martedì 11 maggio 2021

LE MEMORIE DI ANNA 3 - MILANO parte 3: Emilio e il Signor B. (by Monika Monika)


 Terzo appuntamento con le Memorie di Anna- stagione terza-scritte dalla bravissima Monika.

Ancora una volta la nostra eroina si troverà a fare i conti con il lato oscuro del piacere sessuale.

A differenze delle precedenti stagioni anche io e Tippy non sappiamo dove la vicenda andrà a parare e leggiamo gli episodi con un ridottossimo preavviso rispetto a voi lettori quindi siamo curiosissimi!

brava Monika!

Donato

 

Le memorie di Anna 3 - Milano p. 3 - "Emilio e il signor B."

Con Simona ci eravamo date appuntamento davanti al suo negozio, dopo l'orario di chiusura.
Era un sabato, quindi il giorno dopo non sarei dovuta andare al lavoro, per fortuna.
Come ci era stato detto di fare da Franco, entrambe ci eravamo dietro uno zaino con vestiti e scarpe di ricambio, tutti molto più provocanti di quelli che avevamo addosso. 
Dopo aver tirato giù la saracinesca, vidi Simona immobile a fissare quell'immagine - il negozio chiuso -, e cercai di scuoterla dicendole: "Vedrai; insieme ce la faremo a salvarlo!".
Franco arrivò puntuale con il suo fuoristrada e noi salimmo sul sedile posteriore.
Lui era elegantissimo.
- "Quindi è questo il negozio?", chiese, "Non me lo ricordavo più".
- "Tu magari no, ma chi lavora per te sì, invece!", replicò amaramente Simona.
- "Oh... non credere che abbia chissà chi alle mie dipendenze", disse ancora Franco, chiudendo in maniera secca il discorso.
- "Dove stiamo andando?", domandai io.
- "In un posto al confine svizzero. In un castello. Il luogo adatto a delle principesse ma dove non ci sono troppi principi", rispose Franco, tra il sarcastico e l'enigmatico, aggiungendo: "Mettetevi comode, perché ci vorranno più di due ore di viaggio".
Durante il tragitto nessuno parlò più, ma io e Simona ci guardavamo spesso e dopo un po' le presi la mano e la tenni nella mia fino all'arrivo, accarezzandole le dita.
Fuori il paesaggio era diventato buio con il sopraggiungere della sera, quindi offriva solo lo spettacolo dei lampioni e di qualche occasionale finestra illuminata.
Verso le 22, dopo essere uscito dall'autostrada, Franco prese un lungo viale isolato che arrivò davanti ad un grande cancello cintato da un'alta siepe; un uomo uscì dalla guardiola lì vicino e venne ad aprire, quindi entrammo e proseguimmo in quella direzione, giungendo poco dopo a destinazione, dove ci si presentò davanti davvero un castello, maestoso e bellissimo.
Parcheggiata la macchina in un'ampia piazzetta, andammo verso il portone principale, dove Franco si annunciò ai due uomini lì presenti.
Ci fecero entrare, ma non mi sfuggì lo sguardo di uno di loro, che corse sul mio corpo in maniera lasciva.
Attraversato un lungo e sontuosamente arredato corridoio, fummo condotte da Franco in una stanza da bagno per cambiarci d'abito.
Non avevo mai visto tanto sfarzo in una stanza del genere, che tra l'altro era quasi più ampia del mio appartamento, tra tavoli finemente cesellati, enormi vasi di porcellana straripanti di fiori freschi, grandi poltrone in pelle, tendaggi in velluto, quadri che sembravano molto antichi e naturalmente due coppie di lavandini, di box doccia e di vasche, tutti con rubinetteria dorata.
Notando che Franco non usciva dalla stanza, quando glielo chiesi mi rispose: "Perché? Stasera vi vedrò fare ben altro che uno spogliarello. E io qui sono la vostra garanzia di incolumità", quindi assistette al nostro cambio d'abito.
I suoi occhi non si staccarono da me, non degnando praticamente di uno sguardo Simona, nonostante la sua innegabile avvenenza.
Aspettammo lì dentro per circa un'ora, poi fummo raggiunti da un uomo, anche questo elegantemente vestito, che scambiò due parole con Franco per poi andarsene.
Poco dopo, guardando l'orologio, Franco disse: "Andiamo", e ci avviammo  di nuovo attraverso un corridoio per giungere alla fine in un grandissimo salone, che nonostante la fioca luce, dovuta ad un'illuminazione di sole candele, vedevo che era di una bellezza straordinaria, con un soffitto altissimo e meravigliosamente affrescato, arazzi, quadri magnifici ed enormi.
In fondo c'era una grande tavolata imbandita con non poche bottiglie di champagne e quello che sembrava un ricco buffet, mentre in mezzo alla grande stanza erano presenti cinque divanetti circolari in pelle bianca, e su quattro di questi c'erano sedute delle coppie di persone: ragazze, alcune molto giovani, delle donne e anche dei ragazzi, con vicino a loro degli uomini in piedi, uno per ogni divanetto.
Franco ci condusse al quinto divanetto, ancora vuoto, e lì ci fece sedere, restando poco distante da noi.
Se non avevo capito male, ogni divanetto sarebbe stato il "palco" delle performance che ogni coppia di persone lì sedute doveva sostenere, mentre quegli uomini in piedi erano praticamente l'equivalente che era Franco per noi, ovvero quelli che le avevano portate lì.
Quando i divanetti furono tutti occupati, cominciò ad affluire nella sala molta altra gente, sia uomini che donne e di diverse età, tutti mascherati, seguiti poi da folti gruppetti di altre persone senza maschera, anche questi composti sia da uomini che da donne.
Il salone ora si era popolato, quando, tramite un piccolo gong, venne annunciato l'arrivo del padrone di casa, un uomo abbastanza basso e anch'esso mascherato, che si diresse verso una specie di scranno sopraelevato che dominava la stanza e verso cui tutti i presenti erano rivolti.
Era nominato solo come "Signor B.".

