martedì 29 settembre 2020

GENNY PARTE 16 -FINALE


Dopo parecchi mesi si concludono le avventure sessuali della milf Genny scritte da Noemi Conte.
La vita della nostra eroina è davvero cambiata.
Tornerà sulla retta via?

Ancora grazie a Noemi Conte !

Donato




I due membri erano ancora nel mio povero culetto mentre scossa dalle ultime contrazioni pulivo docilmente le due cappelle che avevo a portata di bocca.
Appena il turgore diminuì sentii distintamente che sgusciavano fuori dal mio sedere che a quel punto doveva essere veramente slargato.
Senza una parola mi fecero alzare e mi rimisero la vestaglina infilandomi i soldi pattuiti nella tasca davanti e mi spinsero a forza per le scale che dovetti fare un’altra volta con il viso sporco di sperma e in più con una mano dietro il sedere da cui sentivo che iniziava a colare lo sperma ancora caldo dei miei primi “clienti”.
Furono momenti veramente di terrore, ma per fortuna non incontrai nessuno e sgattaiolai in casa col cuore a mille.
Corsi subito a fare la quarta doccia della giornata che era stata già devastante ma la promessa/minaccia del membro smisurato di Artemio nel mio culo diceva chiaramente che eravamo solo all’inizio.
Il mio buchetto era veramente aperto, c’era passato il mio povero cornuto, il signore di colore, il cappellone enorme dell’avvocato e altri quattro uccelli a due alla volta!!!!
Lo insaponavo ed entravo dentro senza sforzo, ma per fortuna sentivo che stava riacquistando un po’ di elasticità chiudendosi intorno alle mie dita.
Finita la doccia ed indossata una tuta da jogging visto lo stato pietoso della vestaglina che misi nei panni sporchi, ricordandomi per fortuna di togliere i 400€, sentii il suono di vari sms.
Il primo era una foto col mio culo penetrato da due verghe che mi fece vergognare da morire ed ovviamente purtroppo anche sentire un nuovo languorino tra le gambe.
Vincenzo aveva fatto rapporto ad Artemio evidentemente, il che mi fece temere che gli avesse raccontato anche la faccenda del meccanico.
I’sms successivo diceva:
“brava prof, se vuoi cambiare lavoro come zoccola a pagamento sei perfetta, ho avuto notizie lusinghiere ed interessanti…mettiti il plug nel culo e riposati che sarà un pomeriggio impegnativo.
Ci vediamo alle 15,30 da te, fatti trovare con la gonnellina blu senza mutande e col plug inserito tra quelle natiche burrose”
Un brivido di apprensione mi percorse il corpo ma, come al solito docile come un cagnolino, andai a cercare nel fondo del cesto il plug e lo tirai fuori.
Era impressionante, come avevo fatto a farlo entrare?
Comunque lo cosparsi con un po’ di nivea e poggiandolo sul lavandino mi ci poggiai sopra con la punta proprio sul buchetto e spinsi.
Lo sentii scorrere aprendomi le carni senza il minimo dolore e, in un attimo, me lo ritrovai dentro, avendo percepito solo una certa difficoltà nel punto più largo.
Quasi incredula provai a toglierlo e a rimetterlo: incredibile!!! Lo accoglievo tranquillamente e non mi dispiaceva affatto.
Decisi di non provare neanche a sfiorarmi davanti e mi andai a sdraiare sul letto.
Anche se quella cosa dentro mi stava eccitando, la stanchezza iniziò a prendere il sopravvento al punto che feci appena in tempo a mettere la sveglia che la sentii suonare due ore dopo come se fosse passato un attimo, invece erano le 14,30.
Mi alzai dal letto e subito percepii il mio sfintere occupato da qualcosa ricordandomi immediatamente di tutta la mattinata compreso l’oggetto che avevo tra le mele.
Andai in cucina a prepararmi qualcosa sentendo quella cosa che, camminando, mi massaggiava le pareti interne; dovevo ammettere che era una sensazione che mi piaceva e mi ritrovai a cucinare sporgendo il culo indietro per poggiarlo sul piano americano facendo pressione sulla base di quel coso di gomma….ero nuovamente bagnata (a riprova della zoccola che ero diventata).
In ogni caso la fame superava l’eccitazione viste le energie che avevo profuso in mattinata e che le dosi di ricostituente naturale che avevo ingoiato evidentemente non erano bastate.
Quando mi sedetti a tavola per mangiare e sentii l’oggetto che entrava in profondità, non potei fare a meno di oscillare con le natiche sulla sedia per massaggiarmi e di stringere le gambe fra loro cercando di dare sollievo al calore che sgorgava dalla mia passerina.
Finii di rigovernare, mi vestii (da zoccola) e mi lavai i denti giusto in tempo per sentire il campanello suonare.
“Ciao Prof”
“Ciao Genny”
Erano Artemio e Rocco, prima che potessi dire qualsiasi cosa, Artemio proseguì:
“I soldi….”
“Ah…ok…”
Andai a prendere i soldi che avevo appoggiato in camera e li portai ad Artemio che intanto era rimasto con Rocco sulla porta senza entrare
“Brava zoccola….adesso girati”
Il mio cervello disse: ma come qui sulla porta? Non è meglio se entrate?
