Come di
consueto in queste settimane pubblichiamo oggi la terza parte delle sexy ed
eccitanti avventure di Genny scritte da Noemi Conte.
Donato
GENNY PARTE 3
Tornai di là
nuovamente preoccupata come quando avevo aperto la porta a Rocco un’oretta
prima; intanto era appena finito il primo tempo, Alex si alzò barcollando e
senza degnarmi di uno sguardo andò verso il bagno con una camminata quasi da
zombie: aveva davvero esagerato col vino, la cosa mi faceva sentire un po’ in
colpa ma alleggeriva moltissimo la paura di farmi beccare.
Rocco aveva di nuovo lo sguardo da predatore mi faceva paura, si avvicinò a me prendendomi i capezzoli e attirandomi a lui e, mentre aprivo la bocca per gemere dal dolore e dal piacere, mi baciò.
Era tanto che non venivo baciata in maniera passionale e, nonostante il sapore di vino, cedetti a quel bacio con le gambe molli e la fica in fiamme anche perché ormai era evidente il collegamento che c’era tra i miei capezzoloni e il mio bassoventre.
“hai sempre fatto la santarellina e invece sei così troia……”
Si era staccato dalla mia bocca ma non mollava i miei capezzoli
“no…io…aaahhh…non è così……mi hanno costretta….ooooohhh”
“costretta? Mahh…. Ma che dici? E comunque anche se fosse vero, hai una voglia che si vede lontano un chilometro, ti hanno costretto a fartela venire?”
E così dicendo mollò un capezzolo e mi mise la mano tra le gambe dove ovviamente trovò un lago ed io sentii le mie guance avvampare…….
“che storie assurde ti inventi per non ammettere quanto sei troia, comunque poi me le racconterai, adesso abbiamo da fare, girati, appoggiati sul tavolo e scopriti il sedere”
Mentre me lo ordinava mi spinse con forza sul tavolo e mi alzò lui stesso il vestito mentre io, tremante per la situazione rischiosissima e per la paura che mi incuteva con quell’atteggiamento autoritario, non opponevo resistenza.
Sentii una cosa fredda vicino alla fica e prima di capire cosa fosse mi entrò dentro….era la bottiglia, non mi fece male, ma l’idea era così umiliante che……..purtroppo mi fece bagnare ancora di più.
Che cosa ero diventata? Più mi umiliavano e più godevo……e la cosa grave era che non riuscivo a dissimularlo.
Mentre riflettevo su me stessa e sentivo la bottiglia che si muoveva dentro di me iniziando a far accelerare il mio respiro, la tolse e l’appoggiò sul mio culo vergine.
Mi girai di scatto inarcandomi guardandolo con uno sguardo di supplica disperata, facilitando involontariamente con quel movimento, l’inizio dell’ingresso dell’oggetto ormai ben lubrificato.
Iniziavo a sentire già lo sfintere che cedeva e aspettavo disperata il dolore che mi avrebbe assalito, quando sentimmo il rumore della porta del bagno e Rocco, in un attimo, rimise la bottiglia sul tavolo e si mise a sedere mentre io frastornata rimanevo sul tavolo incapace di muovermi, rischiando di accogliere Alex messa a pecora e col culo di fuori.
Quando mi riscossi feci appena in tempo a sedermi sulla sedia dalla parte opposta del tavolo mostrando così a mio marito il mio viso in fiamme ma evitando di mostrare le mie natiche ancora completamente nude visto che non avevo fatto in tempo a calare la vestaglia.
“Che fai lì seduta?” chiese con una voce assurda….
“niente Alex sono proprio stanca mi sto riposando un attimo”
“Eh…. ora mi siedo anch’io questo vino è terrificante, ma l’abbiamo finito?”
Mentre si sedeva sulla sua poltrona mi accorsi che la bottiglia non era ancora vuota e Rocco venne a prenderla riempiendo di nuovo il bicchiere ad Alex e poi a se stesso, guardandomi con sguardo da porco perché era piena dei miei umori.
Passandomi accanto mi sussurrò:
“stai benissimo così, devi rimanere col culo fuori capito?”
Io rimanevo seduta mentre il contatto delle mie mele con la sedia mi ricordavano l’indecenza ed il rischio pazzesco della situazione.
Finchè stavo seduta comunque, il rischio era alto ma potevo quasi sopportarlo, solo che quello stronzo di Rocco si girò e disse:
“via ce la siamo finita, i bicchieri dove li mettiamo?”
