Oggi rimedio ad una dimenticanza commessa da Vito Licata all'epoca in cui sono subentrato a lui nella gestione del blog e pubblico la seconda parte de IL COMMESSO, un racconto il cui primo episodio fu pubblicato l'oramai lontano 17 novembre 2018 in questo stesso blog. Per leggere la prima parte CLICCATE QUI
Chiedo scusa per la lentezza a LOSTESSO, autore del racconto e lettore di questo blog!
Donato
“Che
sensazione di leggera follia sta colorando l'anima mia… qualcuno, è già
nell'aria qualcuno”
Parafrasando una canzone di Lucio Battisti, “Innocenti evasioni” che poi tanto innocenti
non erano, stasera mi sento leggermente euforico.
Qualcuno!
Sì, stasera arriva qualcuno.
Immaginando il momento preparo i cuscini sul divano, anche i particolari contano.
Immaginando il momento preparo i cuscini sul divano, anche i particolari contano.
“qualcuno, è già nell'aria qualcuno, sorriso ingenuo e profumo” continua il testo della canzone che mi passa in testa ogni tanto.
Tutto deve essere a posto.
Non vedrai mai una casa pulita come quella di un single che
aspetta una donna.
Se prima era un disastro, due ore dopo la trovi luccicante.
É vero, ho i cassetti riempiti di tutta la roba che prima era
sparsa per la casa ma conta il primo approccio visivo.
Meno male che non ne devo aprire nessuno di quei cassetti, se no
farebbero il classico effetto molla.
Ah, il potere della figa.
Lo diceva sempre mio nonno “Se vuoi vivere libero, togliti dalla
testa le donne. Se vuoi farti del male allora sposale”
Beh, ne è passato di tempo da quelle parole. Un po' aveva
ragione.
Però non me le sono tolte dalla testa ma nemmeno le ho sposate,
e devo dire che vivo alla grande.
Il mio cinismo mi ha aiutato in questo; non ne faccio un vanto
ma devo dire che è servito.
Sto mettendo a posto le ultime cose ma i cassetti sono pieni.
Devo trovare una sistemazione alternativa. Sgabuzzino, ultima spiaggia... di
sicuro non faremo sesso li dentro.
“Il giradischi, le luci rosse e poi...
champagne ghiacciato e l'avventura può iniziare ormai”, il testo cita.
“Il giradischi, le luci rosse e poi...
champagne ghiacciato e l'avventura può iniziare ormai”, il testo cita.
I giradischi praticamente non esistono più; ormai il CD ha
soppiantato il vinile.
Io ne possiedo ancora uno ed, ovviamente, anche dei vinili che
tengo con cura maniacale.
Non c'è paragone con i cd. Il suono è diverso, più caldo, più
presente meno metallico.
A parte queste divagazioni da audiofilo, devo mettere un po' di
musica.
Cosa scelgo? Fusion? New
Age? Leggera? Rock? Vado con della New Age.
È una palla, ma per fare ambiente è ottima.
Personalmente amo il rock, ma il contesto non lo impone.
Le luci rosse non le ho, ma soffuse sì.
Lo Champagne nemmeno… ma è meglio un gran Prosecco. Più amabile
e gustoso.
Flute pronti e qualche stuzzichino sul tavolino.
“accendo il fuoco e mi siedo
vicino… qualcuno
stasera arriva qualcuno, sorrido intanto che fumo”
stasera arriva qualcuno, sorrido intanto che fumo”
Il camino, azzz... me ne stavo dimenticando!
Ne ho fatto installare uno di quelli a parete che funzionano a bioetanolo.
Vanno da Dio, sono esteticamente eccezionali e scaldano bene.
Peccato che costino un botto.
Fuori ci sono meno tre gradi, dentro 22. L'ambiente deve essere
caldo.
