martedì 4 maggio 2021

LE MEMORIE DI ANNA 3 - MILANO parte 2: Il Signor Franco (by Monika Monika)


 Secondo appuntamento con il terzo ciclo de "Le memorie di Anna".

Oggi la bravissima Monika introduce un nuovo personaggio tratteggiato con l'usuale cura e per nulla banale.

Non ho ancora letto il seguito del racconto ma son sicuro che avrà risvolti e pieghe inaspettate!

Ancora complimenti a Monika.

Donato

Simona cercò ancora di dissuadermi dal mio proposito ma io rimasi ferma nella mia idea, e lei sapeva bene che non c'erano molte altre strade da percorrere.
Dopo circa dieci giorni di discorsi e discussioni varie (alcune così accese che arrivammo anche a litigare), si convinse a chiamare finalmente il signor Franco, che le diede appuntamento per la sera stessa.
Decidemmo di vestirci in maniera sobria, ma in un modo che non nascondesse del tutto una certa avvenenza.
L'avvocato abitava in un bell'edificio intorno alla stazione di Cadorna; io e Simona arrivammo puntuali e una volta citofonato entrammo nell'elegante portone salendo con l'ascensore fino al quarto piano, dove lui ci stava aspettando sull'uscio di casa.
- "Simona, che sorpresa che mi hai fatto! E' da un po' che non ci si vede", disse.
- "Già, è da un po'. Ma ora ho una cosa da chiederti. O meglio, abbiamo una cosa da chiederti, sia io che la mia amica. Lei è Anna", mi presentò Simona.
- "Piacere Anna, felice di conoscerti. Io sono Franco. Non ti dà noia se ci diamo del tu, vero?", disse porgendomi la mano.
- "No, nessun problema, Franco", risposi, ma senza ricambiare il cortese saluto e tenendo le mani congiunte davanti a me.
Senza scomporsi, aggiunse: "Prego, accomodatevi".
Da come me ne aveva parlato Simona, quel tipo io me lo ero immaginato come un uomo maturo, almeno sui cinquant'anni, invece mi trovai di fronte un giovane che dimostrava al massimo trentacinque anni, dall'aspetto decisamente distinto, quello sì, anche piuttosto bello, dovetti ammettere (mi venne però da pensare, non so dire perché, che al signor Riccardo non sarebbe piaciuto), con folti capelli neri e occhi verdissimi, più o meno come i miei.
In contrasto con la sua età e il suo fisico, abbastanza atletico, notai che camminava un po' curvo, quasi trascinando i piedi, e i suoi occhi tradivano una evidente stanchezza, che poteva essere anche tristezza.
L'appartamento, neanche a dire, era davvero ampio e arredato con gusto, di taglio moderno ma senza eccedere, lasciando spazio anche al classico.
Mentre ci faceva strada attraverso un lungo corridoio costellato di quadri, disse: "Care signore, non sapete che gioia mi dà la vostra visita! La mia vita è una tale noia... e queste sorprese mi piacciono molto!", mentre a me, sapendo cosa aveva costretto Simona a fare, venne solo da pensare: "Ma vaffanculo, stronzo!".
Una volta arrivati nel suo studio, formato da un'ampia stanza con le pareti in legno, ci fece entrambe sedere su un comodo divanetto, mentre lui prese posto nella poltrona della scrivania.
- "Sono a vostra completa disposizione. Ditemi, vi ascolto", disse. 
Senza girarci troppo intorno gli risposi io, esponendogli il nostro intento, ovvero di partecipare ad alcuni di quegli incontri che lui organizzava in cambio dell'annullamento definitivo degli interessi che gravavano sul negozio di Simona per il prestito ricevuto.
Il fatto che ora noi eravamo in due, doveva, a conti fatti, accelerare la chiusura della questione, quindi volevamo arrivare a capire di cosa si trattava e in che termini.
Franco si accomodò meglio nella sua poltrona, ci fissò a lungo e poi disse: "Mi ricordo della faccenda del negozio... è ancora da sistemare, sì. Io e te, Simona, avevamo iniziato una "trattativa", diciamo così, ma poi si è interrotta, mi pare di rammentare. Comunque, poco male, so bene come vanno certe cose".
Tacque per un po', fissandoci, e poi proseguì: "Voi siete due splendide donne, è innegabile, e di sicuro la cosa può essere fattibile. Fatemi solo rimettere mano a quella questione, fare due conti e pensare quale tipo di incontri posso organizzare, in modo da trarre l'esatto ammontare della cifra che ancora mi spetta".
Lo disse come se la cosa del denaro fosse lecita e legale, ma sia io che Simona non obbiettammo nulla.
- "Simona la conosco abbastanza bene", aggiunse poi con un vago sorriso, "Ma invece a te no, Anna... ti va di rispondere a qualche domanda? Diciamo un po' personale?". 
- "Sì, nessun problema", dissi.
- "Bene... quindi, Anna... a te cosa piace fare a letto? E cosa saresti disposta a fare? Ti chiedo questo per scegliere meglio i contesti dove muovermi e dove indirizzarti, ovviamente. Dando per scontato che la figa la dovrai usare comunque... tu sei brava a fare i pompini? E ti piace farli?", chiese senza battere ciglio.
Quindi erano queste, per lui, le domande "un po' personali".
- "Sì, mi piace. E a sentire chi li ha ricevuti, sono anche molto brava a farli", aggiunsi poi seccamente.
- "Ottimo! Ottimo! E nel culo? Sei già stata sodomizzata? Ti piace farti scopare così?", domandò ancora, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Avrei voluto rispondergli: "E a te?", ma invece dissi, ancora seccamente e fissandolo in volto: "Sì, anche questo mi piace".
- "Hai problemi con le dimensioni? Cioè, con cazzi molto grossi?".
- "Ho avuto esperienze con uomini molto dotati, e non ho mai avuto problemi".
- "Benissimo! E... con le donne? Hai già avuto rapporti lesbici?", questa volta i suoi occhi corsero da Simona a me, e, proprio per confermare i suoi sospetti, presi la mano di Simona rispondendo: "Dipende dalle donne. Con alcune sono disposta a fare di tutto".
- "Oh, bene, bene... e, dimmi, hai fatto esperienze con più uomini? Hai qualcosa in contrario alle gang bang?".
- "Le ho fatte, e non ho nulla in contrario al sesso di gruppo. Se non si usa la violenza, beninteso".
- "Oh, benissimo... mi semplifichi non poco le cose... e di conseguenza le semplificate a voi per la faccenda del negozio. No, nessuna violenza, anche se qualcuno potrebbe essere... un po' capriccioso, diciamo così".


