Proseguono le sempre più eccitanti avventure di Genny concepite dala fervida e perversa mente di Noemi Conte che ringrazio e saluto.
Donato
Precipitata in quel vortice di sesso non mi ricordavo quasi più di Rocco e che mi avesse allargato il buchetto il giorno prima costringendomi poi a dargli il numero di Artemio.
Trovarmi con entrambi i loro uccelli dentro di me era praticamente scritto nel momento in cui gli avevo dato quel numero……
Intanto l’orgasmo non accennava a placarsi mentre i due randelli infuocati continuavano a scorrere dentro di me fin quando, all’improvviso, Rocco mi tirò via sollevandomi di peso, sempre col suo uccello nel mio culo, e subito dopo mi ritrovai piegata a novanta gradi a succhiare il bastone di Artemio che gonfio e vibrante all’inverosimile si accingeva ad eruttare, mentre il mio culetto veniva ancora trapanato da quel maglio incandescente.
Rimasi con le gambe tese per pochi secondi perché le forze mi mancavano e finii in ginocchio con Rocco che, scendendo con me, non mollò il buchetto che stava slargando, mentre la cappella mastodontica di Artemio invadeva completamente la mia bocca.
L’orgasmo simultaneo dei due uccelli mi riempì di sperma da entrambe le parti.
La quantità di succo che dovetti inghiottire fu infinita ma, docilmente la mandai giù tutta; ormai non potevo neanche più fingere che non mi piacesse e, sentire poi, il liquido bollente nell’intestino per la terza volta in due giorni era un’altra nuova esperienza che cominciavo ad amare sempre di più.
Quando dal bell’uccellone non uscì più niente, me lo tolse, mio malgrado, dalla bocca che continuava a succhiare e anche Rocco tolse il suo dal mio sederino ormai sfondato, ma vi infilò qualcosa di nuovo e freddo che mi allargava il buchetto ancora di più, doveva essere più grosso del suo uccello, ma a un certo punto entrò e, pur allargandomi lo sfintere non forzava più sulle pareti come prima, un po’ come la goccia della sedia che Rocco mi aveva costretto a infilare nel culo
Provai a toccarmi e mi accorsi che quella cosa era tutta dentro e rimaneva fuori solo una parete di gomma abbastanza sottile che mi copriva il buco del sedere.
“E’ un plug” disse Rocco e aggiunse:
“mentre mi pulisci le ultime gocce di sperma come ti ho insegnato ti spiego a cosa serve”
E avvicinandosi mi fece girare verso di lui mostrando il culo ad Artemio e mi porse il suo membro ancora abbastanza duro e gocciolante da succhiare, cosa che io come un automa feci in automatico come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Prof, stai diventando una zoccola perfetta” disse Artemio strizzandomi le natiche con forza e causandomi un’ultima contrazione di bacino dovuta all’orgasmo che nel frattempo non si era ancora del tutto placato!!
“Questo plug” continuò Rocco “che come avrai notato è fatto apposta per andarci in giro senza che esca, servirà ad abituarti i muscoli visto che presto dovrai farci entrare il pisellino di Artemio”
“mmmppphhhhoooooo!!!”
voleva essere un no ma mi tenne la nuca schiacciata sul suo affare impedendomi di manifestare la mia disapprovazione verso quell’ipotesi spaventosa e il mio terrore all’idea di quella bestia nel mio sederino.
“Prof, ti sottovaluti….vedrai che lo prenderai felicemente tutto in quel bel culone burroso e sono certo che passerai giornate intere ad attendermi nella speranza che ti inculi nuovamente”
Dentro di me lo credevo impossibile, ma erano tante le cose che avrei creduto impossibili appena una settimana prima, lo dimostrava il fatto che mentre facevo queste considerazioni stavo leccando il cazzo che mi era appena venuto in culo (e mi piaceva pensarlo con queste parole volgari!!).
“basta è ora di fare ritorno a casa, chissà che folla troverai in autobus a quest’ora Prof, mi raccomando non ti mettere a fare la zoccola come al solito eh!!??”
La cosa mi fece agghiacciare, chissà perché mi ero illusa che mi avrebbero riaccompagnato….
Affrontare il ritorno a quell’ora (erano quasi le 18) con la ressa dell’ora di punta vestita sempre da zoccola, senza mutande e con quella cosa nel culo!!!!
No, non potevo farcela……
Mi rivestii mestamente, mentre loro in un attimo si dileguarono e mi trovai in un bagno degli uomini senza il coraggio di uscire…..
Dopo un po’ mi feci forza ed uscii sperando di non incontrare nessuno, ma sfortunatamente c’era un ragazzo di colore che la stava facendo ad un orinatoio.
Mi si fermò il cuore, anche perché quando mi vide si girò verso di me con aria interrogativa mostrandomi (credo involontariamente) una cosa nera lunghissima e grossa che mentre acceleravo il passo con il viso viola cercai di non guardare ma l’occhio non fu veloce a staccarsi da quel serpente quanto avrei voluto.