Ma di sicuro ci sarà modo di scaldarlo… ci penseremo io e
“Qualcuno”
“Chi può bussare a quest'ora di sera?” ad un certo momento dice la canzone. Ma nel testo succede che la lei di lui, che è arrivata senza preavviso sulle croste, probabilmente subodorando qualcosa, alla quale lui voleva mettere le corna, adesso non più perché gli è accanto e allora, con quell'aria da ingenuo impertinente, si pone quella domanda. Ma lui sapeva chi era e dice a lei di non andare ad aprire che tanto sarà un amico o chissà chi. Per farla breve… lui aspettava un'altra e… ohhh insomma… ascoltavi la canzone e capirete meglio!
“Chi può bussare a quest'ora di sera?” ad un certo momento dice la canzone. Ma nel testo succede che la lei di lui, che è arrivata senza preavviso sulle croste, probabilmente subodorando qualcosa, alla quale lui voleva mettere le corna, adesso non più perché gli è accanto e allora, con quell'aria da ingenuo impertinente, si pone quella domanda. Ma lui sapeva chi era e dice a lei di non andare ad aprire che tanto sarà un amico o chissà chi. Per farla breve… lui aspettava un'altra e… ohhh insomma… ascoltavi la canzone e capirete meglio!
Ed in effetti il campanello ha squillato.
Ecco è Lei. Quel “qualcuno” è Gilda.
In realtà si chiama Maura, ma mi piace chiamarla Gilda.
Le avevo dato questo nome di fantasia quella volta che la
conobbi molto intimamente.
Lavoro come commesso nel negozio di scarpe e borse di mio zio;
quel giorno ero solo e lei inizialmente sembrava una cliente qualsiasi. Una
bella cliente.
Vi risparmio i particolari ma finimmo a fare del gran sesso e si
era rivelata una gran porca, per mia fortuna.
Ci eravamo però lasciati senza che lei mi concedesse un altro
appuntamento. Neanche il nome mi lasciò in pegno. Disperazione profonda.
Un'ora di sesso e poi un “Ciao”
Pensavo di non rivederla più. E ormai mi era persino passata di
mente.
Poi ieri, come per incanto, la vedo entrare nel negozio.
In quel momento penso di aver avuto la solita espressione da
demente.
Lei invece era bellissima.
Cappotto nero attillato, stiletto blu elettrico e borsa
abbinata, foulard di Hermes in sfumature di blu, calza bronzo con riga (questa
l'ho notata quando si stava avviando verso la porta per andarsene). Uno
schianto.
Son rimasto con l'espressione da ebete talmente tanto tempo che
mio Zio, prima che potessi farlo io, le si avvicina e chiede se può aiutarla.
Lei gli dice “Cercavo lui”, indicando me.
Mio zio alzò le spalle come dire
“è tutto tuo”
La demenza mi si leggeva sul viso.
Per fortuna mi svegliai da quella situazione kafkiana
momentanea, rinvenni.
Il mio motto è “barcollo ma non mollo”.
Mi avvicinai cercando di nascondere una certa emozione,
camminata da gigolò (chissà poi come sarà la camminata da gigolò) giungendo
davanti a lei, che mi apostrofò subito con un “Ma tu sei sempre così...o
ci fai?”
Colto in flagrante cerco di riprendere un espressione meno
demente, ma so già di aver fatto una
figura barbina.
“No, sono inciampato e non volevo farlo
vedere”
Una scusa più stupida e banale non la potevo trovare.
Poi dico “Qual buon vento ti porta qui? Hai bisogno di altro
paio di scarpe? Ti posso offrire un caffè, un tè… me?”
Sorrido. La battuta, ripresa da un
film di cui non ricordo il titolo, non sembra averla colpita molto. Anzi, mi
guardava con compassione.
“Eh già, allora sì, sei proprio
così. Sei
salvo solo perché sei bravo a letto, se no ti avrei già spedito a quel paese.
Fesso! No, son qui per proporti una cosa. Domani sera sei libero?”
Deglutisco, perché so che lo
avrebbe fatto, quello del mandarmi a quel paese, e ho cercato di riprendere una espressione più
consona “Si,
assolutamente libero”.
