Con grande piacere oggi pubblichiamo un racconto donatoci dalla mia cara amica Vedova Rossa .
Il racconto presenta le stesse protagoniste del romanzo scritto da Vedova "La Corsara delle Antille e l'isola delle sirene" (lo potete trovare per 4 miseri spiccioli sui vari ecommerce )
A mio modesto parere Vedova è bravissima ad inserire l'erotismo in quelle che sono storie di avventura e anche in questo racconto dimostra ciò..
La ringrazio per il racconto!
Donato
La ragazza, nuda a parte le calze di seta e le scarpette, correva più
veloce che poteva, nelle orecchie i latrati dei cani e il vociare delle
donne che la stavano inseguendo. Stavano guadagnando terreno? Non
avrebbe saputo dirlo. Il suo respiro affannoso e il rimbombo del suo
cuore coprivano in parte gli altri rumori.
Non sapeva nemmeno dove
stesse andando, né aveva un vero e proprio piano. Era su un’isoletta,
dove mai sarebbe potuta scappare? La sua speranza era di nascondersi da
qualche parte senza essere trovata da quelle criminali. Magari
l’avrebbero cercata soltanto un po’, poi si sarebbero stancate e
sarebbero ripartite alla ricerca di nuove prede. Del resto, erano giunte
lì solo per rifornirsi di cibo e acqua, da quanto aveva capito avevano
fretta di tornare alla Tortuga. Non bastava tuttavia che le sue
rapitrici levassero le ancore, occorreva anche che su quell’isoletta
attraccasse presto una nave con equipaggio spagnolo per portarla in
salvo.
Adesso però doveva unicamente pensare a correre. Se solo
avesse avuto i suoi vestiti indosso! Vedersi così discinta la pervadeva
di pensieri impuri, ispirati senz’altro dal demonio. E quei pensieri le
toglievano energie, la volontà di correre. Aveva voglia di fermarsi per
toccare e massaggiare i seni, accarezzare la folta peluria che aveva in
mezzo alle gambe e metterci le dita dentro come già aveva fatto qualche
volta di nascosto…
Non doveva guardarsi. Doveva concentrarsi solo sul
muovere le gambe nel modo più rapido, senza inciampare nelle radici o
negli sterpi, e senza che i rami le sferzassero il viso o le braccia.
Il
guaio era che si sentiva già allo stremo. Non era abituata a quegli
sforzi, e le notti agitate che aveva passato da quando era stata
catturata non aiutavano. Sentiva dolore nella parte inferiore
dell’addome e le pareva che il cuore le stesse per scoppiare.
Forse
sarebbe stato meglio lasciarsi riprendere. In fondo quelle donne non
l’avevano trattata male. Nella disgrazia riteneva di aver avuto un
briciolo di fortuna a finire nelle mani dell’unica ciurma femminile
della Filibusta. Se fossero stati uomini, la sua sorte sarebbe stata ben
più triste.
Non ce la faceva più. Si gettò a terra, ansando rumorosamente.
– Più piano, andate più piano – esortò la comandante delle corsare,
detta la Vedova Rossa, perché aveva i capelli rossi e aveva ucciso il
marito.
– Se andiamo ancora più piano, ci fermiamo del tutto –
replicò la bionda gabbiera olandese. – Mio nonno in carriola è più
veloce di quella spagnola lì. E sì che le abbiamo dato un bel vantaggio.
–
Il fatto che non vada di buon passo ci consente di mantenere
un’andatura sopportabile. Non mi va di sbattermi troppo dopo mangiato –
rilevò flemmatica la quartiermastro inglese, bevendo un sorso di rum
dalla fiaschetta che aveva in mano.
– Se la raggiungiamo subito,
finisce tutto il divertimento – osservò ancora la comandante, tirando
indietro con il guinzaglio uno dei cani.
– Io non ci vedo poi tutto questo divertimento – ribatté la gabbiera.
