Oggi è il turno della bravissima MoniKa, che ci narra le avventure di Anna,
una giovane ragazza che si confronterà con il mondo del sesso, crescendo
contemporaneamente anche come persona. MoniKa tratteggia un personaggio molto
reale, con il quale sarà facile identificarsi, e lo fa in un modo eccitante e
delicato allo stesso tempo. Davvero una bella sorpresa per quanto mi riguarda!
La ringrazio ancora e vi do appuntamento al seguito del racconto che cercherò di
programmare il prima possibile.
Donato
Le memorie di Anna - p.1 - "La vecchia
cascina"
Era la metà degli anni '80 e io ormai mi avviavo verso la maggiore età. Agli inizi dell'estate, andai con i miei genitori a trovare dei parenti che vivevano fuori città, in una grande cascina in piena campagna. Era gestita da un mio zio, Beto, non era di sua proprietà ma ci viveva con sua moglie, Virna, e i due figli, Gianni e Mario, che, pur se miei coetanei, lo aiutavano ormai da tempo, badando ai pochi animali lì presenti, due mucche con vitelli, conigli e galline, e facendo altri lavoretti di manutenzione di vario genere.
Io ero la tipica ragazza abituata alla città, quindi quella nuova dimensione, così inedita per me, mi incuriosiva e mi intrigava molto, anche per il contatto diretto con la natura, gli animali e tutti quegli odori così intensi, totalmente sconosciuti nel contesto urbano. Avevo un carattere gentile e socievole ma un po' impulsivo, ero magrina, ma con fisico armonioso, delle gambe indiscutibilmente belle e un viso di sicuro attraente, soprattutto per quel color verde acceso dei miei occhi, che facevano contrasto con i miei corti capelli corvini.
Arrivati lì, trovammo anche un altro mio zio, Antonio, uno di quelli a cui ero più affezionata, che ci fece una sorpresa. Sempre allegro e spesso casinista, sapeva bene come ravvivare le nostre giornate. Dopo i primi giorni, riempiti da continue anche se veloci escursioni nella zona, i ritmi del quotidiano, anche per la calura opprimente, rallentarono parecchio per tutti tranne che per me e i miei cugini, che non conoscevamo sosta.
Gianni era un giovane solare, alto e slanciato, ed era quello con cui avevo sempre legato con maggiore facilità, tanto che molti ci scambiavano inevitabilmente per fratello e sorella, mentre Mario, alto come Gianni ma fisicamente più massiccio e instancabile nei lavori, caratterialmente tendeva ad essere più ombroso.
I due ragazzi mi trascinavano nei vari impegni a loro assegnati nella cascina, e c'era sempre da fare - non che io combinassi un granché, anzi, più che altro li stordivo di chiacchiere -, ma nelle prime ore pomeridiane, dove la canicola si faceva sentire, spesso e volentieri ci rifugiavamo nelle zone più fresche del fienile per appisolarci qualche ora. Fu lì che mi accorsi per la prima volta delle attenzioni che Gianni mi dedicava.
Durante una di quelle pause me lo trovai appiccicato dietro, mentre mi teneva stretta a lui con un braccio. Non diedi alla cosa troppo peso, anche perché totalmente inesperta di ogni questione che potesse riguardare il sesso, ma quella situazione prese una piega diversa quando, il giorno seguente, sempre in uno di quei momenti della giornata, sentì la sua mano ficcarsi dentro i pantaloncini elastici che indossavo sempre d'estate e ben piantarsi sulle mie natiche! Non sapendo bene che fare non dissi niente, né a lui né ad altri. Non capivo cosa stava accadendo, e in testa riuscivo ad elaborare solo pensieri confusi, come era confusa la mia sessualità in quegli anni.
Solo per fare due esempi: tempo prima, anche un amico in città si era comportato nello stesso modo, in un'occasione dove mi aveva chiesto di accompagnarlo in cantina a prendere delle bottiglie, mentre, durante una mia festa di compleanno, approfittando del fatto che si era rimaste sole in una stanza, un'altra mia amica mi piantò la sua lingua in bocca palpandomi con energia il seno.
Tutte sensazioni che mi dettero molto da pensare, ma verso cui non seppi giungere a nessun risultato.