Allora mi alzai di scatto e andai da Alex standogli dietro per non farmi vedere e glielo tolsi di mano, notando che, per fortuna, aveva le palpebre quasi chiuse.
Poi andai da Rocco rimanendo dietro il divano e cercando di non entrare nel campo visivo di Alex e sarebbe bastato che lui avesse allungato un braccio verso di me e ci sarei riuscita, ma lui, con cattiveria enorme, se lo teneva vicino al corpo e mi costrinse ad un raid velocissimo sempre da dietro il divano, ma se il maritino avesse alzato lo sguardo avrebbe visto all’inizio la fica e poi il mio culo mentre mi giravo.
Tornai a sedere col cuore a mille anche se Rocco mi fece capire con un gesto che Alex si era appisolato, poi mi fece cenno di alzarmi e passeggiare per la stanza……. io obbedii tremante.
Quella cosa fu per me un’ulteriore scoperta di quanto fossi sporca nel profondo (secondo il mio vecchio modo di pensare), perché via via che la paura calava, pur rimanendo sempre a livelli molto alti, sentivo che mi piaceva esibirmi, sentire l’aria sui miei glutei e sulla passerina e vedere che il mio corpo aveva un effetto eccitante su un uomo.
Si alzò e andò dietro il piano americano chiamandomi con la mano, io docilmente, sempre col culo fuori, lo raggiunsi, lui mi aprì quasi tutti i bottoni sulle tette, mi fece inginocchiare e mentre lo tirava fuori, mi disse a voce bassissima:
“considerato quanto sei zoccola, non sei molto brava con la bocca perché prima ho sentito i denti ed è un peccato visto che hai proprio due bellissime labbra da pompinara; adesso facciamo un po’ di lezione”
Io intanto me lo guardavo da vicino, era veramente scuro e la forma della cappella era più appuntita rispetto ad Artemio ed il colore violaceo rispetto al rosa scuro del ragazzo.
L’odore era molto intenso, non di sporco, era proprio l’odore del suo cazzo (mi piaceva il suono di quella parola).
Si sentiva ancora un leggero odore dello sperma di prima e tutte queste cose mi entravano dentro e mi trasportavano in una dimensione di eccitazione allucinante: eravamo solo io e quel bastone caldo, tutto il resto non esisteva più.
“Accogli la cappella tra le labbra e la lingua e gustane il sapore senza che i denti la sfiorino mai”
Lo feci ed assaporai quel sapore che mi fece crescere i capezzoli di un altro paio di millimetri.
“brava, adesso senza muoverti prova a muovere un po’ la lingua a destra e sinistra mentre succhi leggermente”
Feci anche quello: mi piaceva, sentivo la forma del sotto con le due parti della cappella e la parte centrale diversa.
“adesso tiralo fuori e fallo rientrare opponendo una leggera resistenza con le labbra con la bocca socchiusa….occhio ai denti però”
All’inizio non capivo poi trovai il modo e iniziai a farlo entrare, leccarlo succhiarlo e poi uscire.
Dopo un po’ trovai altre cose da sola, tipo infilarlo fino in fondo quasi a soffocarmi e muovere lo stesso la lingua.
Poi mi fece mettere le mani sul tronco ed imparai a scoprire e coprire la cappella con la pelle mentre facevo su e giù con la bocca.
Mi sa che avevo imparato bene perché sentivo la verga che cresceva sempre di più e vibrava, infatti me lo tolse di scatto senza evitare questa volta che si sentisse chiaramente un “plop” ma Alex fortunatamente non si mosse.
“molto bene sei inesperta ma la tua troiaggine innata ti ha aiutato ad imparare velocemente….”
Mi fece alzare e appoggiare sul piano così ebbi modo di stringermi le tette senza che lui lo vedesse perché si era accucciato dietro di me e dopo aver sentito il suo fiato caldo sulla mia natura ormai gonfia di desiderio sentii la sua lingua calda esplorarmi voracemente.
Era una cosa bellissima, la mia fica colava e pulsava dal piacere che mi procurava mentre con le dita entrava ed usciva a completare il lavoro della lingua.
Spesso saliva su e mi leccava il buchetto e dopo un paio di tentativi istintivi di sfuggire a quel contatto mi abbandonai a quella lubrica carezza.
