giovedì 9 luglio 2020

GENNY - PARTE 7



Proseguono le perverse avventure di Genny scritte dall’altrettanto perversa Noemi Conte.
L’episodio odierno è particolarmente eccitante e sono certo riceverà molti consensi.
Un grazie a Noemi! tu e Letizia sarete la mia rovina!

Donato

 
Genny  parte 7


Sgattaiolai fuori dal giardino condominiale come una ladra e riuscii ad allontanarmi dal palazzo senza incontrare nessuno incamminandomi verso la fermata preoccupata solo dagli sguardi degli sconosciuti, cosa comunque non da poco.
Due muratori si voltarono e fischiarono verso di me aggiungendo parole di apprezzamento non esattamente elegantissime.
Gli sguardi delle donne facevano male: mi guardavano con sdegno evidente.
Giunsi alla fermata del bus dove purtroppo stazionavano tre ragazzi dell’età più o meno di Gastone (e di Artemio……).
Appena mi videro i loro occhi quasi uscirono dalle orbite e si misero immediatamente a osservare le mie forme molto poco coperte senza neanche tentare di dissimularlo.
Uno si era fissato sui miei capezzoli traditori che, come al solito in quella situazione di difficoltà, aumentarono a dismisura la loro dimensione ed il loro turgore.
Stavo quasi per sedermi sulla panchina che loro non utilizzavano per non rimanere lì impalata in balìa di quegli sguardi che mi stavano praticamente spogliando, quando mi ricordai di non avere le mutande e quindi sarebbe stato un suicidio.
Per fortuna (pensai illudendomi) giunse l’autobus e vi salii immediatamente sentendo però i loro occhi alle mie spalle e soprattutto sotto la mia gonna che nel salire si era alzata ulteriormente.
Appena sopra mi premurai di tirarla giù per quanto possibile.
L’autobus era piuttosto pieno, io mi misi in piedi davanti all’unico posto vuoto senza ovviamente sedermi e i ragazzi si posizionarono alle mie spalle e visto l’affollamento si appoggiavano spesso e volentieri a me.
Era il posto proprio dietro al conducente che era rialzato rispetto agli altri e mi accorsi che con i ragazzi intorno a me, ero praticamente isolata dal resto del pullman.
Una mano serviva per reggersi alla colonna e l’altra, pur tenendo la tracolla della borsa, era quasi costantemente impegnata a tirar giù quella gonna maledetta che saliva in continuazione.
I contatti diventavano sempre più intensi e prolungati, visto che via via la gente aumentava, quando uno di loro:
“signora, non si siede?”
“no, grazie preferisco stare in piedi”
“ok allora vado io”
Detto questo scivolando sul mio corpo toccando in pratica tutto ciò che era possibile in un solo movimento si sedette e allora capii l’errore commesso.
Mi trovavo con il ragazzo seduto che con il gomito poteva strusciarmi l’interno coscia a piacimento e con il mio capezzolo sinistro praticamente a contatto col suo zigomo; tutto ciò enfatizzato dal fatto che non potevo arretrare per non andare a poggiare le mie natiche sul davanti dei pantaloni dei due ragazzi che purtroppo si stavano eccitando come avevo già potuto verificare dai ripetuti contatti caldi che mi erano stati già elargiti.
Sarebbe stato meglio se mi fossi seduta io e magari tenendo le cosce strette non avrei svelato il mio segreto vergognoso.
Uno scossone fece poggiare con forza i pantaloni dei due dietro a me, sui miei glutei e contemporaneamente sentii il contatto del gomito tra le mie cosce molto in alto, cioè all’inizio della gonna (e quindi a pochi centimetri dalla mia fica).
Mi resi conto che nonostante la spinta laterale fosse finita, il contatto sul mio culo e sul mio davanti non accennava ad alleggerirsi, anzi il ragazzo aveva poggiato la sua guancia con forza sul mio capezzolo duro come un chiodo.
