martedì 2 febbraio 2021

LOST IN MY MEMORY - EPISODIO 6 (By Letizia Amore70)

 


 

Oggi pubblichiamo un episodio centrale della serie Lost in my memory..centrale perchè è l'episodio 6 su 11 ma centrale anche per quelo che accade..descritto magistralmente da Letizia Amore.


Donato

 


 

 

Ci guardavamo senza dire nulla, un silenzio quasi irreale che ci avvolgeva come un mantello e che sembrava aver congelato nel tempo, ma nella mia mente, il desiderio si stava scontrando violentemente con tutte le regole e i miei timori, creando una confusione assordante. Si chinò su di me e mi baciò, ero pronta; oh mio dio, che ne sai tu di pronta, mi avrebbe risposto Yoda, nel film di guerre stellari; ero una ragazzetta, emozionata, eccitata e confusa, che non sapeva nulla del sesso. Mi abbandonai lasciva con le spalle sul letto, sdraiandomi e tirandomi addosso quell'uomo, sentii la sua dura protuberanza premere sul ventre e allargai le gambe. Mi baciò ancora con passione, la mia lingua frugava inesperta nella sua bocca, alla ricerca della sua, mi posò una mano sul mio seno adolescenziale, che tra le sue dita sembrava ancor più piccolo, mi strizzò un capezzolino, sin quasi a farmi urlare, il suo membro marmoreo, premeva sul pube, incendiando il ventre di torbido desiderio. Sentii la punta del suo enorme coso, strusciare sul bottoncino della mia fessura e di rimando, un brivido saettò, scuotendomi, lungo la schiena, il caldo avvampava le mie gote, il cuore cominciò a battere così forte enel petto, che pensavo si sarebbe fermato di schianto. Stava per cogliere ciò che rimaneva della mia verginità, stavo per diventare "donna", stava per prendersi le ultime briciole della mia puerile innocenza. Qualcosa attanagliò ferocemente la mia gola, la paura, la consapevolezza che tutto quello che desideravo in quel momento era sbagliato, che Giovanni, era un uomo, l'uomo di mia zia e che da lì, un punto dove non saremmo mai dovuti arrivare, non sarei più potuta tornare indietro. Puntai le mani sul suo petto e lo respinsi, lo volevo, ma non era giusto, si fermò e si sdraiò al mio fianco, di traverso sul lettino, lo guardai, no, non era arrabbiato, il suo viso trasmetteva serenità, mi sorrise e mi carezzò una guancia. In quel momento, vidi con gli occhi della mente, il sorriso e lo sguardo della zia, mentre lo guardava innamorata, gli occhi seri di mia madre, che più volte mi aveva messo in guardia dai pericoli del sesso; con una mentalità un po' retrograda; e degli ragazzi più grandi, le sue parole dolci e severe, le "sue" regole sull'amore e sul sesso, il suo sguardo preoccupato, quando di nascosto leggeva il mio "Cioè", che a suo dire, troppo spesso affrontava, con leggerezza, l'argomento sesso e tabù, di noi ragazze. Sentivo gli occhi lucidi, stavo tradendo la fiducia della zia e quella di mia madre, oltre alle loro aspettative, stavo comportandomi proprio come una "poco di buono", una giovane ancella di "Dioniso", schiava del desiderio e del peccato carnale. Lo guardavo come fosse un dio dell'amore, mi sentivo una troia, il desiderio, incalzava, battendo il suo richiamo nel mio ventre caldo, guardai quell'uomo, carezzai il suo corpo con lo sguardo. Fissai la poderosa erezione del suo membro imponente, il mio stato d'animo, non cambiò, erano già passati vari giorni, ma continuavo a sentirmi confusa, agitata, eccitata e spaventata, ero in una fase di transizione emotiva complicata in cui le mie azioni e i miei desideri, non corrispondevano con i miei pensieri. Allungai la mano e carezzai, saggiandone morbosamente il turgore, il suo grosso membro duro, era come una calamita che mi attirava irrefrenabilmente. Gli salii sopra, a cavallo e strusciando la fessurina sul suo corpo, scivolai sul suo ventre sino a sentir la grossa punta del suo membro, allargare le labbra fradicie di desiderio, della mia passerina. Stava già entrando, ma nonostante la strada fosse già stata aperta, dalle mie prima e poi dalle sue abili dita, il suo duro nerbo, era ancora troppo grosso per la mia passerina. Giovanni, mi baciò, mi tirò a se e rotolando sul letto, mi fu sopra, un dolore forte, secco, impossibile da descrivere, il suo membro duro e virile, si era aperto la strada nel mio giovane corpo e stava entrando tutto sino in fondo. Gemetti forte, mentre una lacrima rigava il mio viso, no, non era il dolore, ma la consapevolezza che il tradimento nei confronti di mia zia, era completo e non mi sarei fermata, non mi sarei accontentata di avere Giovanni, una sola volta, sapevo, anche se volevo negare la verità anche a me stessa, che sarei stata la sua amante, sino a che, con la fine dell'estate non fossi dovuta partire. Giovanni, spingeva con veemenza il suo lungo membro, nodoso dentro di me, singendolo sino in fondo alla mia passerina, sentivo quel palo di carne, scivolare contro le strette pareti della vagina, che vi aderiva come un morbido guanto. Ogni suo poderoso affondo, accendeva una scintilla, che come una