martedì 13 aprile 2021

SOCIAL SEXY STORY in...45...LA NUOVA VITA DI CHIARA (SECONDO EPISODIO - PARTE 1)

 


Secondo episodio della nostra serie antologica e interattiva! Lascio la parola all'autrice, la nostra amatissima MoniKa che torna finalmente sul blog:

L'attesa per la conclusione del secondo contest di Tippyland si è dilatata oltre i tempi previsti, ma alla fine sono arrivati ben quattro finali diversi per narrare il cambio di vita desiderato dalla bella Chiara...

Onestamente sono in forte imbarazzo nel sceglierne e proclamarne vincitore uno solo tra quelli ricevuti, perché in ognuno ho trovato una fervida inventiva nel descrivere il momento che sta vivendo la protagonista, oltre che una evidente capacità di prendere in mano lo spunto iniziale e farlo diventare materiale proprio con una varietà di idee che mi hanno non poco sorpreso, e infine una viva e stuzzicante fantasia nel saper proporre e ben descrivere situazioni maliziose ed eccitanti!
Chiara sarebbe molto felice di tutto questo e di sicuro lo sono io!

Ma il regolamento prevede di indicare un solo vincitore, e a quello mi devo attenere.
Ringraziando comunque e di cuore i partecipanti, ovvero Esteban Duville, Sebastian Run Wayne e Sonia, tutti abili nel riuscire a divertire e spiazzare con scene davvero coinvolgenti e in grado di stimolare non poche suggestioni, proclamo come vincitore del secondo contest il finale scritto da Isidoro Bruno, per essere riuscito a trasformare un semplice spunto in un possibile primo capitolo di un romanzo.
Leggere per credere!
Isidoro si è lasciato prendere la mano dal piacere di scrivere - per nostra fortuna, direi -, arrivando a costruire intorno a Chiara un vero mondo! 

Per questo abbiamo deciso di dividere il secondo episodio della serie in due parti. La prossima settimana leggerete il seguito e la sua conclusione. 

Invito quindi tutti alla lettura della vicenda che segna un passaggio fondamentale nella vita della nostra avvenente 45enne.

MoniKa




45...La Nuova Vita di Chiara -  by MoniKa



Era molto arrabbiata, Chiara, e forse, ancora di più, era delusa.

La sua relazione con Roberto aveva smesso di funzionare, ormai era chiaro, a causa della dedizione quasi ossessiva al lavoro che lui dimostrava di avere.

Forse non aveva mai davvero funzionato, a parte per i primi 8 o 9 mesi dopo il loro incontro, avvenuto circa quattro anni prima, dove tutto sembrava andare alla perfezione, le attenzioni reciproche erano costanti e sentite e l'intesa sessuale ai massimi livelli.


Poco dopo, in maniera velata ma progressiva, lui si era fatto più distaccato, quasi assente, arrivando a dimenticare persino il giorno che insieme avevano stabilito come loro anniversario.


Chiara aveva cercato di pazientare, di capire, di continuare ad essere amorevole e disponibile, ma ora il sospetto che il lavoro non fosse l'unico motivo dell'allontanamento di Roberto da lei ma che potesse esserci un'altra donna, si era impadronito della sua mente, e quel tipo di tarlo non concede pause, non dà tregua; è sempre al lavoro e scava in profondità.

Erano ormai quasi due mesi che Roberto era via per affari, e dopo aver passato l'estate praticamente da sola, da quattro giorni non si faceva neanche più sentire al telefono e persino i messaggi andavano a vuoto.
Era troppo!


Le cose dovevano cambiare, a farle cambiare ci avrebbe pensato lei e c'era un solo modo per rendere chiaro il cambiamento!


Chiara aveva appena compiuto 45 anni, un'età importante per una donna, una sorta di spartiacque fra chi si è state e chi si vorrà essere.
Era ancora molto bella, il tempo non aveva scalfito più di tanto il suo corpo e i desideri che suscitava negli uomini, anche in amici e colleghi, le erano stati in più occasioni espressi, pur se in modi diversi (a volte garbatamente a volte in maniera più diretta. Non aveva mai capito quali dei due modi preferiva, ed era arrivata alla conclusione che andavano bene entrambi, se rimanevano solo parole).