Non era vero. Avevo un appuntamento con gli amici per una
partita a biliardo.
“Che si fottano, gli dirò che non sto bene”,
penso.
“Bene. Se non ricordo male, nel nostro
“incontro” mi proponesti un invito a rivederci, giusto?”
“Beh, si. Ma mi dicesti anche che non era
possibile”
“Ora è diventato fattibile ad una
condizione. A casa tua e non chiedermi
in che modo perché so io cosa fare. E attenzione... il gioco lo conduco io. E
fai meno il fessacchiotto. Ti conviene, credimi”
Porca puzzola! Ho il fratellino che chiama dal basso e mi dice “
Ragazzo, accetta, non mollare la presa, qualunque cosa sia”.
Anche se non potevo sapere cosa mi
aspettasse, senza timore alcuno la mia risposta fu solo una “Va bene!”
Scrissi su di un biglietto il mio indirizzo e numero di
cellulare. Lei mi diede il suo. Maura. Finalmente sapevo come si chiamava. Che
bel nome.
Chissà come mai quando mi trovo davanti a lei son sempre così
mieloso.
Uscì con quel suo portamento da gran signora.
Non riuscivo a staccare lo sguardo da quel culo.
Ci pensò mio zio con uno scappellotto sulla nuca.
“Allora… dormiamo… chi era quella
lì che non ha comprato niente? Che è venuta a fare qui?”
“Ma niente… è la sorella di un mio amico e mi
ha portato una cosa che avevo chiesto a lui”
Questo l'antefatto.
Adesso è lì, fuori dalla porta. Cerco di darmi
un contegno viste le magre figure precedenti.
Apro e.…, ohhh cazzo, non è sola!!!
Sono esterrefatto. Gilda mi stupisce ogni volta. Passa una
manciata di secondi di silenzio fra di noi.
Però, da buona stronza qual'è, non perde occasione per mettermi
in difficoltà, vista anche la mia espressione trasognata del momento.
“TOC TOC, c'è qualcuno in quella
testolina” battendomi i pugni sulla fronte “Sono io! M...A...U...R...A. Quando
ti degnerai di ritornare nel mondo dei vivi, faccelo sapere. Ma in fretta. Se
no ce ne andiamo”.
Ci mancava solo mi desse una botta più forte
sulla fronte mentre proferiva la frase.
“Nooo....scusa...ma sai...non mi
aspettavo ….” con un balbettio da deficiente.
“Una altra donna? Dillo pure. Se non ti garba,
noi si va via!”
“No, no.....nel modo più assoluto....va
benissimo”, cercando di riprendere una situazione che mi stava quasi per sfuggire
di mano.
L'amica, presumo tale perché non l'ho ancora conosciuta, sorride
a tanta goffaggine.
È carina da morire.
“Lei è Monica....ci fai entrare o passiamo la
serata sul pianerottolo?”
Sono il solito babbeo. Mi imbambolo come un bambino che si guarda
il suo cartone preferito.
“Prego entrate e scusatemi. Piacere, io sono Federico”
“Piacere” dice lei. Sono incantato anche dalla
voce.
Ma ormai lo sapete che mi blocco ogni volta che vedo una bella
femmina che mi si para davanti.
Entra ancheggiando come Gilda....una fotocopia.
E come faccio sempre, quando guardo il culo di Gilda, i miei
occhi seguono l'ondeggiare delle sue anche.
Una pertica di donna.
Va bene i tacchi, ma questa è
uno e novanta.
Ha delle gambe lunghe come la direttissima Firenze-Roma dell'alta
velocità.
Gilda se ne accorge.
Si avvicina con fare minaccioso. Mi prende per la cravatta (non
la metto mai e forse, visto a cosa serve in questo momento, sarebbe stato
meglio non metterla), mi tira verso di lei e mi dice appiccicando la bocca all’orecchio
“Attento. Sono molto gelosa.....e non scherzo.