A dispetto delle questioni trattate, i suoi atteggiamenti rimasero sempre cordiali, e rivelandosi un perfetto ospite ci offrì non pochi liquori pregiati o particolari dolci, ma che né io né Simona accettammo.
Alla fine disse: "Devo valutare un paio di cose, ma forse, con quattro o al massimo cinque incontri, scegliendo quelli giusti, la cosa potrebbe essere risolta. Che dite? Può andarvi bene?".
Guardai Simona prima di rispondere, ma i suoi occhi erano fissi su Franco ed emanavano un disprezzo evidente, quindi parlai io per entrambe: "Restiamo in attesa dei dettagli, e poi valuteremo."
- "Ma certo!", rispose.
Finiti i convenevoli di rito, dopo una mezz'oretta ci congedammo da lui, ma arrivati alla porta del suo appartamento lui allungò le mani palpandoci il culo.
- "Scusate... ma siete davvero bellissime!", disse.
Uscii da quella casa disgustata da quell'uomo.
Durante il tragitto di ritorno, Simona, guidando, fissava ostinatamente la strada senza spiccicare una parola.
Sapevo cosa stava pensando, e sapevo che si sentiva in colpa per avermi coinvolto, ma io non volevo che ci stesse male, non sopportavo di vederla così e ruppi il silenzio: "Te lo ripeto; nessuna cosa a cui andremo incontro cambierà mai nulla tra noi due. Non cambierà il nostro rapporto. Tu sei una persona importante per me. Molto importante. Senza praticamente sapere nulla di me e senza aver nulla in cambio non hai esitato un solo istante dal togliermi da una situazione terribile e che sarebbe andata avanti per anni, probabilmente. Ora sto solo cercando di fare la stessa cosa nei tuoi riguardi. So bene cosa significa quel negozio per te, e non parlo certo del luogo in sé... mi ricordo ogni parola di quello che mi hai raccontato, di cosa ti hanno fatto subire tuo padre e il tuo ex marito. Non accetto l'ipotesi che debba svanire tutto se esiste un modo per risolvere la cosa".
Solo a quel punto Simona abbassò un po' lo sguardo e rispose: "Non è vero che non ho avuto nulla in cambio. Ho incontrato te. Non mi sembra una cosa da poco", e dicendo quello mi prese la mano, portandosela poi alla bocca e baciandomela.
Passammo la notte insieme, ma senza fare sesso - non eravamo dell'umore adatto -, solo per stringerci l'un l'altra in un caldo abbraccio.
L'estate era finita da poco, ma settembre già portava i primi freddi.