Arrivata al fine settimana, tornò a casa dal lavoro, si fece un bagno rilassante e si preparò per uscire.


Dal parrucchiere era riuscita ad andarci durante la pausa pranzo, quindi il taglio era fresco e avrebbe tenuto a lungo; si truccò; si mise la biancheria intima più provocante che aveva - ammirandosi poi allo specchio - e indossò quel vestito rosso che le piaceva, così attillato che non lasciava molto spazio alla fantasia.


Il suo seno, generoso ma armonioso, e i suoi morbidi fianchi, erano quindi ben evidenziati: proprio l'effetto che voleva ottenere!


Uscì nell'aria per fortuna fresca di quella sera di fine settembre, salì in macchina e si diresse verso un locale di cui aveva sempre sentito parlare, anche da Roberto, ma in cui non aveva mai voluto metter piede.
Si chiamava "Red room", e, tempo prima, un'amica, per provocazione, le aveva fatto avere una tessera di ingresso personalizzata.
Oltre ad essere una discoteca, aveva la fama di essere un locale per incontri e scambisti: nelle stanze private accadeva di tutto.
A Chiara piaceva il sesso, e non si era mai tirata indietro nel fare nuove esperienze, anzi, ma le aveva fatte sempre e solo con i suoi compagni, senza lasciar spazio a fantasie o depravazioni particolari, soprattutto se includevano altre persone nei rapporti.


Ora aveva deciso di abbattere quel tabù che si era autoimposta!
Arrivata davanti al locale, scese dall'auto affidando le chiavi al parcheggiatore (che lanciò un'occhiata di evidente apprezzamento alle sue gambe), ed entrò nel portone.


Una lunga scala si distendeva verso il basso, illuminata da lampade molto decorate e che emanavano un intenso colore rosso.


Si sentiva spaventata ed euforica nello stesso momento, per le incognite ma anche per le possibili avventure a cui stava andando incontro volontariamente, e non poteva negare l'eccitamento che quella situazione le stava producendo, avvertendo un forte calore e delle ritmate pulsazioni salirle dal basso ventre.


Una donna sola in un posto del genere avrebbe suscitato l'appetito di tutti gli uomini (e non solo) presenti.


Le mancavano solo pochi scalini, e poi, scostato un pesante tendone (naturalmente rosso), sarebbe potuta finalmente entrare nel locale vero e proprio, ma, in quel momento, un lampo di realtà le attraversò la testa, facendola scuotere da quel torpore vizioso a cui si era data in pasto!
Rimase come paralizzata su quel gradino per non poco tempo, e poi, senza rendersene quasi conto, risalì la scala fino ad uscire dal portone.
Il parcheggiatore, un po' stupito nel rivederla così presto, le riportò la macchina, lei ci salì e tornò a casa.


Quella notte dormì poco, ma la mattina dopo si alzò comunque presto, si mise tuta, scarpe da ginnastica, si legò i lunghi capelli con un elastico e andò a correre nel piccolo parco che aveva vicino casa, come faceva ogni sabato mattina.


Pensò a lungo all'uscita della sera precedente e delle intenzioni che si era prefissa.

Verso le nove, prima di rincasare, decise di passare al negozio di tintoria, dove aveva lasciato un completo da smacchiare e stirare che voleva indossare il lunedì successivo, per partecipare ad una importante riunione in ufficio.



Alla tintoria preferiva passarci in quello stato, un po' dimessa, cioè in tuta i con i capelli non in ordine in modo da risultare poco appariscente, e questo a causa del proprietario, il signor Piero, che le aveva più volte lanciato occhiate porcine e, in alcune occasioni, si era anche lasciato andare a complimenti un po' pesanti.


Entrando, vide che al banco non c'era il proprietario ma un ragazzo che non aveva mai visto prima.


