domenica 18 ottobre 2020

VACANZE ESTIVE - EPISODIO 6 Il Gioco + EPISODIO 7 Nuove emozioni (by Letizia Amore 70)





Anche se l’estate è oramai un ricordo rieccoci con nuovo episodio di Vacanze estive..... anzi due...
Abbiamo infatti deciso di accelerare la pubblicazione di questa serie per arrivare a pubblicare prima le successive opere di Letizia Amore.

Rosa ha subito di tutto dal suocero Filippo….ma non è contenta… vuole essere fare sesso con il perverso suocero che ad ora non l’ha accontentata.

Negi episodi 6 e 7 scopriremo se Rosa riuscirà nel suo intento o se l’uomo non ha intenzione di cessare le umiliazioni nei confronti della donna.
Donato

PS: Questo episodio nonché tutti quelli che pubblicherò e presenterò sono dedicati a Marina, una cara amica.
Goodbye Marina... Ci incontreremo ancora nel regno della fantasia che tanto hai amato





Ep 6



Filippo, restò a farle da guardiano sulla porta, mentre lei finalmente poteva lavarsi, l'autogrill cominciava a popolarsi e poco dopo, nel parcheggio, popolato di camionisti e pendolari, Rosa si dovette vestire in piedi fuori dalla macchina. Non le fece mettere la minigonna stretch, quella con cui era uscita di casa la sera prima, aveva portato anche quella bianca a portafoglio, che aveva definito da educanda. Rosa, si sentiva molto meno esposta, anche se, mentre andavano verso il bar, per fare colazione, ad ogni passo, sentiva la gonna aprirsi e l'aria fresca carezzarle la figa. Entrando nel locale, si sentì addosso gli sguardi di tutti gli avventori, che poco prima l'avevano vista nuda, rivestirsi nel piazzale. Più di ogni altro sguardo, notò, quelli dei due giovani baristi, che la fissavano con malizia. Quello che, poco prima, nel bagno, glielo aveva messo nel culo, stava parlando con due uomini, probabilmente camionisti della zona, si stava vantando e senza nemmeno nascondersi, la additò e mimò volgarmente come l'aveva inculata, si sentì morire, la guardavano e ridacchiavano volgarmente. Quando andò a pagare, Filippo, che aveva notato tutta la scena, volle che andasse lei alla cassa, uno dei due camionisti, le mise una mano sul culo e afferrandole la mano, se la portò sul cazzo, probabilmente già duro, Rosa cercò lo sguardo di suo suocero, non sapeva cosa doveva fare, ma per sua fortuna, il barista, li fermò, non voleva guai nel locale, non poteva rischiare di perdere il posto di lavoro. Salirono in macchina, Rosa, moriva dalla voglia di chiedere a Filippo, perché non fosse intervenuto, ma non ne aveva il coraggio. Dietro le colline, iniziava ad intravvedersi il chiarore dell'alba, era molto stanca e cedette, abbandonandosi tra le braccia di morfeo. Giunsero a Varazze, che già la cittadina si stava svegliando alle prime luci dell'alba, la gente stava lentamente uscendo di casa per andare al lavoro. Entrarono in casa, Rosa, sebbene fosse già molto stanca, sperava che finalmente il suocero si decidesse a scoparla, ma si era ripromessa di non chiederglielo più, d non provocarlo ulteriormente, non voleva umiliarsi oltre, si era giò prostrata a lui, supplicando di essere posseduta rudemente,

-:Mi è sempre piaciuta la tua camera da letto troia!

finalmente, pensò Rosa, si spogliò e lo guardò, aspettava che le dicesse di mettersi sul letto,

-:Vieni qui troia, in ginocchio!

voleva gli succhiasse il cazzo!? Obbedì e si avvicinò inginocchiandosi ai suoi piedi, si stava nuovamente umiliando, ma non le interessava, voleva essere scopata,

-:Brava cagna! Ora tirami fuori il cazzo!

continuava a darle ordini, ma ancora non sembrava intenzionato a sbatterla sul letto, Rosa, fece come le aveva chiesto, sentiva la figa un lago caldo di desiderio,