Perfino quando sentii un dito che violava la mia rosellina vergine non protestai e purtroppo il mio corpo traditore urlò il suo completo assenso a quella nuova penetrazione perché venni copiosamente sul suo viso mentre sentivo lo sfintere che in sincronia con le contrazioni dell’orgasmo stringeva il suo dito.
Appena si placarono le mie contrazioni che per la verità durarono parecchio, mi prese per mano e si apprestò a farmi superare una prova molto, ma molto più impegnativa:
Mi costrinse a mettermi a quattro zampe e prendendomi per i capelli, anche se senza grande violenza, mi fece gattonare fino ad arrivare col viso a trenta centimetri dallo schienale della poltrona di Alex.
Io rimasi lì pietrificata di fronte al tessuto verde non osando neanche respirare per il terrore di essere sentita.
Mentre speravo con tutto il cuore che il suo sonno fosse profondissimo, mi sentii penetrare fino in fondo da quel cazzo nodoso e bollente mordendomi le labbra a sangue per non emettere alcun suono anche se il mio corpo impazziva dal piacere.
Mi penetrava fino in fondo, anche se non poteva colpire forte per non fare rumore sbattendo con le anche sulle mie chiappe, ma con una mano scese a prendere le labbra della mia fichetta dall’alto e le strizzò con forza tra loro mentre non smetteva di infilarmelo con lentezza ma inesorabilmente.
Le braccia mi cedettero e appoggiai il viso a terra, sentendo con piacere il pavimento fresco rispetto alla faccia che mi bruciava.
Non smetteva di strizzarmi la fica e di penetrarmi ed io oltre alla paura soffrivo perché volevo che mi sbattesse con violenza mentre lui, volutamente dava colpi regolari e lenti.
Non potevo dirglielo perché ero accanto a mio marito e non glielo avrei detto comunque perché non potevo ammettere quanto lo volessi fino in fondo con forza, non lo avrei ammesso mai e poi mai.
Il supplizio vero però stava arrivando, perché lo tolse dalla mia passera grondante e lo appoggiò un po’ più su……
Adesso ero veramente terrorizzata, non potevo reagire e neanche urlare….!!!
Smisi di respirare e mi girai implorante ma come era successo prima con la bottiglia, mi inarcai e offrii ancora meglio la rosellina inviolata.
Aspettavo la penetrazione lenta ed inesorabile ma mi arrivò un colpo improvviso che forse a causa della lubrificazione che io stessa gli avevo fornito con i miei umori, gli permise di entrare in me fino in fondo.
Un dolore lancinante come se mi avessero infilato un coltello mi fece lacrimare e non so come feci per non urlare.
Lui rimase tutto piantato in me, non si mosse di un millimetro e anzi, mi agguantò i capezzoli e strinse con una forza incredibile.
Mentre al culmine della sofferenza pensavo che era veramente un uomo cattivo capii che il suo gesto non era dettato dalla cattiveria anzi……
Il dolore ai capezzoli mi fece distrarre dall’attrezzo che mi dilaniava il culo e rilassai un po’ lo sfintere; inoltre a causa della famosa connessione tette-fica di cui avevo scoperto essere dotata, la mia eccitazione ricominciò a salire ed il dolore per la sodomizzazione diminuiva abbastanza velocemente.
Lui da esecutore esperto dello strumento che era il mio corpo lasciò un capezzolo e mi masturbò dolcemente la passera.
Dopo meno di un minuto, iniziavo quasi senza volere ad ondeggiare il culo e lui capì che ero pronta.
Inizio ad incularmi fino in fondo senza smettere di accarezzarmi la fica mentre abbandonò il capezzolo.
Non sentivo più dolore, un calore saliva dal profondo e coinvolgeva tutta la mia parte bassa sentivo quel grosso intruso caldo che entrava dentro di me procurandomi un piacere ancestrale e perverso.
Ora si divertiva a toglierlo del tutto e rimetterlo ed io attendevo la nuova penetrazione con gioia:
insomma lo stavo prendendo nel culo a trenta cm da mio marito e mi piaceva da morire.
Quando sentii che i colpi diventavano più disordinati (e anche più rumorosi!!) capii che eravamo vicini ed infatti quando sentii una fontana bollente allagarmi le viscere esplosi anch’io nell’orgasmo contemporaneamente più potente e più silenzioso della mia vita.
Il mio ano si contraeva spasmodicamente insieme alla mia fica e il suo uccello continuava ad emettere seme anche stimolato dalle mie contrazioni.