Non poteva avere più di venticinque anni, era davvero molto carino, con due occhi di un azzurro acceso e, giudicando le braccia che spuntavano dalla maglietta e le spalle larghe, con un fisico da atleta.
- "Il signor Piero", le disse il commesso sfoderando un bellissimo sorriso, "non arriverà prima di una mezz'ora... come posso servirla?"
Chiara aveva già notato che lo sguardo del ragazzo si fermava in maniera malcelata e anzi abbastanza sfrontata sul suo seno, che la tuta in parte aperta lasciava intravedere, e sui suoi fianchi... la cosa cominciò a farle uno strano effetto.



...Il Seguito...

by Isidoro Bruno





Si rese conto che, persa com’era ad osservare ogni centimetro del corpo di quel giovane, non aveva risposto alla sua domanda. Per un attimo si riprese e riuscì a dire: “Sì, io avevo consegnato un vestito da smacchiare mercole…no, giovedì mattina…e il signor Piero mi aveva detto che per oggi sarebbe stato pronto.” 

– “Se è pronto, sarà annotato sicuramente sulla lista delle consegne.” – rispose il giovane “Aspetti che dò un’occhiata… cognome?” – Ma ancora una volta Chiara sembrò non ascoltarlo, gli occhi del ragazzo continuavano a scandagliare la forma dei suoi fianchi e a cercare di penetrare l’apertura sul davanti della sua tuta. Chiara, pensò di incoraggiarlo e con un gesto che non le costò nessuna fatica, si ritrovò ad abbassare ancora di più la lampo del giubbetto della tuta. Ora il suo seno generoso sembrava quasi volesse esplodere attraverso il tessuto elastico del body che a stento riusciva a contenerlo. Gli occhi del commesso ormai roteavano di continuo tra le schede di consegna e quelle due meravigliose bocce di carne pulsante che immaginava degne delle migliori attenzioni. Cercò di assumere un tono professionale, ma si vedeva che il suo sguardo ora era diventato più tagliente e penetrante. “Il suo cognome, signora…” disse, mentre si ritrovò a sfiorarle una mano, pur di sentire, anche solo per un attimo, un minimo di contatto. Chiara rispose distrattamente, fissandolo negli occhi, non sfuggendo a quel contatto, le due mani ora si toccavano e i suoi occhi avevano preso a scrutare la forma delle labbra di quel giovane, mentre un fuoco iniziava a bruciargli nel basso ventre e il battito cardiaco era in preda ad una forte accelerazione. “Sì, mi scusi…Adami. Mi perdoni, ma quasi mi manca il respiro, c’è un caldo asfissiante oggi…” 

– “Già…e come se non bastasse, le è capitata proprio la giornata in cui l’impianto di aria condizionata del negozio ha deciso di defungere. Il signor Piero si è giusto recato di persona al centro assistenza. È dura lavorare per dodici ore in queste condizioni.” 

– “Sarà duro anche il tuo?” si ritrovò a pensare Chiara e per poco quel pensiero non giunse alle sue labbra.

Dunque…Adami. Sì, il suo abito è nella lista delle consegne, ma vedo che c’è un asterisco con la scritta PAP…” – rispose il ragazzo dopo aver letto la scheda. 

“PAP? Che sarebbe?” chiese Chiara. 

“Sta per posticipato al pomeriggio, evidentemente qualcuna delle macchie ha bisogno di un ritocco del quale se ne occuperà personalmente il titolare, sono desolato.”

Mannaggia….” sbottò Chiara “È che mi serviva per lunedì…e oggi siamo a sabato”

 – “Ma stia tranquilla, vedrà che per oggi pomeriggio sarà tutto risolto. Penserò io stesso a fare presente al signor Piero la sua urgenza. Piuttosto, posso alleviare la sua delusione offrendole qualcosa da bere?” 

