La bravissima Pamela H. Grey (intervistata nel blog qualche settimana fa) ci dona un estratto da un suo libro/mitologico intitolato Inanna e Lilith dal quale non possiamo che notare le sua principali caratteristiche: una cultura notevole nonchè la capacità di mescolare l'hard con un linguaggio colto e raffinato.
Supportate Pamela!
Inanna parlò:
"Ciò che ti dico
Il poeta tessa in un canto.
Ciò che ti dico
Fluisca dall'orecchio alla bocca
E passi dal vecchio al giovane.
La mia vulva, il corno,
La canoa del Cielo,
E' piena di desiderio
come la giovane luna.
La mia terra incolta giace a maggese.
Quanto a me, Inanna,
Chi arerà la mia vulva?
Chi arerà il mio alto campo?
Chi arerà il mio umido terreno?
Quanto a me, giovane donna,
Chi arerà la mia vulva?
Chi vi porterà il bue?
Chi arerà la mia vulva?"
Dumuzi rispose:
"Grande Signora, il re arerà la tua vulva.
Io, Dumuzi il Re, arerò la tua vulva."
Inanna disse
"Allora ara la mia vulva,
uomo del mio cuore!
Ara la mia vulva!"
… si trovò così seduta a cavalcioni nel suo grembo. Il pene di Selvaggio reagì quasi subito e, aiutato dai movimenti di lei, entrò nella sua vagina. I loro corpi erano costretti a schiacciarsi l'uno contro l'altro come se stessero per penetrare l'uno nell'altro, ma i loro movimenti erano limitati a piccole oscillazioni avanti e indietro e alla contrazione dei muscoli pubici. Tuttavia, lo stretto contatto fisico, la vicinanza fra i loro occhi e le loro bocche che quasi si toccavano senza bisogno di muoversi, la libertà delle mani di abbracciare e accarezzare erano quello che entrambi volevano. Lilith sentiva il cuore di Selvaggio battere forte contro il suo petto, ma lo sentiva anche pulsare nella vagina. Quelle pulsazioni, i brevi movimenti oscillatori del pene che la riempiva completamente, il petto di Selvaggio schiacciato contro i suoi seni, le provocavano una sorta di brividi interni continui e mai provati con tale forza, mentre un'intensa corrente di piacere saliva lungo la spina dorsale e giungeva al cervello mandandola in estasi.
… Lilith pensò al racconto della creazione e si sentì trasportata nel regno del divino. - Siamo uniti come An e Ki, come il cielo e la terra. – disse con la voce arrochita mentre le sue mani erano appoggiate entrambe sul volto di Selvaggio e i suoi occhi erano fissi in quelli di lui, nei quali leggeva la sua stessa estasi… Quanto poche ore prima i loro movimenti erano stati convulsi, istintivi, qualche volta anche violenti, tanto ora quei movimenti erano lenti, consapevoli, deliberati… n quei momenti, che volevano durassero il più a lungo possibile, la loro unione trascendeva i loro corpi, erano davvero due in uno come lo erano An e Ki quando uscirono dal grembo della grande madre Nammu. Alla fine godettero insieme e l'acqua del cuore di Selvaggio irrorò l'utero di Lilith per la seconda volta in quel giorno.
Si erano coricate una accanto all'altra, tenendosi per mano e sentendo sulla pelle ciascuna il tepore del corpo dell'altra. Cominciarono a farsi le solite coccole pensando che sarebbe stato bello addormentarsi così. Ma la luna fu galeotta. Nella sua pallida luce si guardarono e ciascuna vide riflesso negli occhi dell'altra il suo stesso desiderio. Erano amiche e sorelle. Ora, accanto al lago e sotto lo sguardo compiacente della luna, era il momento di essere anche amanti. Si baciarono mordicchiandosi a turno le labbra e aspirando l'una la lingua e il respiro dell'altra. Anunit scivolò sopra lei e Lilith sentì la pelurie che copriva il nido segreto dell'amica scorrere sulla sua pelle fino ad arrestarsi umida contro la sua. Avvertì lo stringersi delle cosce, la pressione del ventre contro il ventre, lo sfregarsi delle grandi labbra, il solleticante mescolarsi del pelo pubico, il premere dei capezzoli contro i seni, l'agitarsi della lingua intorno alla sua. Chiuse gli occhi e fu come se miriadi di stelline cariche di gioia e di piacere esplodessero in lei. Le mani correvano lungo il loro corpo, ma ora invece che i polpastrelli ad accarezzarlo erano le unghie. Il loro tocco era così leggero da dar loro i brividi che cercavano senza graffiare veramente la pelle. Solo in alcuni punti strategici, sui lombi, sulle e tra le natiche, all'interno delle cosce, le mani sostavano, e la pressione delle unghie si faceva più forte, fino a lasciare tanti piccoli segni, tante piccole falci di luna. Allora le loro bocche si staccavano e seguivano le mani coprendo di baci leggeri la pelle appena scalfita. Infine entrambe nascosero la faccia fra le cosce dell'altra e le loro labbra si posarono sul pube. Lilith sentì la lingua di Anunit entrare nella vagina, la sentì scorrere lungo le grandi labbra, soffermarsi sulle pieghe interne, raggiungere il clitoride dove ad essa si unirono le labbra. Cercò di imitare l'amica più esperta, anche se diventava sempre più difficile, perché il piacere che le dava Anunit le appannava la mente facendole via via perdere il controllo. Ma dove non poteva più arrivare consapevolmente arrivò con l'istinto e l'orgasmo giunse contemporaneamente per entrambe. Si rilassarono separandosi, ma subito si abbracciarono di nuovo e si baciarono. Andarono in estasi sperimentando un altro orgasmo, e bevvero il proprio odore e il proprio sapore l'una dalla bocca dell'altra.
E, felici, si addormentarono.”
1 commento:
bellissimo racconto con parole coinvolgenti , complimenti !
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