Ad un nuovo colpo di gong la folla prese a muoversi verso il buffet per poi dirigersi, con calma ma con evidente curiosità, tra i divanetti: ogni figura mascherata era seguita da un discreto numero di persone con il volto scoperto.
Commenti, risate e insulti sulle "qualità fisiche" di chi era posizionato sui divani cominciarono a inseguirsi senza sosta, a volte solo sussurrati a volte molto più diretti.
Dopo un po', vidi arrivare vicino a me e Simona quattro persone mascherate, tre uomini e una donna, tutti elegantissimi, con dietro di loro almeno una trentina di persone, tra uomini e donne.
- "Ciao, bambolina", mi disse uno dei tipi mascherati: "Che mestiere fai?".
In quel momento guardai un po' perplessa Franco, che mi fece solo un cenno con la testa.
- "Sono apprendista in un negozio di restauro e decorazione", risposi.
- "Oh! Che brava! Fa l'apprendista!", aggiunse un secondo uomo mascherato con un tono di scherno.
- "E tu, bionda? Che mestiere fai tu?", sento chiedere a Simona dall'ultimo tizio mascherato.
- "Lavoro in un negozio di fotografia", rispose Simona fermamente.
- "Oh... due vere lavoratrici! E sapete che siete qui per questo? Per lavorare? E mentre voi lavorate noi invece ci divertiamo un po'. Spogliatevi e cominciate a scopare tra di voi!", disse infine la donna con la maschera.
Io e Simona ci guardammo, e notando il suo tentennamento presi io l'iniziativa; mi sporsi verso di lei e cominciai a baciarla e a palparle il seno.
All'orecchio le sussurrai: "Sei fighissima... sai che mi ti farei volentieri?", ottenendo quello a cui miravo, un suo sorriso.
Piano piano le tolsi i vestiti: prima la giacca, poi la camicetta, mostrando le sue morbide tette ancora strette dal reggiseno, poi ancora la gonna e le scarpe, quindi rimase in biancheria intima e collant; così bella da togliere il fiato.
Le spinsi con delicatezza la schiena sul divanetto, e posizionandomi con la testa fra le sue gambe spostai un po' le mutandine, cominciando a leccarle la figa e notando che la cosa un certo effetto dimostrava di farlo.
Mi concessi il tempo di gustarmi il suo sapore a lungo, fino a che uno dei tipi al seguito della gente mascherata intimò anche a me di spogliarmi.
Mi alzai in piedi e cominciai a togliermi tutto, biancheria e collant compresi, restando completamente nuda.
A quel punto arrivano i commenti: "Che bella fichetta! Giovane e fresca!" o "Che bel culo rotondo! Tutto da sfondare!".
Uno degli uomini mascherati mi porse un oggetto, dicendo: "Ora mettetevi entrambe a quattro zampe sul divanetto con i vostri deretani attaccati e infilatevi nella vagina questo, lavoratrici. Fate vedere a tutti quanto siete  puttane!".
L'oggetto è un dildo doppio, quello con due falli vaginali, di un genere che sia io che Simona avevamo già usato tra di noi.
Ci posizionammo come indicato, infilandoci dentro il doppio dildo e iniziando a muovere i fianchi per farlo penetrare bene, fino a quando cominciai a sentire il contatto con le natiche di Simona, come sempre in grado di suscitarmi eccitazione, persino in quella situazione, così grottesca e umiliante.
Un uomo di quelli senza maschera - un tipo molto grasso, con capelli e baffi lunghi, barba non rasata e che puzzava non poco -, mi afferrò il viso con una mano tenendomelo fermo, dandomi una lunga leccata su una guancia per poi mettermi il suo pollice in bocca, dicendo: "Ti piace giocare così, puttanella? Sono sicuro di sì. Come anche a quella figona bionda... la tua amichetta, sì. Succhia... succhiami il dito, che fra poco avrai ben altro da succhiare!".
E infatti, approfittando della posizione in cui ci trovavamo ora io e Simona, due dei tipi mascherati, che a giudicare dai capelli completamente grigi non erano proprio giovanissimi, vennero a posizionarsi davanti alle nostre facce, estraendo il loro sesso già in piena erezione e dicendo quasi all'unisono: "Allora, lavoratrici, avete il privilegio e l'onore di avere a che fare con delle nobili verghe, stasera. Usate bene le vostre bocche, come immaginiamo sapete ben fare!".
Iniziammo quindi a spompinarli tra le risate degli altri lì presenti, che tra esultanze varie spingono le nostre natiche ritmicamente le une contro le altre, facendo così entrare completamente il doppio dildo.
La donna con la maschera iniziò a palparmi un seno, già umido di sudore, per poi far correre un dito sulla mia schiena e arrivare a infilarmelo nell'ano, estrarlo, portarselo in bocca per succhiarlo e dicendo: "E' una delizia questa maialina. E' brava con la bocca?", chiese poi all'uomo a cui stavo facendo un pompino.
- "F... fantastica", rispose appena in tempo, perché per fortuna non durò molto: "L'apprendista restauratrice, qui, chissà i cazzi di quanti operai ha  succhiato! Dove lo fai? Nei cessi dei bar di periferia? Sì... continua così... sì... vengo! Sto venendo!".
E infatti subito dopo mi sentii inondare la bocca di sperma, che non trattenni tutto e in parte finì sul divanetto.
Poi, sempre lui, rivolgendosi agli uomini senza maschera al suo seguito, aggiunse: "E' vostra. Il "battesimo" lo ha avuto".
Quasi immediatamente cinque di loro si posizionarono davanti a me, estraendo i loro uccelli e reclamando la mia attenzione.
Gestirne l'irruenza era improbabile, anche perché alcuni tentavano di mettermelo in bocca insieme; solo quando almeno due erano già venuti, i tre rimasti cercarono di gustarsi con più calma la mia lingua.
Alla fine arrivarono tutti a godimento e io mi ritrovai ad essere in una maschera di sudore e sperma.
Girai come potei la testa per dare un'occhiata a Simona, notando che era praticamente nella mia stessa situazione, poi cercai di buttare un occhio anche negli altri divanetti, vedendo che molte delle altre donne stavano già scopando, come i due ragazzi nel primo divanetto, sodomizzati da due uomini.
Cercai con lo sguardo anche Franco, che senza troppa sorpresa colsi con i suoi occhi su di me.