La fase del contatto casuale era finita: adesso eravamo al contatto spudorato, d’altronde cosa avrei potuto aspettarmi vestendomi così da troia?
Cercai freneticamente di ragionare mentre il mio corpo iniziava a reagire in opposizione al disagio che mi procurava quella situazione; purtroppo oltre ai capezzoli duri da morire, iniziai a percepire che dal centro del mio corpo, in prossimità di quel gomito che spingeva verso di me, iniziavano a sgorgare i miei umori.
La mia mente analizzò freddamente la situazione: girandomi un po’ intorno scoprii per fortuna che la calca ci permetteva una certa privacy anche dovuta al posto d’angolo in cui ci trovavamo.
Non potevo fare una scenata perché oltre all’abbigliamento che secondo me mi rendeva poco credibile, c’era la possibilità che uno di loro si fosse reso conto mentre salivo, che fossi senza mutande (e forse proprio per questo si erano lanciati in un palpeggiamento così spudorato) e mi avrebbe sicuramente sputtanata davanti a tutti.
Mancava ancora un quarto d’ora prima di giungere al centro commerciale ed intanto….(…oddio……) il gomito era salito ed era in contatto con la mia natura ormai completamente bagnata.
Il ragazzo mi guardò trionfante e togliendo il gomito infilo la mano di taglio tra le mie cosce risalendo lentamente accarezzandole entrambe una col palmo e l’altra col dorso visto che le tenevo serrate e, forzando, arrivò a toccare la passerina direttamente con la parte di sopra della mano.
Io ero incapace di dire o di fare qualsiasi cosa mentre il ragazzo iniziò a muovere la mano avanti ed indietro facendo, inconsapevolmente credo, un massaggio al mio bottoncino ormai eretto.
Il massaggio durò parecchi minuti ed il piacere mi indeboliva sempre di più intanto che i due ragazzi dietro sbuffavano come mantici con le loro virilità schiacciate contro i miei glutei.
Le gambe come al solito cedettero un po’ facendo si che la pressione delle mie labbra sulla sua mano aumentasse e lui lo prese come un incoraggiamento.
Girò la mano ed infilò un dito dentro in maniera, in realtà, maldestra (forse era la sua prima donna) ma per me ormai qualsiasi contatto, in quella ulteriore situazione assurda che mi trovavo a vivere, era fonte di un piacere tanto vergognoso quanto inarrestabile.
I due ragazzi dietro non si erano ancora resi conto di cosa stesse succedendo davanti, ma appena lo scoprirono, ebbero la stessa identica idea e si mossero all’unisono afferrandomi con una mano la parte di sotto della natica che ormai la gonna lasciava scoperta e con l’altra mano mi afferrarono una tetta da sopra la camicetta stringendo anche loro in maniera visibilmente inesperta.
Mi palpavano le tette procurandomi spasimi di piacere sempre più difficili da controllare, e i movimenti casuali con i quali mi pastrugnavano le chiappe facevano aprire e chiudere la mia fica intorno al dito che mi stava mandando al manicomio.
Io ormai devastata dalla vergogna ma anche dal piacere, chinai il capo per non guardare gli occhi del ragazzo che non mi mollavano e mi accorsi che il maialino, coperto dai nostri corpi, ne aveva approfittato per tirare fuori il suo uccello e masturbarsi.
Il massaggio contemporaneo e anche la vista di quel pisello, finalmente di dimensioni normali, che veniva scappucciato e incappucciato ripetutamente, mi portarono a un livello di eccitazione incontrollabile e facevo veramente molta fatica per non gemere rumorosamente.