Il giorno dopo, durante la classica pausa del té in negozio, il signor Riccardo mi chiese se andava tutto bene: "Mi sembri preoccupata, con la mente altrove. Oggi ti ho annoiata con i miei ricordi?", disse alla fine.
Non riuscivo a nascondergli nulla e lui era troppo sensibile per non rendersi conto di ogni mio cambio di umore.
- "No, no, che dite? I suoi racconti sono per me sempre preziosi, lo sa bene... è tutto a posto, davvero", risposi, anche se non troppo convinta, "Sono solo un po' stanca, ecco".
Ma nel modo in cui mi guardò compresi bene che non lo avevo di certo convinto.
Non insistette, ma aggiunse: "Se hai qualche tipo di problema, di qualunque genere, sai che puoi parlarmene. E se posso aiutarti lo farò in ogni modo".
Alla fine della giornata, appena uscita dal negozio mi fermai in una cabina telefonica lì vicino e chiamai Franco, dicendogli che avevo bisogno di parlargli.
Con la prontezza che aveva già dimostrato, mi diede appuntamento per la sera stessa, cosa che non mi feci ripetere.
Ero molto nervosa, perché sapevo che stavo tradendo l'accordo preso con Simona, ma non vedevo altra soluzione.
Come la volta precedente, lui era ad aspettarmi sempre sull'uscio di casa e sembrava ancora più triste della sera prima.
Nonostante sapessi di cosa era capace, non riuscivo del tutto a inquadrarlo: era come un uomo nascosto, dietro o dentro molte armature.
Entrati nel suo studio, mi fece accomodare sul divanetto e quindi mi chiese il motivo di quel nuovo incontro.
- "Io mi sono già mosso per cercare di organizzare qualcosa... hai per caso cambiato idea?", disse lui anticipandomi.
- "Ecco, è proprio di questo che volevo parlarti", dissi io, "Non ho cambiato idea, e sono pronta a partecipare a quegli incontri, ma volevo chiederti di tenere fuori Simona dalle situazioni più pesanti. In quelle cerca di coinvolgere solo me".
Vidi un accenno di stupore nel suo sguardo, ma non durò troppo.
Restò in silenzio per un po' di tempo, guardando la sua scrivania, tanto che cominciai a temere che si fosse dimenticato di me.
Poi disse: "Voi due siete molto legate, vero?".
- "Sì, molto. Tengo tanto a lei", dichiarai immediatamente, "Ha sofferto già molto nella sua vita, e non voglio che altre ferite le vengano inferte. Per inciso, lei non deve sapere nulla di questa mia richiesta".
- "Capisco", rispose Franco con un tono serissimo.
Io cercai invece di capire a cosa stava pensando, ma inutilmente: aveva un'espressione neutra e, con quei suoi occhi sempre tristi fissava un punto vago nella stanza.
Poi, dopo diversi minuti, riprese il discorso: "Sei venuta qui per questo?".
- "Sì", risposi, "Voglio solo che Simona non abbia di che pentirsi della scelta che in qualche modo l'ho convinta io a fare".
Franco ripiombò di nuovo in uno dei suoi silenzi, per poi dire: "Devo cambiare un po' i piani su di voi, ma posso farlo. Ci sono delle situazioni che puoi sbrigare da sola, anzi, è anche meglio se lo fai da sola. A Simona affiderò cose più leggere, quasi irrilevanti. E non mancano, credimi... poco più che capricci. Solo per il primo incontro avrò bisogno di entrambe. E' una situazione che può darmi un bel po' di credito in un certo ambiente, e quindi potrei scalare di molto il debito del negozio".
Lo ascoltai senza battere ciglio, e poi risposi: "Per me va bene. Ma dopo quel primo incontro, Simona deve essere tutelata dal resto".
- "Si può fare", e così la trattativa fu chiusa.
Poi si alzò dalla poltrona, aggiungendo: "Sei bella, Anna. Visto che io ti sono venuto incontro, tu potresti farlo verso di me?".
Capii subito a cosa stava alludendo, perché avevo messo in conto un approccio simile, ma speravo non accadesse.
Si accomodò accanto a me, poi con una mano mi accarezzò il viso: "Sei davvero splendida".
Nel tono della sua voce sentivo che era convinto di quello che stava dicendo, ma i suoi occhi restavano opachi, come non più capaci di mostrare e neanche trovare del calore.
Non rifiutai la sua carezza, sentendo il buon profumo della sua mano.
Tenendomi ferma la testa, avvicinò la sua bocca alla mia e mi baciò.
Dopo un inizio molto dolce, il bacio diventò subito più focoso e sentii la sua lingua esplorarmi la bocca.
Si fermò un attimo dicendo: "Oltre che bella hai anche un buon sapore", riprendendo subito dopo a baciarmi con trasporto.
Era da tempo che non avevo più contatti con un uomo e, pur se cercavo di negarlo a me stessa, la cosa cominciava a farmi effetto.
Risposi al bacio, che continuava senza sosta, usando anche io la lingua.
A quel punto, la sua mano scese sul mio collo, poi sul mio piccolo seno, palpeggiandolo un po', e ancora più giù, fino ad arrivare sulle mie gambe lasciate scoperte dalla corta gonna, facendosi poi strada in mezzo a loro, cosa che non ostacolai più di tanto.