Mi infilai subito nel bagno delle donne per darmi una sistematina e anche per aspettare che il tipo se ne andasse; non sembrava il classico vucumprà, aveva abiti un po’ più eleganti e la cosa non so perché mi rassicurava un minimo,ma tanto per fortuna, l’avevo scampata.
Il mio viso era allucinante: il trucco sbavato le guance arrossatissime, i capelli in disordine, la camicia messa male con le tette mezze fuori e la gonna che risaliva maledettamente mostrando quasi la fica e magari quell’aggeggio infernale dietro anche se non riuscivo a vederlo nonostante i miei contorcimenti davanti allo specchio.
Mi ci vollero una decina di minuti per rendermi, non dico presentabile perché era impossibile con quella abbigliamento, ma almeno non sembravo uscita da uno stupro di gruppo.
Uscii dal bagno cercando almeno di avere un’espressione tranquilla ma appena fuori trovai il ragazzo, anzi un signore di colore che mi aspettava davanti all’uscita dei bagni.
Con il cuore in gola allungai il passo facendo finta di nulla e mi avviai verso la scala mobile.
Speravo di averlo seminato infilandomi nella bolgia, ma sentii una persona dietro di me e girandomi appena, con la coda dell’occhio vidi che era lui ma ero bloccata sulla scala mobile da un gruppo di persone davanti e non potetti far altro che rimanere lì in attesa che finisse la rampa.
Mi stava praticamente attaccato, ma non faceva avances dirette, solo la sua presenza vicino al mio corpo e la sensazione di qualcosa di duro sulla mia schiena visto che era un gradino sopra di me.
Come all’andata fui palpata dappertutto, anche se credo che lui non lo abbia mai fatto, si limitava a starmi vicino e seguirmi.
Stavolta avevo oltre alla borsa, anche il sacchetto con gli acquisti, quindi la lotta con la mia gonna che saliva in continuazione era ancora più impegnativa.
Uscii dal centro commerciale e andai verso la fermata con lui sempre dietro e quando arrivai mi raggiunse e si mise davanti a me che ovviamente non azzardavo a sedermi.
Mi voltai Fingendo un grandissimo interesse per la mappa delle fermate mentre sentivo i suoi occhi che mi bucavano da dietro e li immaginavo sul mio culo che era quasi in vista a causa di quella maledettissima gonna.
Dopo un po’ fui costretta a girarmi anche per vedere se stesse arrivando l’autobus e lui ne approfittò per fissarmi il viso, poi le tette poi le cosce e poi da capo, finchè per fortuna arrivò l’autobus; era pienissimo.
La salita fu drammatica perché il primo gradino era altissimo e sentii la gonna scivolare su ma non potevo tirarla giù per via delle mani occupate dalle borse mostrando sicuramente tantissimo, temo troppo perchè questa volta ne approfittò e mi palpò il sedere facendomi fare uno scarto improvviso dalla sorpresa.
Considerato che pur avendone avuto la possibilità non mi aveva ancora toccato, ebbi il terrore che avesse visto addirittura cosa nascondevo tra le natiche e questo gli avesse dato il coraggio di agire.
Guadagnai la testa del bus a prezzo di strusciate continue (ma è pieno di maniaci il mondo!!) e arrivai vicino al posto dell’andata sul quale era seduta una signora anziana.
Due secondi dopo arrivò anche lui e questa volta senza indugi mi agguantò nuovamente una natica stringendola con forza e mi sussurrò all’orecchio con una voce profondissima:
“ho visto cosa nascondi signora…..”
Mi sentii quasi mancare dalla vergogna, ma non risposi e rimasi immobile mentre lui mollava la presa solo per andare a mettere la mano di taglio tra le mie cosce e cominciare una lenta carezza che arrivava fino a sfiorare la mia vulva per poi scendere di nuovo e tornare a sfiorare la mia fichettina indifesa.
Il mio corpo purtroppo mi tradì anche quella volta perché istintivamente serrai un po’ le cosce e le gambe cedettero al punto che quasi mi sorresse lui con la mano sotto passerina che oltretutto era completamente bagnata.
In quel momento la signora seduta di fronte si alzò per uscire ed io, per sfuggire alla carezza e forse anche alle mie reazioni, mi affrettai a sedermi cercando di tenere la gonna più giù possibile ma invano; inoltre il plug nel sedermi entrò bene nel suo alloggiamento facendomi sfuggire un lamento leggero ma profondo che sicuramente fu percepito.
Le mie parti basse erano comunque al sicuro adesso anche perché vi poggiai sopra la borsa e il sacchetto con i vestiti (da troia!!) ma non avevo calcolato che ora mi trovavo con il davanti dei suoi pantaloni all’altezza della mia spalla.
Tra l’altro mentre cercavo di chiudere la borsa che era semi aperta mi accorsi che quegli stronzi di Artemio e Rocco ci avevano messo il manico che avevo portato in giro infilato nel culo e quella vista mi rammentò (come se ce ne fosse bisogno), che razza di zoccola fossi diventata.