Guai a te se la tocchi senza il mio permesso” e mi da una leccata che sa di
intimidatorio.
Monica sorride in silenzio.
Monica sorride in silenzio.
Io la guardo. Anche lei mi guarda.
Adesso la vedo bene. È una gran figa.
Capelli lunghi fino alle spalle, viso dolce, occhi scuri, naso a
patatina, bocca carnosa.
Si toglie il cappotto e la osservo bene.
Le tette sono piccole ma ben fatte e anche sode perché non ha
reggiseno.
Come faccio a saperlo? Scollatura che non lascia spazio ad
interpretazioni.
Fianchi stretti e quelle gambe poi …non riuscivo a toglierle gli
occhi di dosso.
Maura come al solito era vestita da gran signora.
Quelle gonne che le fasciano il culo sono un must.
E le calze con la riga anche.
“ Allora ragazze vi va un bicchiere di Prosecco
veramente buono?”
Monica dice “Bella idea”
Maura non commenta, la guarda con occhi di ghiaccio, come a
redarguirla per aver aperto bocca.
Prende un bicchiere dal tavolino e me lo porge per
riempirglielo.
Mangiamo qualche stuzzichino e parliamo un po'.
La voce di Monica, per quel poco che Maura le permette di
parlare, è sensuale come lei
La ammiro con uno sguardo beato come uno che ha visto la
Madonna.
Maura mi sveglia come al solito.
Senza farsi notare mi dice “Fede, lo so che Monica è una bella ragazza, e
che le stai sbavando da mezz'ora dietro, ma se son venuta con lei un motivo ci
sarà.
Mi ricordo esattamente cosa avevi fatto con me quel giorno. Mi
sei rimasto dentro. Ancora adesso se ci penso ho i fremiti. Me li devi far
riprovare, ma a lei ci penso io. Ricordati...Lei è mia. Tu al massimo la puoi
solo sfiorare. E ti dirò io come!”
E mi da un bacio sulla bocca che i fremiti li fa venire a me.
Che fare? Adesso la cosa diventa difficile.
Due donne ma una è OFF-LIMITS.
Ed io che pensavo di potermele fare tutte e due in un colpo
solo.
La mia fantasia erotica preferita, come penso per tutti gli
uomini.
Mi sento sotto esame. E se sbaglio l'approccio? Maura non mi ha
dato nessun particolare e mi permette solo di sfiorarla.
Ma fino a che punto? Maura mi fa capire con uno sguardo che devo
andare verso Monica.
Mi avvicino a lei, che
era rimasta un attimo in disparte, visto che Maura parlava con me.
È di spalle. Sta guardando fuori dalla finestra. Metto le mie
mani sui suoi fianchi. Non si volta. Poi passo alle spalle e la massaggio.
Sembra piacerle.
Maura approva e si appoggia dietro a me, le sue mani si posano
sulla patta dei pantaloni e mi sussurra all’orecchio “Baciala fra il collo e le
spalle, è molto sensibile”
Beh, con il suggeritore va meglio. Almeno non sbaglio.
Con il corpo mi appoggio al suo e la mia bocca si avvicina al
collo.
Ma quanto sono fortunato, mi dico. Sono a panino in mezzo a due
bellissime donne. Qualcosa però non quadra, ma non ho ancora capito cosa.
Cerco di togliermi questi pensieri.
Maura, da intraprendente qual è, mi mette le mani dentro i
pantaloni, ma non arriva a toccare il membro, che è gonfio.
Bacio Monica come mi ha detto Maura.
Le mie mani scendono dalle spalle verso le sue mani. Sento che
le è venuta la pelle d’oca mentre la mia bocca continua a baciarla. Le mie mani
sono sulle sue. Rimane immobile. Sembra non apprezzare, a parte la pelle d’oca.
Sono sincero. Non mi sto divertendo ma il profumo della sua
pelle mi inebria.
Maura non smette di toccarmi. Anzi, apre la cerniera e fruga
alla ricerca del mio membro. Non è difficile trovarlo. È talmente duro e gonfio
che ha riempito i pantaloni.
