Dopo un bel pò di tempo torna con noi la mia amica Jay Indaco che ci offre una breve ma sincerissima riflessione sulla sua natura di slave.
Grazie Jay!
Donato
Quando dico che sono una slave che pratica BDSM la domanda di rito è: "Quindi godi a prendere frustate?"
Oltre a pensare alla banalità e alla superficialità della domanda capisco che il mio interlocutore non abbia la minima idea di cosa sia il BDSM.
Non godo a prendere frustate. O meglio, si ma solo perché è il mio Dom a infliggermele.
Sono io a pregare di farlo alle volte. Godo nel vedere quello sguardo, godo nel vederlo darmi ordini, godo quando mi punisce e me lo dice con parole poco gentili.
Non è la frustata in se a darmi piacere, ma tutto quello che ci sta dietro. La gentilezza,l'educazione e la sensibilità del Dom è ciò che mi dà la sicurezza di lasciargli fare qualsiasi cosa desideri col mio corpo.
Non darei a nessun altro la possibilità di farlo. Adoro fidarmi ciecamente di lui anche quando mi fa male, sicura e certa che, non appena il mio volto cambia, saprà dosare meglio la frusta, le mani o le corde.
Lui conosce la mia anima oscura, complessa e molto instabile meglio di me stessa alle volte. Mi piacciono entrambi i lati del mio Padrone.
Quando finisce di avere potere sul mio dolore, sulla mia sottomissione mi abbraccia, mi bacia, si prende cura di me. Mi copre se sento freddo, mi dà da bere e mi accarezza chiedendomi se sto bene, se ho bisogno di qualcosa e commentiamo la sessione appena conclusa.
Questa è una cosa fondamentale per me. Rafforza la mia appartenenza a lui che mi fa sentire completa.
Godere di dolore è una cosa complessa che si riserva davvero a chi è capace di entrare nella tua parte nascosta e oscura.
Dare il pieno potere al Padrone mi fa sentire libera.
1 commento:
coinvolgente e ben descritta , grazie a Jay e Donato per la lettura
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