freccia, giungeva alla base del collo, facendomi fremere e gemere di piacere, ma il suo lungo membro, non riusciva, nonostante l'elasticità della cavità, ad entrare tutto. Rallentò, modulando sapientemente il suo ritmo per controllare l'intensità del mio piacere e mandarmi letteralmente in orbita. Scontrò ancora, duramente in fondo alla mia vagina, sembrò quasi essersi fermato, il suo movimento si fece lento e deciso, premendo con forza crescente contro il fondo della mia fessurina, si fermò, mentre io fremevo in preda ad un violento orgasmo. Mi baciò e si spinse con veemenza dentro di me, sentii il mio buchino farsi più profondo, la grossa punta dura del suo pene, si stava aprendo la strada ed entrò con forza, nella cavità uterina. Lo sentii entrare tutto e cominciai a tremare visibilmente, ero sconvolta da un piacere incontenibile, la mia fessurina, continuava a schizzare convulsamente, Giovanni, teneva un ritmo leggero, lento, profondo e continuava a farmi godere, all'improvviso però aumentò bruscamente, uscendo quasi completamente, per poi spingersi tutto dentro, con forza brutale, colpendo il mio basso ventre con i testicoli. Esausta mi accasciai sul letto, avevo avuto non so quanti orgasmi consecutivi, ma lui non aveva ancora finito, si sollevò e avvicinò il suo potente scettro alla mia bocca. Sentivo la mia passerina pulsare e la presenza "fantasma", di quel grosso palo di carne che adesso si presentava davanti alla mia bocca, ancora dentro di me. L'odore del mio piacere riempì le mie narici, me lo spinse in bocca, senza dire nulla, aveva il sapore acre e pungente della mia passerina, cominciai a succhiarlo e contemporaneamente la mia mano scivolò tra le cosce, bagnate dai miei umori. Ero fradicia, spinsi due dita dentro e un brivido scosse il mio corpo, era bollente, larga e accogliente, il suo membro, vibrava e pulsava tra le mie labbra, mi prese la mano, muovendola in modo che le mie dita scivolassero a fondo nella mia passerina. La grossa punta gonfia di piacere del suo pene, mi arrivava in gola, sin quasi a soffocarmi, stavo godendo e sentii il mio piacere esplodere e allagarmi la mano. Prese la mia mano e se la portò alla bocca, succhiando dalle dita i miei umori, quindi, sempre mentre io succhiavo avidamente il suo duro palo nodoso, la riappoggiò sul mio pube e guidò le mie dita dentro il buchino del culo, godevo, godevo come una pazza indemoniata, le spinse tutte dentro e mentre mi masturbavo in quel modo, spinse prima uno, poi due dita nel mio culetto, allargandomi ancora di più il buchino. Faceva malissimo, avevo le sue due grosse dita, più le mie nel buchetto, ma non potevo gemere, il suo coso riempiva la mia bocca, era chiaro che voleva allargarmelo per prepararlo alla penetrazione, ero ormai sicura che un porco come lui, non avrebbe mai rinunciato a farlo. Avevo sfilato dal buchino del culo le mie dita e mi stavo letteralmente martoriando il bottoncino dell'amore, mi sparò in gola tutta la sua crema bollente e contemporaneamente infilò un altro dito, nel mio povero buchino. Mi faceva troppo male, mi agitai, cercando di far uscire dal mio culetto, quella dolorosa presenza, senza potergli dire di fermarsi, avevo ancora in bocca il suo coso, che pulsava, schizzandomi in gola. Il buchino, era così teso e mi faceva così male, che avevo l'impressione si stesse per strappare. Si fermò e sfilò le dita, sentivo il buchino ancora largo che pulsava frenetico, mi fece girare pancia sotto, prendendomi per i fianchi, sollevò, senza alcun garbo il mio culetto, facendomi mettere gattoni, allargò le morbide mele del culetto, schiacciò la bocca contro il buchino e vi spinse dentro la lingua, più che potevo, ero tutta un fremito, allungai una mano sotto la pancia e ricominciai a strapazzarmi la fessurina vogliosa e il bottoncino del piacere, comincisndo a godere,

-:Hai proprio un buchino invitante, è proprio bello largo, pronto a ricevere il mio cazzo duro!

quelle parole mi pietrificarono dalla paura. Quando avevo visto la zia, fare sesso in quel modo, podo i primi momenti di confusione, lo avevo desiderato anch'io, ma, se con tre dita, avevo provato un simile dolore, quel suo coso enorme, mi avrebbe sicuramente fatto un male atroce. Non risposi, non sapevo cosa rispondere, ancora una volta mi trovavo a non sapere cosa fare, si, lo volevo, inconsciamente, lascivamente, lo volevo, ma ero terrorizzata dal dolore che avrei sicuramente provato, eppure nella mente, avevo nitida l'immagine della zia, che con voce roca, gemeva di piacere e cavalcava, letteralmente, il suo membro duro. Giovanni, spinse ancora la sua abile lingua nel buchino, strappandomi un lungo sospiro, poi ricominciò a leccarmi la passerina e allo stesso tempo, spinse nuovamente due dita nel buchino del culo. No, non sentii dolore, ormai me lo aveva già allargato a sufficienza, ma sussultai, era una sensazione strana, una via di mezzo tra paura e desiderio.

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