Proseguono i tentativi di seduzione del povero prof. Augusto ad opera della smaliziata lolita Rita in questo doppio appuntamento odierno.
Mentre scrivo queste righe la prima parte della storia non è ancora stata pubblicata e quindi non ho ancora avuto commenti dal pubblico di lettori.
Io e la mia socia siamo curiosi di conoscere le vostre reazioni ad un tipo di racconto diverso dal solito (scritto da Mary).
Scrivete numerosi!
Donato
EP.3
Sentivo il profumo della sua figa, il calore del suo ventre, si spostò, alzai la testa e la guardai negli occhi, era felice, nel suo sguardo la felicità di un amore pulito, di un amore quasi infantile misto al più fervido desiderio,
-: Rita, questo gioco è più grande di te ed è molto pericoloso!
il mio istinto paterno, spingeva per proteggerla, stava letteralmente facendomi perdere la testa e avevo paura di quelle che potevano essere le mie future azioni. Tornò a sedersi davanti a me e mentre entambi Aspettavamo che Clara, ci raggiungesse, chiusa ancora una volta le gambe, carezzandosi lascivamente la fighetta ,
-:Prof, io voglio fare l'amore con te!
non era più una bambina, nella sua voce la sicurezza di una giovane donna. Qualcosa quel giorno era cambiato davanti a me non vedevo più quella bambina che giocava spensierata con mia figlia, non vedevo più la mia giovane allieva, ma una donna desiderabile e sensuale. mia moglie ci raggiunse poco dopo, interrompendo così quei discorsi, io e lei, ci guardavamo con occhi diversi, cercando di nascondere i nostri desideri. Rita, si alzò,
-:Io ora vado, grazie professore, ci vediamo domani, parlerò con la mamma, magari potrebbe darmi delle ripetizioni, vorrei poter andare all'università!
Clara, che non capiva, si propose di parlare con sua mamma, sebbene mancassero ancora due anni al diploma, per convincerla, mi alzai anch'io, per accompagnarla alla porta,
-:Rita, questa cosa non può andare oltre, dobbiamo fermarci ora!
mi guardò, sorrise e alzandosi, sulla punta dei piedi, mi baciò sulle labbra, quindi fissansomi negli occhi, mi sfilò dalla tasca le sue mutandine,
-:Queste è meglio che le prenda io, non vorrei tu passassi dei guai e poi non posso tornare a casa così, non credi!?
disse, prendendomi la mano e portandosela velocemente sotto la gonna. Carezzai la sua figa, non potevo resisterle, sebbene mi sentissi terribilmente in colpa, cercai di ritirarla, era troppo per me, stavo perdendo il controllo, ma me lo impedì, le mie dita scivolarono tra le sue labbra umide e la sentii gemere di piacere, ritrassi di scatto la mano, Rita, sorrise,
-:A domani professore, buonanotte e sogni d'oro!
andò via, lasciandomi li come un cretino, la guardai entrare nell'ascensore, fissando il suo bel culetto sodo. Ero in trance, mi sentivo un mostro, come potevo lasciare che la migliore amica di mia figlia, mi facesse scivolare in quel baratro di lussuria, portai, quasi come un automa, le dita vicino al naso, odorandole, le leccai, ingordo e lascivo, continuando a fissare le porte chiuse dell'ascensore. Ritornai in me e ancora turbato, sconvolto, mi rintanai nello studio ove cercando di allontanare dalla mente ciò che era successo, cominciai a correggere le verifiche della terza classe. Il giorno dopo, da casa mia in via Ippolito D'Aste, alla scuola, erano poche centinaia di metri, più mi avvicinavo, più sentivo i cori dello sciopero, al bar che fa angolo con via Macaggi, otre a trovarmi davanti allo sciopero studentesco, vidi Rita, seduta ad un tavolino. Mi avvicinai e la salutai, sorrise e mi invitò a sedermi il tempo di un caffè, accettai, non potevo essere arrabbiato con lei e quel suo interesse, mi rendeva felice, anche se combattevo l'impulso di lasciarmi travolgere dalla passione. Mentre sorseggiava il suo caffè, mi fissò e si passò la lingua sulle labbra, sprizzava sensualità da ogni poro,
-:Professore, posso chiamarti Augusto, mi piace il tuo nome.
le sorrisi, non sapevo come comportarmi, avrei dovuto allontanarla, mettere fine a quella, che al momento, non si poteva nemmeno definire una relazione, ma che per vari motivi non poteva essere fermata, soprattutto perché Rita, non era minimamente intenzionata a lasciarmi stare. Si guardò attorno, quindi allargò lentamente le gambe,
-:Ti piacciono le mutandine che ho messo?
indossava una minigonna di jeans molto corta e uno slippino di pizzo rosso, si sfiorò le labbra con l'indice, tirò fuori la lingua e lo leccò lascivamente,
-:Non è il momento Rita, cosa vuoi fare, questa storia non ha senso!
