giovedì 9 settembre 2021

IL DIARIO DELLE MIE VACANZE - LA VILLA SUL MARE (PRIMO CAPITOLO By PENSIERI PERVERSI)

 



Con la riapertura del blog tornano anche i racconti erotici proposti da lettrici e lettori... Questa estate infatti ci ha contatto PENSIERI PERVERSI, un nostro lettore che ci ha inoltrato il suo diario delle vacanze, un diario partito alcuni anni fa appuntando le sue torride villeggiature estive nella villa in Sardegna dei suoi suoceri...

Parte quindi oggi il primo capitolo che ci racconta i primi due mesi di agosto 2015 e 2016 passati in quella villa e nei prossimi leggerete gli altri agosto di altri anni a seguire con le sue relative avventure hot clandestine fino ad arrivare all'ultima estate appena trascorsa... Il nostro narratore ci propone un sesso proibito, ma giocoso e molto "agreste" in questa prima parte con intrecci familiari che fanno da preludio ad altri molto più torridi e perversi che seguiranno nei prossimi episodi.

Ringraziamo quindi PENSIERI PERVERSI per questa serie che ci terrà compagnia e riporterà un po' alle atmosfere estive e nostalgiche purtroppo ormai archiviate anche nei prossimi giorni autunnali... Aspettiamo ovviamente commenti, pareri e suggerimenti che il nostro scrittore saprà di certo recepire...


BUONA LETTURA!!




IL DIARIO DELLE MIE VACANZE

PRIMO CAPITOLO

Agosto 2015

Come è ormai tradizione, le vacanze si passano tutti insieme nella villa al mare dei miei suoceri e devo confessare che in me si ridesta una profonda voglia di sesso, repressa durante il resto dell'anno, nel ritrovare una tale abbondanza di belle donne ruspanti e con le giuste curve, una sorta di paradiso, per me, amante delle “donne vere” e non delle modelle anoressiche o di quelle fighette tutte perfettine, un po’ plastificate che se la tirano come se l’avessero solo loro...

Mio suocero è un maresciallo della guardia di finanza in pensione, ha ricoperto ruoli importanti e adesso si gode una buona rendita e una grande villa che dà a picco sullo splendido mare della Sardegna. L'età, ma credo soprattutto i tanti anni passati in caserma, lo hanno ormai rincoglionito forte, al contrario di mia suocera che, per quanto matura, mantiene una gran vivacità ed esuberanza, a cui va ad aggiungersi una presenza davvero ancora molto piacente, un fisico generoso che lei mantiene ancora tonico facendo molto movimento e che rende estremamente provocante indossando (con la solita scusa del caldo torrido) vestiti scollacciati e mettendo in evidenza le sue forme così burrose.

Mi chiamo Marco, sono un giovane uomo in carriera di 35 anni e sono sposato con Michela che ne ha 30, la più piccola delle tre figlie dei miei suoceri. La più grande è Rosa che ha 45 anni, fa l’insegnante nelle scuole medie a Varese (dove risiede col marito e due figlie) ma è in realtà di una ignoranza mostruosa. È riuscita ad avere il posto nella scuola grazie alle raccomandazioni del padre. L’unico “pregio” di questa donna è di essere anche lei molto generosa nelle curve, suscitando anche lei le mie voglie più sconce. Sto a tutte le ore con il cazzo che scalpita furioso sotto i boxer, guardando quei seni enormi riempire a sproposito i vestiti. Sia mia suocera che Rosa trovano molto fastidioso dover sopportare la costrizione dei reggiseni con questo caldo, e così, approfittando del fatto di trovarci in famiglia, in maniera disinibita non si fanno problemi a lasciare (seppure sotto il tessuto leggero di vesti succinte) le loro tettone in piena libertà...

E così, ogni anno, attendo l’estate con un’ impazienza smodata per godermi questi giorni di vacanza e gli agi offerti dai miei suoceri, che mettono a completa disposizione di figlie, generi e nipotine (tutte femmine) la loro grande proprietà, l’ampio e arioso giardino, la frescura di un parco con alberi da frutto ed un accesso privato alla spiaggia. A tutto ciò si aggiunge il desiderio di riprendere le occhiate ardite che rivolgo alle oscene scollature di tutte le donne di casa, a iniziare da mia suocera Ada che, ho notato, ricambia sorridendo maliziosa quando mi becca a fare scivolare lo sguardo nel solco fra le sue tette e oltre….