Ma la mia bocca rimase muta e il mio corpo si voltò obbedendo a quella voce.
Mi sentii tirare per i fianchi e quando il mio sedere fu tutto fuori dall’uscio e anche fuori dalla gonna che era già risalita sopra le natiche, mi presero il plug e lo sfilarono di colpo facendomi emettere un “plop” dal sedere.
Poi lo reinserirono di colpo e proseguirono a fargli fare dentro e fuori e a farmi fare quel rumore col culo veramente imbarazzante.
La sensazione purtroppo era piacevole e come al solito la vergogna e la paura fecero scattare quel meccanismo assurdo che mi riempì la fica di umori che sentivo sgorgare dalla mia vulva eccitata.
Quando stavo temendo di essere seviziata sul pianerottolo, mi tirarono fuori ed entrarono in casa, ma la mia speranza di tranquillità fu subito delusa perché rimasero sulla porta impedendomi di entrare, poi, tirando fuori i loro uccelli e poggiandomi con forza le mani sulle spalle, mi costrinsero in ginocchio con le loro cappelle sul viso e il culo esposto al pubblico (che c’era perché feci i tempo a vedere gli occhietti da porco di Vincenzo che spiavano da basso).
Il meccanismo era sempre lo stesso: una cappella a contatto con le mie labbra e il mondo esterno scompariva, avrei potuto farlo su uno spartitraffico all’ora di punta.
Sapevo che ero con il culo fuori sul pianerottolo di casa, sapevo che Vincenzo guardava (ma quello era il meno ormai dopo quello chi mi aveva fatto), sapevo però che quella cappellona enorme voleva entrare e io non potevo che obbedire, quindi spalancai al massimo la bocca e la imboccai tutta, sentendo le labbra che mi facevano male da quanto tiravano.
Rocco intanto mi strizzava i capezzoli e io guaivo con la bocca tappata mentre istintivamente muovevo il sedere alla ricerca di un refrigerio dal calore che mi assaliva.
Sentirla sulla lingua così liscia e calda mi piaceva tantissimo, pazienza se mi scoprivano era troppo bello…..
La cappellona mi fu tolta ma un secondo dopo la verga durissima di Rocco mi entrò fino in gola facendomi lacrimare gli occhi.
Quando una mano di Artemio mi strinse le labbra della fica con forza, le gambe mi cedettero in un orgasmo improvviso che non si interruppe nonostante sentii contemporaneamente: una porta che si apriva al piano di sopra, quattro mani che mi trascinavano in casa e la mia porta chiudersi.
Mi ritrovai in terra che mi dimenavo mentre Artemio e Rocco mi fissavano ridendo,
Io, in realtà guardavo fissa quei mattarelli che svettavano durissimi sopra di me intanto che il mio sfintere si contraeva ritmicamente su quel cosone enorme che avevo ancora dentro.
“alzati e appoggia i gomiti sul tavolo”
Mentre obbedivo, sentii che alzavano ancora di più la gonna e mi sfilarono il plug che venne via senza alcuna difficoltà facendo quel rumore osceno che tanto mi imbarazzava.
“sporgi il culo e gira la testa verso di noi”
Girandomi vidi che stavano immortalandomi col telefono.
“guarda che galleria prof….”
Mi mostrarono un culone bianco e tondo con al centro una “O” aperta grandissima!!!!! Avevo il culo spalancato, faceva veramente impressione!!!
“vai a rimettere il giocattolino dove lo nascondi che adesso andiamo fuori a far prendere un po’ d’aria al buchino…..”
Andai in bagno ad eseguire l’ordine ma mentre lavavo l’oggetto tremavo al pensiero di uscire fuori con quell’abbigliamento da troia e accompagnata da quei due che inventavano sempre qualcosa di terribile.
Ero pronta a prendere quel bastone nel culo, avevo ancora un po’ di paura ma ero pronta davvero, ma perché adesso dovevamo uscire???
Comunque mestamente e docilmente mi presentai a loro che senza parlare aprirono la porta e mi precedettero.
Io presi la borsetta con chiavi e telefono anche perché con quella gonna anche se avesse avuto delle tasche non ci sarebbe entrato nulla da come era attillata e stretta sulle mie carni.
“Vincenzo sei pronto?”
“Si eccomi” Rispose guardandomi tra le cosce mentre scendevo gli ultimi scalini facendomi sentire ancora più oscena di quello che ero.
Vincenzo??Anche lui?? Ma perché??
In preda alla disperazione non dissi neanche una parola e mi incamminai fuori scortata da quella compagnia così eterogenea: cosa ci fa per strada una donna vestita come una zoccola accompagnata da un uomo di sessant’anni uno di quaranta e un ragazzo minorenne?
Alla fine uscire con loro fu meglio che da sola perché in un certo qual modo mi riparavano dagli sguardi arrapati dei maschi che incontravamo che comunque mi guardavano con la bava alla bocca.
Girammo l’angolo e mentre camminavamo e mi concentravo sull’aria fresca che lambiva il mio sfintere così bistrattato dandomi un refrigerio meraviglioso, mi resi conto della direzione che avevamo preso e il cuore si fermò: stavamo andando dal meccanico!!!!!!
 
