Passata la pausa natalizia, dopo qualche settimana dalla prima pubblicazione torniamo a pubblicare un racconto della bravissima e bellissima Deborah che stavolta ci narra una avventura da lei realmente vissuta.
Deborah ci trasporta in una atmosfera quasi onirica e soffusa ma le sensazioni, i pensieri , la situazione descritta è del tutto reale.
Credo che più di qualche lettrice possa avere vissuto simili situazioni e si possa ritrovare in ciò che Deborah descrive.
Deborah ci tiene ad avere i vostri commenti quindi commentate o qui o sulla pagina facebook del gruppo!
Donato
La passerella del vaporetto mi sembra più tremolante del solito, ma è il mio stato d’animo a rendere tutto più instabile: una vertigine di aspettativa e desiderio più forte della ragione.
Al tramonto l’acqua del mare assume le sfumature del rosa e l’iridescenza della primavera passa inosservata al mio animo tormentato da un’attrazione precipitosa.
Costeggio i cancelli dell’Hotel dove lavoro e mi dirigo sul retro: nell’alloggio dei dipendenti, conosco bene il percorso e passare inosservata mi riesce bene.
Mi apre la porta in T–shirt e pantaloni corti, rivedo i suoi occhi castani, una pozza scura di tristezza che mi attrae come la forza di gravità.
La camera dove alloggia è spaziosa ma dividendola con quella che è la sua ragazza è zeppa di roba, rigorosamente in ordine e pulita.
Mi siedo sulla sponda del letto e lei si abbassa per baciarmi, la sua bocca è morbida e la sua lingua incontra la mia con gentilezza. Intreccio le dita tra i suoi capelli corvini che
sono come seta sotto le mie dita.
Ci stendiamo sul letto senza riuscire a staccare le nostre labbra.
Le nostre magliette finiscono per terra e lei inizia a spostarsi sul mio collo, il suo visino morbido accarezza la pelle dei miei seni; mi lecca un capezzolo, la sua lingua ne percorre la forma e poi solletica la punta. L’altro seno è nella sua mano e lo accarezza così lieve
che il piacere si sublima.
Il ritmo dei nostri fianchi si fa sempre più intenso, ora il suo seno è schiacciato contro il mio e tocco le forme rotonde delle sue natiche. Mi abbraccia e mi fa scivolare sopra di lei. Percorro con le labbra la linea che dall’incavo dei seni pendenti arriva al suo ventre
che si alza e abbassa per il respiro profondo. Mi fermo a osservare il suo segreto da cui sporge un po’ di carnosità nella peluria scura.
–Toccami. – La sua voce è come la tentazione della seduzione, ma io ho paura, per me è come varcare un luogo sacro e sconosciuto.
– Toccami– ripete colma di desiderio.
Sfioro con il polpastrello le labbra esterne del suo sesso e mi faccio largo tra quelle più segrete; tremo e trattengo il respiro nel varcare la soglia di quel luogo misterioso e avvolgente.
Lei sospira e i suoi fianchi ondeggiano piano, mi muovo lenta per non tradire quella delicatezza, ma intrufolo un altro dito attratta irresistibilmente. Premo dentro di lei, ho gli occhi chiusi e ansimo come se quelle pareti che avvolgono le mie dita trasmettessero
un languore al mio sesso e alla mia anima. È qualcosa di arcano, qualcosa che c’era nell’antitesi di tutto.
Esco da lei: per paura, per smarrimento, perché ho profanato qualcosa di sacro.
Lei sorride come se sapesse già e si mette sopra di me.
Accarezza l’interno delle mie cosce e le separa, il suo viso si abbassa tra di esse e bacia la mia corolla. La sia lingua scorre lungo la mia forma dividendo i miei petali esterni e interni; lentamente mi schiudo eccitata dal suo tocco bagnato e sicuro.
La sua bocca avvolge il mio clitoride e lo aspira, lo titilla con la punta della lingua e poi lambisce sempre più in fondo dentro il mio grembo.
Ondeggio in quel limbo piacevole, ma il culmine dell’orgasmo rimane sulla soglia e in quel momento capisco quello che intendeva quando mi disse “tu non sei lesbica”:
comprendo che quello che mi manca è la penetrazione del maschile, la virilità che mi riempie e mi completa.
Sospiro e mi passo una mano sul viso pensando che l’orgasmo con lei era la cosa che desideravo più di tutto in quei giorni confusi e tormentati.
Lei intrufola due dita dentro di me, ma piccole e sottili deve premere per iniziare a darmi piacere e più preme e più l’orgasmo si decide a muovere un passo, la sua lingua non ha mai smesso di solleticarmi il sesso.
Il piacere si dirama timido e lento su tutto il mio grembo, la mia mente si scioglie in gocce rosa come quelle che spumeggiavano al tramonto.
Prendo il suo viso tra mie mani e i miei umori mi scendono nella bocca attraverso la sua.
Ora è il suo orgasmo che voglio. Si mette a cavalcioni su di me, il suo clitoride spinge sul mio pube, ondeggia piano e poi sempre più veloce fino ad ansimale quasi come un uomo.
Crolla su di me, la sua guancia sul mio seno solleticato dal suo respiro ancora affannoso.
Avvolgo le mie lunghe gambe attorno al suo bacino formoso e rimaniamo ad aspettare che le onde del nostro piacere ci lascino.
Spegne la sigaretta sul piattino e inizia a solleticarmi la schiena. Si risveglia il desiderio di lei, delle sue forme mediterranee a contatto con le mie spigolose.
Mi giro e la bacio, inalo in suo respiro che sa di tabacco, faccio scorrete le mie dita sui suoi capelli dritti e mi perdo in quegli occhi che gridano amore dentro i miei. Mi metto sopra di lei perché
la voglio ancora.
Faccio fatica a prendere sonno in quella stanza satura di fumo e odore di noi. I miei sogni sono frammentati e confusi. Mi alzo e decido di andare via. Lei mi guarda e assonnata mi saluta chiudendo la porta dietro di sé.
L’alba tinge di grigio umido la laguna, sui vetri del vaporetto non si riflettono immagini reali ma i ricordi della nostra storia: un tira e molla di sguardi e frasi equivoche durata un mese e sfociata in fugaci e intensi appuntamenti.
Le onde cullano la mia malinconia e quando metto piede sulla terra ferma percorro le strade con la testa vuota e il cuore colmo di nostalgia.
Prima di entrare a casa mi assicuro di avere la mia maschera della brava ragazza bene adesa al volto a nascondere le lacrime e il segreto.
1 commento:
bellissimo , erotico e delicato , complimenti Deborah
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