Oggi presentiamo sul blog una nuova scrittrice: Deborah.
Quando ho conosciuto Deborah lei stessa si è presentata con queste parole: attraverso la scrittura cerco di far uscire l'eros che sento dentro; a volte descrivendo desideri troppi osceni per essere rivelati a voce, a volte descrivendo situazioni che sono un po' il timore di ciascuna donna e in questo modo esorcizzare la paura.
Con il passare dei giorni ho avuto modo di parlare maggiormente con lei e la sua personalità mi ha molto colpito.
A parte l’essere una bravissima scrittrice che cura molto la forma ed i particolari (come voi stessi potrete constatare) Deborah ha il dono di essere una donna dalla mille sfaccettaturein bilico tra la carnalità e la sensualità e l’essere quasi eterea ed inafferrabile.
Tutto ciò a mio avviso si percepisce dai suoi
racconti che risultano insieme eccitanti ma anche sensibili, emozionali e a volte duri.
Ho scelto di pubblicare per primo una sua opera a tematica BDSM che sia io che Tippy abbiamo apprezzato.
Deborah è curiosa di leggere i vostri commenti sia qui che sulla pagina facebook del gruppo.
Buona lettura
Donato
POSSESSUS
Deborah pizzi
Concentro la mia attenzione sulla luce della candela posta sul comodino, la fiamma ha brevi e impercettibili tremori come la mia pelle nuda. L’attesa è come una mano serrata sul mio stomaco. Seduta sui talloni aspetto il mio Master.
Il liscio parquet trasmette calore alle mie gambe un po’ aperte da cui il mio fiore segreto, lieve, si schiude ed emana il mio odore.
Il fruscio della porta mi avvisa che lui entra. Mantengo lo sguardo sulla candela ma l’attenzione è per quei passi silenziosi che si avvicinano.
La sua presenza ha riempito la stanza.
Imponente dietro di me, appoggia una mano tra le mie scapole e il suo calore scioglie il pugno dentro la mia pancia e assaporo una sensazione di sicurezza al contatto su di me.
Si muove.
Vedo passare i suoi pantaloni neri davanti a me, le sue dita mi sollevano il mento, apro gli occhi e il suo sguardo predatore trapassa il mio e torno ad avere paura.
Mi accarezza il viso e dice: – Accetti di essere mia?
– Si, mi offro a voi: nuda, accessibile, consapevole. – Ho provato a essere più determinata possibile ma le parole mi sono uscite deboli e incerte.
– Ora sono mie la tua anima e la tua carne. – La sua voce invece è decisa.
Sfila dalle tasche dei pantaloni un collare di cuoio scuro, sicure le sue mani lo legano attorno al mio collo flessuoso.
– Alza i polsi.
Obbedisco e vi chiude due polsiere.
Introduce l’indice nell’occhiello di metallo che pende dal collare; il mio corpo segue la tensione, mi alzo e mi conduce davanti a due catene che pendono dal soffitto.
Si posiziona dietro di me e accompagna il mio braccio verso l’alto e lo fissa alla catena, fa lo stesso con l’altro.
La percezione del pericolo diventa reale, indifesa mi irrigidisco e sono a un passo dal voler tornare indietro.
– Sei bellissima. – mi sussurra, il suo respiro caldo mi rassicura e lo scorrere dei suoi polpastrelli sul mio seno e il mio ventre mi eccita facendomi muovere, le catene si tendono e le polsiere affondano sui polsi.
Un tessuto cala sugli occhi e la vista si oscura. Muove le mani dietro la testa e riconosco la gestualità di fare un nodo.
Si allontana e solo ora capisco quanto calore mi infondeva la sua vicinanza.
Cammina, non so dov’è ma i suoi passi sono vicini. Il suo sguardo mi è addosso, sulla mia nudità, sul mio essere indifesa.
Sibilo.
Il colpo brucia sulla natica come il piacere.
Altro sibilo, il suono dello strumento che sta usando è piacevole attesa. Il colpo si infrange sulla mia schiena e con la stessa velocità con cui arriva lascia spazio al piacere.
Inarco la schiena nel susseguirsi di sensazioni sconosciute e sconvolgenti
Il mio respiro diventa un gemito. Ho contato dieci frustate. Si ferma.
Silenzio.
Mi tocca tra le gambe per divaricarle un po’, i polpastrelli si infilano invadenti tra le mie labbra segrete e dalla facilità con cui scivola dentro capisco di essere bagnata.
Preme dentro di me con forza.
Esce.
Qualcosa di liscio e appuntito mi sfiora la coscia e solletica il pube, mi immagino sia il frustino che sta usando.
Dolore.
Mi colpisce il pube.
Il mio respiro si sospende e arriva il secondo colpo più in basso seguito da un altro alla coscia poi sull’altra. Sibili ripetuti, di nuovo il piacere e dolore si susseguono a un ritmo così veloce che si mescolano.
Ho perso il numero dei colpi, mi agito: il mio corpo e la mia mente non riescono più a sopportare sensazioni tanto oscure.
– Basta! – grido.
Lui si ferma. Le sue labbra si appoggiano prepotenti sulle mie. La sua lingua mi invade la bocca e nel farlo armeggia con le polsiere e mi libera.
Non ho la forza di reggermi in piedi, mi appoggio a lui, ma non mi sorregge e mi lascia scivolare a terra. Mi accascio sorretta a mala pena dalle mie braccia.