Come dicevo, ho sempre visto in lei una donna giovanile, esuberante e generosa (non solo d’animo ma anche di forme) ma non mi sarei mai aspettato di vederla liberare con me (suo genero) tutta la sua lussuria; di rivelarsi una grande zoccola preda delle voglie più indecenti e lascive; di porsi nei miei confronti come una cagna in calore, come una vera vacca da monta!

Da quando ho conosciuto mia suocera, ho goduto con vigorose smanettate fantasticando di affondare la mia mazza tra le sue tettone. Ma non ho mai osato andare oltre a delle golose occhiate che, pensavo, lei nemmeno notasse, invece da qualche tempo mi ha fatto capire, con sorrisi, smorfiette divertite e battute, che non solo se ne è accorta, ma che le apprezza pure!!


Questa suocera ancora giovanile e in piena salute, ma con un marito ormai affaticato e in fase di incipiente senilità, ha capito che è giunto il tempo di liberare i suoi bollori sessuali finora troppo repressi, e il prescelto sono stato io che ho sempre lasciato intendere di gradire la sua prorompente femminilità. Al contrario dei miei cognati e degli altri parenti che vengono a passare in villa un pomeriggio o una serata e che non hanno mai osato fare battutine maliziose e scherzose con la matriarca vogliosa invece di essere provocata e di provocare.

E così un bel giorno si è finalmente realizzato quello che fantasticavo ormai da tempo…
Come ogni mattina, di buon’ora, mia suocera Ada fa un giro nel frutteto a raccogliere le succose pesche e le dolci albicocche che tanto piacciono alle nipotine e alle figlie maniache della bellezza e ossessionate dall’avere pelli sempre più abbronzate e lisce, grazie anche alle proprietà contenute in questi frutti.
La notte precedente avevo dormito poco e male. La mangiata esagerata della sera prima, il caldo afoso e le zanzare sono stati una continua tortura, e così, abbastanza nervoso e infastidito, alle prime luci dell’alba, ho lasciato mia moglie dormire e ho deciso di farmi una passeggiata nel frutteto. Ho camminato tranquillamente, godendomi il verde, una fresca brezza mattutina ed il profumo della frutta matura. Mi sono quindi riconciliato con il mondo e mi perdevo in pensieri leggeri quando, ad un tratto, la mia attenzione è stata richiamata dal frusciare di foglie; un frusciare rumoroso, come di rami e fronde che vengono agitate con decisione. Mi dirigo verso questi rumori e vedo mia suocera in cima ad una scala intenta a raccogliere albicocche e metterle in un cesto di vimini che tiene a braccetto.

Non la saluto subito; non faccio sentire la mia presenza; mi appoggio ad una pianta e da lì resto a guardarla per un po’. Nel fissarla sorrido compiaciuto e nella testa iniziano ad agitarsi dei pensieri alquanto indecenti.
Da dove mi sono messo riesco a vederla da dietro. Ha un prendisole corto che le arriva appena sotto ai fianchi, e così mostra le sue cosce belle tornite e abbronzate, e quando si sporge per afferrare altre albicocche la stoffa sale facendo vedere le mutandine bianche.
Ommadonna!” Commento e faccio un lungo sospiro, lei si volta, restando sporta in avanti, con le braccia allungate verso i rami carichi e, soprattutto, con una coscia sollevata che mi permette di continuare a vedere lì nel mezzo qualcosa che mi instilla idee indecenti….

Mi guarda sorpresa poi sorridente. Un sorriso che si fa subito malizioso, come se avesse in testa qualcosa: “Come sei mattiniero. Ti è venuta voglia di raccogliere frutta?”
Osservo le due tette enormi che pendono senza reggiseno; gonfie e pesanti ed i pensieri più osceni mi offuscano ormai la mente.
Con uno slancio deciso e audace mi sono portato a ridosso della scala e l’afferro per mantenerla più stabile.
Che cavaliere, grazie,” mi dice lei mentre scende, sorridendo divertita perché io, perso ogni ritegno, le fisso deciso le cosce e il culo, che si agita ammiccante al suo scendere piolo dopo piolo, e poi sempre più sfacciatamente attacco il mio sguardo, ora eccitatissimo, sulle tettone sporgenti che arrivano a un soffio dalla mia faccia. Finito di scendere me la ritrovo di fronte, quasi addosso, e adesso i miei occhi si gettano nella generosa scollatura e sprofondano in quel solco mozzafiato.
Restiamo così, come in imbarazzo ma con una eccitazione palpabile nell’aria. Il mio petto e il suo seno che quasi si toccano. Sento i suoi capezzoli duri che mi sfiorano….
Allora,” fa lei, sempre sorridendo provocante, “vuoi raccoglierla o no… ‘sta frutta?”
Io rompo gli indugi e senza risponderle piazzo le mani aperte su quel grosso seno e prendo a palparglielo oscenamente da sopra il vestito. Lei ride e si lascia perquisire e scrollare dalle mie manate che affondano senza ritegno, mungendole come fossero le minne di una vacca.

