceva le proiettavo su mie esperienze simili vissute, come quella con
lo zio Antonio.I genitori del signor Riccardo si trasferirono ancora,
questa volta a Milano, città dove poi si stabilirono definitivamente.
Per
un po' di tempo lui non ebbe altri rapporti o relazioni con nessuno,
perché, disse, sentiva un bisogno di tranquillità, ma poi qualcosa
scattò in lui e lo fece impazzire, iniziando, poco dopo i 20 anni,
quello che definì "L'anno assurdo", dove non riusciva a pensare ad altro
che al sesso e non desiderava altro che fare sesso.Era diventata
routine avere rapporti orali o masturbare i ragazzi del quartiere,
spesso nei bagni dei cinema.
Cominciò ad andare anche in altre zone
della città, per salvaguardare un po' i suoi genitori dalle dicerie, ed
entrando in alcuni bar ordinava colazioni o altro e poi, per via che non
aveva soldi, proponeva di pagare con un pompino (e io me lo immaginavo,
quell'uomo oggi così distinto, in preda a ingestibili impulsi sessuali
di quel genere).
Tanti lo cacciarono via insultandolo, ma molti altri
invece accettarono la sua proposta, e un giorno, in un locale molto
grande dove c'erano anche delle sale con dei biliardi, dopo essersi
gustato la sua bocca il proprietario gli propose di tornare lì anche nei
seguenti pomeriggi per "intrattenere", nel caso, altri clienti.
Lo
fece per due mesi, pur se non tutti i giorni, e visto che la clientela
del locale era aumentata veniva anche pagato per quello, ma poi smise,
perché incominciava a circolare un po' troppa polizia.
Il
proprietario gli propose allora di continuare gli incontri a casa sua, e
lì si trovò a fare proprio del sesso, anche con più uomini insieme.
Erano
situazioni abbastanza squallide, dove partecipavano anche poveri
pensionati, ma, pur se se ne rendeva conto, non riusciva a tirarsi
indietro.
In quella occasione gli chiesi perché aveva accettato di
farlo, curiosa di capire le sue motivazioni per confrontarle con la
vicenda che avevo vissuto io a Rimini nella pensione Conchiglia, e lui
mi rispose che era così disperatamente affamato di desiderio e di
godimento fisico che gli andava bene tutto.
Quella fu una cosa su cui
riflettei a lungo, perché forse era la molla che aveva spinto anche me
in quella direzione ma che non avevo considerato oppure che non volevo
ammettere.
Come se non bastasse, nella sua furia trasgressiva si era
dato disponibile anche verso i soldati di leva, facendosi trovare sotto
un ponte di un grande parco cittadino verso un certo orario, dove quelli
che erano in libera uscita e che avevano voglia di "svuotarsi" (così
usavano dire), un giro da quelle parti se lo facevano sempre.
Venne però presto beccato da una guardia del parco, che volle la sua parte.
Lo
descrisse come un uomo volgare e brutale; con modi molto rudi lo fece
inginocchiare sulla ghiaia, dicendo: "Succhialo tutto, frocetto! Che
oggi hai trovato un vero uomo!", e, una volta raggiunto il culmine:
"Ingoia! Fatti un'indigestione di sborra!".
Poi gli chiese i
documenti, ma il signor Riccardo non li portava dietro mai in quelle
situazioni proprio per evitare di essere identificato o, peggio,
ricattato, quindi quel tipo iniziò a tirargli degli schiaffoni,
urlandogli: "Vuoi fare lo stronzo come me, brutta mezza sega?", ma
perquisendolo si rese conto che non aveva mentito.Venne quindi spinto
contro il muro del sottopassaggio, prendendosi altre sberle in faccia e
in testa, e poi, tra minacce e insulti, gli fece promettere di esserci
anche il giorno dopo: "Da oggi sei il mio secchio! Hai capito? Rotto in
culo!".
Invece si guardò bene dal tornarci, chiudendo per sempre con l'esperienza del parco.
Mi
dispiacque terribilmente per lui, perché me lo figuravo in quel
momento, spaventato e inerme.Mi raccontò poi della vita in caserma
durante l'anno del militare, esperienza che fu abbastanza pesante, e
infine l'incontro con Francesco, l'uomo della sua vita e con cui passò
moltissimi anni, fino a quando venne a mancare.
Nei suoi racconti
difficilmente censurava dettagli o termini, per quanto scabrosi, ma poi
mi disse che non era proprio una sua abitudine agire così, solo che
sentiva di potersi fidare e che, con me, era tranquillo.
Quelle
confidenze, così schiette e sincere, a volte tristi a volte radiose, me
lo avevano reso caro oltre che molto simpatico, quindi gli raccontai a
mia volta tante cose a me accadute - anche in quel caso senza omettere
dettagli -, verso cui diede sempre delle letture e punti di vista per me
molto illuminanti e preziosi, perché erano riflessioni su momenti e
inciampi della vita, ma mai giudizi moralistici.
