giovedì 30 novembre 2023

LA PRIGIONIERA SPAGNOLA (By La Vedova Rossa)


 

Con grande piacere oggi pubblichiamo un racconto donatoci dalla mia cara amica Vedova Rossa .

Il racconto presenta le stesse protagoniste del romanzo scritto da Vedova "La Corsara delle Antille e l'isola delle sirene" (lo potete trovare per 4 miseri spiccioli sui vari ecommerce )

A mio modesto parere Vedova è bravissima ad inserire l'erotismo in quelle che sono storie di avventura e anche in questo racconto dimostra ciò..

La ringrazio per il racconto!

Donato




La ragazza, nuda a parte le calze di seta e le scarpette, correva più veloce che poteva, nelle orecchie i latrati dei cani e il vociare delle donne che la stavano inseguendo. Stavano guadagnando terreno? Non avrebbe saputo dirlo. Il suo respiro affannoso e il rimbombo del suo cuore coprivano in parte gli altri rumori.
Non sapeva nemmeno dove stesse andando, né aveva un vero e proprio piano. Era su un’isoletta, dove mai sarebbe potuta scappare? La sua speranza era di nascondersi da qualche parte senza essere trovata da quelle criminali. Magari l’avrebbero cercata soltanto un po’, poi si sarebbero stancate e sarebbero ripartite alla ricerca di nuove prede. Del resto, erano giunte lì solo per rifornirsi di cibo e acqua, da quanto aveva capito avevano fretta di tornare alla Tortuga. Non bastava tuttavia che le sue rapitrici levassero le ancore, occorreva anche che su quell’isoletta attraccasse presto una nave con equipaggio spagnolo per portarla in salvo.
Adesso però doveva unicamente pensare a correre. Se solo avesse avuto i suoi vestiti indosso! Vedersi così discinta la pervadeva di pensieri impuri, ispirati senz’altro dal demonio. E quei pensieri le toglievano energie, la volontà di correre. Aveva voglia di fermarsi per toccare e massaggiare i seni, accarezzare la folta peluria che aveva in mezzo alle gambe e metterci le dita dentro come già aveva fatto qualche volta di nascosto…
Non doveva guardarsi. Doveva concentrarsi solo sul muovere le gambe nel modo più rapido, senza inciampare nelle radici o negli sterpi, e senza che i rami le sferzassero il viso o le braccia.
Il guaio era che si sentiva già allo stremo. Non era abituata a quegli sforzi, e le notti agitate che aveva passato da quando era stata catturata non aiutavano. Sentiva dolore nella parte inferiore dell’addome e le pareva che il cuore le stesse per scoppiare.
Forse sarebbe stato meglio lasciarsi riprendere. In fondo quelle donne non l’avevano trattata male. Nella disgrazia riteneva di aver avuto un briciolo di fortuna a finire nelle mani dell’unica ciurma femminile della Filibusta. Se fossero stati uomini, la sua sorte sarebbe stata ben più triste.
Non ce la faceva più. Si gettò a terra, ansando rumorosamente.