– Io invece trovo che sia una situazione davvero stimolante. Lei lì mezza nuda che scappa, noi che la inseguiamo …
–
È un tocco di classe che sia mezza nuda e non nuda del tutto –
intervenne un’addetta ai cannoni, che amava solo le donne. – Mi piace
che sia vestita fin sopra il ginocchio. È più sensuale. Sapete, è
proprio il mio tipo. Piccolina, mora, con i capelli lunghi, le
sopracciglia belle cariche come piacciono a me, il visino ovale, la
carnagione chiara. E poi è snella ma non è piatta, e ha la vita sottile.
–
Sarà anche il tuo tipo, ma così, in mezzo agli alberi, noi che non
possiamo starle troppo vicino… non possiamo nemmeno vederla – obiettò la
bionda.
– Te la devi immaginare – disse la comandante. – È qui il bello. Immaginartela mentre fugge, seminuda e impaurita…
–
Sarebbe stato meglio se ci fosse stato un uomo – intervenne la
quartiermastro. – Gli uomini hanno più resistenza, c’è più gusto. Anche
se, bisogna ammettere, ci vuole più fatica con loro.
– No, molto meglio una donna – obiettarono alcune filibustiere di tendenze lesbiche.
–
Bah. Anch’io avrei preferito un uomo, ma non ne abbiamo. Non hanno
voluto arrendersi, quei coglioni, e abbiamo dovuto ammazzarli tutti –
constatò la Vedova Rossa, con una punta di rammarico.
– Oh no, è già
scoppiata – rilevò la gabbiera olandese, che era la più alta ed era
anche in testa al gruppo. – La vedo là davanti, stesa a terra.
–
Fermiamoci anche noi, diamole il tempo di rifiatare. Anzi, torniamo
indietro di un pochino – ordinò la capitana, curando di non alzare
troppo la voce, perché non voleva che la spagnola la udisse.
Perché le piratesse non arrivavano? Le era sembrato che fossero molto
vicine, ma ora si stavano allontanando. Forse non la vedevano per via
della vegetazione. Però avevano anche i cani, per fiutarla. Eppure,
niente.
Che fosse un segno della Provvidenza? Dio non voleva che
tornasse nelle mani di quelle donne, e aveva confuso loro e i loro
animali. Il fatto stesso che fosse riuscita a fuggire aveva del
miracoloso. Le filibustiere si erano ubriacate in pieno giorno, cadendo
tutte quante addormentate, e l’avevano legata in modo talmente maldestro
da consentirle di sciogliersi.
Sì, era convinta che il suo Padre
confessore l’avrebbe definito un miracolo. Se in quel momento fosse
stato lì con lei a confortarla! Lui aveva sempre la parola e il gesto
giusto per placare tutti i suoi dubbi e i suoi timori.
Lei gli aveva
riferito piena di vergogna i suoi pensieri peccaminosi. C’era una sua
cameriera, una ragazza più giovane di lei di un anno. Non una gran
bellezza, in realtà, ma fresca e florida. Le piacevano le sue maniere
semplici. Aveva cominciato a sognare di giacere con lei come un uomo
giace con una donna. Non che lei sapesse cosa in concreto significasse
quel giacere, aveva idee molto vaghe in proposito. Sapeva solo che, se
si toccava pensando alla sua cameriera, diventava umida in mezzo alle
gambe.
Il prete le aveva chiarito che era Satana a instillarle quelle
idee contro natura. Ma lei non doveva disperare. Doveva avere fede e
assoggettarsi ai rimedi del caso. Ci voleva l’acqua santa, quello era
l’antidoto più efficace. Il buon padre l’aveva dunque cosparsa di acqua
benedetta, sul seno e sul suo sesso, e aveva poi premuto le mani su ambo
le parti per far sì che il liquido santo penetrasse in modo più
efficace. Aveva anzi suggerito che lei si spogliasse perché ci fosse un
contatto diretto con la sua pelle, ma quando lei aveva reagito piena di
vergogna, lui aveva replicato con indulgenza che la situazione non era
poi tanto grave da richiedere quella misura estrema.