Nel mentre mi sussurra di toglierle il vestito. Tiro giù la
cerniera ed il vestito scivola a terra.
Non smetto di baciarla. Ora anche Maura bacia me sul collo e non
smette di pasturarmi il cazzo.
Sono
eccitato ma non come vorrei ed ho sempre paura di esagerare nei confronti di
Monica.
Le
mani di Maura si tolgono da dentro i pantaloni e sento che cercano le mani di
lei.
Le
mie si spostano sul ventre di Monica.
Maura
con delicatezza sposta le mani di Monica dentro i pantaloni come faceva lei
prima.
Le
sento le sue mani. Non sono intraprendenti come quelle di Maura, ma mi danno
una sensazione delicata, tutta da scoprire.
Maura
ora prende le mie mani e le indirizza a cercare la parte più femminile di
Monica. Sento le mutandine e le scosto per permettere alle dita di sentire il
suo sesso. È umido, certo, ma non come dovrebbe esserlo. Non è un buon segno.
Le
mie dita si muovono sulle grandi labbra con movimenti lenti, i più delicati
possibili. Sento una mano che si
appoggia sulla mia e indirizza le mie
dita ad entrare dentro quella vulva. È la mano di Maura
Non
era pronta ad accettare il trattamento imposto. Le dita non entrano libere come
dovrebbero.
Mi
sa che Monica non si diverte, anzi penso di averle procurato un piccolo dolore.
Ho la sensazione che Maura sia l’unica a godere della situazione.
Mi
sento una marionetta manipolata dalla donna che prima mi dava forti sensazioni
erotiche ma ora no.
Non
me lo aspettavo, ma è Monica la prima che da una svolta al momento.
Lentamente
si volta verso di me e devo fare dei contorsionismi non indifferenti per tenere
le dita ancora dentro. Guarda Maura. Poi mi bacia. Probabilmente le ha dato il
permesso. È una marionetta anche lei.
La
sua lingua si insinua in bocca. La mia lingua incontra la sua. Finalmente sento
un piccolo brivido.
Mi
piace ma si stacca.
Guarda
di nuovo Maura. Mi toglie la mano e ci spostiamo tutt'e tre sul divano.
Mi
fanno sedere e mi tolgono tutto quello che c'è da togliere.
Anche
Monica si toglie l'ultimo indumento che rimaneva e resta in autoreggenti.
Si
spoglia anche Maura. Fino ad un ora fa avrei dato non so che cosa per vederla
così.
Ora
non mi fa nessun effetto. Il cazzo è diventato barzotto
Eppure
ha una Guepiere nera con una V di rete da cui si intravede il seno, bello, sodo
e sotto la sua bella e depilata fighetta.
Che
mi succede? Non mi eccita. Perché? Per contro mi eccita molto di più Monica,
che non ha fatto niente che non abbia
deciso la signora.
Maura
sul divano, vede il membro non proprio pimpante rispetto a prima.
“Monica,
prendiglielo in bocca e risveglialo che ho bisogno di infilarmelo”
Poi
si rivolge a me, prendendomi il mento fra due dita e mi dice, muovendomi la
testa a destra e sinistra, “ Cosa succede ciccino….due donne ti spaventano?”
“Veramente a spaventarmi sei tu” ho pensato. Non la
conoscevo sotto questo aspetto.
Monica
intanto, su ordinazione, consegna il mio cazzo un po’ ringalluzzito a Maura.
Si
mette sopra di me e lo lascia scivolare dentro la sua vagina, bagnata.
È
l’unica ad essere eccitata. Fa tutto lei. Si muove.
Costringe
Monica a baciarla sulla bocca e le morde la lingua anche violentemente.
Sento
un verso di dolore provenire dalla bocca di Monica.
Siamo in balia di una cagna in
calore che nessuno dei due riesce a
controbattere.