– “Ma volentieri, grazie….” Il ragazzo si assicurò con un’occhiata che tutto fosse tranquillo e che soprattutto non ci fossero altri clienti in procinto di entrare, poi invito Chiara a seguirlo nel retrobottega. “Venga, nel retro abbiamo un frigo piuttosto fornito.” Chiara segui il commesso fino al retrobottega, uno stanzone scarsamente illuminato dove facevano sfoggio ovunque pile di abiti di ogni tipo, divisi per categorie, già lavati e smacchiati che attendevano solo di essere stirati e imbustati per la consegna. In un angolo, accanto ad una scrivania con sopra un computer, c’era un frigorifero col vetro trasparente come quelli che di solito si trovano nei bar. Attraverso il vetro si potevano vedere bibite di ogni genere e bottigliette d’acqua dall’aspetto molto invitante. Ma lo sguardo di Chiara si era posato sul fondoschiena del commesso che la precedeva di qualche passo...


Quel fisico atletico sprizzava virilità da tutti i pori, mentre Chiara era sempre più in preda ad uno stato di eccitazione che stava per fargli perdere ogni freno inibitore. “Ah, però…” esordì Chiara indicando il frigorifero “Vedo che è ben fornito davvero.” Il giovane sorrise, indirizzando nuovamente il suo sguardo sul davanti della tuta di Chiara che ora appariva totalmente sbottonata, tanto che si potevano scorgere i rilievi dei capezzoli premere contro il tessuto del body. “Sì, glielo avevo detto…ma, prego, prenda pure quello che preferisce.” – “Prendo una Gatorade, allora, meglio recuperare un po’ di sali minerali.” Stava per allungare la mano per aprire la porta del frigo, ma il ragazzo aveva appena fatto la stessa cosa, tanto che le due mani finirono per toccarsi di nuovo. Nel giro di qualche secondo furono pensieri contrastanti quelli che attraversarono la mente di Chiara “Mi butto o non mi butto? E se qualcosa andasse storto? Se venissimo scoperti? “. Quel ragazzo la attraeva, non poteva negarlo e di voglia di fare sesso ne aveva eccome, si sentiva diversa, a un passo dall’infrangere la barriera, ma qualcosa le impediva di far partire l’iniziativa proprio da lei, non faceva parte del suo carattere, le era sempre piaciuto il contrario, quell’intraprendenza di certi uomini (bèh, quasi tutti, in realtà) che subito cercano di andare al sodo, purché bravi a farlo, con modi e tempi giusti. Andava bene provocare giusto un po’ con il giochino di abbassare la cerniera della tuta, ma abbandonarsi così, come l’istinto sembrava suggerirle di fare, non era da lei e comunque non nel retrobottega di una tintoria dove avrebbe potuto rischiare grosso.

Faccio io”, disse il giovane. Le sue mani si staccarono, quella di lui prelevò una bottiglietta dal frigo, ne svitò il tappo e la porse alla donna con un sorriso “Recuperi quei Sali, signora…deve averne persi un bel po’.” 

– “E basta con questa “signora”. Mi chiamo Chiara e puoi anche darmi del tu.” 

– “Stefano.” Aggiunse il ragazzo e rimase a guardarla, senza parole, mentre la donna si portava alle labbra la bottiglietta, alternando brevi e lunghe sorsate di liquido color arancia...



Quegli occhi la turbavano, sembravano scavargli dentro, erano di un verde intenso e vi si leggeva in modo inequivocabile che erano gli occhi di una persona turbata almeno quanto lei da una chimica invisibile che cercava di combinare tra loro due elementi assolutamente perfetti. Un’ultima lunga sorsata e la bottiglietta venne svuotata del tutto. “Bèh? Ti sei incantato?” disse Chiara, cercando di spezzare un po’ quella tensione che si era creata. “No, che incantato? - gli fece eco Stefano “Ti trovo soltanto assolutamente stupenda. È da quando sei entrata che non riesco a staccarti gli occhi di dosso.” – Ecco, ora doveva proprio filarsela di brutto, allarme rosso in atto.