Alla fine di ogni racconto, chiedeva sempre: "Com'è il tè?".
- "Buonissimo", rispondevo, ed era vero.
Era il suo modo per rimettere i ricordi al loro posto e tornare con la testa al presente.
In
quel periodo non cercai mai la compagnia di un uomo, anzi, dopo le
faccende di Rimini volevo staccare un po' la spina in tal senso.
Stavo bene con me stessa, godendomi quei mesi per me stranamente pacifici e rilassanti.
Sia
l'appartamento che occupavo che il negozio del signor Riccardo erano
nella zona di p.ta Venezia, e spesso coglievo l'occasione di andare a
fare un giro nel parco lì vicino.
Mi portavo da leggere, a volte qualcosa da mangiare e ci passavo molto tempo.
Qualche
tipo ogni tanto cercava di attaccare bottone, ma avevo sviluppato un
modo tutto mio per far capire di non essere interessata e toglievano
quasi subito il disturbo.
Qualche giorno dopo, alla fine di una
giornata di intenso lavoro,dove ero riuscita anche a chiudere alcuni
pezzi un po' impegnativi, la sera chiamai Simona per invitarla fuori a
cena, ma sentendo un tono di voce strano cercai di capire cosa fosse
successo.
Non me lo disse e allora mi imposi di passare da lei, anche contro la sua volontà.
Quando arrivai la trovai in effetti abbastanza abbattuta, quasi in lacrime.
Non l'avevo mai vista così e stentavo quasi a riconoscerla, tanto sembrava un'altra persona.
Ci sedemmo sul divano del suo salotto e la tenni fra le braccia, finché lei non si sentì pronta a parlare.
Il
problema che l'affliggeva era legato al negozio di sviluppo e stampa di
fotografie dove lavorava, luogo a cui aveva dedicato anima e corpo per
anni.
Il negozio era di una sua cara amica, Elvira, una signora ormai
anziana e che le aveva fatto capire che, al suo pensionamento, tutto
sarebbe restato poi a lei per continuare quell'attività.
Il problema
era sorto alcuni anni prima, quando la signora Elvira, non riuscendo a
trovare un prestito tramite le banche, aveva chiesto del denaro ad un
suo conoscente, un certo signor Franco, un avvocato che si era rivelato
essere uno strozzino.
Per diverso tempo i debiti accumulati erano
stati coperti, ma ora le entrate del negozio erano calate e non lo
permettevano più, quindi la signora Elvira rischiava di perdere tutto.
Simona aveva cercato di trovare un accordo con il signor Franco, ma i soldi in ballo erano ancora molti.
A lei era stato però proposto un diverso tipo di accordo: sesso in cambio di alcune rate da pagare.
Lo
aveva fatto per tre volte, e me lo disse guardandomi negli occhi e
cercando di capire cosa pensavo, ma nel mio sguardo poteva leggere solo
attenzione e affetto, quindi proseguì.
Le proposte del signor Franco
erano diventate poi più... strane, e lei si era fermata cercando di
nuovo di pagare i debiti.- "Tu sai quanto mi è sempre piaciuto il
sesso... ma i miei amanti li voglio scegliere io", aggiunse.
Denunciarlo
sarebbe stato un azzardo, visto che genere di persona era, e quindi la
perdita del negozio era diventato un rischio molto tangibile.
Per un po' restammo in silenzio, abbracciate sul divano.
La tenni stretta, baciandole delicatamente la testa e la fronte.
Sapevo
bene cosa rappresentava quel negozio per lei; quella professione, con
cui si era resa autonoma, non era solo un lavoro ma era un riscatto
personale da tutte le vessazioni subite prima da suo padre e poi da suo
marito, un grandissimo pezzo di merda da cui era riuscita presto a
divorziare, per sua fortuna.
Dopo un po', però, mi venne da ridere!
Non riuscii proprio a trattenermi!
Simona era incredula e mi fissava con gli occhi sbarrati!
Io
non smettevo di ridere, riuscendo solo a dirle: "Scusa... scusa...", e
poi, riprendendo fiato: "Aspetta... un attimo!... Ora... ora ti
spiego".
Tenendo le sue mani tra le mie le raccontai tutte le cose a
me successe a Rimini, di cui lei non sapeva ancora nulla, quindi le
parlai della faccenda della cantina della pensione Conchiglia, scendendo
in ogni dettaglio, anche quello più doloroso per me.
- "Come vedi",
dissi, "Non devi giustificarti in nulla per le scelte che hai fatto. Non
ti punterò mai il dito contro per cose del genere. Noi due siamo più
simili di quanto crediamo e io ti capisco bene".