Lui si avvicinò e si girò un po’ verso il davanti del bus così da coprire col suo corpo più visuale possibile.
Con un’audacia incredibile, si sbottonò i pantaloni che erano leggeri ma non aderenti e senza estrarre l’animale che vi alloggiava, iniziò un leggero strusciamento sulla spalla arrivando a volte anche a sfiorare il mio seno che culminava con i miei capezzoli nuovamente eretti allo spasimo.
Quando capii lo scopo della sua manovra fu troppo tardi: un odore intenso di muschio mi arrivò alle narici stordendomi completamente mentre facevo sforzi incredibili per non girarmi e guardare quella cosa calda e incredibilmente odorosa che si appoggiava sempre più spudoratamente a me.
In un momento di debolezza girai lo sguardo e mi accorsi che non portava mutande e intravidi la parte centrale del serpente nero all’interno della sua tana.
Ero in balìa di me stessa sconvolta principalmente dal fatto che lo volevo vedere……e lo volevo anche toccare……quell’ odore mi entrava dentro e mi toglieva quel minimo di dignità che mi era rimasta.
Quello che feci dopo fu assolutamente inconcepibile per una donna normale ma, anche per la zoccola che ero diventata, era troppo:
Feci scorrere il bacino in avanti in modo da poter scendere col viso quasi all’altezza della sua patta aperta e lui si avvicinò ulteriormente alzandosi un po’ in modo da arrivare ad appoggiare sulla mia guancia rovente il suo uccello riuscendo a entrare in contatto direttamente con la pelle del suo bastone con quella del mio viso!!!
Quel contatto fu più di una scossa elettrica.
Rimanemmo 10 minuti così mentre io serravo le cosce allo spasimo e respiravo il suo odore finchè, un attimo prima di scendere, girai il viso e poggiai le labbra su quella verga bollente e poi mi alzai per uscire.
Lui mentre finivo di alzarmi mi agguantò una tetta facendomi sussultare dalla paura (e non solo) e mi sussurrò all’orecchio:
“lo vuoi succhiare vero?”
Sentii distintamente la mia voce che diceva:
“..si..”
Mi seguì fino al mio cortile, attesi l’attimo propizio per sgattaiolare nei garages insieme passando sempre dalla porticina esterna e lì, nel corridoio buio, non mi permise di metterci al sicuro nel mio garage dove pensavo per lo meno di fare questa pazzia senza rischi ulteriori, ma mi agguantò per una spalla e mi fece mettere in ginocchio mentre mi appoggiò quella cosa bollente sulle labbra senza che potessi neanche vederla visto come era scuro l’uccello e poco illuminato l’ambiente.
Lo presi con entrambe le mani e mentre lo tenevo ancora appoggiato alle labbra senza aprirle, cominciai a carezzarlo e a scoprirne forma e dimensioni.
Era grosso, non come Artemio, ma più di Rocco, ed era lunghissimo!!
Tirai fuori la lingua e leccai la parte di sotto della cappella entrando in quella fase di trance che mi faceva scordare il pericolo pazzesco di essere scoperta da qualche condomino in quella pratica animalesca.
Il sapore era fortissimo, selvatico, mi faceva rabbrividire come quando avevo ingoiato per la prima volta lo sperma, ma questa volta soltanto a leccarlo.
Aprii le labbra e lo feci entrare nella mia bocca cercando di imboccarne il più possibile, ma non arrivavo neanche a metà
Lo succhiavo e rabbrividivo e sentivo la fichetta contrarsi dal desiderio e perfino il sedere pulsare intorno all’oggetto che portavo dentro.
Le mie mani correvano su quel bastone all’inizio solo carezzandolo, ma via via quasi mungendolo mentre succhiavo sempre più forsennatamente quel pezzo di carne nera.
L’idea di quello che stavo facendo ad uno sconosciuto nei garages del mio palazzo correndo un rischio spaventoso, mi faceva sentire così sporca e al tempo stesso mi eccitava da morire al punto che quando dopo per lo meno un quarto d’ora che lo succhiavo e accarezzavo, mi esplose in bocca, riempiendomi di un succo dal sapore fortissimo ed io ebbi l’ennesimo orgasmo della giornata e senza neanche sfiorarmi!!!
Quell’idrante nero continuava a spruzzare e io a godere, oramai avevo passato ogni limite: ero irrimediabilmente perduta.
Quando me lo tolse di bocca, come al solito quasi con la forza, mi accarezzò i capelli e mi dette un bigliettino scritto a mano dove c’era scritto (scoprii dopo)il suo numero di telefono.
1 commento:
E' una delle serie che attendo con più curiosità, e il modo di scrivere della brava Noemi Conte è sempre coinvolgente. Forse in questo episodio c'è qualche esagerazione di troppo, ma attendo comunque di vedere i nuovi sviluppi sulle peripezie della conturbante Genny!
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