-:Perché prof? Perché tutto deve avere un senso? Per la morale? La morale cambia a seconda del tempo e del luogo, è un invenzione della società moderna, lo ha detto anche lei!
mi alzai e lasciando tremila lire sul tavolo. Il suo ragionamento non mi lasciava scampo, ma io non potevo lasciarmi confondere,
-:Ne riparleremo, ora non è il caso!
mi diressi a scuola. Salii le scale ed entrai in classe, era deserta, alcuni dei miei allievi erano giù, davanti al portone della scuola, altri, avevano probabilmente scelto di andare al mare, mi sedetti alla cattedra e tirai fuori le verifiche che ancora non ero riuscito a correggere. Molti miei colleghi, avevano scelto di tornare a casa e il preside era giù a controllare che nessuno entrasse a fare casino, io ero ligio al mio dovere e me ne stavo lì in classe da solo. Non so come, i ragazzi si erano allontanati dalla scuola, per unirsi ai manifestanti che sfilavano in via XX Settembre, Rita, riuscì ad entrare nell'istituto e mi raggiunse, entrò in classe e si avvicinò,
-:Sono venuta solo per te, lo sai professore?
la fissai e la strinsi fra le braccia, un gesto istintivo, al quale lei rispose con un bacio a stampo sulle mie labbra. Le misi le mani sulle spalle e la allontanai, fissandola negli occhi, mi sorrise e si andò a sedere al suo posto,
-:Cosa c'è di sbagliato, perchè ciò che provimao, se sincero, deve essere considerato sbagliato per la morale? Perché deve essere la società a giudicare ciò che siamo e proviamo!
la sua domanda era arguta e soprattutto legittima, avevo studiato e insegnato filosofia tutta la vita, per poter incontrare una persona, un'allieva che caapisse, che comprenddesse quello che per me era il senso stesso della filosofia e ora che l'avevo trovata, mi faceva paura.
EP. 4
Cominciammo a parlare, ne nacque una vera e propria lezione di filosofia, iniziammo a discutere sulle teorie di Schopenhauer e Nietzsche, il Rettore, che nel frattempo aveva chiuso le porte dell'Istituto, si affacciò alla classe E sentendo quei discorsi si sedette in fondo alla classe. Non poteva certo notare, dalla sua posizione, le espressioni di Rita, che, discutendo le teorie di Schopenhauer sull'amore, aveva ricominciato a provocarmi. Seduta composta, si accarezzava una coscia e portando la mano vicino all'inguine sollevò la corta minigonna, mostrandomi le mutandine, carezzandosi il pube. Era così assorto nell'ascoltare i nostri discorsi, da non accorgersi che lei, aveva allargato le gambe e spingendo due dita sotto lo slittino, aveva cominciato a masturbarsi. Era evidente che, mettermi in situazioni imbarazzanti la eccitava, il rettore si alzò di scatto,
-:Professore, la sua allieva merita un dieci, la autorizzo assegnarle questo voto come se avesse sostenuto un'interrogazione!
quindi uscì soddisfatto, constatando la mia serietà e soprattutto quella della mia allieva. Rita, si alzò, eravamo soli, la scuola era avvolta in un silenzio quasi irreale, sollevò la minigonna e si sfilò lentamente le mutandine, avevo il cuore in gola e sentivo il mio membro duro, premere sulla cerniera dei pantaloni, per liberarsi, quasi fosse dotato di volontà propria,
-:Cosa stai facendo!? Fermati subito, se entra qualcuno...
per tutta risposta sollevò la canottiera, mostrandomi il seno nudo, bello, sodo, pur essendo così giovane, aveva un bel seno, importante e prorompente, fissai lussurioso i suoi capezzoli duri e per un istante dimenticai di essere a scuola e che lei era una mia allieva,
-:Prof, non ti piaccio forse!? Non mi trovi abbastanza bella per te!?
non potevo negare la sua avvenenza, né il fatto che mi faceva impazzire, ma nello stesso tempo non potevo incoraggiare il suo comportamento,
-:Rita, non è possibile, sei molto bella, ma ho quasi trent'anni più di te, questa cosa deve finire qui, non possiamo andare oltre!
-:Ti prego, dammi un bacio, un bacio solo, poi sarà tutto finito!
aveva perso tutta la sua sicurezza, si alzò in punta di piedi e strusciandomisi addosso posò le sue labbra sulle mie, spingendomi dolcemente la lingua in bocca. Fui travolto dal desiderio, ricambiai il suo bacio con passione, abbracciandola e tirandola a me, scivolai con le mani sul suo bel culetto nudo, sconvolto, il desiderio stava letteralmente prendendo il sopravvento sulla ragione, ma consapevole del luogo in cui eravamo e dei molti rischi che correvamo, mi fermai e tenendole la testa tra le mani, la fissai dolcemente,
-:Non è né il luogo, né il momento! Andiamo a casa mia, dobbiamo parlare e mettere un punto a questa follia che ci divora!