Iniziò quindi ad accarezzarmi con delicatezza la vagina, che tradì quasi immediatamente il mio stato di eccitazione inumidendo in maniera evidente le mutandine e alcune sue dita.
A quel punto lui interruppe ancora il bacio e si portò quelle dita in bocca, dicendo: "Hai un buon sapore... ovunque".
Riprese a baciarmi con sempre più foga, afferrò una mia mano e la posizionò con una certa energia in mezzo alle sue gambe, dove sentii che il suo sesso era già durissimo sotto i pantaloni: in quel momento fui investita da una vampata di calore, e tutte le mie remore crollarono all'istante.
Cominciai a palpeggiarglielo con convinzione, avvertendo tra le dita le pulsazioni che emetteva, fino a che mi staccai da lui, lo feci appoggiare sullo schienale del divanetto, gli sbottonai i calzoni e glieli abbassai insieme alle mutande, poi gli presi in mano il suo uccello e mi ci posizionai davanti, in ginocchio, cominciando prima a baciarglielo - soprattutto la cappella, ormai caldissima -, poi a leccarlo in tutta la sua lunghezza e infine lo presi in bocca, iniziando a succhiarglielo con vigore.
Franco era ben dotato e la visione di quel cazzo completamente in erezione fu il colpo definitivo a ogni mia resistenza, comunque già evaporata.
Ci misi tutta la passione che potevo, cercando di usare lingua e bocca nel modo migliore, sentendo subito che gradiva molto quello che stava ricevendo.
Infatti, poco dopo e con il respiro un po' in affanno, disse: "E' vero quello che... hai detto ieri!... Sei... bra... bravissima con la bocca".
- "Ti piace?", risposi.
- "Sì, sì... continua, ti prego! Non me lo sono mai... sentito così du... duro... mi sta scoppiando", aggiungendo poi, "Tirati un po' su... la gonna... fammi... fammi vedere il culo!".
Lo feci, ondeggiando un po' i fianchi, per poi stringere le mutandine tra i glutei in modo da farli sembrare completamente nudi.
Franco si godette il pompino ancora a lungo, a volte suggerendo lui alla mia testa un ritmo a volte tenendomela ferma e spingendomelo fino in gola - tanto che perdevo il controllo della saliva, che scendeva copiosamente fino a ricoprirgli i testicoli -, pressione che interrompeva solo quando si rendeva conto che mi mancava il respiro.
Dopo un po', quando io ero già una maschera di sudore, disse con fermezza: "Voglio scoparti!".
Quindi mi fece alzare e girare, mi tirò verso di sé, tenendomi fermo il culo con le mani e mordicchiandomi un po' le natiche, per poi spostarmi le mutandine di lato e spingermi i fianchi in basso.
Io feci appena in tempo ad allargare un po' le labbra della vagina con le dita che lo sentii entrare con decisione dentro di me! 
La penetrazione mi tolse il fiato, tanto che restai con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, ma lui non ci badò troppo, iniziando a montarmi con forza.
Solo quando il ritmo dei suoi assalti diminuì, facendosi più regolare, la cosa cominciò ad essere gradevole anche per me e con una mano iniziai a strofinarmi la clitoride, aumentando di molto il mio piacere.
Piegandomi un po' in avanti mi tolsi le scarpe e, facendo attenzione a che il sesso di Franco non uscisse, salii con i piedi sul divanetto per mettermi nella posizione più comoda per essere presa in quel modo: spalancando completamente le cosce e appoggiando la mia schiena al suo corpo.
- "Ti piace così tanto il cazzo?", chiese, con un tono a metà tra la pura arroganza e quello di un amante partecipe.
- "Sì", risposi con il fiato corto, "Soprattutto... qu... quando è così duro! E caldo! Adoro sentirlo dentro così! Spingilo fino in fo... ndo... sì! Scopami... scopami!"
Tenendomi con una mano un fianco, Franco stabiliva la velocità con cui dovevo muovermi, mentre due dita dell'altra mano, debitamente inumidite, sentii che me le stava infilando nell'ano.
- "Muovi... muovi i fianchi così! Sei fantastica... Anna... così, sì... vai su e giù!", disse, "Su e giù! Così! Così! Così! Così, Anna... più veloce, più veloce! Mi fai godere!", continuava a ripetere, eccitatissimo.
Sentivo il sudore scendermi ovunque, sulla fronte, il seno, la schiena, le natiche, inzuppandomi i vestiti... ero bollente!
- "Sì! Così! Tutto dentro! Di più! Di più! Aprimi bene la figa!", dissi ansimando e ormai pienamente coinvolta da quella scopata.
Aumentai di conseguenza il ritmo della cavalcata, fino a che, all'ennesimo colpo datomi, lui quasi urlò: "Vengo! Sto per sborrare!"
A quel punto mi alzai, scesi velocemente dal divanetto e mi rimisi in ginocchio davanti a lui dicendogli, mentre riprendevo a masturbarmi: "Vieni adesso! Sto godendo anche io!", 
Ed era vero, proprio in quel momento, quando sentii il getto di sperma caldo inondarmi il viso e la bocca che tenevo spalancata, i miei umori riempirono la mano con cui mi stavo toccando.