 Andare in giro con una gonna strettissima che saliva sulle natiche ad ogni passo scoprendo la mia passerina senza mutande e il mio povero buchetto che era stato martoriato tutta la mattina non era niente rispetto al terrore che provavo:
mi stavano portando dal meccanico, gli avrebbero detto che avevo raccontato una storia (inventata) dicendo che mi aveva inculato con la forza?
No! Non potevo reggere a tale vergogna, mi fermai di colpo….
“no…vi prego lì non ci vengo!!!!”
“SBAMMMMM!!!!”
Lo sculaccione oltre a farmi un male cane fece girare due passanti che strabuzzarono gli occhi
“SBAMMM”
“finchè non ricominci a camminare sarai sculacciata qui in mezzo alla strada con il culo scoperto, perché te ne sei accorta vero, che adesso si vede tutto il tuo culone da maiala?”
“io….vi…prego……”
“SBAMMM”
Ripresi immediatamente a camminare con il culo che mi bruciava, il viso ancora più in fiamme e il terrore che mi faceva tremare come una foglia.
Riuscii a tirarmi la gonna un po’ più giù in modo da coprire almeno metà delle natiche mentre i miei accompagnatori si avvicinarono per proteggermi dagli sguardi allupati dei passanti che avevano visto la scena intanto che mi avvicinavo inesorabilmente all’officina che in un insano momento avevo tirato in ballo solo per non raccontare cosa avevo fatto quella mattina col nero e l’avvocato.
“tieni, questa è il tuo copione…..”
Artemio mi dette un foglio stampato dal computer e appena iniziai a leggere, tutto il sangue che era affluito al mio viso sparì e mi sentii mancare.
“Prof, o leggi questo davanti al meccanico o ci divertiamo un po’ qui sulla strada….la scelta è tua….”
Quando arrivammo all’officina sicuramente ero bianca come un cadavere e tremavo letteralmente.
Renzo, questo era il nome del meccanico, era piegato con le mani dentro un cofano mentre un ragazzone moro gli teneva una lampada per illuminare; sentendo rumore si girò e dopo aver squadrato i miei accompagnatori, fissò lo sguardo su di me e in particolare sul bordo della gonna che cercavo in continuazione di tirare giù e su quei maledetti capezzoli che dalla paura stavano traforando la camicetta.
Anche il ragazzo mi spogliava con lo sguardo e la scena rimase così pietrificata per quasi un minuto, finche Vincenzo….
“Ciao Renzo, te la ricordi la signora Genny? La professoressa che abita nel mio palazzo?”
“Certo! E chi se la scorda….buon giorno professoressa…”
“…mngiorno…..”
Riuscii a malapena ad articolare
Intanto da dietro Rocco mi spingeva facendomi avanzare fino ad arrivare molto vicina, quasi a contatto, per fortuna, con un carrello porta attrezzi che essendo posto tra me e Renzo, per lo meno copriva la parte alta delle cosce e l’inizio della gonnellina che ormai lasciava vedere quasi tutto.
“la signora Genny” proseguì Vincenzo malignamente raggiante, “ti deve dire una cosa, vero signora…..?”
Toccava a me….il cuore mi stava uscendo dal petto dalla paura, sentii un sussurro vicino al mio orecchio: era Artemio “forza prof, adesso ti stringo il bottoncino, se non inizi a parlare te lo stacco”
Contemporaneamente sentii da dietro la sua mano che mi artigliò le labbra della fica come una tenaglia triturando il bottoncino tra di esse ma io, nonostante credo la mia faccia mostrasse che qualcosa mi stesse accadendo, riuscii a non far uscire nemmeno un lamento.
Il carrello copriva la mano che mi stava martoriando la passera, ma il corpo non avrebbe resistito molto senza reagire e avrebbe svelato tutto a breve.
Avevo il foglio aperto davanti agli occhi anche se tremava da morire come tutto il mio corpo.
Sapevo che dovevo leggere testualmente quello che c’era scritto, non osavo nemmeno pensare cosa mi avrebbero fatto e soprattutto….. dove….., se avessi cambiato qualche parola e Artemio e Rocco erano dietro di me a controllare, approfittandone per coprire così la manovra che avveniva alle mie spalle.
“signor Renzo…….mmmmhhh…..” mi sfuggì un piccolo gemito perché Artemio strinse più forte
“…sono venuta a chiederle scusa ……ooooohhhh”
“mi dica signora, cosa mi ha fatto di male? Io non ricordo nulla…..”
Disse Renzo che ormai aveva lasciato la macchina su cui stava lavorando e aveva capito che la situazione stava andando verso una direzione assolutamente insperata ma estremamente gradita e questo lo dimostrava anche l’enorme gonfiore che aveva sul davanti dei pantaloni.
“io sono molto………………..SBAMMM!!!!.......troia”