Mmm... ce ne hai messo per deciderti a raccoglierle queste angurie!”.

“Cazzo!...che puttana che sei... Sono anni che mi giri attorno con ‘ste tette da vacca al vento. Ti è piaciuto fare ammattire tuo genero, eh? E adesso vedrai che ti faccio... Troia, adesso vedi!”


Infoiato, la prendo per le spalle e la faccio voltare, a lei scappa un’esclamazione di sorpresa e si ritrova stretta nella mia presa, con un braccio la cingo ai fianchi e con l’altra mano continuo a palpare le mammelle. Le frugo con una foga tale che le strappo il vestito, e le tettone strabordano oscenamente. Faccio scivolare la mano sotto la stoffa strappata e le palpo la fica da sopra le mutande. Spingo le dita e il tessuto e affonda nella fessura che lo inzuppa rilasciando umori, mentre sta vacca lussuriosa di suocera si dimena per il piacere e mugola, incitandomi con i suoi “sì... sì, oh sì...”
Sono ormai completamente senza freni e mentre continuo a tenerla addossata a me con un braccio stretto in vita, mi tiro fuori il siluro che spinge furioso dentro i pantaloncini...



È una grossa nerchia dura, solcata da vene nodose che lei apprezza subito aumentando i gemiti quando gliela ficco e spingo con forza nella sua bella passerona calda, che mi accoglie bagnata e vogliosa.

E così scoppia un’ oscena passione e, in men che non si dica, mi ritrovo, in un’alba d’estate, nel frutteto dei miei suoceri, con mia suocera a pecora sull’erba, con la veste strappata e le tette che sballottano al ritmo dei miei duri colpi di giovane e prestante cazzo nella sua calda figona matura.... Da quella volta abbiamo iniziato una relazione che continua ancora, anche se rimane circoscritta alle due settimane in cui, in estate, ci ritroviamo per le ferie….


Agosto 2016


Quando io, mia moglie Michela siamo arrivati in villa, mia suocera si è fatta trovare in perfetta forma, tosta e raggiante, ed ogni volta che i nostri sguardi si incrociano lei ammicca sorridente, facendomi capire quanto sia arrapata e vogliosa del mio cazzo; entusiasta e impaziente al pensiero di riprendere la relazione adulterina iniziata l'anno scorso. E il mio cazzo reagisce prendendo a irrigidirsi nei pantaloni. Adesso ho preso l’abitudine di alzarmi di buon’ora per raggiungerla nel frutteto accanto alla villa e, arrivato là, sfoghiamo le nostre voglie più perverse...
Una mattina la prendo per i capelli tinti di rosso, raccolti in una coda, e la faccio inginocchiare. Le ordino di abbassarmi la cerniera; lei mi tira fuori la verga, già pulsante e in tiro come la canna di un fucile, e si mette a leccarmela tutta, dalla cappella dura fino alla base e poi giù, slinguandomi ben bene i coglioni….

Prendilo tutto! Puttana di una suocera! Che gran troia che sei! ...Ecco, sì... succhia, succhialo tutto!”
La incito così, di continuo, mentre le tengo la testa fra le mani e spingo col bacino, le affondo il cazzo nella bocca, infilandoglielo fino in gola per poi ritrarlo quando ha uno spasmo
e le manca il respiro….




Le allontano la testa dal mio cannone che esce tutto insalivato, e tra le sue labbra e la mia nerchia si allungano fili spessi di saliva che poi ricadono sulle sue tettone che oscillano, sul prato d’erba….


Me la scopo come un selvaggio, prima in bocca e poi carponi. Ammiro il suo bel culone rotondo e ci affondo delle manate goduriose. Le divarico le chiappe scoprendo il buco su cui faccio colare un fiotto di saliva che scivola nel retto che ora è pronto per accogliere la mia grossa mazza dura che sta dritta, puntando decisa il suo orifizio bruno e carnoso. La cappella spinge forzando l'ano ad aprirsi. Con uno colpo deciso faccio entrare tutto quel manico duro nel suo buco che
non ha mai preso mazze del mio calibro, mentre lei lancia un urlo. Prendo a pompare con un ritmo sempre più crescente, fino a inondarle di sborra il budello mentre lei ansima e rantola sentendosi il didietro tutto sfondato.