”Grazie del complimento, ma da come mi vedo io… se non vado a fiondarmi subito sotto una doccia, ce ne vorrà per ritenermi almeno decente.” La bugia che si era detta a se stessa, le aveva fatto guadagnare un paio di metri, mentre si dirigeva verso la porticina che comunicava col negozio “Grazie per la bibita , ma sarà meglio che vada. Mi raccomando il vestito, Stefano.” Ma non riuscì a fare un passo in più in avanti, una mano le cinse i fianchi e la girò con decisione. “Chiara…” Chiara si ritrovò il viso del ragazzo con le labbra a meno di un centimetro dalle sue “…tu non vai da nessuna parte!” Non ebbe il tempo di replicare che Stefano le infilò la lingua in bocca, serrandola in una stretta virile che riprese a fargli aumentare di nuovo il ritmo cardiaco. Cercò di staccarsi da quel bacio, al quale istintivamente aveva risposto - “No, fermo…sei matto? È troppo pericoloso!” 


– “Pericoloso, ma anche dannatamente eccitante…” la frase era stata detta quasi con un sospiro, mentre ora le sue labbra baciavano il collo della donna, per poi scendere in mezzo ai seni e lambire i capezzoli duri che spingevano da sotto il body. ”Fermati…ti prego…non…non voglio… non qui…”. Entrambe le mani del ragazzo avevano ora artigliato le natiche di Chiara, palpandole da sopra il pantalone attillatissimo ed elasticizzato della tuta, poi, con decisione, una era penetrata all’interno e due dita erano scivolate in mezzo al solco che separa i due glutei, insinuandosi a fondo, scostando un lembo della mutandina e sentendo il calore del suo sesso pulsante, umido non solo di sudore, ma di autentico desiderio. Chiara lottava contro se stessa, ma sentiva che stava cedendo, la sua figa era un lago di umori e quelle dita avevano preso a penetrarla in un modo dolce, ma allo stesso tempo deciso, quella barriera si stava infrangendo e lei non era più sicura di volerla mantenere intatta “Mmmm… no, se fai così…io….” Di nuovo la bocca di Stefano si avvicinò alla sua e le loro lingue si trovarono a scambiarsi fili di saliva, avvolte l’una all’altra. In un attimo, mentre ormai era al colmo di un’eccitazione incontrollabile, Chiara si sentì strattonare con foga per i capelli e spinta violentemente sul pavimento, per poi ritrovarsi inginocchiata davanti alle gambe del ragazzo che aveva tirato fuori dalla patta dei pantaloni il suo cazzo duro e glielo stava spiattellando sul viso, schiaffeggiandola. 



“Io penso che tu abbia proprio una irresistibile voglia di cazzo, Chiara.” Sentiva il profumo intenso del sesso di Stefano che si spalmava sulla sua faccia, la cappella gonfia ricamarle la forma delle labbra e la mente, la sua mente…bèh, quella ormai era in tilt. “No…mmmm… sì…” quello che riuscì a farfugliare non ebbe alcuna importanza, poiché il ragazzo le aveva ora affondato con foga il cazzo in bocca, spingendola forte con la testa “Dai… fammi ‘sto bocchino, Chiara…succhiami il cazzo come la troia che sei”.

Tra rigurgiti di saliva e colpi di tosse, Chiara annaspava, mentre il ragazzo, che ora sembrava una furia indomabile, continuava ad affondarle il cazzo in gola come se la stesse scopando. “Ti chiavo in bocca, zoccola….ti piace il mio cazzo?” – Ma erano solo mugolii soffocati quelli che uscivano dalla sua bocca, si sentiva stordita, completamente alla mercé di uno sconosciuto. La cosa la sconvolgeva, le dava un senso di libertà che non provava da anni, si stava facendo scopare in bocca da un ragazzo che aveva….ventisei? Ventisette anni al massimo, non un compagno, non un amante abituale con la quale aveva una relazione, ma il commesso di una tintoria che vedeva per la prima volta. È il bello era che se l’era cercata, provocandolo spontaneamente, un po’ per… “gioco?” Che importava? Oramai, mentre la sua bocca si prodigava in profonde succhiate, si sentiva schiava della situazione, totalmente in balia di un qualcosa alla quale era impossibile sfuggire. Ora sapeva che poteva e che soprattutto, più di ogni altra cosa, voleva. Stefano era davvero un gran figo e il suo modo di fare era deciso, gli piaceva essere dominata così, sentirsi dire quelle cose che la eccitavano da morire, non si sarebbe fermata a un semplice pompino. “Accada pure quello che deve accadere”. Quasi come a leggergli nella mente, il ragazzo estrasse il membro dalla sua bocca che per qualche secondo ritornò a respirare...

