giovedì 14 maggio 2020

SISSY - SEDOTTA DA UNO SCONOSCIUTO (PRIMO EPISODIO)


Care amiche e cari amici del blog...torno un po' a scrivere su TIPPYLAND dopo aver lasciato il timone al mio adorato socio e collaboratore DONATO... Lo faccio per introdurre questa nuova serie di racconti a episodi intitolata SISSY scritta da una nostra bravissima lettrice LETIZIA AMORE
Ultimamente abbiamo ricevuto sia io che Donato alcuni racconti da voi lettori e pian piano li pubblicheremo tutti, continuando le già avviate avventure di GENNY scritte dalla conturbante NOEMI CONTE (che ringraziamo)... 
Insomma si profilano all'orizzonte nuove serie di racconti che alterneremo con i fumetti selezionati da Donato nei prossimi giorni. Ma adesso lasciate che vi introduca SISSY, una serie maliziosa e fresca, che racconta le prime esperienze sessuali e provocanti di una giovane lolita che si scopre sempre più femmina e desiderosa dei piaceri dell'erotismo. La scrittura è veramente scorrevole e coinvolgente, ricca di suggestioni pepate, sia io che Donato ne siamo rimasti colpiti e ringraziamo LETIZIA AMORE per averci regalato i suoi scritti. Sono sicura che piaceranno anche a voi ! Naturalmente l'autrice ci tiene moltissimo ai vostri pareri, commenti e suggerimenti, quindi non siate ne timidi ne avari e commentate numerosi...



PRIMO CAPITOLO : SEDOTTA DA UNO SCONOSCIUTO 


Era il giorno del mio compleanno, i miei genitori, mi avevano regalato un cellulare, era un modello nuovissimo, uno tra i primi ad avere la fotocamera integrata, il Nokia 7650 e non vedevo l'ora di mostrarlo alle mie amiche. Ero sul bus, che come al solito era pieno come una scatoletta di sardine. 
Un'adolescente esuberante, sbarazzina e come molte mie coetanee piena di entusiasmo, voglia di vivere, ed una fame irrefrenabile di esperienze nuove e travolgenti. Ambiziosa e sfacciata, la mia voglia di distinguermi, primeggiare, di essere oggetto di sguardi, attenzioni, soprattutto quelle maschili, mi era gratuitamente valsa la nomea di gran troia. È vero mi piaceva mettermi in mostra con disinvoltura, abitini stretti, o particolarmente corti che fasciandomi, esaltavano le forme sfacciate del mio provocante fondo-schiena e del mio seno acerbo, rivelando licenziosamente, la mia spudorata femminilità. Il mio corpo stava fiorendo, mi stavo trasformando e mi piaceva attirare sguardi accendesi di turpi fantasie. 
Nonostante la mia audacia, non avevo mai avuto neppure un flirt, trovavo i ragazzi della mia età, vuoti, privi di sentimento e standardizzati. Mentre aspettavo annoiata il bus, per andare a scuola, il mio passatempo preferito, era provocare gli uomini, specialmente quando adocchiavo  quelli maturi e brizzolati, che, quando si accorgevano di esser stati scoperti a guardarmi le gambe o il culo, rifuggivano il mio sguardo ammiccante, quasi vergognandosi delle loro stesse fantasie. Mi divertiva vederli poi cader nuovamente in tentazione, cercando nuovamente quel proibito contatto visivo. Solitamente, salendo sull'autobus, dovendo arrivare sino al capolinea, la era la mia scuola, mi mettevo con le spalle al finestrino, tenendo davanti a me lo zaino, per proteggermi dai balordi, che approfittavano della calca, per strusciarsi villanamente o peggio, far la mano morta. 
Quel giorno, mio malgrado, non riuscii a raggiungere quella posizione e restai bloccata in mezzo alla gente. Ad un certo punto, il bus aveva fatto appena due fermate, nella tentazione di raggiungere la mia zona sicurezza, mi trovai a strusciare involontariamente contro qualcosa di duro, qualcosa che avevo sempre immaginato, ed in un certo senso, anche desiderato, ma mai visto. Dietro di me, un signore maturo, brizzolato, decisamente un uomo affascinante, atletico e distinto. 
Quella situazione, così sconveniente mi eccitò, sentii la mia micina infiammarsi, restai immobile, lasciando che il beccheggiare del bus, mi spingesse ripetutamente, con il culo contro quel rigonfiamento. Qualche fermata dopo, sollecitato da quel mio continuo strusciarmi, si fece coraggioso e la sentii la sua mano, posarsi spudorata sul mio culetto. Una vampata di caldo salì dal mio ventre, ed infiammò le mie gote. Un soffocante piacere perverso, si impadronì dei miei pensieri, mentre l'imbarazzo mi paralizzava. Cosa dovevo fare!? L'avevo provocato, ora cosa potevo fare!? 
Probabilmente interpretò, quella mia immobilità, come un invito a continuare, cosa che in quel momento, nonostante il disagio, non mi dispiaceva affatto. Sentii le sue dita, solcare lo spacco tra le mie chiappette sode, sentii mancarmi il fiato, mentre un ardente desiderio si impadronì del mio corpo. 
Inarcai la schiena, offrendomi, nonostante la vergogna, alle sue scabrose attenzioni, si fece più scaltro, ardito, la sua mano scivolò indecente, dentro il leggings. Colta alla sprovvista, mi morsi un labbro per non urlare, le sue dita impertinenti, erano ora a contatto con la nuda pelle del mio culetto sodo e nuovamente scivolavano tra le mie chiappette. 