Finito di scopare, mia suocera raccoglie il cestino con le pesche e, tenendolo sotto braccio, va a ripulirsi gettandosi addosso dell'acqua fresca dalla fontanella in giardino. Continuo poi un giro tra le piante per non farmi vedere con lei e, per la prima settimana di vacanza, ci troviamo regolarmente di mattina molto presto per sfogare le nostre brame laide e lussuriose.


Mi piace ormai un casino ritrovarmi a fottere quella vacca, la madre di mia moglie!. A sentire le mie mani affondare nelle sue carni morbide, mature come un bel frutto stagionato, ma per questo ancora più succoso...Mi fa impazzire la sua sfacciata troiaggine di scoparsi il giovane marito di sua figlia, farsi inculare, sculacciare forte quel suo culone e strizzare quelle mammellone dal genero porco e dal suo cazzo, grosso e prestante, cosa che suo marito non ha più e forse non ha mai avuto, mi sa...

Una di quelle mattine poi degli occhi indiscreti e increduli, scioccati, hanno colto questi incontri adulteri e proibiti...


Come succedeva dal primo giorno delle vacanze, la mattina mi alzavo all’alba…. Mia moglie si girava nel letto e riprendeva a dormire di gusto. Credeva che questa mia abitudine fosse dovuta al piacere di godermi la frescura del mattino e la quiete del frutteto….che ingenua!
Quella mattina ho raggiunto le piante di pesca con una voglia esagerata tra le gambe, il cazzo duro da ore, impaziente di impalarlo nella fregna sempre ingorda di mia suocera, e avvicinandomi ho visto la scala a pioli appoggiata all’albero.
In cima però, con mia grande sorpresa, c’era mia cognata, Rosa, intenta a staccare delle grosse pesche e a lasciarle cadere nel cestino di vimini. L'ho fissata con un’espressione spiazzata, lei mi ha sorriso divertita, facendomi capire che si aspettava di sorprendermi…

Ti piace proprio tanto la ‘pesca matura’, eh?” Ha detto strizzandomi l’occhio...”...Anche quelle più fresche sono buone però...”

Ho capito che doveva avere scoperto la tresca fra me e sua madre, e da troia qual è non voleva farsi scappare l’occasione di entrarci anche lei...
Mi sono allora avvicinato a reggerle la scala e, sorridente e sfacciato, ho sollevato gli occhi e puntato la sua fica…

Con intrigante piacere ho visto che non portava le mutande e così, sotto la gonna bianca con l’orlo sfrangiato, potevo godermi l’osceno spettacolo di quella bella sorca bruna. Un cespuglietto nero e ruspante come piacciono a me, un po’ vintage, come quelle delle pornostar di una volta (delle quali possiedo l’intera collezione, accuratamente nascosta!)…

Che spettacolo depravato mi sono goduto dalla migliore posizione possibile. Con lei che ogni tanto guardava in giù e rideva compiaciuta per il panorama che mi stava offrendo.
Ho continuato a fissarla in mezzo alle sue belle cosce e intanto ho tirato fuori il cazzo. Me lo sono smanettato lentamente, sentendo l’asta indurirsi sempre più. Riabbassando lo sguardo ha visto la mia verga spuntare da sopra i bermuda blu e ha commentato:
Adesso però sono io ad aver voglia di frutta. Quella bananona mi stuzzica proprio!”
L’ho fatta scendere di qualche piolo. Reggevo forte la scala di legno, mentre ho infilato la testa sotto la sua gonna. Sono arrivato sfacciato con la bocca fra le sue cosce. Ho preso a leccarla vergognosamente sullo spacco e, senza smettere, sono arrivato a slinguarle anche il solco del culo. Ho infilato la punta della lingua nell’ano, mentre sentivo le guance premere e appiccicarsi alle sue chiappe. È stata una lappata fantastica, fatta con una brama avida e oscena…


La porca di mia cognata ha sussultato lanciandosi scappare un urletto e anche il cestino, con le pesche che si sono sparse sull’erba, sentendo la mia lingua lappare ingorda nello spazio tra fica e culo. Poi ha stretto forte la presa sulla scala e sospirando, mordendosi le labbra carnose e ansimando, si è goduta divertita quelle leccate. Che goduria pazzesca affondare in quel manto morbido e succhiare umori!


