martedì 22 settembre 2020

GENNY PARTE 15


Penultima puntata per la nostra Genny.
Anche stavolta sesso duro a go-go scaturito dalla mente perversa della mitica Noemi Conte che ringraziamo!

Donato





Mentre salivo le scale avevo ancora delle gocce di sperma che sentivo colare sulle guance e, arrivata all’altezza del pian terreno, vidi la signora Pina (una zitella impicciona del secondo piano) che stava per uscire dall’ascensore e fui costretta ad infilarmi nella guardiola di Vincenzo per non incrociarla.
Appena lui mi vide in faccia capì tutto ed io immediatamente trasformai la mia espressione raggiante in disperata e, da come mi guardò, credo che l’interpretazione fu da premio Nobel.
“Vincenzo…..è stato terribile……che vergogna la prego mi faccia sciacquare il viso prima di risalire….”
“che troia ti sei divertita eh?”
“noooo la prego è stato terribile si sono approfittati di me a causa del mio abbigliamento…..che vergogna….”
(che bugiarda)
“venga di qua…”
disse mentre mi faceva strada verso il bagnetto
e mentre entravo mi seguì impedendomi di chiudere la porta e, mettendosi dietro di me, appena mi piegai in avanti per lavarmi il viso, sentii una mano direttamente sulla fica bagnata.
“aiuto…vergogna…ma intanto sei zuppa…….che zoccola incredibile!!”
detto questo mi tirò su la gonna scoprendo quel poco di natiche che ancora erano coperte e iniziò a sculacciarmi selvaggiamente mentre io, cercando di non battere la testa contro il lavandino, mi lavai velocemente e mi asciugai a l’unico asciugamano che c’era schizzando via divincolandomi da lui che ormai era arrapatissimo.
Fu uno sforzo enorme perché le mie gambe avevano già incominciato a cedere a causa delle manone che mi schiaffeggiavano le natiche facendomi perdere come al solito la forza di volontà.
Mentre uscivo dalla guardiola ebbi la forza di dire:
“mi scusi ci vediamo più tardi…” mentre lui mi guardava tra l’imbestialito e il disperato vedendosi sfuggire la preda tra le mani.
Arrivai in casa e mi fiondai sotto la doccia lavandomi velocissimamente e poi mi rimisi la gonnellina e la camicetta da stupro appena in tempo perché sentii il campanello suonare.
Aprii la porta e vidi l’avvocato che alla vista del mio abbigliamento trasecolò…..
“ehmm…buon giorno….che meraviglia signora Genny …è bellissima….”
Io, senza parlare mi scansai appena un po’ per fargli capire di entrare ma rimasi abbastanza nel mezzo permettendogli di strusciarsi su di me mentre entrava.
Sapevo che il mio corpo avrebbe reagito subito appena mi avesse messo le mani addosso cedendo docilmente a qualsiasi sua richiesta e quindi cercai di trovare il modo di condurre un po’ il gioco almeno all’inizio.
Mi piaceva finalmente poter percepire il desiderio del maschio non più come una cosa che mi opprimeva, anzi, mi dava una sensazione di potere stupenda.
“venga qui” dissi allontanandomi da lui sculettando e sentendo che la gonna risaliva sempre più ad ogni passo”
Poi mi fermai vicino al tavolo e girando una sedia gliela indicai
Lui come un automa, con il davanti dei pantaloni teso allo spasimo si avvicinò alla sedia e si girò verso di me, rimanendo in piedi in procinto di sedersi ma senza farlo.
Senza sistemarmi la gonnellina, che era ormai salita all’altezza della mia fichetta nuda, mi avvicinai a lui arrivando a due cm dal suo viso sfiorando contemporaneamente la sua giacca con i miei capezzoli che erano diventati due chiodi di marmo.
Lui si protese in avanti sperando in un bacio ma io lentamente scesi in basso fino ad inginocchiarmi davanti all’enorme gonfiore che cercava di uscire dai pantaloni.
Lui non parlava ma il suo corpo era percorso da un tremito continuo….sentivo il potere che esercitavo e già questo mi portava vicinissima all’orgasmo.