In quel momento, un altro gruppetto, sempre facente parte di quelli al seguito delle persone mascherate che ci avevano "scelto", intimarono a me e a Simona di staccarci e uno di loro si prodigò nell'estrarre il dildo che avevamo ancora dentro, leccandolo poi con voracità ed esclamando: "Che buono il sapore della ficaaaaa!".
Uno di questi si avvicinò a me dicendo: "Ti piace prenderlo su per il culo?"
- "Sì", risposi seccamente, quasi in tono di sfida.
- "Bene", aggiunse, sdraiandosi sul divanetto e tirando fuori il suo arnese in tiro: "Allora infilati dentro sto palo, bagascia!".
Salii sopra di lui e, dandogli le spalle e aprendo bene le gambe, mi sedetti praticamente sui suoi fianchi facilitando la penetrazione anale.
Iniziò a sbattermi con foga, tanto da farmi mancare il respiro, e, come se già non bastasse, un altro mi si posizionò davanti, mi fece sdraiare con la schiena sul suo compare e, spalancandomi ancora di più le cosce con le sue braccia, me lo infilò nella figa di colpo!
Avevo già avuto un'esperienza simile, a Rimini, nella cantina della famigerata pensione Conchiglia, ma non era certo una cosa a cui ero abituata perché sentivo solo dolore e non poca ansia.
Ovviamente il tormento non poteva finire certo lì ed un altro cercò in tutti i modi di trovare un varco tra i suoi due amici per mettermelo dentro anche lui; per fortuna non lo trovò, perché mi avrebbe fatto un male tremendo; venne quindi spostato da diversi altri del gruppo, almeno una decina, che salirono sul divanetto posizionandosi in modo da poter ricevere un pompino anche se io non avevo più nessuna coordinazione del mio corpo, visto che continuavo ad essere montata contemporaneamente da quei due uomini.
Nel delirio di quella situazione, praticamente si masturbarono da soli ma imponendomi di aprire la bocca per ingoiare il loro sperma.
Ci provai, ma inevitabilmente finì quasi del tutto sulla mia faccia, sul mio corpo e sul divanetto, che ora ne era parecchio imbrattato.
Anche i due che mi stavano scopando arrivarono al culmine venendomi addosso.
- "Che scopata fantastica! Sei davvero una gran troia!", disse quello che mi aveva sodomizzato.
E forse era vero, mi venne da pensare; alla fine, nonostante avessi cercato altre strade, se il sesso mi aveva sempre poi trascinato dove voleva lui forse c'era un motivo, anche se non era certo in una dimensione di simile degrado quella dove potevo trovare piacere e appagamento.
Ma non era quello il momento per fare chissà quali riflessioni perché il tour de force sessuale doveva proseguire.