Restammo a lungo sul divanetto, mezzi nudi e abbracciati.
Sentivo parte del suo seme colarmi ancora sul collo e su un seno.
Le cose avevano preso una piega non certo inaspettata, visto i motivi che ci avevano fatti incontrare, ma erano andate più velocemente di quello che pensavo.
Probabilmente mi addormentai per un po', o almeno quella fu la mia sensazione, poi mi destai e rivolsi lo sguardo verso di lui, vedendo che mi stava fissando.
Non parlava... mi guardava soltanto, con quell'immancabile espressione triste negli occhi.
- "Cosa c'è?", gli domandai.
Lui restò in uno di quei silenzi che stavo imparando a conoscere, continuando a tenere gli occhi su di me.
Poi si alzò, mi prese gentilmente per mano e disse: "Te la sentiresti di restare qui stanotte?".
Gli feci un lieve cenno di approvazione con la testa, quindi mi accompagnò sul suo letto, dove, stretti l'uno all'altro, passammo il resto della nottata.
Di mattina presto mi propose di fare sesso ancora una volta, e l'appagamento di entrambi fu di nuovo totale.
Era un amante indubbiamente capace e io era da tempo che non sentivo quel tipo di sensazioni, che solo un uomo riusciva a darmi.
Ebbi il tempo di farmi una doccia, poi Franco mi accompagnò fino all'ascensore.
Prima che le porte si chiudessero, disse una cosa, un po' sottovoce, che non capii bene.
Per tutto il giorno, in negozio, pensai a quello che poteva aver detto, ma l'unica parola da me compresa era quella che chiudeva la frase: "Prima".
In serata sentii Simona, e ovviamente non le raccontai nulla di quello che c'era stato tra me e Franco, che mi chiamò invece due giorni dopo, dicendo: "Ho avvertito anche Simona poco fa. Il primo incontro è tra una settimana. Tieniti pronta".



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo episodio! Eccitantissimi i due incontri tra Anna e Franco, sia il primo, diciamo verbale, che, ancora di più, il secondo!

Complimenti MoniKa!

Sonia B.

Anonimo ha detto...

Attendevo questa terza storia e ho letto adesso le prime due parti, che mi sono parse bellissime come sempre.
Eroticissima la scena iniziale tra Anna e Simona, ma ho trovato molto ben raccontato anche il passato del signor Riccardo.
La scena di sesso tra Anna e Franco in questo episodio è poi davvero bollente!
Mi sono immaginato la protagonista in ogni singolo momento!!
Complimenti sinceri alla scrittrice!

Ringrazio ancora chi sceglie poi le foto d'apertura, che salverò come sempre nella cartella che ho dedicato da tempo alla bella Anna.

Anonimo ha detto...

Episodio eccitantissimo!