Lentamente gli sganciai la cintura e gli sbottonai i pantaloni lasciandoli cadere, mentre il membro, contenuto solo dalle mutande, schizzò in avanti sfiorandomi la bocca.
Lo aiutai a togliersi le scarpe e poi i pantaloni sfiorando ripetutamente con finta casualità la mia guancia e la mia bocca sul suo pacco e percependo il calore di quella verga eccitata.
Il davanti delle mutande era già bagnato, quando mi decisi a toglierle disincagliandole da quel randello.
La cappella mi apparve in tutto il suo splendore: vederla alla luce era ancora più bella di quello che avevo immaginato, la sua grandezza era effettivamente sproporzionata rispetto all’asta che pure era notevole.
Era rosa scuro, liscia e perfetta, quanto mi piaceva quell’uccello! Non avrei mai immaginato che in un paio di settimane sarei diventata un’adoratrice di cappelle.
La volevo sulla lingua, in fondo alla gola e volevo che mi aprisse il sedere contemporaneamente e subito!
Però mi feci forza e soltanto sfiorandola con le labbra alzai gli occhi e gli dissi passando improvvisamente al “tu”
“adesso te non fai niente se non te lo chiedo io altrimenti il mio sederino te lo scordi ok?”
Lui a causa delle mie labbra che volutamente sfioravano la cappella mentre parlavo ebbe un sussulto ma poi rispose:
“qualsiasi cosa per lei e per quel sedere meraviglioso….”
“siediti qui, qualsiasi cosa succeda, hai il permesso di usare la bocca ma non le mani; se mi sfiori anche solo con un dito ti rimando su senza il premio che desideri, sono stata chiara?”
“assolutamente, sarò ai suoi ordini”
Mi dava ancora del lei e questo mi faceva eccitare ancora di più: ero io il capo!!
Si sedette sulla sedia con giacca cravatta e cappella che arrivava a metà della cravatta!!
Io mi tolsi lentamente la camicetta liberando le mie mammelle turgide mentre i capezzoli lo puntavano come fossero delle armi.
Il suo membro iniziò a vibrare da solo mentre mi guardava con la bava alla bocca.
Un po’ per assaporare il mio potere, un po’ perché avevo una voglia pazzesca di quel cazzo, mi avvicinai con indosso solo la gonna ormai tutta arrotolata in vita, allargai le gambe e mi misi a cavalcioni su di lui con le tette all’altezza del viso e la passerina allagata che sfiorava quella pesca rosa e bollente.
Lo schiaffeggiai con le tette sentendo come gli vibrava l’uccello dall’eccitazione e poi gli porsi un capezzolo da succhiare mentre il piacere mi faceva cedere le gambe e aumentare il contatto con quella cappellona puntata esattamente tra le mie grandi labbra.
Non so come trovai la forza di non cadere a peso morto su quella verga infuocata e farmela entrare fino alle tonsille e mi alzai traballando dall’eccitazione.
Lui stava peggio di me e questo mi dette la forza di continuare senza tuffarmi su quel fungo stupendo.
“adesso ti faccio vedere come mi preparo il buchino”
avevo davvero bisogno di prepararmi perché il fungone era davvero notevole ma lo facevo anche perchè non volevo che sentisse che era già stato ben allargato quella stessa mattina.
Presi un’altra sedia e la sdraiai in terra come ormai avevo imparato e poi mi misi a quattro zampe e gattonando all’indietro andai a poggiare la mia fica bagnatissima sul pomello a forma di pera.
L’avvocato mi guardava con gli occhi sbarrati, pareva in procinto di avere un infarto…io senza pietà guardandolo fisso negli occhi indietreggiai ancora e mi infilai il pomo di legno che entrò scivolando nei miei umori mentre mi sfuggiva un gemito di piacere che volutamente non mascherai.
Lui aveva la bocca aperta e mi fissava agonizzante mentre dal suo uccello colavano gocce di piacere sempre più abbondanti segno di un eccitazione al limite estremo.