Le raccontai poi
dell'incontro salvifico con Rita e del mio rapporto con Jean-Luc, un
uomo che non avrei mai dimenticato, e anche in quel caso narrando ogni
singola cosa accaduta, senza pudori, anche di come godetti nel letto di
Jean-Luc: "Di quello che mi fece passare lo zio Antonio sei già al
corrente, invece", aggiunsi, "E sei stata tu a salvarmi. Tu. A evitarmi
anni di probabili angherie da parte di quell'uomo".
Simona mi
guardava senza parlare ma nei suoi occhi leggevo comprensione, quindi
continuai: "Il sesso. Già. Il sesso è stato una costante nella mia vita.
Ha determinato svolte e prese di coscienza come poche altre cose al
mondo. E credo che sarà sempre così, volente o nolente. Non so perché mi
si presentino davanti situazioni di questo tipo e in maniera così
costante, però sto imparando bene come reagire. Ma se c'è qualcuno che
scrive la storia della mia vita, avrei due o tre cose da dirgli. Ti
aiuterò io a risolvere questa situazione. Se quel tipo, quel Franco,
vuole sesso, lo avrà".
- "No, Anna, non puoi fare questo... tu non sai cos...", cerco di dire Simona ma la fermai.
-
"Non lo so, è vero. Ma noi due possiamo tenere testa a tutti. Non
esiste uomo che possa sovrastarci. Tempo fa mi hai detto che sarei
sempre stata una donna forte. Cerco di esserlo, in effetti, nonostante
le mie paure e il mio carattere non facile. Ma lo sei anche tu,
considerando quante ne hai passate nella tua vita. Devi farti coraggio! E
sai che ne hai tanto! Però questa cosa oggi la affronteremo insieme, e
insieme la supereremo", conclusi e l'abbracciai, tenendola stretta a me
con tutta la forza che avevo.
8 commenti:
La storia è molto bella, molto ben scritta, scorrevole, sebbene la trovo poco erotica, i personaggi hanno un ottimo background, tutto molto bello, uno splendido romanzo condito di scene hard, ma l'erotismo per me è un altra cosa, giochi di specchi, di cedo non vedo, di tailleur bianchi e calze velate, di profumi e mutandine bagnate. Comunque complimenti a Monika, un bel romanzo condito di ottimo hard.
Attendevo questa terza parte da tempo e il primo episodio l'ho trovato ottimo. Mi aspetto molti e inevitabili sviluppi da quello che qui hai presentato.
I miei più sinceri complimenti, MoniKa, come sempre!
Sonia B.
Finalmente!!! Avendo avuto il privilegio di leggerlo in anteprima, non fingerò stupore per aver riletto ora questa prima parte. Monika si riconferma davvero come una bella "penna", capace di coinvolgere, eccitare, farti appassionare ai suoi personaggi e al loro mondo. Magari sembrerò un po'di parte, perchè io e lei siamo amici, ma sono davvero affascinato dalla sua superba scrittura. All'amico Fausto vorrei dire che rispetto la sua visione dell'erotismo, ma va detto anche che è un genere che ha mille e più sfumature e vari modi per essere raccontato. Poi, si sa, ognuno ha i propri gusti in materia gusti che non sono discutibili, quindi trovo inutile dire, senza offesa: "per me l'erotismo è un'altra cosa". Sosteniamo con la nostra lettura e i nostri commenti Monika e tutte le altre scrittrici del blog, sono persone che ci mettono impegno e passione in quello che fanno e lo fanno a titolo gratuito per poter esprimere liberamente quelle che sono le loro fantasie e allo stesso tempo regalare a noi che leggiamo dei piacevoli minuti di evasione che ci consentono di staccare un po' la spina dalle varie rotture quotidiane della nostra vita.
Finalmente!
Era da parecchio che aspettavo questo terzo racconto, e l'esordio è più che promettente!
Complimenti a Monika come sempre!
Scusa Isi, mi pare di aver lasciato un commento più che positivo su questa storia e sulla scrittrice, trovo la storia affascinante di per se, cone detto è un ottimo romanzo (vista l'evoluzione) di tipo Hard. Magari è il mio punto di vista, ma questo è hard non erotico.
Ps, amo il genere, sia hard che erotico.
Ma sì,Fausto, sono punti di vista, chiaro.
Bentornata Anna e bentornata Monika, anch'io ero in attesa di questa nuova storia!
Personalmente tutta la serie di Anna l'ho trovata sempre molto erotica e non solo hard, con in più una cura dei personaggi non proprio scontata (dettaglio che mi ha fatto seguire queste storie con maggiore attenzione).
Ma, come scritto in altri commenti, sono gusti.
Spero vivamente che la storia sia il più lunga possibile!
Mirko
Posta un commento