Le aveva chiesto
se avvertisse ancora quelle diaboliche fantasie, e lei aveva negato.
Aveva solo provato un senso di piacere nel ricevere quel santo
massaggio. Allora lui aveva osservato che se era debellato il desiderio
carnale verso persone del suo stesso sesso, ora bisognava evitare che
Satana la spingesse a peccare con individui del sesso opposto. C’era un
rito approvato da Santa Romana Chiesa che avrebbero dovuto compiere
seduta stante. Le aveva preso le mani, se le era portate in grembo e
gliele aveva premute con forza, in mezzo alle gambe, dove c’erano le
vergogne di lui. Tutto era morbido all’inizio, poi la carne del prete
sotto le sue dita si era improvvisamente indurita. Il religioso aveva
concluso che il miracolo si era compiuto, sarebbe rimasta casta e pura
per il suo sposo.
Non sapeva come interpretare quell’indurimento. Il confessore le aveva chiarito che era un simbolo del rafforzarsi della fede.
Purtroppo
la fede di lei non era tanto salda. Aveva dopo qualche tempo
ricominciato a peccare con l’immaginazione, e non era più la cameriera
l’oggetto dei suoi desideri, ma alcune dame raffinate dell’alta società
che aveva conosciuto. Dunque il sacerdote aveva dovuto compiere di nuovo
il rituale. Le aveva spiegato che era una sorta di esorcismo minore, e
che era normale avere delle cadute sul proprio cammino. Avrebbe
vacillato altre volte, ma alla fine avrebbe trionfato, se avesse avuto
fede.
Ora però quelle donne la stavano mettendo a dura prova. Erano
spesso discinte, e molte di loro erano belle. La loro capitana, non
molto alta ma con quella chioma fiammeggiante, la quartiermastro con il
suo petto prorompente, la gabbiera olandese slanciatissima e dal fisico
armonioso, la chirurga di bordo con la sua splendida pelle d’ebano, la
nostromo così solida e robusta… L’attraevano quasi tutte. Molte di loro
l’avevano baciata, l’avevano accarezzata in modo delizioso, meglio di
quanto sapesse fare lei stessa.
Alcune volevano inserirle una strano
oggetto che chiamavano dildo nella fessura che aveva sul davanti, ma la
comandante l’aveva impedito. «Non possiamo correre il rischio di
deflorarla. È la promessa sposa di un pezzo grosso della corte del
viceré. Se non è più vergine, magari la ripudia e non ci paga il
riscatto». Avrebbero voluto allora inserire quel dildo in un altro
punto, ma la Vedova Rossa aveva proibito anche questo. «Non adesso, lo
dico sia per voi sia per lei», aveva concluso sogghignando. «Si vede che
è vogliosa. Ma c’è più gusto ad attendere». E quelle le avevano dato
ragione, lodando la saggezza della loro comandante. Lei invece ne era
stata delusa. Per quanto sapesse che si trattava di un peccato mortale,
avrebbe tanto voluto che quelle donne andassero avanti a “giocare” con
lei, come dicevano loro.
Oh, se solo ci fosse stato il Padre confessore ad aiutarla a resistere a quelle tentazioni!
– Io mi sono un po’ rotta le palle, anche perché ho finito il rum – osservò la quartiermastro.
– E sia. Andiamo a riprenderci la ragazza – concesse la capitana.
In pochi minuti le corsare furono da lei.
La
trovarono stesa a terra, con il respiro ancora irregolare, ma non più
per la corsa, bensì per l’evidente eccitazione che la pervadeva. La
peluria nera nella sua zona inguinale appariva ben più che umida.
La Vedova Rossa si chinò sulla spagnola. – Cosa dovrei fare a una prigioniera che scappa?
– Amami – rispose lei, tendendo le braccia verso la filibustiera.
1 commento:
bel racconto , leggero discreto e raffinato , complimenti e grazie per averlo postato
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