Mentre glielo guardavo iniziai quasi inconsciamente a fare avanti e indietro scopandomi da sola con al sedia e la mia storia di dominatrice stava volgendo al termine….lo volevo almeno in bocca!!
Gli feci un cenno con la mano staccandola un attimo da terra e lui come se fosse telecomandato arrivò con quella verga fremente a sfiorarmi le labbra senza osare spingermelo in bocca, ma ci pensai io: con un balzo felino mi avventai su quella pesca saporita e la inglobai nella mia bocca vogliosa godendo come se mi avesse penetrato.
Sentivo il dolce sapore delle goccioline che uscivano dal centro di quella cappellona mentre con la lingua la lambivo con passione nonostante mi slargasse la bocca per la sua grandezza.
“ohhh signora....Genny…non resisto…..ooohhhhh”
Improvvisamente mi ritrovai con quella cosa che si gonfiò quasi oltre il limite delle mie labbra ed eruttò una quantità interminabile di sperma che io inghiotti famelica vogliosa di quel nettare prelibato mentre il bacino scattava in movimenti scomposti causati dall’orgasmo incredibile che mi colse facendo pulsare la mia vulva intorno al pomello della seggiola.
Non so quanto durò, parecchio di sicuro e nel frattempo non avevo smesso di succhiare quel bel pisellone.
Mi resi conto che continuava a rimanere duro come la pietra e quindi, mentre mentalmente mi congratulavo con l’avvocato, mi portai in avanti per sfilarmi il pomello e, siccome lui non indietreggiò di un millimetro, questo mi costrinse ad infilarmi l’uccello fino in gola.
Lo poggiai il buchetto sul pomello e tornai indietro mugolando dallo sforzo per quella penetrazione improvvisa che, pur aiutata dai miei umori e dall’uccellone nero della mattina, fu molto impegnativa.
Lo spettacolo che offrivo doveva essere notevole perché sentii l’asta nella mia bocca fremere e il suo padrone ansimare sonoramente.
Mi inculai selvaggiamente con la sedia mentre succhiavo quel randello con devozione fino a che la curiosità e la voglia presero il sopravvento….mi sfilai dalla sedia e girandomi con il sederone verso di lui, poggiai la testa sulle braccia e col culo verso l’alto dissi finalmente:
“puoi avere il regalo….inculami….”
Come se si fosse svegliato da un incantesimo si riscosse e mi agguantò le natiche con forza, poi poggiò quella bestia sul mio sfintere ed iniziò lentamente a spingere.
Le pareti cedevano lentissimamente a quell’intruso mastodontico, sembrava che non fosse possibile accoglierlo, sentivo lo sfintere che si dilatava oltre l’immaginabile, ma lui non mollava: millimetro dopo millimetro avanzava mentre io guaivo dallo sforzo e dall’eccitazione (niente da fare: la parte della vittima era la mia preferita).
Dopo un tempo indefinito che mi parve lunghissimo, sentii allargarmi in maniera impressionante e poi entrò.
Come fu dentro la cappella ebbi una sensazione di rilassamento perché la larghezza dell’asta era molto più tollerabile della parte che era entrata, ma lui incominciò a uscire subito, slargandomi di nuovo.
Quando uscì del tutto sentii quasi un “plop”.
Forse per vendicarsi del supplizio che gli avevo causato iniziò a sculacciarmi con forza e regolarità mentre rincominciava a penetrare il mio povero sedere.
Tra le sculacciate e il fatto che fosse appena riuscito ad infilarlo, questa volta entrò con meno sforzo e l’operazione si ripetè sempre più velocemente e sempre con meno difficoltà (e sempre più piacere come sicuramente capì dai miei gemiti e dal fatto che sculettavo come una zoccola (che ero).
Io non capivo più niente, sentivo la rosellina che si apriva e si chiudeva in continuazione e le mele bollenti per le sculacciate mentre lui continuava imperterrito senza dire una parola.
Quando ormai lo infilava e toglieva (sempre fino a farlo uscire) senza il minimo sforzo, io cominciai a tremare tutta e balbettando parole sconnesse venni violentemente scartando come una troia.