Gli occhi di Monica sono tristi, più
tristi di prima. I nostri sguardi si incontrano e sembra che si chiedano aiuto.
La troia gode ed io non so nemmeno se ho sentito
qualcosa. Ho la testa da un’altra parte.
Maura
si toglie. Dice che deve andare in bagno. Non la riconosco più. Se prima la
guardavo con il solito sguardo da pesce lesso adesso ho le saette che
escono dagli occhi e se potessi la
brucerei.
Questa
sosta mi da una possibilità di parlare con Monica.
“Senti,
non so come la vedi tu ma sta cosa mi sta sulle palle. Non ti sembra che ci
stia usando?”
Monica
abbassa lo sguardo.
“Ci
sta togliendo la dignità di essere liberi. Sta godendo solo lei di tutto
questo”
In
quel momento ritorna Maura.
“Allora,
che vi dite….sapete che devo darvi il permesso di parlarvi, no? Cattivi!”
Sedendosi a gambe larghe sul divano, sputa
ordini ai sottoposti.
“Monica,
vieni qui e leccamela! Fammi godere” Monica non si sposta da dove era.
Stizzita,
Maura le ordina di obbedire.
Niente.
L’ordine non viene eseguito.
Il
bel visino della signora, prende tutte le sfumature del rosso, dal magenta al
rosso fuoco.
“Monica….non
mi fare arrabbiare. Vieni qui subito. Fede prendila e portala qui!”
Le
sue parole sono parole dette al vento.
Nessuno
di noi due si sposta.
Gli
ammutinati del sesso.
“Ho detto di portarla qui”, sbotta.
“Maura”
le dico ”siamo stufi delle tue angherie. Non ci hai dato la possibilità di
esprimerci. Tutto era concentrato su di te. Basta. Fottiti da sola. Noi non ci
stiamo più”
Appena
detto ciò, Monica, con aria di sfida verso Maura, mi prende il mento lo gira
verso di lei e mi bacia voluttuosamente.
Poi
si stacca altrettanto violentemente e dice ”Questo è per quello che mi hai detto
per le scale”
Altro
bacio “E questo è per quello che non ci hai fatto fare”
Ancora
un bacio “ E questo è per tutte le volte che ti ho sopportato”
Maura
si alza, con fare minaccioso, i capelli hanno preso i colori della Crudelia
Demon della “Carica dei 101” e con la voce rotta dalla rabbia, mentre si
riveste, ci dice
“Non
finisce qui. Me la pagherete. Con tutto quello che ho fatto per voi. Vi ho dato
tutta me stessa e questa è la gratitudine che mi ridate? Specialmente tu
Fede….e tu Monica…rivestiti e vieni via. Ti perdono”
“No
Maura. Fede mi ha aperto gli occhi. Non ne potevo più di te ma non avevo il
coraggio di affrontarti. Ha ragione lui…..fottiti”
Ora
non è più la Maura sicura ed arrogante di qualche istante fa….anzi sembra
perfino svuotata di ogni forza.
Rincaro
la dose “ Prendi i tuoi quattro stracci e non farti più vedere”
Adesso
si che godo…..e senza fare sesso.
Maura,
imprecando e inveendo nei nostri confronti, chiude violentemente la porta
dietro di se.
Monica
ed io incrociamo gli sguardi e scoppiamo in una risata liberatoria,
abbracciandoci.
Poi,
fermandoci un attimo, i nostri occhi incrociano gli sguardi ed in quel momento
è scattato qualcosa in entrambi.
Monica
si avvicina lentamente alla mia bocca e le nostre labbra si incontrano. Un
bacio. Lungo, sensuale, erotico, eccitante.
Il
divano ora è l’alcova che non era stata prima.
Le mie dita ora entrano nella vulva con una facilità impressionante. Si fanno strada dentro la carne morbida e bagnata. Si muovono senza trovare impedimenti. Monica si muove insieme alle mie dita.
Le mie dita ora entrano nella vulva con una facilità impressionante. Si fanno strada dentro la carne morbida e bagnata. Si muovono senza trovare impedimenti. Monica si muove insieme alle mie dita.