Il ragazzo, accortosi che glielo stavo guardando prese la mano con cui mi reggevo e fece si che mi reggessi ad un’altra colonna ugualmente liscia ma ben più calda, mentre il compito di sorreggermi era affidato alle 5 mani che mi palpavano freneticamente.
Appena ebbi in mano quel bell’uccello rosa e liscio, iniziai a stringerlo e muovere la mano in su e in giù come faceva lui, registrando quanto fossi ormai succube di quel pezzo di carne a prescindere di chi ne fosse il proprietario.
La mia carezza in meno di un minuto, gli provocò un orgasmo che mi riempì la mano completamente di crema bollente ed io reagii alla mia solita incredibile maniera: venni, nel modo più silenzioso possibile accasciandomi su quelle mani che mi sorressero a stento.
Mi sentii veramente umiliata, forse principalmente dal fatto di aver svelato anche a quei ragazzi quanto fossi debole e vogliosa.
Presa da una pazzia improvvisa, forse una rivalsa o semplicemente ero zoccola fino in fondo, non so, feci un’azione incredibile soprattutto per la donna che ero stata fino ad una settimana prima: guardando il ragazzo con aria di sfida, alzai la mano grondante di sperma e mi misi un dito alla volta in bocca leccandolo e pulendolo come se fosse coperto di nettare prelibato.
In realtà mi piaceva parecchio quel sapore assurdo un po’ dolce e un po’ salato, meno forte nei ragazzi e più intenso negli adulti.
Finii l’operazione leccando il palmo della mia mano mentre gli occhi del ragazzo parevano uscire dalle orbite.
Questa azione mentre gli altri due continuavano a palpeggiarmi con furore fece sì che il mio orgasmo praticamente continuasse senza soluzione di continuità.
Poco dopo ero arrivata e, tirandomi giù la gonna, schizzai fuori senza guardare in faccia nessuno e mi incamminai verso il centro commerciale a passo spedito.
Ero traumatizzata più che altro da me stessa, scoprivo ogni minuto cose così incredibili e debosciate di me stessa, che quasi non mi rendevo conto di essere in un posto super affollato vestita come una ninfomane (e forse lo ero davvero).
Ero già distrutta sia fisicamente che psicologicamente ma i miei guai ero certa che fossero solo all’inizio.
Mi recai sulla scala mobile, come mi era stato ordinato, consapevole del fatto che sarebbe stata un dura prova e che forse qualcuno avrebbe anche potuto scoprire l’assenza delle mutandine, ma ormai mi trovavo in una specie di trance, quasi come se osservassi dall’esterno tutto quello che mi accadeva.
Appena salita mi resi conto che i tre ragazzi mi avevano seguita e continuavano a mettermi le mani addosso e io allora scusandomi a destra e a sinistra spintonavo chiunque per cercare di seminarli.
Mi resi conto che passando in quella calca le mani che mi toccarono furono tantissime, non erano i ragazzi perché ero riuscita a distanziarli per un po’ ma evidentemente di maiali ce ne erano parecchi.
Dopo il primo viaggio in salita (erano tre piani) ero stravolta, credo che non ci fosse centimetro del mio corpo che volontariamente o meno non fosse stato toccato.
A scendere la situazione era un po’ meglio ma qualcuno riuscì a mettermi le mani addosso lo stesso.
Mi preparai disperata a rifarmi un giro sperando che Artemio arrivasse alla svelta mentre i tre mi avevano raggiunto di nuovo, ma stavano stranamente più tranquilli finchè un braccio mi cinse da dietro e due dita entrarono in me facendomi quasi gridare mentre vicinissimo al mio orecchio sentii:
“ciao prof…..a giudicare da come sei bagnata il viaggio in autobus non deve essere stato tanto male eh?!”