Lui non smise di incularmi in quel modo assurdo uscendo completamente ogni volta facendo rumori sempre più osceni quando usciva dal mio culo ormai slargato.
Dopo parecchi minuti, e non so quanti orgasmi, si piantò tutto dentro di me e artigliandomi le tette stringendomele fino a farmi urlare, venne dentro di me appoggiandosi a corpo morto visto che le mani erano impegnate a massacrarmi le mammelle.
Io crollai a terra senza più poter tenere il sedere sollevato colta dall’ennesimo orgasmo travolgente.



Rimanevo schiacciata dal suo peso, col suo randello ancora tutto nel culo e le tette schiacciate sul pavimento e dalle sue mani che ancora non smettevano di stringere.
Io continuavo ad avere degli scatti di bacino a causa dell’orgasmo che non voleva terminare.
“signora Genny….” mi sussurrò all’orecchio provocandomi un'altra convulsione “neanche nei miei sogni erotici più arditi l’ho immaginata così zoccola…sempre con quel viso a santarellina….ma il suo corpo la tradiva sa? Queste tette dure sporgenti, questo culone prominente e le sue cosce così tornite non potevano evitare di essere usati…..”
Non risposi ma dentro di me pensai ai quattro vecchi porci che mi attendevano di sotto.
Sotto la doccia ripensavo al fungone meraviglioso col quale avrei giocato di sicuro molto spesso e mentre mi lavavo il buchetto veramente allargato da quella cappella, mi resi conto che Vincenzo e company lo avrebbero notato di sicuro, quindi incominciai a pensare cosa raccontargli e mi venne in mente qualcosa e incredibilmente mi trovai di nuovo eccitata alla sola idea (ma ero malata??).
Mentre mi asciugavo suonò il campanello…ma erano già le 11?
Mi misi la mia ormai famosa vestaglina senza niente sotto e corsi alla porta, ma in realtà sarei dovuta andare io da loro…… non capivo…..
Aprii la porta…… era Vincenzo…”signora la stiamo aspettando vuole degnarsi di scendere o vuole che la scopiamo sul pianerottolo?” disse con tono di voce pericolosamente sonoro….Io sbirciai un attimo l’orologio in sala e vidi che erano le 11,15 (ma quanto era durata l’inculata???)
“mi…scusi….eccomi …arrivo…”
Presi le chiavi e uscii di corsa ma fui subito bloccata sul pianerottolo da Vincenzo, imbestialito, che mi spinse contro la ringhiera delle scale e alzandomi il vestito mi infilò l’uccello già durissimo nella fica che lo accolse subito arrendevole come sempre, ed iniziò a scoparmi ferocemente mentre le mie tette sgusciate fuori dalla vestaglina che non avevo abbottonato per bene, penzolavano a beneficio di chiunque fosse entrato nell’ingresso del palazzo e avesse alzato lo sguardo.
Per fortuna il raptus durò poco e, estratto l’uccello, mi agguantò una natica con forza e scendemmo le scale senza che lui la mollasse un secondo.
Arrivati dentro la sua stanzina col viso già rosso ed accaldato dalla sfuriata subita e le tettone ancora in bella vista, trovai altri tre signori sulla sessantina con dei visi poco raccomandabili, degni amici di Vincenzo.
“Ecco a voi la zoccola che per 100€ si farà seviziare, è di vostro gradimento?”
Da come sei occhi si spalancarono e puntarono i miei capezzoloni, che diventarono ancora più grossi e duri, si capì che ero sicuramente di loro gradimento ma, da veri stronzi, si alzarono in silenzio e vennero a controllare la mercanzia come se fossi una cavalla in vendita.
Tempo due minuti avevo anche il culo scoperto e non c’era un centimetro di pelle che quelle otto mani non avessero toccato strizzato pizzicato o schiaffeggiato.
Dopo altri due minuti ero in ginocchio completamente nuda contornata da quattro membri durissimi.