 - “Basta così…non vorrai mica che ti venga in bocca? Eh, no….mia bella troia….ora ti chiavo, te lo sbatto tutta nella figa!”

 – “Sì…ti prego, non sto capendo nulla…dammelo!”. Chiara si sentii come un manichino tra le mani del giovane che la spinse contro la piccola scrivania nell’angolo, posizionandola a 90°, poi le abbassò in un colpo solo il pantalone della tuta e le mutandine che rimasero a metà cosce. Ora il fondoschiena esposto di Chiara appariva in tutto il suo splendore, liscio, glutei ben torniti e pieni da fare invidia persino a una ventenne. “Hai un culo fantastico…” disse Stefano, ora si era abbassato stando quasi in ginocchio, Chiara si sentii allargare i glutei, mentre la lingua del ragazzo iniziò a guizzare tra l’ano e la figa pregna di umori “Co…così…mi…” 

– “Cosi ti faccio morire….” continuò il ragazzo “Hai la figa e il buco del culo più belli in assoluto tra quante ne ho scopate…” 

–“ Ti prego…mmm…mi sento a disagio…sono tutta sudata e fradicia….” 

– “Ecchisenefrega? Sai di buono...Sai di donna!” 

Fu a quel punto che Chiara esplose “Chiavami! Non ne posso più!” 

– “Vuoi il cazzo eh, zoccola? Dillo. Dillo ancora!” 

– “Sì, voglio il tuo cazzo…voglio che mi apri tutta….fottimi, ti scongiuro!”

Mai aveva pensato che sarebbe arrivata a supplicare un uomo per farsi penetrare, ma ora tutto le veniva fuori spontaneamente, senza freni. Il ragazzo pose il suo cazzo giusto in mezzo ai glutei, poi li avvicinò entrambi con le mani lasciando che questi accarezzassero lo scettro pulsante con la loro pelle vellutata e priva di imperfezioni di una donna che, si intuiva benissimo, doveva aver superato già da un po’ i quaranta. Fece questo giusto un paio di volte, mentre Chiara si sentiva ormai catapultata in un’altra dimensione, i sensi infuocati in un modo che mai aveva provato prima. “Fallo….ora…”riuscì a dire. E fu in quel momento che si sentì penetrare con un colpo secco e deciso che per poco non gli tolse il respiro. Stefano la tirava per i capelli verso di se, mentre affondava il suo cazzo nella figa con un ritmo da giovane stallone, come se nella vita non avesse fatto altro...


“Ti chiavo….ti sfondo…e dopo te lo metto tutto nel culo, troia!” 

–“Fa…fammi tutto quello che vuoi…ma non fermarti…aaaaahhh…”.

All’improvviso, come se entrambi avessero ricevuto addosso una secchiata di acqua gelata, udirono il suono che faceva il campanellino d’ingresso quando la porta del negozio veniva aperta e subito dopo giunse la voce del signor Piero “Stefano, sono tornato, sei di dietro?”. Il ragazzo cercò di ricomporsi in un lampo e così fece Chiara, strappata da quello che, ne era sicura, sarebbe stato per lei un orgasmo davvero super. 

“Merda…me lo sentivo che sarebbe accaduto qualcosa. Cazzo! Cazzo! Cazzo!” pensò dalla rabbia. Stefano le fece cenno di mantenere la calma, ma in quanto a incazzatura non era certamente secondo a Chiara “Sto coglione proprio ora doveva tornare? Ma vaffanculo…” disse a denti stretti. “Stefano…” il signor Piero era entrato nel retrobottega ed aveva subito scorto Chiara che aveva ripreso in mano la sua bottiglietta di Gatorade ormai vuota, facendo finta di aver appena finito di bere...

“Ah…ecco perché non rispondevi, eri in dolce compagnia….” 

– “Salve…” farfugliò Chiara, cercando di sfoderare un atteggiamento quanto più naturale possibile, ma dentro di lei ogni cosa era in subbuglio. 