Sussurrai dopo lo sculaccione visto che mi ero fermata non riuscendo per la vergogna a pronunciare quella parola
“oggi sono andata a farmi………SBAMMMM……ahi! Inculare senza il permesso dei miei padroni…..e siccome sono proprio…………..SBAMMMM……zoccola……..vi prego basta!…..SBAMMM..SBAMMMM….SBAMMMMM….ahii! Va bene vado avanti….come brucia!!!”
Gli sculaccioni erano davvero fortissimi, non potevo far altro che continuare a leggere quelle frasi assurde e sconcissime.
“mi sembra giusto che lei, dopo aver visto per bene come il mio bucone sia stato allenato stamattina, faccia di me quello che vuole……SBAMMMM….e lo usi col suo cazzo perché me lo merito….ooooohhhhhh…”
Un paio di dita mi erano entrate nel sedere.
“….e spero che con questo potrà perdonarmi…..oooohhhhh…..infine, se non la disturba troppo, vorrei tanto poterle succhiarle il cazzo per dimostrarle quanto sono pentita….e quanto sono………………..SBAMMMMM…………maiala”
Dopo l’ultima parola il viso mi bruciava quasi più del sedere.
“Giuseppe chiudi la porta….”
Il ragazzo volò e un attimo dopo ero chiusa li dentro in attesa di essere seviziata da quei cinque maschi arrapati.
“vieni Giuseppe andiamo a lavarci le mani e poi vediamo cosa può fare la signora per farsi perdonare…..”
Mi lasciarono lì in piedi e anche le mani che mi stavano stuzzicando mi abbandonarono.
In realtà avevo superato la parte più imbarazzante, ma solo l’idea del meccanico e il suo assistente che sarebbero venuti a riscuotere cosa avevo promesso mi atterriva, anche se il mio corpo, come al solito gioiva delle mie difficoltà e tra le gambe sentivo colare la mia eccitazione mentre i capezzoli mi facevano male da quanto erano duri.
Dopo un tempo interminabile nel quale nessuno parlò proprio per rendere più pesante la mia attesa, i due tornarono e vennero verso di me guardandomi negli occhi e facendomi diventare ancora più viola di quello che ero.
Poi girarono dietro di me e, cominciando entrambi a strizzarmi le natiche con malagrazia, iniziarono tutta una serie di commenti:
“che culone……di burro…..Sbammm….senti qui come assorbe i colpi”
“e hai visto che buco?....senti come entrano le dita…..è proprio rotto…..poi è tutta bagnata sotto…..che troiona…..”
Poi Renzo rincarò la dose:
“Giuseppe tu non la conoscevi ma dovevi vedere come se la tirava….tutta a maestrina seria che se la guardavi solo un attimo ti fulminava….ahahah quanto mi voglio divertire…..”
Io avrei preferito essere usata, riempita di sculaccioni e di uccelli piuttosto che dover stare in piedi a farmi umiliare così senza che nessuno degli altri dicesse una parola, gustandosi la mia vergogna che nonostante tutto quello che avevo passato, ero ancora capace di provare.
“signora maestrina altera con il culone morbidone, credo che accetterò le sue scuse e quindi, tanto per cominciare, ci mostri quelle belle tettone che ha sempre nascosto ai miei occhi con quel suo vestire da finta zitellina…….”
“io…..si…..va bene…….”
Come un automa mi sbottonai la camicetta e la tolsi, poi mi sganciai il reggiseno facendo schizzare fuori le mie mammelle davanti agli occhi allupati dei due e non solo di loro.
I miei capezzoli credo avessero raggiunto il loro record assoluto di lunghezza.
Una palpata di tette una strizzata sui capezzoli, un commento, perfino un morso sarebbe stato meglio di quel silenzio surreale col quale fu accolta l’esposizione delle mie forme.
Dopo un paio di minuti durante i quali avrei voluto sotterrarmi, Renzo venne a controllare la mercanzia e, palpandole con forza, girandole e strizzandole fortissimo disse:
“Ah…. lo sapevo che nascondeva un tesoro questa bella vacca, non mi stupirei se uscisse il latte da queste poppe spropositate”
Io intanto a causa del forte massaggio e anche dell’umiliazione che ormai sapevo che effetto mi faceva, sentivo i fianchi che volevano muoversi ma con sforzi incredibili rimasi immobile anche se qualche leggerissimo gemito mi sfuggiva.
“Giuseppe senti che bellezza!!!”
Altre due mani si aggiunsero e il mio corpo era sempre più vicino ad arrendersi e gridare il suo desiderio, ma per ora resistevo.
“Renzo senti che capezzoli duri, stringi forte senti come reagiscono…..”
“Oooooohhhhh……” mi sfuggì mentre entrambi i capezzoli venivano triturati…..
“mamma mia com’è sensibile qui………aspetta, Giuseppe…..”
E gli sussurrò qualcosa all’orecchio che fece subito scattare il ragazzo che corse in una stanzina ritornando subito con due mollette per i panni.
“queste per averci nascosto le tettone fino ad oggi!!”