La voce vicino all’orecchio, le dita dentro di me e il tutto sulla scala mobile mi fecero per l’ennesima volta piegare le gambe, ma, rispetto a prima, avevo meno paura; come se lui avesse potuto proteggermi, anche se, ripensandoci, non capisco come avrebbe potuto.
Arrivati in cima alla scala tolse le dita ma alla rampa successiva le inserì di nuovo facendomi sfuggire anche un gemito questa volta.
Arrivammo al terzo piano ed io mi reggevo in piedi a stento.
Mi abbandonò con le dita e disse:
“seguimi…”.
Io come un cagnolino lo seguii entrando in un grande negozio di abbigliamento.
Lui andò dritto fino alle cabine di prova e si infilò nell’ultima.
Appena entrai mi disse:
“ la gonna…”
La mia protesta si strozzò in gola sul nascere perché mi resi conto che sarebbe stato irremovibile, allora mestamente la tolsi guardandolo con uno sguardo che implorava pietà.
Senza parlare, solo con gesti e spinte delle mani mi fece mettere in ginocchio su un piccolissimo panchetto sul quale entravano a mala pena le mani e le ginocchia, girata verso lo specchio che rifletteva il mio viso estremamente accaldato e le mie labbra rossissime nonostante non avessi quasi messo il rossetto.
Il culo era rivolto verso l’entrata che per fortuna era chiusa con la tenda anche se dallo specchio notai con terrore che non riusciva a coprire completamente l’interno.
“aspettami qui, vado a prenderti delle cosine da provare”
“nooo ti prego…e se viene qualcuno…..?”
“sarà un uomo fortunatissimo” disse dandomi un sonoro sculaccione ed uscendo richiudendo la tenda ancora peggio di prima.
Ero disperata, rimanevo in quella posizione assurda in docile ma tremante obbedienza: avevo veramente il terrore che arrivasse qualcuno ed infatti…..
“vieni Carla provateli, ti staranno bene secondo me, mettiti qui…….”
La fece entrare nel camerino accanto al mio e mentre la donna si provava qualcosa vidi chiaramente, dallo specchio, due occhi protetti da due occhialini tondi che mi fissavano.
Ero pietrificata, vidi che guardava il mio culone esposto e poi mi guardava negli occhi attraverso lo specchio, poi tornava sul culo nuovamente.
Era sicuramente in imbarazzo pure lui anche se niente rispetto alla mia situazione, ma era chiaro che fosse interessatissimo ed anche, per fortuna, che voleva tenersi questa cosa per se senza condividerla con la donna che accompagnava.
Dopo momenti interminabili nei quali mi sembrava quasi di percepire fisicamente la pressione dei suoi occhi sulle mie forme oscenamente esposte…..
“come mi stanno?”
“si…stai benissimo, ma provati anche l’altro paio”
E subito dopo lo vidi riapparire mentre io tremando come una foglia non sapevo proprio cosa fare e iniziavo ad immaginare scenari terrificanti del tipo che la vigilanza mi portava via senza gonna mentre tutto il locale inveiva contro di me, oppure il direttore che mi portava nel suo ufficio e minacciava di farmi arrestare sempre a culo nudo.
Per fortuna il tipo con gli occhialini si limitava a guardare sbavando sul mio culo finchè trovò il coraggio e, visto che in tutto questo tempo io non avevo mosso un muscolo, sporgendosi all’interno, mi toccò maldestramente tra le gambe facendomi sobbalzare dallo spavento ma non solo.
Si spaventò anche lui dal mio scatto ma poi riprese coraggio e cominciò a carezzarmi direttamente la fica sempre rimanendo quasi tutto fuori dal camerino pronto ad uscire appena la sua compagna fosse pronta.
“Gino, come sto?”
“non male ma preferivo quelli di prima….”
Disse schizzando fuori come una molla.
“ok scelgo gli altri, aspetta che mi rivesto”
Sapendo di avere a disposizione solo un ultimo minuto, si fece ardito e, dopo avermi fatto una foto col telefono, forse per poter provare a se stesso che non aveva sognato, entrando dentro, incominciò a leccarmela voracemente mentre con le mani mi strizzava i glutei in maniera forsennata, a rischio di farmi cadere vista la precaria posizione in cui mi trovavo.
Inutile dire che anche in quella situazione, nonostante la paura, o forse proprio grazie ad essa, stavo godendo in maniera pazzesca.
In un attimo tutto finì, lei uscì e il tipo schizzò via e se ne andò chiacchierando come se niente fosse, lasciandomi in un lago di eccitazione e nuovamente in un mare di paura.
Sentii dei passi avvicinarsi, sembravano parecchie persone e mi si gelò il sangue, poi la tenda si aprì di scatto e vidi i tre ragazzi accompagnati da Artemio.
“prof, mi hanno detto che hai fatto faville nell’autobus”
Ora capivo: erano d’accordo, li aveva mandati lui, ecco perché avevano avuto il coraggio di provarci così spudoratamente.
La cosa in fondo mi rassicurò, perché temevo che fosse così evidente la mia trasformazione in zoccola che tutto il mondo si sentisse autorizzato a provarci con me.