-“La signora Adami aveva sete, le ho offerto una bibita.” intervenne Stefano.

- “Hai fatto benissimo, di questi tempi la clientela va coccolata.” Poi, rivolgendosi a Chiara - “ Signora Adami, purtroppo il suo abito ha bisogno di un secondo intervento, una delle macchie non è venuta completamente via e contavo di occuparmene personalmente, ma abbiamo avuto un problema coi condizionatori e mi sono dovuto recare al centro assistenza.” Ora Chiara voleva solo fuggire da quel luogo. 

-“Sì, mi ha già detto tutto Stefano. Nessun problema, faccia quello che deve fare. Ripasserò nel pomeriggio. Ora vogliate scusarmi, ma ho urgente bisogno di tornare a casa e farmi una doccia. (“Fredda”) Pensò tra se. “Grazie per la bibita.”

 – “Ma si figuri, arrivederla.” rispose il signor Piero, mentre il suo sguardo non si staccò dal fondoschiena della donna fino a quando questa non abbandonò il negozio...

Mi ha già detto tutto Stefano” esordì con una risatina soffocata il titolare della tintoria, cercando di cimentarsi in quella che apparve come una pessima imitazione di Chiara. “Di un po’…” disse poi, volgendo il suo guardo sornione al ragazzo “Non avrai mica fatto colpo su quella gran figa da paura della Adami?” 

- “Ma cosa dice? Probabilmente una come lei non mi considera neppure…” A Stefano il sarcasmo di quel viscido verme dagli occhi vitrei del suo principale e le sue continue frecciatine al suo indirizzo, stavano decisamente sui coglioni, ma ora aveva un motivo in più per detestarlo, era stata solo colpa sua se lui e Chiara erano stati interrotti proprio sul più bello, chissà quando e soprattutto “se” ci sarebbe stata una seconda possibilità.

- “Eh, ragazzo mio, da come ti guardava non ne sarei così sicuro, fidati, ho sempre avuto un sesto senso per queste cose. Quella fa da sempre la sostenuta, ma secondo me, sotto sotto…”

....Continua...





8 commenti:

Maximilian ha detto...

Complimenti sia a Monika che a Isi che conoscevo sull'altro blog di Tippy Zero in Condotta, ma non sapevo fosse anche un bravissimo scrittore. Il racconto mi è piaciuto, molto scorrevole e intrigante e ora voglio leggere assolutamente il continuo. Sensuale e eccitante la parte nel retrobottega con il giovane commesso e la protagonista che si "rimette in gioco" alla grande. Mi piace molto questa idea e serie di racconti a due, dove una fantasia femminile offre lo spunto e lo stimolo poi a un uomo di portarla avanti. Magari prossimamente avverrà anche il contrario in un futuro episodio, sarebbe curioso. Bravissimi!

Isi ha detto...

Grazie. Veramente non lo sapevo nemmeno io, mi hanno scoperto Monika e Tippy. Io mi sono solo divertito un sacco e le ringrazio.

Giuliano ha detto...

Complimenti ad Entrambi...vorrei soffermarmi su di un punto:ho il privilegio di avere Isidoro tra i miei amici più cari e non sapevo di questa sua incredibile vena creativa, mi piace il suo linguaggio "nudo e crudo"da strada nel descrivere certi stati d'animo e non ultimo quello della rabbia..posso solo dire che..."c'è da imparare da Isidoro Bruno"...senti..posso chiamarti "Papy?";)

Isi ha detto...

Mò non ti allargare, però :D:D:D

Giuliano ha detto...

Pure tu "Mo"?..hahaha

Anonimo ha detto...

Ottima combinazione, mi è piaciuto. Aspetto il finale

Malia ha detto...

Dove si trova questa tintoria? Voglio assolutamente andarci. Bravi, bel racconto erotico!
Baci,
Malia

Isi ha detto...

Contento che ti sia piaciuto. Per la tintoria prova a chiedere a Monika, io posso solo consigliarti di leggere anche la seconda parte (che verrà pubblicata martedì) e di farci sapere se ti sarà piaciuta.