In ogni caso, pochi giorni dopo quel fatto, e dopo l'ennesimo pomeriggio passato tra risate e scherzi continui, Gianni insistette perché facessi la doccia con lui, dicendo che eravamo in ritardo per la cena e che così avremmo fatto prima.
La cascina era molto vecchia, ma era stata ristrutturata nella zona delle abitazioni, sia il piano terra, con cucina e salone, che il primo piano, dove c'erano le stanze per i residenti e per gli ospiti, oltre che un grande bagno comune, completamente nuovo e con un ampio box doccia.
Ero imbarazzata, ma accettai. Del mio corpo se ne occupò praticamente lui, insaponandomi e sciacquandomi ovunque. Mi chiese poi di ricambiare l'attenzione, e io, insaponandolo, per la prima volta entrai in contatto diretto con il suo sesso, che era decisamente sviluppato. Il rito della doccia insieme si ripeté anche nei giorni successivi, fino a che, prendendomi una mano, si fece praticamente masturbare, cosa che mi lasciò molto turbata, soprattutto quando arrivammo al culmine e vidi quindi il suo seme, che uscì copioso.
La sua espressione di godimento mi rimase impressa e mi sognai il suo volto nelle notti che seguirono.
Alla vigilia del mio ritorno a casa con i miei, la sera, dopo cena e dopo aver salutato tutti i presenti, che restarono come al solito ancora a lungo intorno alla tavola, io, salita con i cugini al primo piano per andare a dormire, mi vidi invitata da Gianni nella camera che divideva con suo fratello, e lì ci fu un suo nuovo approccio, ancora più diretto.
Gianni mi fece sedere sul suo letto e cominciò a baciarmi, prima sulla bocca, poi sul collo e poi, scendendo, sui miei piccoli seni, intanto con la mano mi toccava in mezzo alle gambe, o cercava di farlo, visto che le tenevo serrate. Il tutto sotto gli occhi di Mario, che se ne stava seduto sul suo letto. Gianni iniziò a spogliarsi e a spogliarmi, e io, in quella situazione, comunque diversa dal contatto avuto con lui sotto la doccia, cominciai a provare un brivido del tutto nuovo: ora io volevo stare lì.
Mi fece distendere supina, e intanto che le sue carezze e i suoi baci mi arrivavano ovunque, emisi dei chiari pur se flebili gemiti, che però erano indicativi dello stato di eccitazione in cui stavo versando. Poi mi fece girare, e lì, mentre mi tastava e mordicchiava leggermente i glutei (i fianchi li tenevo un po' rialzati, e quindi sembravano anche invitare quelle palpate, a causa del fatto che tenevo entrambe le mani a difesa della passerina), vidi che Mario mi stava fissando con un'espressione indecifrabile, che in parte mi spaventò.
Poco dopo sentì un dito di Gianni che cominciava a fare pressione proprio sulla vagina; respirai profondamente, e senza neanche fare troppa fatica gli lasciai il campo libero, godendomi le sue carezze. Un altro suo dito me lo appoggiò sull'ano, che intanto leccava con insistenza. Io ormai mi sentivo la zona inguinale e la testa in fiamme. Iniziai a sudare copiosamente, ma anche a muovere le natiche in modo da accogliere meglio quel dito.
Ad un certo punto, Gianni mi fece di colpo scendere dal letto e mettere in ginocchio davanti al suo pene completamente eretto, dicendomi, in un modo che non permetteva repliche: "Succhialo!". Non so come, perché ero intontita da tutto quello che stava accadendo, ma cominciai a fargli a tutti gli effetti un pompino.
Ci misi molta attenzione per non toccarglielo con i denti, pur nella totale inesperienza, ma dalle espressioni che faceva sembrava gradire, e non poco. Lo tirò fuori poco prima di venire e mi inondò il viso e i seni con il suo liquido caldo. Non ebbi il coraggio di assaggiarlo, anche se non mi mancò la curiosità di farlo.
Un po' sconcertata, presi invece un angolo del lenzuolo e cercai di pulirmi, solo per trovarmi davanti Mario, con il suo pisello in erezione. Era decisamente più grosso di quello del fratello, più nodoso e sbilenco. Con quello sguardo che mi aveva preoccupato poco prima, mi fissò e disse: "Anche a me".