Rocco si lasciò andare ad un attimo di tenerezza baciandomi dolcemente sul collo ma si riprese subito e, lasciandomi orfana col culo dilatato che percepiva l’aria fresca dove prima c’era qualcosa di bollente, portò il suo membro intriso di sperma davanti al viso ed io senza che mi fosse neanche stato chiesto lo imboccai e lo pulii da brava padrona di casa
Rocco aveva di nuovo lo sguardo da predatore mi faceva paura, si avvicinò a me prendendomi i capezzoli e attirandomi a lui e, mentre aprivo la bocca per gemere dal dolore e dal piacere, mi baciò.
Era tanto che non venivo baciata in maniera passionale e, nonostante il sapore di vino, cedetti a quel bacio con le gambe molli e la fica in fiamme anche perché ormai era evidente il collegamento che c’era tra i miei capezzoloni e il mio bassoventre.
“hai sempre fatto la santarellina e invece sei così troia……”
Si era staccato dalla mia bocca ma non mollava i miei capezzoli
“no…io…aaahhh…non è così……mi hanno costretta….ooooohhh”
“costretta? Mahh…. Ma che dici? E comunque anche se fosse vero, hai una voglia che si vede lontano un chilometro, ti hanno costretto a fartela venire?”
E così dicendo mollò un capezzolo e mi mise la mano tra le gambe dove ovviamente trovò un lago ed io sentii le mie guance avvampare…….
“che storie assurde ti inventi per non ammettere quanto sei troia, comunque poi me le racconterai, adesso abbiamo da fare, girati, appoggiati sul tavolo e scopriti il sedere”
Mentre me lo ordinava mi spinse con forza sul tavolo e mi alzò lui stesso il vestito mentre io, tremante per la situazione rischiosissima e per la paura che mi incuteva con quell’atteggiamento autoritario, non opponevo resistenza.
Sentii una cosa fredda vicino alla fica e prima di capire cosa fosse mi entrò dentro….era la bottiglia, non mi fece male, ma l’idea era così umiliante che……..purtroppo mi fece bagnare ancora di più.
Che cosa ero diventata? Più mi umiliavano e più godevo……e la cosa grave era che non riuscivo a dissimularlo.
Mentre riflettevo su me stessa e sentivo la bottiglia che si muoveva dentro di me iniziando a far accelerare il mio respiro, la tolse e l’appoggiò sul mio culo vergine.
Mi girai di scatto inarcandomi guardandolo con uno sguardo di supplica disperata, facilitando involontariamente con quel movimento, l’inizio dell’ingresso dell’oggetto ormai ben lubrificato.
Iniziavo a sentire già lo sfintere che cedeva e aspettavo disperata il dolore che mi avrebbe assalito, quando sentimmo il rumore della porta del bagno e Rocco, in un attimo, rimise la bottiglia sul tavolo e si mise a sedere mentre io frastornata rimanevo sul tavolo incapace di muovermi, rischiando di accogliere Alex messa a pecora e col culo di fuori.
Quando mi riscossi feci appena in tempo a sedermi sulla sedia dalla parte opposta del tavolo mostrando così a mio marito il mio viso in fiamme ma evitando di mostrare le mie natiche ancora completamente nude visto che non avevo fatto in tempo a calare la vestaglia.
“Che fai lì seduta?” chiese con una voce assurda….
“niente Alex sono proprio stanca mi sto riposando un attimo”
“Eh…. ora mi siedo anch’io questo vino è terrificante, ma l’abbiamo finito?”
Mentre si sedeva sulla sua poltrona mi accorsi che la bottiglia non era ancora vuota e Rocco venne a prenderla riempiendo di nuovo il bicchiere ad Alex e poi a se stesso, guardandomi con sguardo da porco perché era piena dei miei umori.
Passandomi accanto mi sussurrò:
“stai benissimo così, devi rimanere col culo fuori capito?”
Io rimanevo seduta mentre il contatto delle mie mele con la sedia mi ricordavano l’indecenza ed il rischio pazzesco della situazione.
Finchè stavo seduta comunque, il rischio era alto ma potevo quasi sopportarlo, solo che quello stronzo di Rocco si girò e disse:
“via ce la siamo finita, i bicchieri dove li mettiamo?”
Allora mi alzai di scatto e andai da Alex standogli dietro per non farmi vedere e glielo tolsi di mano, notando che, per fortuna, aveva le palpebre quasi chiuse.