Sentii un dito premere indecentemente sulla rosellina del culo, contraddittoriamente, anziché stringere le chiappette, o sottrarmi, mi morsi un labbro chiudendo gli occhi ed inarcai nuovamente la schiena. Avevo il fuoco dentro, la mia fichetta colava piacere, lui, ormai conscio della mia turpe voglia, spinse con arroganza il dito nel mio buchino vergine. Bruciore, dolore, eppure ebbi un orgasmo, mi tremavano le gambe, il respiro spasmodico, lui si fece ardito, spudorato, ormai avevo tutta la sua mano tra le cosce, mentre con l'altra, sotto la maglietta, mi pizzicava i capezzoli duri come chiodi. 




Cominciò a masturbarmi energicamente, lambendo, pizzicando con sagacia il clitoride. Sentivo le sue dita, tra le labbra gonfie di piacere della mia fichetta, sentii un dito puntare oscenamente sulla mia verginità, spalancai gli occhi, temendo che volesse sverginarmi con il dito e mi morsi le labbra, ma non mi opposi. 


Ebbi un orgasmo travolgente, le gambe mi cedettero e se non fosse stato per lui, che mi abbracciò, sarei finita in ginocchio. Mi voltai timorosamente e finalmente ebbi modo di vedere in faccia il mio molestatore, lo fissai negli occhi senza dire nulla, turbata da ciò che provavo e dubbiosa su come avrei dovuto comportarmi. Mi prese la faccia tra le mani e senza dire nulla mi baciò con passione, ed io ormai completamente inebriata, ricambiai con altrettanto ardore. Chiusi gli occhi ancora frastornata da quello che era successo e quando li riaprii era sparito, lasciandomi lì, con la fichetta grondante e una voglia irrefrenabile di sesso. 
Scesi dal bus, in quello stato, i leggings fradici di umori vaginali, emotivamente sconvolta, ed affamata di sesso, non potevo andare a scuola. Tornai verso casa, per fortuna non ero molto distante, elettrizzata, la testa fra le nuvole, volevo ritrovarlo, sebbene di lui non sapessi nulla, mi aveva fatto conoscere un piacere nuovo, così intenso che non me ne fregava niente del fatto che avendo forse  una cinquantina d'anni, poteva essere mio padre. 
Mentre camminavo, mi sentivo un'ossessa, fissando tutti gli uomini, immaginavo i loro imponenti membri in erezione, volevo esser oggetto di impudiche carezze e voluttuose fantasie. Nel frattempo stavo pensando a come ritrovare quell'uomo, ben sapendo che sarebbe stata un impresa impossibile.
Rientrata a casa, corsi in bagno, dove restai a lungo davanti allo specchio, fissando la mia immagine riflessa, non riuscivo a capacitarmi di come e del perché avessi permesso a quello sconosciuto di farmi ciò che mi aveva fatto, di toccarmi così oscenamente, perché anziché mollargli uno schiaffo, quando l'ebbi davanti, ricambiai appassionatamente il suo bacio, perché sentivo il desiderio di ritrovarlo. 
Avevo assoluto bisogno di lavarmi, di togliermi di dosso quella sensazione di sporco, farmi una doccia gelata, si, una doccia gelata, che mi riportasse alla realtà, che mi permettesse di ritrovare la giusta e riordinare le idee. Mi spogliai lentamente, guardando distaccata il mio corpo. Ero una bella ragazza, una gran figa, modestia a parte, il seno minuto, si, ma sodo e bello pieno, era una bella terza, su cui svettavano fieramente i capezzoli puntuti. Guardai il mio bel culetto, ecco cosa piaceva agli uomini, pensai, il mio culo, sodo, tondo, alto ed invitante, un vero cattura sguardi, quello era il mio punto di forza! Sui leggings sentii l'acre ed intenso profumo del mio piacere, li odorai a lungo, premendoli con le mani sul viso, quasi fosse un nettare d'amore e la mia mente tornò sul bus, rivivendo quegli attimi intensi. Nuda davanti allo specchio, mentre nella mente visualizzavo le sue dita che frugandomi tra le cosce si immergevano in quei liquidi vaginali, tra le gonfie labbra fradicie della mia fichetta. Senza rendermene conto, avevo iniziato a toccarmi, le mie dita stavano scivolando nella mia figa, urtando contro la mia verginità, tintinnavo il clitoride, in quella mia visione, immaginai la sua prepotente erezione premere decisa e penetrarmi, lacerando rudemente l'imene. Trattenni il fiato, mordendomi le labbra, il piacere inondava il mio corpo come un fiume in piena, mentre le mie dita scivolavano audacemente tra le cosce. Mugolando come una troietta in calore spinsi un dito sino a sfiorar la rosellina del culo, spinsi dolcemente, massaggiando lasciva quel che mi dava piacere, chiusi gli occhi, mentre con grazia e decisione lo spingevo sempre più dentro. Con una mano tintinnavo il clitoride, mentre con un ditino nel culo, mi carezzavo da dietro, la parete interna della vagina. Scatenata, continuavo a masturbarmi con enfasi incalzante, rude, passionale mi lasciai travolgere dalla voglia, sentivo il piacere, montare come un fuoco dal basso ventre, spinsi un'altro dito nel buchino del culo, un rapido mix di piacere e dolore, con un aspro ruggito liberatorio, detti voce ad un orgasmo incontenibile, che mi lasciò tremante e spossata. Pesantemente poggiata con le mani sul lavabo, mi guardai ancora allo specchio, lo sguardo stravolto, il fiato corto, soffocato da brevi rantolii, le labbra tremanti, non riuscivo a riconoscere in quell'immagine, riflessa dallo specchio, la ragazzina spensierata che, poche ore prima era uscita di casa, per andare a scuola. Sconvolta entrai nella doccia, dove seduta in terra sotto il getto d'acqua, cercai di calmarmi, ma continuavo a pensare ossessivamente a ciò che era successo, sentendo il desiderio crescere pericolosamente dentro di me. 
Uscita dalla doccia, mi rifugiai in camera mia. Seduta sul lettino, con l'accappatoio, a gambe incrociate mi guardavo in giro, i pupazzi, le bambole, i poster dei film, tutto mi riportava alla mia età, alla spensieratezza dei miei anni. Dopo un lungo tempo di totale inerzia, scattai in piedi, non potevo lasciare che ciò che era successo mi condizionasse in quel modo, dovevo ritrovare quell'uomo, affrontarlo, tutto ciò che sarebbe successo dopo, doveva essere sotto il mio controllo, per mia volontà!
Aprii l'armadio, mi guardai nello specchio, mi piaceva guardarmi, mi piaceva il mio corpo, la mia fiorente sensualità. Presi la minigonna di pelle, l'avevo comprata, ma non avevo mai avuto occasione o il coraggio di metterla e la camicetta in chiffon di seta nera. Volevo essere stra-figa, volevo stenderlo, ero io a comandare il gioco, non gli avrei permesso di trattarmi nuovamente come aveva fatto, lo volevo ai miei piedi. Andai in bagno e mi truccai, un trucco leggero, ma che accentuava la profondità del mio sguardo, kajal, mascara e un velo di ombretto scuro. Un filo di rossetto, lucidalabbra per rendere attraente il sorriso, senza perdere di innocenza e andai a vestirmi. L'abbigliamento era decisamente in sintonia con il trucco aggressivo degli occhi, ero veramente una gran "rizzacazzi", non avevo mai amato quel termine, ma in quel momento calzava a pennello, il tocco finale lo detti tirandomi su i capelli e con le scarpe a punta, tipo decolté. 
Mi guardai ancora allo specchio, non sembravo affatto una teenager, mi sentivo e vedevo proprio una giovane donna travolgente...





