Tentai di estraniarmi con la testa da quello che stavo subendo, mentre un altro tipo mi faceva stendere supina e tenendomi larghe le gambe cominciò a scoparmi!

Vidi avvicinarsi un ragazzo, davvero molto giovane, che con mia sorpresa iniziò invece a leccarmi il corpo, ripulendomi in parte dallo sperma che mi colava ovunque.
Una donna di circa cinquantanni venne poi a mettersi sopra di me, con i suoi fianchi all'altezza del mio volto, si alzò la gonna e si tolse le mutandine per poi ordinarmi: "Leccamela! E spero che tu non sia un'apprendista anche in questo!".
Lo feci e nello stesso momento vidi che Simona era nella mia stessa posizione, montata dal tipo grasso e con quel cattivo odore che prima mi aveva messo il dito in bocca, mentre un altro era in ginocchio vicino alla sua testa reclamandone la bocca.
Mi resi conto in quel momento che era la prima volta che la vedevo fare sesso con degli uomini, e la cosa mi suscitò un sentimento contrastante, sia di eccitazione che di gelosia.
Poi, quando quello che mi stava scopando venne sul mio seno e fece per allontanarsi, il grassone si staccò da Simona e si diresse subito verso di me.
Prendendomi duramente per i capelli mi fece mettere a quattro zampe e girare verso di lui dicendo: "Succhiami il cazzo! E' appena stato nella fica della tua amica bionda! Se come immagino scopate insieme, ti dovrebbe piacere!".
Aveva un pene con una strana forma: di dimensioni spropositate al centro ma con una piccola cappella.
Glielo presi in bocca, sentendo effettivamente sulla lingua un sapore che conoscevo bene: quello di Simona.
La donna a cui la stavo leccando prima stava invece restituendomi il "favore", visto che ero piegata nella direzione opposta e con i fianchi alzati.
Poi, pur se in quel marasma non avevo più la percezione della realtà, un fulmine mi arrivò addosso!
Il tipo grasso disse: "Tu sei Anna, vero?"
Come faceva a saperlo? Io non lo avevo mai visto in vita mia!
- "Mi chiamo Emilio. Sai chi mi ha parlato di te? Tuo zio Antonio. Mi ha fatto vedere anche delle tue foto, dove eri con altri parenti. Frequentavamo lo stesso bar, a quel tempo. Sono passati alcuni anni ma non sei cambiata molto... già allora ti avrei scopata volentieri, ancora di più dopo aver sentito da tuo zio quello che facevi con i tuoi cugini e quello che ti aveva fatto lui. Sì, mi ha detto di come ti ha sverginato il culo! Aveva dei progetti su di te... mi ha detto invece che lo hai fregato. E poi è scomparso. Chissà che fine ha fatto... ma vedo invece che la tua carriera di troia non si è mica fermata. E ora ti becco qui, coperta di sborra. Bene... finalmente posso sbatterti a mio gusto! Girati e apri bene il culo, che adesso te lo metto dentro fino alle palle!".
Ero totalmente incredula e rimasi per un po' imbambolata... mi ripresi però subito, quando lo sentii penetrarmi con violenza, facendomi urlare dal dolore!
La donna che prima mi stava leccando ora aveva la sua lingua nella mia bocca mentre si masturbava ferocemente, ma poco dopo posizionò di nuovo la sua figa davanti alla faccia: "Sto godendo, stronzetta! Dammi un'ultima leccata!".
Anche il grassone non ne voleva sapere di stare zitto e mentre mi sodomizzava proseguì: "Che scopata pazzesca che sei! Non... ah... sai quante volte me lo sono menato pensando a quello che mi aveva raccontato Antonio di te! Toh... prendilo tutto dentro! Adesso nel culo ti entrerebbe anche la marmitta del mio trattore! Ti piace essere montata così? Eh? Rispondi!".
Mi girava la testa e non capivo più niente di quello che stava accadendo, ma presi coraggio, mi girai un po' e risposi con rabbia: "Sì, adoro prenderlo nel culo! Ma mio zio mi scopava meglio di te!".
La risposta evidentemente lo spiazzò, tanto che perse vigore in fretta e finì senza neanche venire.
- "Lercia puttana!", mi urlò, prima di andarsene.
Un altro prese subito il suo posto, anche lui sodomizzandomi, e un altro ancora mi si posizionò davanti piantamelo il bocca... ne restavano ancora una decina intorno a me e Simona; troppi per reggerli tutti e io non ce la facevo più!
Ma ormai non riuscivano più a trattenersi e, saliti in piedi sul divanetto, anche se reso terribilmente scivoloso a causa dei liquidi lì versati, si misero intorno a noi masturbandosi istericamente e in breve fummo sommerse da una quantità esagerata di schizzi di sperma.
In quel momento, pur nell'intontimento in cui ero precipitata, sentii sulla mia testa un getto di liquido più caldo del normale; uno aveva iniziato a urinarmi addosso, dicendo: "Apri la bocca! Voglio che bevi il mio piscio, succhiacazzi!".
Gli digrignai i denti e gli si ammosciò così tanto che finì per farsela sulle proprie gambe.
Da chissà dove sbucò poi una vecchietta, anche lei mascherata, che mi si avvicinò con un bicchiere in mano dicendomi: "Ciao, bellina! Hai bevuto solo sborra stasera, perché non assaggi un po' di champagne?", gettandomi in faccia il contenuto del bicchiere.