Più piano, andate più piano – esortò la comandante delle corsare, detta la Vedova Rossa, perché aveva i capelli rossi e aveva ucciso il marito.
Se andiamo ancora più piano, ci fermiamo del tutto – replicò la bionda gabbiera olandese. – Mio nonno in carriola è più veloce di quella spagnola lì. E sì che le abbiamo dato un bel vantaggio.
– Il fatto che non vada di buon passo ci consente di mantenere un’andatura sopportabile. Non mi va di sbattermi troppo dopo mangiato
– rilevò flemmatica la quartiermastro inglese, bevendo un sorso di rum dalla fiaschetta che aveva in mano.
– Se la raggiungiamo subito, finisce tutto il divertimento – osservò ancora la comandante, tirando indietro con il guinzaglio uno dei cani.
Io non ci vedo poi tutto questo divertimento – ribatté la gabbiera.
Io invece trovo che sia una situazione davvero stimolante. Lei lì mezza nuda che scappa, noi che la inseguiamo …
– È un tocco di classe che sia mezza nuda e non nuda del tutto
– intervenne un’addetta ai cannoni, che amava solo le donne. – Mi piace che sia vestita fin sopra il ginocchio. È più sensuale. Sapete, è proprio il mio tipo. Piccolina, mora, con i capelli lunghi, le sopracciglia belle cariche come piacciono a me, il visino ovale, la carnagione chiara. E poi è snella ma non è piatta, e ha la vita sottile.
– Sarà anche il tuo tipo, ma così, in mezzo agli alberi, noi che non possiamo starle troppo vicino… non possiamo nemmeno vederla
– obiettò la bionda.
Te la devi immaginare – disse la comandante. – È qui il bello. Immaginartela mentre fugge, seminuda e impaurita
Sarebbe stato meglio se ci fosse stato un uomo – intervenne la quartiermastro. – Gli uomini hanno più resistenza, c’è più gusto. Anche se, bisogna ammettere, ci vuole più fatica con loro.
– No, molto meglio una donna
– obiettarono alcune filibustiere di tendenze lesbiche.
Bah. Anch’io avrei preferito un uomo, ma non ne abbiamo. Non hanno voluto arrendersi, quei coglioni, e abbiamo dovuto ammazzarli tutti – constatò la Vedova Rossa, con una punta di rammarico.
Oh no, è già scoppiata – rilevò la gabbiera olandese, che era la più alta ed era anche in testa al gruppo. – La vedo là davanti, stesa a terra.
– Fermiamoci anche noi, diamole il tempo di rifiatare. Anzi, torniamo indietro di un pochino
– ordinò la capitana, curando di non alzare troppo la voce, perché non voleva che la spagnola la udisse.