Fine Primo Episodio
By Letizia Amore 70


4 commenti:

Giuliano ha detto...

..molto bene..mi sa che una doccia fredda me la faccio anch'io adesso.....brava..sa eccitare con un certo stile raffinato..l'idea dell'"innocentina" in realta "ossessa"mi ricorda Amleto.."mascherate la libidine con il candore..e per questo che sono impazzito"..aspetto il seguito con ansia..e chiudo con una frase del Capitano Kirk..."a la via cosi"..

GattinoBaffuto ha detto...

Mi piace come sia stata introdotta la ragazza e il suo contesto, e adoro la descrizione delle sensazioni provate sul bus, di quel misto di piacere e di vergogna,della meraviglia di non essersi ritratta e ribellata, ma anzi di averne goduto!
Mi è anche piaciuta molto di come lei abbia acquisito consapevolezza nelle ore successive, e che si sia decisa a passare all'attacco..
Forse un filo troppo rapida l'escalation sul bus, unica parte che ho trovato un po' inverosimile (ma è pur sempre un racconto di fantasia!).
Per il resto è stato davvero un piacere leggere questo episodio, spero ce ne siano presto altri!

Anonimo ha detto...

Che bel racconto! Mi riconosco molto nella protagonista anche se non ho mai avuto il coraggio di fare sul bus quello che fa lei. Però è tutto molto eccitante e non vedo l'ora di leggere il seguito. Brava Letizia e un saluto a Tippy e Donato <3
Jennifer

Esteban Duville ha detto...

Molto bello. Storia stuzzicante e sbarazzina, che certamente stuzzica i cinquantenni Brava Letizia ^_^