Su ordine di Artemio mi misi a sedere sullo sgabello, sentendo un brivido poggiando la mia vulva sulla superficie dura, poi mi ordinò di spogliarmi completamente ed io obbedii docilmente notando i sei occhi spalancati che mi guardavano le tettone ed i capezzoli ormai al massimo del turgore.
“ragazzi la signora muore dalla voglia di vedere i vostri uccelli e di baciarli non fatela aspettare sarebbe maleducato….vero prof?”
“no…..io…….ma…” poi lo guardai e capii che non serviva a niente e quindi….
“si…io…va bene”
“no non va bene affatto! Devi dirlo….”
“io…voglio vedere i vostri….uccelli”
In realtà aveva ragione lui, ma detto così davanti a loro mi pareva così imbarazzante, nonostante fossi già completamente nuda al loro cospetto…..
In un attimo li avevo intorno con i cazzi dritti che mi sfioravano il viso mentre le mani erano tutte sulle tette palpandomele voracemente.
I tre uccelli erano quasi identici ed io di fronte a quegli organi caldi, come al solito, perdevo il senso della realtà e mi dedicavo a leccarli, carezzarli e baciarli, dimenticandomi del mondo esterno come se fossi in una camera chiusa a chiave e non nel camerino di un grande magazzino.
Spingevano verso le mie labbra ed io li ingoiavo a turno, a volte cercavano di entrare in due ed io provavo ad accoglierli mentre con le mani accarezzavo quello fuori.
Questi tre bastoni caldi che mi colpivano il viso mi piacevano in maniera incredibile e ormai non facevo neanche più finta di non volere, anzi li cercavo con la bocca felice di poterli leccare e succhiare.
Le cosce erano serrate e il bacino dondolava avanti e indietro a cercare di stimolare la mia fica che urlava di desiderio, strusciandola sul seggiolino.
Ad un certo punto mentre in due erano riusciti ad entrare nella mia bocca sformandomela all’estremo, mi sfuggì di mano quello che stavo accarezzando e un attimo dopo sentii due labbra che mi succhiavano con forza un capezzolo come se volessero suggerne il latte.
Non mi misi ad urlare solo perché la bocca era piena ma i miei gemiti si sentivano e questo aumentò ulteriormente la loro eccitazione.
In meno di due minuti fui sommersa da una quantità di sperma incredibile di cui gran parte la ingoiai ed il resto mi finì in faccia e sulle tette facendomi sentire veramente una gran maiala.
Artemio se la godeva guardando la scena ed in particolare il mio viso e le mie tette piene di sperma, poi, rivolgendosi a quello che sembrava il più giovane, cioè quello a cui avevo già fatto una sega sull’autobus, disse:
“Remo, pulisci tutto”
Lui si avvicinò a me e, lasciandomi sbalordita, iniziò a leccare tutto lo sperma rimasto sul mio viso, approffittandone per baciarmi sulle labbra mentre le puliva.
Io tentai di resistere ma dopo un po’ risposi al suo bacio succhiando la sua lingua che sapeva di sperma incurante dei commenti divertiti degli altri.
Quando abbandonò la mia bocca per dedicarsi alle tette, mi fece impazzire dall’eccitazione soprattutto quando si attaccava al capezzolo succhiandolo con forza, inoltre quella cosa veramente perversa che gli era stato ordinato di fare mi sconvolse.
Il tono col quale Artemio si rivolgeva ai ragazzi ed in particolare l’ultimo ordine, mi fecero capire che aveva un potere assoluto anche su di loro ed addirittura sospettai che fosse avesse abusato per lo meno di Remo anche sessualmente.
Finito il lavoro di “ripulitura” vidi Artemio dare una carezza sul capo a Remo che confermò (con una punta di gelosia???!!!!) i miei sospetti.
“prof…ringrazia i miei amici che ti hanno fatto giocare con il loro cazzi che a te piacciono tanto”
Non so come fosse possibile arrossire per una frase del genere dopo tutto ciò che avevo fatto, ma diventai viola e dissi:
“grazie….”
“grazie per cosa?” incalzò Artemio
“per….avermi…fatto……giocare coi vostri piselli”
“si chiamano cazzi prof!! Ma va bene così, andate ragazzi che io ho ancora da fare qui”
I tre se ne andarono ma prima vennero in processione dandomi tutti un bacino sulla guancia che in una situazione assurda e surreale come quella mi fecero sciogliere dalla tenerezza e acuirono ancora di più la mia convinzione che anche loro fossero in qualche modo vittime di quel personaggio incredibile di Artemio.



4 commenti:

Giuliano ha detto...

Si provano tutte le migliori emozioni che può dare un rapporto sessuale tra i più completi..il "tenero"ed atipico finale è rilassante appunto come dopo aver terminato un coito..
p.s. mi sento "rovinato" anch'io..perchè "credevo" di essere "stanco" dopo un intenso allenamento................"credevo"...

Franziska71 ha detto...

Bellissimo

Anonimo ha detto...

Di sicuro la migliore serie di racconti fino ad ora.

Franziska71 ha detto...

Concordo bellissima serie