Quella posizione inconsueta e oscena sulla scala e la situazione altamente torbida, con quella troia di cognata, mi hanno eccitato all’inverosimile portando il mio cazzo a farsi duro come marmo e svettare come un palo indecente, pronto a stantuffare ancora indomito in quella calda fregna colante. Non prima però di essermelo fatto succhiare per bene da quella bocca ingorda da pompinara...
L'ho aiutata a scendere e lei si è subito messa in ginocchio, senza neanche preoccuparsi di raccogliere le pesche, che tanto piacciono alle figlie e nipoti. Ne ho raccolta una io mentre lei si è fiondata a bocca aperta sulla mia mazza che le svettava davanti.
Come un’ingorda assatanata ha ingurgita
to la cappella che pulsava dura e carnosa, impalandosi anche metà asta, e ha preso a succhiare con un’avidità oscena...



Io poi mi sono sporto in avanti e ho addentato una pesca succosa, facendone colare il succo sul mio cazzo.

Ho messo la mano sulla sua testa, afferrando le ciocce di capelli, e con il bacino ho preso a spingere, scopandola con irruenza fino in gola.
Lei succhiava bramosa la mia asta che scompariva e riappariva nella sua bocca larga e carnosa. Ingoiava intanto il succo della pesca che oltre che sul mio cazzo le stava sbrodolando sulle belle tettone enormi, ma molto più sode e giovani rispetto a quelle della madre.
Quando si sfilava di bocca la cappella, si dedicava a leccarmi l’asta ed a scorrerla per lungo, con baci e succhiate, fino alla base. Anche i coglioni si stavano inzuppando del brodo della pesca, e la mia premurosa cognata si è dedicata ad affondarci la bocca e a succhiare golosa sia le palle, grosse e dure, che quel dolce succo estivo.
Dopo l’ho fatta alzare in piedi e fatta mettere a novanta gradi, facendola abbracciare all’albero di pesche mentre l’ho presa per i fianchi. Le ho sollevato la gonna, le frange dell’orlo le cadevano sulle chiappe; gliele ho divaricate mettendo in bella mostra il buco del culo e lo spacco generoso della fica, che non mi sono risparmiato di leccare a dovere!

In quella posizione le oscene tettone di mia cognata pendevano nel vuoto, così gonfie che parevano scoppiare da un momento all’altro. Sembravano quelle di una pornodiva, ma con la differenza che le sue erano vere, naturali, di carne fragrante e non di silicone...
Ne ho afferrata una, palpandola e strizzandola a dovere. Ho pizzicato con avidità e un po’ di sadismo il capezzolo ruvido e duro. Lei gemeva un po’ di dolore e un po’ di voglia, invitandomi poi a fotterla: “Non resisto più, ti prego chiavami!...Ti ho sempre invidiato a mia sorella...Lei si che è riuscita a sposarsi un bel manzo, non come quel rachitico di mio marito col suo pisellino che pare un bambinetto...Mi hai sempre fatto sangue tu! Sbattimi come la peggiore delle troie!”

Quelle sue parole mi hanno fatto salire il sangue alle testa, senza alcuna esitazione ho strusciato la cappella sulle labbra gocciolanti della sua bella fica pelosetta poi ho forzato, infilandola nel buco bagnato, e spinto violentemente, per impalare con tutta l’asta quella lurida porca vogliosa di mia cognata!

Ho preso a chiavarla con una foga irrefrenabile e ancora più violenta di quella usata con sua madre...Sotto l’albero è risuonato il suono morbido e osceno delle mie palle che sbattevano contro il suo pube infuocato. Le sussurravo gli epiteti più osceni: “Sei una vacca! Ti piace il cazzone di tuo cognato eh?!...Quello sfigato di tuo marito non ti sbatte così forte, vero?...Non ti fa godere così?! Chissà quante volte ti sei sditalinata questa tua lurida fregna pelosa pensando a me e al mio cazzone! Sei più troia di tua madre, più troia delle puttane da strada!...PRENDI! ZOCCOLA, GODI! GODI!!” … lei sconvolta, sbattuta dai miei colpi sempre più forti, non sapeva neanche più parlare, si limitava a gemere, annuire travolta dagli orgasmi, con le tettone che ballavano come impazzite...




...Che scopate fantastiche! Era come aver realizzato due delle mie più proibite fantasie...Non immaginavo però che le torbide e indecenti relazioni estive con quella famiglia di insoddisfatte e vogliose erano in realtà appena cominciate...


Continua….


© PensieriPerversi

2 commenti:

Rosso Peter ha detto...

Racconto godibile e arrapante di sesso morboso e non convenzionale come piace a me. Insomma un porno da cassetta. Avrei curato un po' meglio l'impaginazione.

Tippy ha detto...

per l'impaginazione purtroppo non dipende da noi, ma da alcuni parametri del blog che rendano difficile la formattazione di alcuni testi presi da altre fonti...