Era incredibile, ero in balia di quattro uomini quasi tutti sconosciuti che mi puntavano con i loro uccelli ed io senza la minima paura osservavo attentamente la loro forma e dimensione notando che erano tutti molto simili a quello di Vincenzo: uno quasi identico e gli altri due un po’ più piccoli ma tutti pieni di vene in rilievo e bitorzoluti con la cappella abbastanza a punta e scura.
“sapete che stamattina l’ho vista salire le scale con la faccia grondante di sperma la nostra morigeratissima professoressa….?”
“Vincenzo….la prego……supplicai..”
Ma era una finta, anzi era un aiuto per poter inventare una scusa per il culo rotto (come avrebbero detto loro) che avrei mostrato a breve.
“la prego cosa? Non ho mai visto una succhia cazzi così appassionata, anzi ora tra una succhiata e l’altra ci racconta cosa ha combinato stamattina….”
Nonostante fosse proprio quello che volevo, mi sentii di colpo imbarazzatissima a raccontare quelle cose a tre emeriti sconosciuti anche se ero in ginocchio nel tentativo di dissimulare l’adorazione che provavo nei confronti dei loro arnesi caldi.
Alternavo sprazzi di atteggiamenti spudorati come prima con l’avvocato a momenti come quello inspiegabili…..
Feci l’unica cosa che mi desse un po’ di riparo da quelle facce che mi guardavano con desiderio ma anche deridendomi……aprii la bocca e presi l’uccello di Vincenzo dentro le mie labbra e sulla lingua.
L’effetto fu miracoloso: l’ambiente circostante sfumò immediatamente, non che non sentissi i commenti su quanto fossi troia o cose simili, ma arrivavano da lontano ed in fondo mi piacevano…tutta questa trasformazione al solo contatto della mia lingua con una cappella.
Per quanto mi insultassero non potevano capire quanto fossi ancora più zoccola di quello che dicevano.
Il sapore forte del cazzo di Vincenzo, unito al mio stesso sapore, di cui lo avevo cosparso per le scale, mi condusse di nuovo su quei sentieri di eccitazione che mi facevano diventare un oggetto obbediente e disposto a tutto pur di godere.
Nella foschia che avvolgeva la realtà percepii che due membri caldi furono messi in contatto con le mie mani le quali automaticamente li strinsero, li saggiarono e li accarezzarono, non per dare loro piacere ma per me, perché adoravo sentire quelle cose lisce, dure e calde in mano in bocca e dovunque….
Mi resi conto che la mia eccitazione era così potente e contagiosa, che li pervase e i commenti offensivi diventarono incitamenti e complimenti.
Mi fu levato con la forza l’uccellone di Vincenzo di bocca e fui di nuovo interrogata ma in maniera meno arrogante, sempre da Vincenzo.
“su signora adesso ci racconti cosa le è successo, poi se vuole ogni tanto può dare una bella ciucciata a questi bastoni che le piacciono così tanto, così fa sentire anche ai miei amici che bocca meravigliosa che ha…”
La mia dose di coraggio l’avevo avuta tramite quel biberon caldo a cui mi ero attaccata e quindi iniziai la recita prendendo in mano l’altro uccello simile a quello del portiere e dopo qualche timida leccatina, senza smettere di masturbarlo dolcemente con la mano, dissi:
“Il mio padrone, che gode a ordinarmi cose sempre più imbarazzanti, mi ha fatto uscire di casa vestita come una di quelle…..avevo una gonnellina blu talmente corta che mi si vedeva tutto e mi ha vietato di mettere le mutandine”
Non potendo resistere dovetti interrompere per assaggiare quell’uccellone scuro che stavo strusciando con le labbra….era meraviglioso, aveva un sapore dolcissimo e dopo un po’ che succhiavo dovetti stringere le cosce fortissimo tra loro per cercare di placare il fuoco che avevo tra le gambe.
“mmmmpppphhh…… già questa cosa era terribile perché per strada mi guardavano tutti in un modo che mi faceva tremare dalla paura…….”
Adesso avevo tutti gli uccelli intorno al mio viso che mi sfioravano e mi bagnavano con la loro eccitazione.