Disse il meccanico applicandole sui capezzoli….
“Oooooohhhh….ahiiiii…….”
Una scossa elettrica fortissima stava attraversando i miei capezzoloni
“ahiaaaaa…..noooo!!! Vi prego….ahiaaaaa………ooooooooohhhhhhh….AAAAAAAHHHHHHH”
una mano mi artigliò la fichetta stringendomela come prima e io incredibilmente venni fortissimamente, non solo sbattendo il culo a destra a sinistra avanti e indietro ma urlando come non avevo mai fatto.
La mano di Artemio (credo) non mi mollò nonostante il ballo di san Vito che mi era preso e questo non faceva altro che prolungare l’orgasmo compreso il mio balletto scomposto.
Alla fine di un tempo infinito mi trovai crollata in avanti sul carrello degli attrezzi che mi bucavano la pancia, le tettone fuori che penzolavano con ancora le mollette attaccate e il culo in bella mostra dietro.
La prima cosa che riuscii a mettere a fuoco fu la mano del meccanico che si apriva la patta e tirava fuori un ramo di quercia.
Si, sembrava un ramo, era grande e nerboruto e storto da una parte, mi sventolava davanti facendomi quasi paura; non arrivava alle dimensioni di Artemio ma era veramente grosso e così nodoso da fare impressione.
Ancora non avevo terminato del tutto di godere che sentii dire:
“cara la mia maestrina, mi pareva che avesse voglia di succhiarlo, ma non sono sicuro, vuol ripetere per favore?”
“la….la…prego…mi permetta di succhiarglielo….”
Dissi con una voce roca che non sembrava neanche uscita dalla mia bocca.
“quale parte le interessa di più? Signora maestrina tutta pudicizia?”
“……la…..cappella….” Sospirai ormai annientata nella volontà
“allora tiri fuori la lingua e cerchi di raggiungerla….”
Me la metteva vicino alla bocca ma non arrivavo a toccarla finché, sporgendo la lingua al massimo, arrivai a lambire quella cosa spaventosa e il sapore fortissimo che mi arrivò mi fece rabbrividire per diversi secondi.
Era selvatico, non avevo mai sentito una cosa così forte, neanche quello del nero era così intenso.
L’imbarazzo svaniva, nonostante continuasse a infierire dicendo che ero una maestra avida di cazzo che dovevo trasferirmi da lui per essere usata come sfogatoio per i clienti e cose ancora peggiori; io ero concentrata solo su quella prugna viola enorme e speziata che riuscivo a lambire con la lingua ma ancora non ero riuscita a prendere in bocca.
“guardatela come lo cerca…..che troia…..” sentii dire in lontananza e poi un’altra voce che diceva:
“la prego la prego….me lo dia…”
Era la mia voce!!!!!!
Più per voglia insostenibile che per accontentarmi, mi infilò quella bestia fino in gola senza darmi il tempo di sentire per bene la forma a punta di quella cappella, ma l’odore mi travolse e, per quanto mi pompasse la gola senza pietà, io lo accoglievo docilmente cercando anche di muovere la lingua per compiacere il possessore di quella verga che mi dominava.
Sentivo i capezzoli con le mollette ad ogni spinta che oscillavano dandomi piccole scariche elettriche mentre il mio didietro sicuramente in bella vista veniva guardato dagli altri tre ma nessuno lo sfiorava dandomi un senso di frustrazione incredibile……..
Avevo trovato un certo ritmo incurante del dolore ai capezzoli a causa delle tettone che ballavano e della pancia poggiata sui cacciaviti e le chiavi inglesi e succhiavo quel bastone bollente con passione infinita.
Quando me lo tolse di bocca si capì sicuramente dalla mia espressione che ero delusissima perché Renzo disse:
“tranquilla maestrina siamo pieni di cazzi, non gliene faremo mancare di sicuro, ma non vuole assaggiare quello del mio valido assistente, mentre io vado a giocare con quella parte di lei che ha spudoratamente raccontato di avermi già dato?”
“….si……” dissi con un filo di voce….
“ahahahah non basta dire si…deve chiedere dettagliatamente cosa vuole altrimenti rimarrò qui immobile lasciandola pronta per noi anche un’ora senza che nessuno la tocchi…”
“io…..vorrei……insomma…..mi piacerebbe………”
“si?.......”
Rispose ironico il meccanico……
“vorrei prendere in bocca il pisello del suo assistente…..”
“si chiama cazzo signora maestra….guardi che le do un’insufficienza eh!?…..ahahahahahah”
“scusi…vorrei il cazzo del suo assistente per favore…..”
“dove?”
“…in bocca…..”
“Giuseppe non far attendere le signora che poi sennò facciamo la figura dei maleducati”
Il ragazzo sfoderò un uccello piuttosto corto ma grosso come quello del meccanico, una cosa piuttosto tozza ma la forma della cappella era estremamente tondeggiante ed è inutile dire che mi piaceva moltissimo…..