Poi, tutto finì.
La sala si svuotò rapidamente e restammo solo noi, le dieci persone portate lì per sollazzare gli altri (ora sfinite e stravolte ma tutte ben attente a stare sedute solo sui bordi dei divanetti, ormai diventati dei porcili) e i loro "accompagnatori", tra cui Franco.
Io e Simona - ma come anche gli altri sui rispettivi divani - letteralmente grondavamo liquido seminale.
Alcuni di noi si guardarono, mentre molti altri tennero lo sguardo abbassato, evidentemente sopraffatti da un senso di vergogna e profonda umiliazione, ma comunque nessuno disse nulla.
Vidi però che nel divanetto delle due ragazze molto giovani, ora ne mancava una... e mi venne l'atroce dubbio che si fosse sentita male.
Gli accompagnatori andarono tutti a parlare con il signor B., che sembrò essere soddisfatto di ognuno di loro.
Poi, invitate da Franco, io e Simona raccogliemmo i nostri vestiti e ci avviammo verso il bagno che ci era stato assegnato, cosa che fecero anche gli altri, dirigendosi verso i rispettivi locali.
Franco, questa volta, ci aspettò fuori.
Una volta entrate, senza dire una parola entrambe buttammo nel cestino i vestiti che avevamo in mano, ben decise a lasciarli lì, e poi facemmo una lunghissima doccia; ci sarei stata un giorno intero sotto quel getto di acqua calda e pulita.
Poi, avvolte in morbidi accappatoi ci sedemmo sulle poltrone presenti nella stanza.
Restammo in silenzio a lungo, infine Simona disse: "Non mi perdonerò mai per averti fatto subire tutto questo".
Io la guardai, rendendomi conto che le volevo più bene che mai.
Glielo dissi, completando poi il mio pensiero: "Tu non mi hai fatto niente. Se la gente fa schifo, e questa gente fa veramente schifo, non è per colpa tua. Sono cose che già avevo visto a Rimini, come ti ho raccontato. Insieme possiamo superare ogni cosa, te lo già detto. Queste persone non contano nulla per me. Tu sì".
Cercavo di essere presente e pronta nelle risposte, ma quell'esperienza era davvero un brutto colpo da assorbire.
Dopo un po' mi chiese: "Che voleva il grassone, quello baffuto e puzzolente?".
Lo aveva notato anche lei: "Per quanto possa sembrare assurdo, era uno che conosceva mio zio, Antonio... sì, proprio il tipo della cascina di Gianni e Mario. Lo stronzo gli aveva fatto vedere una mia foto, raccontandogli di me e dei ragazzi e cosa mi aveva fatto poi lui. Quindi il puzzone mi ha riconosciuto, anche a distanza di tempo".
- "Bastardo fino in fondo!", replicò Simona.
Passò ancora del tempo, dove restammo immerse nei nostri pensieri, poi, vedendola tremendamente abbattuta, dissi: "Almeno un paio di loro avevano comunque dei bei cazzi, va detto".
Simona mi guardò sorpresa... poi entrambe scoppiammo in una liberatoria risata!
Immaginai la faccia di Franco se nel caso ci stava sentendo.