Mi solleva il mento, infila un dito nella mia bocca, assaporo il gusto di cuoio e vi attorciglio la lingua.
Il dito lascia il posto al suo fallo che duro e liscio apre di più le mie labbra. Lo lascio scivolare e inizio a succhiare.
Mi accarezza il viso e gemo: grata di quel tocco.
Non indugia oltre, esce, con decisione mi solleva per la coda dei capelli. Il suo respiro è caldo sul mio viso.
Il collare si tende, lo seguo a passi incerti e la mente ovattata fino a che il mio bacino tocca un ostacolo.
La sua mano sulle scapole mi costringe a stendermi su una superficie fredda e dura.
L’odore di cera profumata alle rose arriva alle mie narici, rumore di vetro, come se un bicchiere venisse poggiato sul tavolo, vicino ai miei fianchi.
Silenzio. Ancora quella sensazione del suo sguardo che mi esamina.
Mi prende una mano, il braccio viene teso, fruscio di stoffa attorno al polso, ripete l’operazione con l’altro arto; mi agito per allentare la tensione ai muscoli.
– Ferma. – Al suo ordine si sussegue uno schiaffo sul sedere: sonoro, energico.
Gemo.
Fissa anche le mie caviglie.
Provo a muovermi: tutti gli arti sono immobilizzati, il mio ventre poggia su quello che riconosco un tavolo di legno, il mio sedere è esposto ed è la parte in cui sento più freddo: la più vulnerabile, la più desiderabile.
Mi agito in cerca di una posizione per detenere i muscoli. Un altro sculaccione mi ammonisce infiammandomi.
Calore. Qualcosa di liquido e caldo viene fatto colare sulla natica. La sorpresa iniziale fa posto al sollievo nel sentire intiepidire e indurirsi ciò che immagino sia cera.
Lo ripete sull’altra natica e ancora sulla schiena.
Si struscia su di me, il suo fallo tra le natiche, mi piace e cerco di seguire i suoi movimenti con il bacino, ma lui mi blocca con le mani sui fianchi continuando a masturbarsi, mi metto buona e aspetto.
Si sposta e la mancanza del suo calore mi fa rabbrividire.
Accarezza la mia corolla delicato e lei si schiude, due dita veloci vi entrano e vanno su e giù, mi fa male e gemo.
Toglie le dita e mi penetra, oltrepassa senza indugi la mia apertura e mi riempie fino alla fine del mio ventre, feroce si muove dentro di me.
Grido, mi agito, tra il piacere delle sue spinte dolorose che premono un punto in fondo a me stessa e a ogni assalto da quel punto si sprigiona un piacere intermittente come il ritmo che vuole darmi.
Lui ansima, mi morde la schiena e le spalle aumentando la mia eccitazione.
L’orifizio del mio sedere viene premuto, qualcosa vuole farsi strada e credo sia il pollice perché tutte le atre dita sono appoggiate sulle mie natiche e le divaricano.
Quando il dito si muove comodamente dentro di me fa entrare anche l’altro pollice e assieme mi allargano.
Sono completamente posseduta da lui e mi sento piene e sensuale, gli orifizi occupati da lui che incombe possente su di me.
Grugnisce e io mugolo sottomessa.
All’improvviso esce da me e sento il vuoto, come se stessi bene solo con lui dentro.
– No– mi sfugge appena percettibile, come una supplica a continuare.
Il suo fallo si posizione tra le natiche.
Procede nelle mie viscere, aspetta che diventi della sua misura e lento entra ancora.
La mia bocca si schiude in un sorriso.
Lui ricomincia a essere impietoso.
A ogni morso un gemito di piacere, a ogni sculacciata l’eccitazione aumenta. È un godimento arcano che dall’intestino arriva alla mente. Niente di sublime, sono presente e mi sento una leonessa posseduta dal suo re.
Solletica il mio clitoride con le dita e poi le infila dentro il mio sesso. Mi sento di nuova completa.
Il suo respiro è affannoso come il mio, mi morde con intensità la base del collo.
Esce da me e mi sfugge un gemito di piacere.
La mia pancia si alza e si abbassa dal tavolo per il respiro accelerato, ormai la superficie è tiepida per il mio calore.
Mi toglie la benda. Anche se la stanza è in penombra sbatto gli occhi più volte per abituarmi alla luce.
La tensione alle braccia si allenta, uno alla volta i miei arti vengono liberati.
Mi solleva e mi lascio cullare dal suo abbraccio.
7 commenti:
complimenti a Deborah , ha saputo scrivere i primi passi della sessione master/slave con un calore e sessualità cosi poetica
Molto eccitante!
Che mia gioia per questa scoperta di Tippy Conte e per l'incentivo dato a un talento che deve essere fatto sbocciare e crescere in questo luogo, dove gli unici limiti saranno quelli della mente sublime di Deborah. Zippo
dimenticavo...le immagini chi le ha scelte? Zippo
Ciao Zippo
le immagini sono state scelte da Deborah stessa che vorrebbe intervenire qui sul blog non fosse che fino a ieri sera l'ozione commenti dava problemi..spero si faccia viva oggi
Eccitare è sempre un piacere per me. Grazie per esservi immersi nel mio racconto.
Deborah
Molto brava. Interessante e coinvolgente. Sufficientemente lento in alcuni passaggi per aumentarne il coinvolgimento, veloce in altri per non diventare noioso. Si fatica a distinguere sogno da realtà.
MsP
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