“questo però non era niente ancora perché dovevo andare, con una scusa qualsiasi, da quel porco del meccanico all’angolo che ogni volta che mi vede mi spoglia con gli occhi”
Non riuscivo a continuare il racconto perché iniziai a succhiarli tutti a turno freneticamente e interrompendomi solo perché Vincenzo mi scosse con forza e mi esortò a proseguire.
“sembrava non ci fosse nessuno, ma in realtà il meccanico era nella buca che lavorava al sotto di una macchina e quindi quando mi avvicinai, prima di vedermi il viso, vide direttamente le mie nudità sotto la gonna mostrate in maniera spudorata. Io imbarazzatissima iniziai balbettando a chiedergli le informazioni sul tagliando ma lui non rispondeva e vedevo che fissava la mia passerina che purtroppo con quella gonna gli mostravo in primo piano.
Un attimo dopo me lo ritrovai accanto che mi guardava con uno sguardo che mi terrorizzò e mi portò nel suo ufficio senza dire una parola.
Mi fece segno di sedermi su una sedia ed io come un automa obbedii mentre lui entrava nel bagnetto credo a lavarsi le mani che erano nere di grasso.
Quando uscì sempre con quello sguardo tremendo si avvicinò a me e quando fu con i pantaloni a 10 cm dal mio viso, se li abbassò insieme alle mutande e tirò fuori un uccello spaventoso che mi sfiorava le labbra e mi toglieva completamente la forza di reagire”
Il racconto che stavo improvvisando per loro (ma in realtà riciclavo situazioni realmente avvenute con Artemio inserendoci il meccanico che in realtà mi aveva davvero sempre terrorizzato) , mi faceva eccitare da morire anche perché quei quattro uccelloni caldi mi sfioravano in continuazione le labbra le guance o la fronte lasciandomi delle scie umide di piacere.
Dal silenzio religioso con cui mi ascoltavano e dal turgore estremo dei loro membri si capiva che il racconto era coinvolgente anche per loro, mi feci forza e invece di tuffarmi su quei bei randelli, continuai…
“ero in imbarazzo fortissimo perché avevo capito che me lo avrebbe messo in bocca ma lui non parlava e io non avevo il coraggio di prenderglielo in bocca spontaneamente perché era troppo umiliante, specialmente dopo essermi presentata così senza mutandine……solo che quella cosa enorme mi strusciava sulle labbra e io ero debolissima…….il mio corpo purtroppo prese l’iniziativa e mi trovai quella cosa bollente in bocca che mi sformava le guance senza rendermene conto….aveva vinto….che vergogna!”
Fui improvvisamente strattonata a destra e a sinistra perché tutti volevano rivivere le sensazioni del racconto e nei 10 minuti successivi succhiai alternativamente tutti e quattro i piselloni che mi entrarono fino in fondo alla gola mentre le mie cosce si stringevano disperatamente in un bisogno profondo…..bastò una mano a strizzarmi un capezzolo per farmi esplodere in un orgasmo silenzioso ma che purtroppo fu evidente a tutti dati i miei movimenti improvvisi e convulsi.
Il coro di “troia zoccola maiala succhia cazzi……e altri epiteti” mi arrivò attutito, sommerso dalle onde del piacere immenso che mi pervadeva.
Sentii uno di loro che mi chiedeva:
“ma poi ti è venuto in bocca?”
Con un filo di voce risposi:
“no…cioè si….insomma prima mi fece mettere sulla scrivania con le tette schiacciate sui fogli e le penne e poi in un colpo solo me lo infilò nel sedere facendomi urlare dal dolore da quanto me lo stava allargando……era enorme spero non mi abbia rotto qualcosa…..poi senza avere pietà ha iniziato a fare avanti e indietro per un tempo infinito nonostante lo implorassi di fermarsi, finchè lo ha sfilato e mi è venuto in bocca e sulla faccia facendomi ingoiare tantissima di quella roba e mandandomi via senza neanche permettermi di pulirmi…..è in questo stato che il signor Vincenzo mi ha vista….”
Mi tuffai di nuovo su quelle verghe ma fui interrotta e sollevata di peso e mi ritrovai a quattro zampe su un tavolino basso mentre tutti erano alle mie spalle a verificare le condizioni del mio buchetto.