Poi andai da Rocco rimanendo dietro il divano e cercando di non entrare nel campo visivo di Alex e sarebbe bastato che lui avesse allungato un braccio verso di me e ci sarei riuscita, ma lui, con cattiveria enorme, se lo teneva vicino al corpo e mi costrinse ad un raid velocissimo sempre da dietro il divano, ma se il maritino avesse alzato lo sguardo avrebbe visto all’inizio la fica e poi il mio culo mentre mi giravo.
Tornai a sedere col cuore a mille anche se Rocco mi fece capire con un gesto che Alex si era appisolato, poi mi fece cenno di alzarmi e passeggiare per la stanza……. io obbedii tremante.
Quella cosa fu per me un’ulteriore scoperta di quanto fossi sporca nel profondo (secondo il mio vecchio modo di pensare), perché via via che la paura calava, pur rimanendo sempre a livelli molto alti, sentivo che mi piaceva esibirmi, sentire l’aria sui miei glutei e sulla passerina e vedere che il mio corpo aveva un effetto eccitante su un uomo.
Si alzò e andò dietro il piano americano chiamandomi con la mano, io docilmente, sempre col culo fuori, lo raggiunsi, lui mi aprì quasi tutti i bottoni sulle tette, mi fece inginocchiare e mentre lo tirava fuori, mi disse a voce bassissima:
“considerato quanto sei zoccola, non sei molto brava con la bocca perché prima ho sentito i denti ed è un peccato visto che hai proprio due bellissime labbra da pompinara; adesso facciamo un po’ di lezione”
Io intanto me lo guardavo da vicino, era veramente scuro e la forma della cappella era più appuntita rispetto ad Artemio ed il colore violaceo rispetto al rosa scuro del ragazzo.
L’odore era molto intenso, non di sporco, era proprio l’odore del suo cazzo (mi piaceva il suono di quella parola).
Si sentiva ancora un leggero odore dello sperma di prima e tutte queste cose mi entravano dentro e mi trasportavano in una dimensione di eccitazione allucinante: eravamo solo io e quel bastone caldo, tutto il resto non esisteva più.
“Accogli la cappella tra le labbra e la lingua e gustane il sapore senza che i denti la sfiorino mai”
Lo feci ed assaporai quel sapore che mi fece crescere i capezzoli di un altro paio di millimetri.
“brava, adesso senza muoverti prova a muovere un po’ la lingua a destra e sinistra mentre succhi leggermente”
Feci anche quello: mi piaceva, sentivo la forma del sotto con le due parti della cappella e la parte centrale diversa.
“adesso tiralo fuori e fallo rientrare opponendo una leggera resistenza con le labbra con la bocca socchiusa….occhio ai denti però”
All’inizio non capivo poi trovai il modo e iniziai a farlo entrare, leccarlo succhiarlo e poi uscire.
Dopo un po’ trovai altre cose da sola, tipo infilarlo fino in fondo quasi a soffocarmi e muovere lo stesso la lingua.
Poi mi fece mettere le mani sul tronco ed imparai a scoprire e coprire la cappella con la pelle mentre facevo su e giù con la bocca.
Mi sa che avevo imparato bene perché sentivo la verga che cresceva sempre di più e vibrava, infatti me lo tolse di scatto senza evitare questa volta che si sentisse chiaramente un “plop” ma Alex fortunatamente non si mosse.
“molto bene sei inesperta ma la tua troiaggine innata ti ha aiutato ad imparare velocemente….”
Mi fece alzare e appoggiare sul piano così ebbi modo di stringermi le tette senza che lui lo vedesse perché si era accucciato dietro di me e dopo aver sentito il suo fiato caldo sulla mia natura ormai gonfia di desiderio sentii la sua lingua calda esplorarmi voracemente.
Era una cosa bellissima, la mia fica colava e pulsava dal piacere che mi procurava mentre con le dita entrava ed usciva a completare il lavoro della lingua.
Spesso saliva su e mi leccava il buchetto e dopo un paio di tentativi istintivi di sfuggire a quel contatto mi abbandonai a quella lubrica carezza.
Perfino quando sentii un dito che violava la mia rosellina vergine non protestai e purtroppo il mio corpo traditore urlò il suo completo assenso a quella nuova penetrazione perché venni copiosamente sul suo viso mentre sentivo lo sfintere che in sincronia con le contrazioni dell’orgasmo stringeva il suo dito.