Mi è difficile descrivere quel momento, ma tutto il calore che Gianni mi aveva messo in corpo sembrava essere svanito. Poi, come un automa, gli presi in mano il sesso e cominciai a muoverlo, sperando che quello bastasse, ma lui avvicinò con forza la mia testa alla cappella, talmente larga e così violacea che mi inquietava, e mi costrinse a prenderla in bocca, cosa che feci con fatica proprio a causa delle dimensioni. Il pompino durò di più di quello fatto a Gianni, e quando cominciai a sentire male alle mandibole Mario eiaculò, riempiendomi la gola di sperma caldissimo.
Fu una specie di shock! Per un attimo mi sembrò di svenire. Ingoiai tutto con gli occhi serrati, restando con quel randello in bocca ancora per un bel po', finché, completamente scarico, me lo tolse lui. Rimasi lì, impietrita, impegnata solo a deglutire quel succo, così denso e amaro.
Ero ancora in ginocchio quando Gianni mi fece alzare, mi stese sul letto coprendomi dolcemente con un lenzuolo. Si mise poi al mio fianco e, abbracciandomi, mi sussurrò all'orecchio: "La notte è lunga...".
I suoi progetti si infransero però nel richiamo che veniva dal piano terra, dove zio Antonio ci incitava a raggiungerlo per andare ad una festa in paese con i nostri rispettivi genitori.
Vagai per le strade del paese come in stato di trance, con in bocca il sapore del seme di Mario. Nessuno, tra genitori e parenti, si rese conto di nulla e i miei due cugini furono gentili con me per il resto della serata, come sempre e come se non fosse successo niente.
La mattina dopo io ripartii con i miei per tornare a casa. Da quella sera passò un intero anno, ma diverse telefonate dei due fratelli mi fecero capire che ci pensavano spesso, come del resto ci pensavo io.
Non sapevo ancora che per l'estate successiva i miei avevano in programma un'altra visita alla cascina di zio Beto, come anche che zio Antonio ci avrebbe ancora interrotto...
© MoniKa
Era la metà degli anni '80 e io ormai mi avviavo verso la maggiore età. Agli inizi dell'estate, andai con i miei genitori a trovare dei parenti che vivevano fuori città, in una grande cascina in piena campagna. Era gestita da un mio zio, Beto, non era di sua proprietà ma ci viveva con sua moglie, Virna, e i due figli, Gianni e Mario, che, pur se miei coetanei, lo aiutavano ormai da tempo, badando ai pochi animali lì presenti, due mucche con vitelli, conigli e galline, e facendo altri lavoretti di manutenzione di vario genere.
Io ero la tipica ragazza abituata alla città, quindi quella nuova dimensione, così inedita per me, mi incuriosiva e mi intrigava molto, anche per il contatto diretto con la natura, gli animali e tutti quegli odori così intensi, totalmente sconosciuti nel contesto urbano. Avevo un carattere gentile e socievole ma un po' impulsivo, ero magrina, ma con fisico armonioso, delle gambe indiscutibilmente belle e un viso di sicuro attraente, soprattutto per quel color verde acceso dei miei occhi, che facevano contrasto con i miei corti capelli corvini.
Arrivati lì, trovammo anche un altro mio zio, Antonio, uno di quelli a cui ero più affezionata, che ci fece una sorpresa. Sempre allegro e spesso casinista, sapeva bene come ravvivare le nostre giornate. Dopo i primi giorni, riempiti da continue anche se veloci escursioni nella zona, i ritmi del quotidiano, anche per la calura opprimente, rallentarono parecchio per tutti tranne che per me e i miei cugini, che non conoscevamo sosta.
Gianni era un giovane solare, alto e slanciato, ed era quello con cui avevo sempre legato con maggiore facilità, tanto che molti ci scambiavano inevitabilmente per fratello e sorella, mentre Mario, alto come Gianni ma fisicamente più massiccio e instancabile nei lavori, caratterialmente tendeva ad essere più ombroso.
I due ragazzi mi trascinavano nei vari impegni a loro assegnati nella cascina, e c'era sempre da fare - non che io combinassi un granché, anzi, più che altro li stordivo di chiacchiere -, ma nelle prime ore pomeridiane, dove la canicola si faceva sentire, spesso e volentieri ci rifugiavamo nelle zone più fresche del fienile per appisolarci qualche ora. Fu lì che mi accorsi per la prima volta delle attenzioni che Gianni mi dedicava.
