Prosegue Lost in Memory con un episodio davvero caldo ed eccitante!
Stavo li e lo guardavo, non sapevo cosa fare, non parlava, né faceva alcun movimento, stava lì semplicemente immobile, con quel suo palo di carne nodoso davanti ai miei occhi, vedevo la grossa punta rosso violacea fissarmi, ne sentivo l'odore e da vicino mi pareva ancor più grosso di quanto potessi immaginare. Deglutii a secco, cosa dovevo fare, ero nel panico, la mia libido mi diceva, "fregatene prendilo i bocca come ha fatto la zia", mentre la parte razionale del mio cervello mi diceva che non era giusto, che quell'uomo era troppo grande e che era l'uomo di mia zia, quindi dovevo scacciarlo. Confusa continuavo a fissare, quello che negli ultimi giorni era stata la mia ossessione e sentivo il fuoco ardere prepotente fra le cosce, dopo alcuni minuti, che a me parvero delle ore, fu lui a togliermi da quella terrificante empasse,
-:Lo puoi anche toccare se vuoi, non ti morde! So che alla tua età, siete molto curiose, toccalo!
si, era solo curiosità, non c'era niente di più, non ne avevo mai visto uno ed ero curiosa. Con il cuore in gola, lo presi in mano, non potevo crederci, nonostante il suo aspetto rude, la pelle era liscia e morbida, era caldo, lo sentivo vibrare energicamente tra le mie dita, persa in una specie di trance ipnotica e cominciai a muovere lentamente la mano, su e giù, lungo quel grosso palo di carne. Giovanni, restò fermo, non mi forzò a fare nulla, ma nella mia testolina, tutta matta, la voce suadente della mia libido urlò lasciva, "prendilo in bocca scema, ormai hai fatto trenta, fai anche trentuno e prendilo in bocca!", mi avvicinai lentamente con la bocca e schiudendo le labbra, lo feci entrare. Era enorme e quasi mi soffocava, oppure ero io che, troppo agitata, non riuscivo a prender fiato, ero totalmente confusa. Non sapevo cosa dovevo fare, avevo visto la zia, ma non ero più certa di nulla, cominciai a far scivolare le labbra, cercando di non toccarlo con i denti, immaginando che non sarebbe stato piacevole per lui. Mi i capelli e una guancia, era evidente che ne stava traendo piacere ad un certo punto, Senti per grosso coso che occupava la mia bocca vibrare, allora ero brava!? Gli piaceva davvero, non sapevo cosa stava per accadere. Un denso fiotto di crema dal sapore acidulo, inondò mia bocca, stava godendo tra le mie labbra come aveva fatto con la zia, non sapendo come reagire, ingoiai tutto per non restarne soffocata. Avevo fatto il mio primo pompino, lo guardai, avava l'aria soddisfatta,
-:Ora, promettimi che non ci spierai più, quando facciamo l'amore, devi promettermelo!
annuii con la testa, come fanno i muli, il sapore e il sapore della sua crema, confondeva ancora i miei sensi e la mia mente. Aveva ragione, ciò che era successo, era sbagliato, un momento di debolezza che doveva essere sepolto e non doveva più ripetersi, quindi, sebbene con l'amaro in bocca, convenni con lui che non era giusto, né nei confronti della zia, né per me. Si rivestì e lo guardai uscire dalla mia cameretta, sapevo che uscendo da quella porta, sarebbe dovuto uscire anche dai miei pensieri. Lo fermai, poco prima che uscisse, lo raggiunsi, gli buttai le braccia al collo e lo baciai, ringraziandolo per ciò che aveva appena detto, ero sincera, avevo davvero apprezzato il suo discorso, ma sentendo il mio corpo contro il suo e le sue mani attorno alla vita, ogni buon proposito, sembrò abbandonarmi. Dovetti fare uno sforzo davvero enorme per controllarmi, forse per lui, era tutto finito, ma per me, quel tormento, stava solo iniziando. Non ci parlammo più, sino a che la zia, non rientrò da lavoro, cercammo di mascherare l'imbarazzo, schetzando molto, era l'unico modo per non dare il tempo a lei, di chiedere se eravamo stati bene assieme, domanda che come minimo, mi avrebbe visto arrossire violentemente. Subito dopo cena, mi ritirai mella mia stanza, per lasciargli un minimo di intimità, ma sebbene mi fossi messa a letto, non riuscivo a prendere sonno. Erano forse le due, quando sentii chiaro un lungo gemito della zia, no, non volevo certo mancare alla parola data e nascosta la testa sotto il cuscino, cercai di dormire, ma le mie orecchie erano ormai tese a sentire il minimo rumore. Non resistetti e cominciai a toccarmi, immaginavo Giovanni, che proprio come aveva fatto nel pomeriggio con me, si faceva succhiare quel grosso arnese e la zia, che ingoiava la sua crema. Immaginai la zia, che gattoni sul letto si allargava il bel culo e lui che le spingeva dentro il suo scettro duro, con un dito violai ancora la soglia della mia fessura, penetrandomi più che potevo, ansimavo e godevo spudoratamente, ma non riuscivo a togiermi dalla testa il sapore, della sua crema, che scivolava densa nella mia gola. Immaginare e toccarmi, non mi bastava più, come un bambino, che assaggia una fetta di torta e vorrebbe mangiarla tutta, così io volevo la torta intera, un assaggio non mi bastava più. Mi rannicchiai nel mio lettino, arrabbiata, tormentata dal desiderio e non so quanto tempo passò prima che esausta e sconvolta, il dolce abbraccio di morfeo prendesse il sopravvento su di me. Il giorno dopo, appena sveglia andai al mare, ma come il