“guarda come è bello aperto”
“mmmm ci passa un treno”
“certo che come maestrina è parecchio maiala…”
Mentre i commenti continuavano tutti su quel genere sentii qualcosa di caldo poggiare sul buchetto e un attimo dopo avevo tutto l’uccello di Vincenzo nel culo.
“ahhh che meraviglia signora professoressa, ha un culo accogliente e comodo ci si sta benissimo”
E intanto mi stantuffava con forza, ma durò poco perché un attimo dopo uscì e un altro prese il suo posto.
Tutti commentavano la facilità con cui entravano nel mio culetto ma io ormai ero partita per la tangente ingoiando nel frattempo il membro di chi avevo davanti.
In pratica non mi fecero mai mancare un uccello in bocca e uno in culo e io per quanto provai a resistere iniziai a venire quasi ininterrottamente stantuffata senza tregua anche perché chi si ritrovava momentaneamente fuori dai giochi si dedicava ai miei capezzoli oppure mi sculacciava fin quando uno più ardimentoso si sdraiò sotto di me e iniziò a leccarmi il bottoncino.
A quel punto persi veramente la testa e iniziai a dimenarmi scompostamente in un orgasmo illimitato.
Non capivo esattamente cosa succedesse, ma a un certo punto mi fu chiaro che avevo un bastone nella fica, uno nel culo e due cappelle danzavano sulle mi labbra.
Non sapevo quale cappella stessi leccando o quale mi stesse penetrando ma era una cosa bellissima che non avrei interrotto per niente al mondo ma poi iniziarono a fare delle strane manovre e l’uccello che avevo davanti mi fu tolto e messo nel buchetto poi….no…non era possibile!!!
“mmmmpppphhhhnnooooo che fate!!?? Non così!!! Mi fa male!!! Ahiiaaaammmmmppphhh”
Sentivo un altro uccello che tentava di entrarmi nel sedere che però era già occupato…il mio sfintere però iniziava a cedere e le mie proteste furono messe a tacere da una verga che mi penetrò fino in gola, poi due mani che mi strizzarono i capezzoli con violenza unite a un’altra che mi agguantò le labbra della passerina stringendole tra loro mi portarono ad un ennesimo orgasmo durante il quale riuscii appena a percepire che la battaglia tra il mio sederini e i due uccelli la stava perdendo il mio buchetto.
Mentre mi dimenavo in un orgasmo pauroso me ne resi conto: avevo due cazzi in culo!!! Si “cazzi e culo” non “uccelli e sedere” mi stavano sfondando il culo me lo stavano slabbrando si!!
Era incredibile mi sentivo piena all’inverosimile le pareti dell’ano tiravano allo spasimo ma non soffrivo anzi godevo, godevo da impazzire mentre mi attaccavo alla cappella che avevo in bocca per non gridare.
Sentivo distintamente i due pistoni che entravano dentro il mio sederino, mi slargavano in maniera pazzesca, più del cappellone dell’avvocato, ma non sentivo quasi dolore.
Dopo un po’ altre manovre complicatissime alle quali non potevo neanche assistere perché c’era sempre un bastone caldo che reclamava la mia bocca.
Alla fine capii cosa stavano facendo: la stessa cosa di prima ma adesso sentivo aprire ancora di più il mio povero buchetto era tirato all’inverosimile perché i primi due erano stati quelli un po’ più piccoli, adesso c’erano Vincenzo e il suo sosia.
Il dolore per fortuna si placò velocemente e subito la marea del piacere rimontò imperiosa accettando quella penetrazione innaturale mentre alternativamente ingoiavo quei randelli di carne con la bocca riuscendo in alcuni momenti a prenderli insieme giocando con le due cappelle come fossero ciliege.
La sensazione di litri di sperma nel sedere e altrettanti in bocca e sul viso accompagnò il mio ennesimo orgasmo mentre con la gola piena dell’uccello che finivo di mungere guaivo come una cagna in calore.

1 commento:

Franziska71 ha detto...

Peccato stia per terminare