Durante una di quelle pause me lo trovai appiccicato dietro, mentre mi teneva stretta a lui con un braccio. Non diedi alla cosa troppo peso, anche perché totalmente inesperta di ogni questione che potesse riguardare il sesso, ma quella situazione prese una piega diversa quando, il giorno seguente, sempre in uno di quei momenti della giornata, sentì la sua mano ficcarsi dentro i pantaloncini elastici che indossavo sempre d'estate e ben piantarsi sulle mie natiche! Non sapendo bene che fare non dissi niente, né a lui né ad altri. Non capivo cosa stava accadendo, e in testa riuscivo ad elaborare solo pensieri confusi, come era confusa la mia sessualità in quegli anni.
Solo per fare due esempi: tempo prima, anche un amico in città si era comportato nello stesso modo, in un'occasione dove mi aveva chiesto di accompagnarlo in cantina a prendere delle bottiglie, mentre, durante una mia festa di compleanno, approfittando del fatto che si era rimaste sole in una stanza, un'altra mia amica mi piantò la sua lingua in bocca palpandomi con energia il seno.
Tutte sensazioni che mi dettero molto da pensare, ma verso cui non seppi giungere a nessun risultato.
In ogni caso, pochi giorni dopo quel fatto, e dopo l'ennesimo pomeriggio passato tra risate e scherzi continui, Gianni insistette perché facessi la doccia con lui, dicendo che eravamo in ritardo per la cena e che così avremmo fatto prima.
La cascina era molto vecchia, ma era stata ristrutturata nella zona delle abitazioni, sia il piano terra, con cucina e salone, che il primo piano, dove c'erano le stanze per i residenti e per gli ospiti, oltre che un grande bagno comune, completamente nuovo e con un ampio box doccia.
Ero imbarazzata, ma accettai. Del mio corpo se ne occupò praticamente lui, insaponandomi e sciacquandomi ovunque. Mi chiese poi di ricambiare l'attenzione, e io, insaponandolo, per la prima volta entrai in contatto diretto con il suo sesso, che era decisamente sviluppato. Il rito della doccia insieme si ripeté anche nei giorni successivi, fino a che, prendendomi una mano, si fece praticamente masturbare, cosa che mi lasciò molto turbata, soprattutto quando arrivammo al culmine e vidi quindi il suo seme, che uscì copioso.
La sua espressione di godimento mi rimase impressa e mi sognai il suo volto nelle notti che seguirono.
Alla vigilia del mio ritorno a casa con i miei, la sera, dopo cena e dopo aver salutato tutti i presenti, che restarono come al solito ancora a lungo intorno alla tavola, io, salita con i cugini al primo piano per andare a dormire, mi vidi invitata da Gianni nella camera che divideva con suo fratello, e lì ci fu un suo nuovo approccio, ancora più diretto.
Gianni mi fece sedere sul suo letto e cominciò a baciarmi, prima sulla bocca, poi sul collo e poi, scendendo, sui miei piccoli seni, intanto con la mano mi toccava in mezzo alle gambe, o cercava di farlo, visto che le tenevo serrate. Il tutto sotto gli occhi di Mario, che se ne stava seduto sul suo letto. Gianni iniziò a spogliarsi e a spogliarmi, e io, in quella situazione, comunque diversa dal contatto avuto con lui sotto la doccia, cominciai a provare un brivido del tutto nuovo: ora io volevo stare lì.
Mi fece distendere supina, e intanto che le sue carezze e i suoi baci mi arrivavano ovunque, emisi dei chiari pur se flebili gemiti, che però erano indicativi dello stato di eccitazione in cui stavo versando. Poi mi fece girare, e lì, mentre mi tastava e mordicchiava leggermente i glutei (i fianchi li tenevo un po' rialzati, e quindi sembravano anche invitare quelle palpate, a causa del fatto che tenevo entrambe le mani a difesa della passerina), vidi che Mario mi stava fissando con un'espressione indecifrabile, che in parte mi spaventò.
Poco dopo sentì un dito di Gianni che cominciava a fare pressione proprio sulla vagina; respirai profondamente, e senza neanche fare troppa fatica gli lasciai il campo libero, godendomi le sue carezze. Un altro suo dito me lo appoggiò sull'ano, che intanto leccava con insistenza. Io ormai mi sentivo la zona inguinale e la testa in fiamme. Iniziai a sudare copiosamente, ma anche a muovere le natiche in modo da accogliere meglio quel dito.