Appena si placarono le mie contrazioni che per la verità durarono parecchio, mi prese per mano e si apprestò a farmi superare una prova molto, ma molto più impegnativa:
Mi costrinse a mettermi a quattro zampe e prendendomi per i capelli, anche se senza grande violenza, mi fece gattonare fino ad arrivare col viso a trenta centimetri dallo schienale della poltrona di Alex.
Io rimasi lì pietrificata di fronte al tessuto verde non osando neanche respirare per il terrore di essere sentita.
Mentre speravo con tutto il cuore che il suo sonno fosse profondissimo, mi sentii penetrare fino in fondo da quel cazzo nodoso e bollente mordendomi le labbra a sangue per non emettere alcun suono anche se il mio corpo impazziva dal piacere.
Mi penetrava fino in fondo, anche se non poteva colpire forte per non fare rumore sbattendo con le anche sulle mie chiappe, ma con una mano scese a prendere le labbra della mia fichetta dall’alto e le strizzò con forza tra loro mentre non smetteva di infilarmelo con lentezza ma inesorabilmente.
Le braccia mi cedettero e appoggiai il viso a terra, sentendo con piacere il pavimento fresco rispetto alla faccia che mi bruciava.
Non smetteva di strizzarmi la fica e di penetrarmi ed io oltre alla paura soffrivo perché volevo che mi sbattesse con violenza mentre lui, volutamente dava colpi regolari e lenti.
Non potevo dirglielo perché ero accanto a mio marito e non glielo avrei detto comunque perché non potevo ammettere quanto lo volessi fino in fondo con forza, non lo avrei ammesso mai e poi mai.
Il supplizio vero però stava arrivando, perché lo tolse dalla mia passera grondante e lo appoggiò un po’ più su……
Adesso ero veramente terrorizzata, non potevo reagire e neanche urlare….!!!
Smisi di respirare e mi girai implorante ma come era successo prima con la bottiglia, mi inarcai e offrii ancora meglio la rosellina inviolata.
Aspettavo la penetrazione lenta ed inesorabile ma mi arrivò un colpo improvviso che forse a causa della lubrificazione che io stessa gli avevo fornito con i miei umori, gli permise di entrare in me fino in fondo.
Un dolore lancinante come se mi avessero infilato un coltello mi fece lacrimare e non so come feci per non urlare.
Lui rimase tutto piantato in me, non si mosse di un millimetro e anzi, mi agguantò i capezzoli e strinse con una forza incredibile.
Mentre al culmine della sofferenza pensavo che era veramente un uomo cattivo capii che il suo gesto non era dettato dalla cattiveria anzi……
Il dolore ai capezzoli mi fece distrarre dall’attrezzo che mi dilaniava il culo e rilassai un po’ lo sfintere; inoltre a causa della famosa connessione tette-fica di cui avevo scoperto essere dotata, la mia eccitazione ricominciò a salire ed il dolore per la sodomizzazione diminuiva abbastanza velocemente.
Lui da esecutore esperto dello strumento che era il mio corpo lasciò un capezzolo e mi masturbò dolcemente la passera.
Dopo meno di un minuto, iniziavo quasi senza volere ad ondeggiare il culo e lui capì che ero pronta.
Inizio ad incularmi fino in fondo senza smettere di accarezzarmi la fica mentre abbandonò il capezzolo.
Non sentivo più dolore, un calore saliva dal profondo e coinvolgeva tutta la mia parte bassa sentivo quel grosso intruso caldo che entrava dentro di me procurandomi un piacere ancestrale e perverso.
Ora si divertiva a toglierlo del tutto e rimetterlo ed io attendevo la nuova penetrazione con gioia:
insomma lo stavo prendendo nel culo a trenta cm da mio marito e mi piaceva da morire.
Quando sentii che i colpi diventavano più disordinati (e anche più rumorosi!!) capii che eravamo vicini ed infatti quando sentii una fontana bollente allagarmi le viscere esplosi anch’io nell’orgasmo contemporaneamente più potente e più silenzioso della mia vita.
Il mio ano si contraeva spasmodicamente insieme alla mia fica e il suo uccello continuava ad emettere seme anche stimolato dalle mie contrazioni.
Rocco si lasciò andare ad un attimo di tenerezza baciandomi dolcemente sul collo ma si riprese subito e, lasciandomi orfana col culo dilatato che percepiva l’aria fresca dove prima c’era qualcosa di bollente, portò il suo membro intriso di sperma davanti al viso ed io senza che mi fosse neanche stato chiesto lo imboccai e lo pulii da brava padrona di casa
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