giorno prima, anzi peggio, non riuscivo a smettere di guardare il rigonfiamento nei costumi dei ragazzi. Ad un certo punto, Maurizio, il bagnino che mi aveva "salvato" il giorno prima, si avvicinò con la scusa di sapere come stavo, dio, che bel figo, lo guardai da capo a piedi e inevitabilmente, il mio sguardo si posò sul basso ventre, che purtroppo era celato, dal costume largo, tipo boxer. Era evidente che ci stava provando e quando mi invitò ad andare a mangiare una pizza con lui, pensai che: chiodo scaccia chiodo. Quella sera, anche con l'aiuto di zia, mi preparai a puntino, minigonna, camicetta, i capelli raccolti e; cosa che mia madre non mi avrebbe mai permesso; un rossetto leggero, ero veramente una gran bella figa. Durante la cena, Maurizio, mi mangiava letteralmente con gli occhi e io; che non avevo mai avuto né un ragazzo, né un invito a cena, sebbene fossimo in pizzeria; mi sentivo bella come non mi era mai capitato. Usciti dalla pizzeria, passeggiammo mano nella mano, lungo la passeggiata, era tutto perfetto, la luna, la musica delle onde sul bagnasciuga e un bel ragazzo che mi "lumava" come se fossi una principessa. Arrivati in fondo alla passeggiata, in piazza dei pescatori, "piazza Davide Gagliardo", scendemmo in spiaggia, mi tirò a se e mi baciò, fu bellissimo, un bacio carico di passione e tacite promesse, ci togliemmo le scarpe, continuammo a camminare con i piedi nell'acqua. Giunti sotto la Colonia Faro, ci sedemmo a guardare il mare, era chiaro il motivo per cui mi aveva portato sino lì, eravamo abbastanza distanti da tutto e tutti, un bel posto isolato e romantico. Mi prese la mano e mi baciò ancora, ma questa volta, la sua mano scivolò sulla camicetta e si posò ardita sul mio seno, ero già eccitata, avevo sognato una serata così, per tanto tempo, lo lasciai fare, anche quando la sua mano, scivolò sulla mia gamba. In breve ci ritrovammo stesi sulla sabbia, mi baciava e le sue dita strusciavano sulla mia fesurina, ma non osava andare oltre. Misi la mano sul suo coso già duro, non si fece pregare e abbassò la zip dei pantaloni, tirandolo fuori; probabilmente e in un certo senso aveva ragione, pensava di avere a che fare con una turista affamata; mi piegai su di lui, baciandogli il petto e mi spinse la testa verso il basso. Che delusione, ricordo bene la frustrazione che provai, il suo cosino; a quel tempo per me era ancora un coso senza nome; era veramente piccolo, rispetto a quello di Giovanni, ma ormai ero eccitatissima e lo presi in bocca, delusione su delusione, Marcello, il baldo bagnino, venne praticamente subito, sporcandomi la guancia. Ero visibilmente scocciata, si scusò, ma le sue patetiche scuse, non fecero che aumentare la mia delusione e capendo che ormai, la serata gli era andata di traverso, mi riaccompagnò a casa. Entrai senza fare rumore, non era tardi, ma da fuori, avevo visto che le luci, erano tutte spente e non volevo svegliare la zia, che probabilmente, stanca, era già andata a dormire. Appena entrata vidi in cima alle sale un fievole bagliore, erano nella stanza in fondo al corridoio, quella luce non poteva avere altre giustificazioni. Come una falena, attratta dalla luce, salii quelle maledette scale, tutto aveva avuto origine da li, era cominciato tutto quando pochi giorni prima, salii quelle scale, seguii i gemiti che provenivano dalla stanza e giunta lì, guardai dentro. La zia, piegata su di lui, glielo stava succhiando, potevo vedere la sua fessura, il buchino dietro, da cui colava un denso filo di crems biancastra, Giovanni, aveva goduto dentro di lei. Le gambe iniziarono a tremarmi, non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sua crema, di cui avevo conosciuto il sapore. Iniziai a toccarmi, scivolando in ginocchio, con un dito cominciai a stuzzicarmi il buchino del culo e; mentre cominciavo a godere; il mio sguardo, incrociò quello di Giovanni. Aveva uno sguardo duro, serio, mi sentii colpevole, avevo promesso di non rifarlo, poi mi sorrise, un sorriso molto malizioso, quasi lascivo, fermò la zia e con voce suadente le disse di rimanere in quella posa,
-:Resta così amore, voglio mettertelo ancora nel culo! Sei la mia troia!
avevo sentito bene, l'aveva chiamata troia e la zia non solo non si era arrabbiata, ma si allargò le mele sode del suo bel culo, rispondendo lascivamente,
-:Si, inculami, rompimi il culo, dammi il tuo cazzo, sono la tua troia!
le loro parole, si stamparono nella mia mente come un marchio a fuoco e risuonavano sorde, nel vuoto che in quel momento avvolse i miei pensieri, "cazzo", "troia", "rompimi il culo", non avevo mai sentito la zia così sboccata, così lasciva. Giovanni, la penetrò con violenza e la zia, urlò, un lungo gemito rauco, che risuono con forza nel silenzio della casa,
-:Si, così, rompimi tutta, voglio il tuo cazzo sino in gola, scopami bastardo!
convinta che io fossi ancora con Maurizio, aveva accantonato prudenza e discrezione, si stava comportando come una vera troia, ninfomane.
1 commento:
Trovo questa serie incredibilmente appassionante, sembra tratto praticamente dal diario della protagonista, anche la scelta della terminologia, molto infantile genera un grande effetto
Posta un commento