Perché le piratesse non arrivavano? Le era sembrato che fossero molto vicine, ma ora si stavano allontanando. Forse non la vedevano per via della vegetazione. Però avevano anche i cani, per fiutarla. Eppure, niente.
Che fosse un segno della Provvidenza? Dio non voleva che tornasse nelle mani di quelle donne, e aveva confuso loro e i loro animali. Il fatto stesso che fosse riuscita a fuggire aveva del miracoloso. Le filibustiere si erano ubriacate in pieno giorno, cadendo tutte quante addormentate, e l’avevano legata in modo talmente maldestro da consentirle di sciogliersi.
Sì, era convinta che il suo Padre confessore l’avrebbe definito un miracolo. Se in quel momento fosse stato lì con lei a confortarla! Lui aveva sempre la parola e il gesto giusto per placare tutti i suoi dubbi e i suoi timori.
Lei gli aveva riferito piena di vergogna i suoi pensieri peccaminosi. C’era una sua cameriera, una ragazza più giovane di lei di un anno. Non una gran bellezza, in realtà, ma fresca e florida. Le piacevano le sue maniere semplici. Aveva cominciato a sognare di giacere con lei come un uomo giace con una donna. Non che lei sapesse cosa in concreto significasse quel giacere, aveva idee molto vaghe in proposito. Sapeva solo che, se si toccava pensando alla sua cameriera, diventava umida in mezzo alle gambe.
Il prete le aveva chiarito che era Satana a instillarle quelle idee contro natura. Ma lei non doveva disperare. Doveva avere fede e assoggettarsi ai rimedi del caso. Ci voleva l’acqua santa, quello era l’antidoto più efficace. Il buon padre l’aveva dunque cosparsa di acqua benedetta, sul seno e sul suo sesso, e aveva poi premuto le mani su ambo le parti per far sì che il liquido santo penetrasse in modo più efficace. Aveva anzi suggerito che lei si spogliasse perché ci fosse un contatto diretto con la sua pelle, ma quando lei aveva reagito piena di vergogna, lui aveva replicato con indulgenza che la situazione non era poi tanto grave da richiedere quella misura estrema.
Le aveva chiesto se avvertisse ancora quelle diaboliche fantasie, e lei aveva negato. Aveva solo provato un senso di piacere nel ricevere quel santo massaggio. Allora lui aveva osservato che se era debellato il desiderio carnale verso persone del suo stesso sesso, ora bisognava evitare che Satana la spingesse a peccare con individui del sesso opposto. C’era un rito approvato da Santa Romana Chiesa che avrebbero dovuto compiere seduta stante. Le aveva preso le mani, se le era portate in grembo e gliele aveva premute con forza, in mezzo alle gambe, dove c’erano le vergogne di lui. Tutto era morbido all’inizio, poi la carne del prete sotto le sue dita si era improvvisamente indurita. Il religioso aveva concluso che il miracolo si era compiuto, sarebbe rimasta casta e pura per il suo sposo.
Non sapeva come interpretare quell’indurimento. Il confessore le aveva chiarito che era un simbolo del rafforzarsi della fede.
Purtroppo la fede di lei non era tanto salda. Aveva dopo qualche tempo ricominciato a peccare con l’immaginazione, e non era più la cameriera l’oggetto dei suoi desideri, ma alcune dame raffinate dell’alta società che aveva conosciuto. Dunque il sacerdote aveva dovuto compiere di nuovo il rituale. Le aveva spiegato che era una sorta di esorcismo minore, e che era normale avere delle cadute sul proprio cammino. Avrebbe vacillato altre volte, ma alla fine avrebbe trionfato, se avesse avuto fede.
Ora però quelle donne la stavano mettendo a dura prova. Erano spesso discinte, e molte di loro erano belle. La loro capitana, non molto alta ma con quella chioma fiammeggiante, la quartiermastro con il suo petto prorompente, la gabbiera olandese slanciatissima e dal fisico armonioso, la chirurga di bordo con la sua splendida pelle d’ebano, la nostromo così solida e robusta… L’attraevano quasi tutte. Molte di loro l’avevano baciata, l’avevano accarezzata in modo delizioso, meglio di quanto sapesse fare lei stessa.
Alcune volevano inserirle una strano oggetto che chiamavano dildo nella fessura che aveva sul davanti, ma la comandante l’aveva impedito. «Non possiamo correre il rischio di deflorarla. È la promessa sposa di un pezzo grosso della corte del viceré. Se non è più vergine, magari la ripudia e non ci paga il riscatto». Avrebbero voluto allora inserire quel dildo in un altro punto, ma la Vedova Rossa aveva proibito anche questo. «Non adesso, lo dico sia per voi sia per lei», aveva concluso sogghignando. «Si vede che è vogliosa. Ma c’è più gusto ad attendere». E quelle le avevano dato ragione, lodando la saggezza della loro comandante. Lei invece ne era stata delusa. Per quanto sapesse che si trattava di un peccato mortale, avrebbe tanto voluto che quelle donne andassero avanti a “giocare” con lei, come dicevano loro.
Oh, se solo ci fosse stato il Padre confessore ad aiutarla a resistere a quelle tentazioni!

Io mi sono un po’ rotta le palle, anche perché ho finito il rum – osservò la quartiermastro.
E sia. Andiamo a riprenderci la ragazza – concesse la capitana.
In pochi minuti le corsare furono da lei.
La trovarono stesa a terra, con il respiro ancora irregolare, ma non più per la corsa, bensì per l’evidente eccitazione che la pervadeva. La peluria nera nella sua zona inguinale appariva ben più che umida.
La Vedova Rossa si chinò sulla spagnola. – Cosa dovrei fare a una prigioniera che scappa?
Amami – rispose lei, tendendo le braccia verso la filibustiera.

1 commento:

Eros ha detto...

bel racconto , leggero discreto e raffinato , complimenti e grazie per averlo postato