Davanti
a me, bellissima e finalmente donna. Quella che non era mai stata con Maura.
I
capezzoli sono dritti e duri pronti per essere leccati. E la mia lingua ne
gode, li sente mentre ci gioca. Il mio
membro non è più barzotto.
Il
mio corpo è tutt’uno con quello di Monica. I movimenti sono costanti. Il mio cazzo finalmente entra in quell’anfratto
caldo ed ormai libero da ogni inibizione.
Monica
inarca la schiena, facendolo penetrare ancora di più.
Non
è più la Monica di prima. La nuova è quello che volevo, voluttuosa,
prorompente, sensuale.
L’intesa
è forte. Ci muoviamo all’unisono, senza fretta, solo con lo scopo di rendere
più eccitante possibile il momento. Lei è sopra di me di schiena. Vedo il mio
membro che si muove dentro di lei.
Prendo
le natiche e le allargo ancora di più. Monica aumenta il ritmo delle movenze.
Siamo
entrambi al limite. Ma ho capito cosa le piace. Rallento un po’ il ritmo, anche
se sento che non vuole, e le mie dita entrano insieme al mio cazzo che è già
dentro.
Sento
che stringe le pareti della figa e ricomincia a muoversi, con costanza ma
aumentando di nuovo il ritmo.
Il
respiro non è regolare. Balbetta dei versi che non capisco. Ma una cosa l’ho
capita.
È
il momento.
L’orgasmo
arriva liberatorio. Non ce la faceva più.
Si
toglie, si gira e vedo la sua bocca baciare il mio glande rosso vermiglio,
grande e umido.
La
vista della sua bocca che si apre per
prenderlo bene, mi fa uscire di senno e sento il calore delle guance su tutto
il mio membro. La ragazza è veramente abile. Sa esattamente cosa vuole un uomo
dalla bocca di una donna.
Cerco
di non venire. Il momento me lo voglio godere al più lungo possibile.
Ma
è difficile. Molto difficile. È talmente brava che l’orgasmo arriva presto ed è
uno dei più lunghi mai provati, nella mia vita sessuale.
Finalmente
ci siamo liberati del fantasma di Maura che aleggiava in quella stanza fino a
poco prima.
Sfiniti,
ci lasciamo andare di nuovo in una risata che ci lascia leggeri, spensierati e
rimaniamo abbracciati, scambiandoci il calore del nostro corpo.
Non
fu l’unica volta in cui ci vedemmo, ma siamo rimasti sempre e solo amici.
Abbiamo
fatto molte volte sesso insieme. E lo abbiamo fatto sempre bene, con trasporto,
con intensità, con passione. Ma, come tutte le cose belle si sa che prima o poi
finiscono, finì anche la nostra storia.
Monica
un giorno mi disse che aveva incontrato un uomo di cui si era innamorata.
Dissi
che faceva bene a prendere quella strada, se sentiva che era quella giusta.
L’ultimo
bacio fu quello che ricordo meglio. Alla fine mi disse che se non fosse stato
per me, sarebbe caduta nel baratro della depressione, tanto Maura l’aveva resa
schiava.
Non
l’ho più incontrata, ma il ricordo della rivolta di quella sera è rimasto vivo.
Per
la cronaca, Maura ritornò sia da me che da lei, cercando un rappacificamento,
ma nessuno dei due diede la soddisfazione di concederle un benché minimo
perdono.
Sì,
era solo sesso. Sesso per gioco.
Ma con il
rispetto no…con il rispetto non si gioca!!
2 commenti:
...i racconti hard scritti dagli uomini..quasi spesso..alla fine dichiarano l'amarezza e la tristezza che accompagna sempre le storie di solo sesso..una tristezza che solo gli uomini con sentimenti più profondi della "massa" possono capire..molto bravo..complimenti.
Grazie Giuliano dei complimenti molto graditi. Io sono della stessa idea.
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