Ad un certo punto, Gianni mi fece di colpo scendere dal letto e mettere in ginocchio davanti al suo pene completamente eretto, dicendomi, in un modo che non permetteva repliche: "Succhialo!". Non so come, perché ero intontita da tutto quello che stava accadendo, ma cominciai a fargli a tutti gli effetti un pompino.
Ci misi molta attenzione per non toccarglielo con i denti, pur nella totale inesperienza, ma dalle espressioni che faceva sembrava gradire, e non poco. Lo tirò fuori poco prima di venire e mi inondò il viso e i seni con il suo liquido caldo. Non ebbi il coraggio di assaggiarlo, anche se non mi mancò la curiosità di farlo.
Un po' sconcertata, presi invece un angolo del lenzuolo e cercai di pulirmi, solo per trovarmi davanti Mario, con il suo pisello in erezione. Era decisamente più grosso di quello del fratello, più nodoso e sbilenco. Con quello sguardo che mi aveva preoccupato poco prima, mi fissò e disse: "Anche a me".
Mi è difficile descrivere quel momento, ma tutto il calore che Gianni mi aveva messo in corpo sembrava essere svanito. Poi, come un automa, gli presi in mano il sesso e cominciai a muoverlo, sperando che quello bastasse, ma lui avvicinò con forza la mia testa alla cappella, talmente larga e così violacea che mi inquietava, e mi costrinse a prenderla in bocca, cosa che feci con fatica proprio a causa delle dimensioni. Il pompino durò di più di quello fatto a Gianni, e quando cominciai a sentire male alle mandibole Mario eiaculò, riempiendomi la gola di sperma caldissimo.
Fu una specie di shock! Per un attimo mi sembrò di svenire. Ingoiai tutto con gli occhi serrati, restando con quel randello in bocca ancora per un bel po', finché, completamente scarico, me lo tolse lui. Rimasi lì, impietrita, impegnata solo a deglutire quel succo, così denso e amaro.
Ero ancora in ginocchio quando Gianni mi fece alzare, mi stese sul letto coprendomi dolcemente con un lenzuolo. Si mise poi al mio fianco e, abbracciandomi, mi sussurrò all'orecchio: "La notte è lunga...".
I suoi progetti si infransero però nel richiamo che veniva dal piano terra, dove zio Antonio ci incitava a raggiungerlo per andare ad una festa in paese con i nostri rispettivi genitori.
Vagai per le strade del paese come in stato di trance, con in bocca il sapore del seme di Mario. Nessuno, tra genitori e parenti, si rese conto di nulla e i miei due cugini furono gentili con me per il resto della serata, come sempre e come se non fosse successo niente.
La mattina dopo io ripartii con i miei per tornare a casa. Da quella sera passò un intero anno, ma diverse telefonate dei due fratelli mi fecero capire che ci pensavano spesso, come del resto ci pensavo io.
Non sapevo ancora che per l'estate successiva i miei avevano in programma un'altra visita alla cascina di zio Beto, come anche che zio Antonio ci avrebbe ancora interrotto...
© MoniKa
7 commenti:
Oggi sentirò caldo... e non per il tempo!!!
Per quando è prevista la seconda parte? E di quante parti è composta la storia?
5 parti. La prossima il 4 agosto. Le altre non ho ancora deciso. Abbiamo molte scrittrici e molto materiale
scusa ma tu chi saresti?
le parti sono 6 e non sarai tu a decidere la pubblicazione ma io e Tippy...
counque la seconda parte sarà il 4 agosto
Non avevo torto..interessevole..il garbo,la gentilezza e in un certo senso l'innocenza nel descrivere situazioni erotiche per una volta con un linguaggio "educato" rende questo racconto molto più eccitante e stimolante di altri pregni di solito di "parole pesanti"..complimenti vivissimi..(non c'è niente di più eccitante che violare l'innocenza ..e parlo per esperienza personale......recente)
Davvero un esordio molto interessante. Mi metto in attesa del seguito del racconto.
Cazzarola, quanto sei brava!!! bel colpo, Donato.
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