ammettendo che ero follemente attratto da lei, uscì dalla classe senza dire nulla, lei uscì pochi istanti dopo seguendomi lungo il corridoio. Sapevo che mia moglie e mia figlia, rivoluzionarie nell'anima, non avrebbero mai abbandonato una manifestazione e questo mi avrebbe concesso il tempo di chiarire le cose con Rita, per porre fine a quella situazione insostenibile. Lungo la strada, rimuginavo su cosa avrei potuto fare, o dire, per convincerla, ma i miei pensieri erano confusi e non riuscivo ad essere razionale, la mia convinzione, certezza morale, era confusa dal desiderio, dall'attrazione, sia fisica che mentale, che provavo per lei. Giunti sotto casa, accelerò il passo e mi raggiunse, entrati nel portone si aggrappò al mio braccio, mi sentii a disagio, mi sentivo esattamente come quegli uomini, che tante volte, vedendoli in giro con le loro fidanzate, molto più giovani, avevo croticato asprente, tutta quella situazione, stava sfuggendomi di mano. Sull'ascensore mi si strinse addosso, sentivo i suoi capezzoli strusciare sul braccio e a stento riuscii a trattenermi, la desideravo con tutte le mie forze, mi passò le mutandine sotto il naso, il profumo della sua giovane fichetta vogliosa mi inebriò,
-:Lo senti il profumo!? Quando ti sto vicino ho voglia di far l'amore con te!
bloccai l'ascensore, mi girai e la baciai, strusciando vogliosamente le dita sulla sua fichetta, la sentii sospirare e gemere languidamente, ma il contatto del mio dito sul suo imene, mi riportò bruscamente alla realtà, risucchiato in un baratro di angoscia, cosa stavo facendo, la conoscevo da quanso era una bambina e poteva essere mia figlia,
-:No Rita, non possiamo andare oltre, non posso, non è giusto!
sul pianerottolo, vidi di spalle la mia vicina di casa, una novant'enne pettegola, Rita, mi stava attaccata, strusciandosi morbosamente, sentivo il calore del suo corpo ed ebbi paura che la signora Lina, potesse scoprirci, aprii la porta più velocemente che potevo, spingendo la mia allieva in casa, per fortuna mezza cieca e sorda, non si accorse di noi. Appena fummo dentro casa, al riparo da occhi indiscreti, Rita, mi saltò letteralmente addosso baciandomi, cercai di fermarla, ma era come voler fermare un fiume in piena, con una diga di carta, in breve riuscì a sopraffarmi, trascinandomi in un vortice di passione. La trascinai letteralmente sul divano, ero fuori controllo, la baciai con passione, scivolando con le mani sul suo seno, si irrigidì, non si aspettava un'esplosione di passione così travolgente e accorgendomi del suo disagio, anch'io ritrovai il controllo, mi sentivo male, un verme che si approfittava di una sua allieva,
-:Scusami Rita, non dovevo, non so cosa mi è successo, perdonami!
mi sedetti in poltrona, il respiro affannato e la testa vuota,
-:Non ti scusare, sono io cheti desidero, sono io che devo chiedeti scusa per la situazione in cui ci troviamo, non dovevo fare ci che ho fatto!
cominciammo a parlare, tra noi vi era un intesa che andava ben oltre l'attrazione sessualee che ci legava indissolubilmente. Rita, si alzò e si venne a sedere sulle mie gambe, appoggiandosi al mio petto, era una sensazione belissima, la sua straordinaria dolcezza e la sua sensualità, mi rendevano felice, vicino a lei mi sentivo rinascere.
4 commenti:
Come situazione erotica, pur se non originale, è comunque interessante, ma dopo quattro puntate la dinamica tra i due protagonisti risulta un po' troppo ripetitiva.
Aspetto le successive per valutare meglio il racconto.
Sonia B.
È vero, ma trovo molto interessante intrigante il viaggio nella mente di un uomo maturo, con un allieva, che da come è descritta, sembra esser poco più che adolescente, credo che il passaggio oltre, recherebbe solo danno. I due protagonisti, mi sembrano molto NORMALI in una storia dove a farla da padrone è il desiderio, la morale e i sensi di colpa. Molto bello, le scene ben descritte, ad ogni incontro tutto potrebbe accadere, ma spero succeda solo alla fine, quando entrambi capiranno e accetteranno il loro desiderio.
Sì, posso anche capire che intendi, ma questi quattro episodi potevano essere sintetizzati anche in due. Altri quattro episodi così non si reggono.
Sonia B.
Si, un po' lungo, ma penso che tutto sommato, visto com'è iniziato, il prossimo, potrebbe essere l'ultimo, spero di vedere entro 1/2 episodi, un finale travolgente.
Sebbene come ripeto, mi piace molto il taglio psicologico dato dall'autrice, è quel qualcosa che manca sempre o è solo accennato.
Io mi vedo molto nella parte del professore e sebbene eccitato dal susseguirsi delle provocazioni ecc.. non so se riuscirei a tacitare il senso di colpa e la morale in una situazione simile.
Mi piacerebbe moltissimo leggere una storia al contrario, con sensi di colpa, desideri e dialoghi interiori della giovane studentessa.
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