Mentre ero assorta nella contemplazione quasi mi sfuggiva il resto della frase di Renzo…
“…..devo farci col suo sedere?”
“io…scusi può mmmmmmmmppphhhhetterci il suo uccello”
Il ragazzo me lo aveva già messo in bocca e subito tolto per permettermi di parlare e io ebbi il tempo di sentire il sapore dolcissimo delle goccioline che uscivano abbondanti dal suo bel cappellone
“si dice cazzo, maestrina. Se sbaglia un’altra volta non glielo do…..”
“mmmmmmmppppphhiii il suo cazzo può metterlo nel mio sedere”
“posso metterlo o desidera che lo metta?”
“si…lo desidero mmmmmmpppphhh ….io…..mi inculi per favore….mmmmpphhh”
Speravo di non dover parlare più perché volevo succhiare quella cosa tonda e liscia e dolce che non avrei voluto mollare per nessun motivo.
Invece…..
“scusi signora maestra non pensa che debba anche essere sculacciata per il suo atteggiamento?”
“..mmmmppphhhiiii un pochino me lo merito…..”
“altro che un pochino adesso le faccio il culo viola…”
Iniziò a sculacciarmi con forza incredibile sballottandomi sul carrello mentre il cappellone entrava fino in gola e i capezzoloni ondeggiando mi dolevano.
Il sedere già bruciava da matti e io guaivo disperata fino al punto che stavo per ribellarmi quando una cosa calda e durissima mi aprì improvvisamente il sedere lasciandomi senza fiato infilzata da due parti come un maialino allo spiedo.
Per fortuna il mio sederino aveva subito un allenamento notevole perché altrimenti mi avrebbe mandato all’ospedale, invece a parte un po’ di dolore e molta paura, riuscii ad accogliere senza danni anche quel pisellone.
Era anche parecchio lungo perché lo sentivo arrivare fino in gola e a proposito di gola….quella cappellona tonda e dolce stava nella mia bocca avida a farsi coccolare dalla mia lingua.
Riuscii anche a prenderlo con una mano per farlo godere di più e in effetti lo sentivo ansimare di piacere.
I due avevano una resistenza molto superiore alla mia perché quando una mano venne a togliermi le mollette e i capezzoli che si erano alla fine anestetizzati, tornarono a vivere dandomi un dolore pazzesco, io venni nuovamente in un misto di piacere e dolore meraviglioso.
Il mio corpo era sempre un passo avanti ai miei seviziatori, qualsiasi cosa mi facessero riusciva a farmi venire: ero impressionata da me stessa.
Mentre ancora mi scuotevo, mi levarono entrambi gli uccelli lasciandomi a bocca e culo aperti, ma fu solo una breve pausa….senza parlare mi portarono nell’ufficetto dove stesero un plaid in terra e Artemio si sdraiò in terra con il suo obelisco di carne che puntava verso il soffitto.
Solo allora mi resi conto che lui Rocco e Giuseppe si erano spogliati del tutto mentre Renzo e Vincenzo avevano tolto solo pantaloni e mutande comunque c’erano cinque membri durissimi che puntavano verso di me.
“prof fagli vedere come ti piace saltare sul mio cazzone…..”
Senza fiatare mi misi a cavalcioni sopra di lui e lentamente mi impalai su quel pilone sentendo la mia fichetta bagnata che lo accoglieva tutto nonostante la circonferenza equina.
“oooohhhhh……….” Mi sfuggì
Appena fu tutto dentro mi appoggiai con le tette al suo petto strusciando i capezzoli che adesso erano ipersensibili su di lui e sporgendo il sedere verso il pubblico.
Mi girai indietro per vedere chi avrebbe approfittato e vidi Renzo che con sguardo da satiro si nuovamente avvicinando con quella cosa mostruosa in mano.
Questa volta stetti quasi un minuto senza fiato: il suo randello era entrato dentro di me e sembrava il doppio rispetto a prima per colpa della dilatazione che la trave di Artemio mi causava davanti.
Quando ripresi a respirare la bocca fu occupata dalla verga di Rocco.
Ero riempita dovunque e riuscivo a malapena a muovermi.
Piano piano il mio corpo riuscì ad abituarsi a quegli intrusi incredibili e iniziai a fare lentamente avanti e indietro mentre anche le mie mani furono riempite da due bastoni caldi.
Mani mi toccavano le tette altre le natiche, il piacere non capivo più da dove venisse iniziai a godere non come prima con un orgasmo devastante, ma un orgasmo continuo che non aumentava né diminuiva, stavo godendo in continuazione da diversi minuti!!!!
Gli altri si divertivano a cambiare e tutti, alla fine, tranne Artemio che rimaneva sdraiato di sotto, provarono il mio culo, le mie mani e la mia bocca, ma nessuno veniva!! Poi Artemio disse:
“adesso avrete l’onore di vedere come il culone matrimoniale di una professoressa inghiotte il mio cazzone, cosa che finora non è riuscita a nessuno”
Rocco preparò il telefonino per filmare l’avvenimento, mi fecero alzare e, liberando la piccola scrivania, mi fecero appoggiare pancia e tette sul piano di mogano mentre la testa rimaneva fuori pronta a essere usata da chi ne avesse desiderio, ma davanti non c’era nessuno: erano tutti dietro a vedere quella bestia che si preparava a slabbrarmi le pareti dell’ano.
Sentii distintamente la cappella che poggiava sul buchetto e che iniziava a entrare senza grosse difficoltà all’inizio.
Poi arrivò un po’ più dentro e iniziai a sentire che si allargava tutto a dismisura…non ce l’avrei fatta: era troppo grosso.
“non siamo neanche a un terzo di cappella” disse Rocco che, girando la testa, vidi che stava continuando a filmare, poi seguitò:
“rilassati Genny ce la puoi fare”
L’intruso spingeva delicatamente ma inesorabilmente ed entrò un altro pezzetto…
“aaahhhhhia basta!!……non ce la faccio….vi prego è troppo….”
Ma la cappellona spingeva e mi sembrò che ne entrasse un altro pezzo…..
“prof ti sto spaccando il culo e tutti ti guardano….ti piace vero?”
“è troppo….ti prego basta….così mi rompi!!”
Sembrava molto più grossa della parte massima del plug e iniziai ad avere paura, volevo scappare ma mi tenevano ferma in tanti.
“so io come fare…”
disse Vincenzo e iniziò a sculacciarmi fortissimo.
Le mele mi bruciavano e mentre sculettavo per scansarmi, facilitai l’entrata del mostro di un altro centimetro buono.
Il pisellone con la cappella tonda mi fu rimesso in bocca e io lo succhiai disperatamente.
Poi, contemporaneamente, mi strizzarono i capezzoli e una mano mi prese le labbra della fica imprigionando il bottoncino e stringendo fortissimo.
“noooo…così…io….aaaahhh vengooooohhhhh……ahhhiaaaaaaa!!!”
Mentre venivo sentii le pareti cedere all’improvviso e quella bestia mi penetrò fino in fondo!!
Sentivo male ma intanto venivo!! Era assurdo e mentre venivo lui si muoveva e gli altri mi strizzavano dappertutto e io gridavo di dolore ma anche di piacere era incredibile.
Dopo un bel po’ mi resi conto che non gridavo più ma assorbivo i colpi di quell’ariete mostruoso che aveva addirittura iniziato a uscire del tutto e a rientrare.
Il pubblico commentava stravolto dall’esibizione pazzesca del mio povero deretano.
Artemio sbuffava e io sentivo il mio buco che appena usciva quel palo della luce lo riaccoglieva senza problemi, era impressionante sentire il vuoto pazzesco quando lo toglieva e come il mio sederino riuscisse a riaccoglierlo nuovamente.
Via via che si susseguivano le penetrazioni, il mio sfintere prendeva le misure e stavo godendo di quella cosa pazzesca: quel cazzo mostruoso mi aveva spalancano l’ano ma mi piaceva da morire!! Andavo incontro ai suoi fianchi e dimenavo le natiche come una giumenta soverchiata dal suo stallone.
Mi tornò in mente quando Artemio mi aveva predetto che avrei atteso impaziente che lui tornasse a incularmi: si! Glielo avrei dato quando voleva ero sua, quel mattarello mi aveva stregato.
Dopo non so quanto tempo che venivo sodomizzata furiosamente, mi accorsi che tutti gli altri cazzi erano intorno al mio viso e mentre Artemio con colpi disumani mi stantuffava le viscere, quattro idranti bollenti mi schizzarono sul viso e sulla bocca riempiendomi completamente di roba calda che mi colava giù dalla fronte dal naso e dalle guance.
Sentivo tutto quel sapore forte e lasciavo che colasse in bocca inghiottendo quello sciroppo mentre il mio culo inghiottiva la bestia.
Sentivo gli uccelli usati come pennelli sul mio viso a spargere quella crema e portarmela in bocca che prontamente si apriva e succhiava quel nettare.
Quando anche Artemio mi sparò dentro il suo seme fui colta da un orgasmo pazzesco urlando come una troia con la faccia coperta di sperma fissando la telecamera del telefono che implacabile mi filmava per riportare a Gastone le prove inequivocabili della scommessa persa e di cosa avrebbe dovuto subire.
Il mio percorso era terminato: in un paio di settimane ero passata da maestrina pudica e semi frigida a una grande zoccola che gran parte del vicinato e dei compagni di mio figlio conosceva come tale.
Sicuramente ogni giorno sarebbero stati tanti i cazzi che avrebbero bussato alla mia porta con buona pace di quel cornutone di Alex.
Sarà veramente difficile soddisfarli tutti ma so che in caso di bisogno potrò sempre contare su un valido aiuto in casa-;)