Nel viaggio di ritorno nessuno disse nulla, almeno fino a destinazione, quando chiesi a Franco: "C'erano alcune ragazze molto giovani... sembravano minorenni".
- "Lo erano di sicuro", mi rispose.
- "Anche tu tratti le minorenni?", domandai ancora.
- "E' capitato. Ma non ho mai costretto nessuna di loro", rispose, tentando di dare una stupida giustificazione.
A quel punto alzai l'asticella chiedendo: "Chi era il padrone del castello, quello chiamato signor. B?".
Lui abbassò la testa ed emise un profondo respiro... aspettò un po' a rispondere, poi gli uscì tutto di getto: "Dico solo che è un uomo molto importante, con contatti in tantissimi settori: televisivi, bancari, economici e ovviamente politici. E' importante come lo sono tutti quelli che hanno partecipato mascherati. Queste... orge... sono per loro un "gioco", diciamo così. Un gioco meschino e sadico, ma così lo intendono, come un divertimento. Intanto stipulano affari e di sicuro ricatti tra di loro. Chiedono ogni volta che gli siano portate donne o uomini da scopare, ma che siano persone che non si prostituiscono di professione. Deve essere gente normale. Per questo hanno chiesto che lavoro fate. Vogliono umiliare chi è sotto di loro a livello sociale. I tipi mascherati "inaugurano" il festino esigendo, come avete visto, solo un pompino, ma non fanno sesso mai con le persone portate lì, perché non le ritengono degne. Gli altri, quelli a volto scoperto, sono loro dipendenti a vari livelli e mansioni".
Confusa dall'imponenza di quell'edificio e di quella sala, oltre che da quello che era successo poi, io non mi ero resa conto di nulla di tutto ciò e rimasi basita, ben oltre quello che già avevo vissuto quella sera.
Dissi soltanto: "Begli ambienti di merda che frequenti, avvocato".
- "Non sono i miei ambienti. Mi ci sono ritrovato in mezzo perché ero uno sprovveduto e ora non riesco più ad uscirne. Sarebbe lunga da raccontare, mentre voi è meglio se andate un po' a riposare", rispose Franco.
Ci accompagnò fino a casa di Simona; lei mi chiese di restare e io accettai subito.
Quella domenica la passai lì, con Simona che si prese cura di me come non aveva mai fatto nessuno prima, cucinandomi cose buonissime, leggendomi cose bellissime, tenendomi stretta in lunghi abbracci e facendomi sentire profondamente amata.
Ridemmo tanto.
La richiesta fatta a Franco pochi giorni prima, di esentarla da altre cose pesanti, per me acquistava ancora più valore.
Mi misi in attesa del successivo incontro organizzato da lui, quindi.
Che non tardò ad arrivare.

(disegno di Albert Dobout)

 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Episodio notevole, carico di situazioni davvero bollenti ma anche di non poche inquietudini, cosa che caratterizza lo stile di MoniKa da sempre!

Anonimo ha detto...

Questo è un episodio che non mi aspettavo, ma è coerente con le situazioni piene di ombre in cui si trova coinvolta spesso la protagonista, e l'insieme, sia i momenti più delicati che quelli più hard, è raccontato sempre benissimo, neanche a dire.

Sonia B.