4 commenti:

Anonimo ha detto...

Una serie iniziata benissimo, all'insegna del miglior erotismo, e con la dscrizione di una donna matura che esplora la sua sessualità, ma che si è poi persa in una serie di puntate assurde, con vortici di sesso senza controllo e mal raccontati. Peccato.

Mirko

MatsuTakakoNoFan ha detto...

Concordo con Mirko.
Anzi, questa ultima puntata fa quasi pensare che l'autrice non sapeva come terminarla.

Peccato perché era partita benissimo ma poi strada facendo è scaduta.

Ma magari in futuro Noemi Conte ne scriverà di migliori.

Dopotutto si impara a scrivere scrivendo e l'autrice ha tanta stoffa che penso che nei suoi lavori futuri verrà fuori...

Wolf ha detto...

Mah.. a giudicare da questo racconto (ma anche da altri qui presenti) a me sembra che questo immaginario erotico femminile non sia poi così diverso da quello dei maschi.

Anonimo ha detto...

Finito di leggere anche questo interminabile racconto. L'ho trovato molto erotico, ma, e qui concordo con altri commenti, anche molto sbilanciato, tra un inizio promettente e una lunga parte finale a dire poco improbabile, che rende la protagonista solo una bambola gonfiabile.
Peccato.

Sonia B.