-:Bravissima, ti piace il cazzo, il mio cazzo!? Lo vuoi!?

cosa preludeva quella retorica, dove voleva arrivare, non gli rispondeva, aveva solo voglia di essere presa, scopata, maltrattata, voleva il suo cazzo. La fissava freddo,

-:Puttana, metti le mani dietro la schiena!

le ordinò secco, non capiva quali intenzioni avesse ma obbedì, lui prese dal suo comodino un paio di calze e le legò le mani, quindi cominciò a cercare qualcosa nell'armadio. Rosa, stava iniziando a preoccuparsi, ma il desiderio la stava divorando e se quello era il prezzo da pagare, per esser finalmente scopata da lui, lo accettava, controvoglia ma lo accettava. Filippo, si girò, aveva in mano un foulard nero, le si avvicinò e la bendò,

-:Cosa vuoi fare, perché questa cosa?

nella sua voce un fremito, cominciava a preoccuparsi veramente, non si era mai trovata in una situazione simile, si sentiva inerme, fragile,

-:Ti prego, rispondimi, cosa vuoi fare?

non le rispondeva e sentiva crescere l'angoscia dentro di lei, ma allo stesso tempo era sempre più eccitata, girò la testa a destra e poi a sinistra, non poteva vederlo, ma soprattutto, la stanza le pareva avvolta in un inquietante silenzio, non riusciva a capire dove fosse. Improvvisamente sentì la sua mano frugarle tra le chiappe,

-:Uhmm, che bel buco voglioso, hai voglia di cazzo, vero troia!

-:Ti prego slegami, questo gioco non mi piace!

lo supplicò, ma lui non rispose, quel suo silenzio la inquietava, e le fece capire che non aveva alcuna intenzione di smettere, la stava tormentando e gli piaceva, aveva il controllo totale su di lei. Il tempo scorreva lento attorno a lei, ferma in quella posizione, senza poter vedere niente, cercava di liberarsi le mani, ma la calza di nylon, che aveva usato per legarla, più si agitava, più sembrava stringersi attorno ai suoi polsi,

-:Dai, il gioco è bello sin che dura poco, adesso liberami, le gambe iniziano a farmi male!

la stanza continuava ad essere avvolta in un inquietante silenzio, Filippo, sembrava esser stato inghiottito dal buio che avvolgeva i suoi occhi, la aiutò ad alzarsi prendendola sotto le braccia, continuava a mantenere un silenzio inquietante, la fece coricare sul letto e le liberò le mani, ma solo il tempo necessario a legarla nuovamente, le legò i polsi alla spalliera d'ottone del grande lettone, cercò di ribellarsi, ma fu tutto inutile, Filippo era più forte di lei. Le carezzò il seno, strizzando i capezzoli, tremava e gemeva, le scattò una foto, ma non la inviò al cornuto, la baciò, Rosa sentì le sue labbra poggiarsi sulle sue e le schiuse dolcemente, la lingua del suo amante penetrò ruvida nella sua bocca alla ricerca della sua lingua con ardore, ricambiò quel bacio con passione. Sentì una mano scivolare sul ventre, le dita cominciarono a tintinnare il clitoride, stava impazzendo, aveva voglia di lui.,

-:Scopami, scopami bastardo, mi stai facendo impazzire, scopami!

la voglia di lui, stava soffocando ogni resistenza, puntò i piedi sul letto ed inarcando la schiena, sollevò il bacino, per offrirgli a sua figa. Due dita si immersero in quel lago di desiderio, gemette mordendosi le labbra, Filippo, cominciò a succhiarle, mordicchiarle un capezzolo, mentre la masturbava freneticamente e più lui insisteva, più lei spingeva in alto il bacino. La stava facendo impazzire, sentì l'orgasmo sopraggiungere improvviso e squirtò violentemente, crollando con il culo sul letto e le gambe molle, ansimava pesantemente, la stava costringendo a orgasmi devastanti, privi di penetrazione, la sua resistenza, la sua volontà, stava venendo sempre meno, ormai nella sua testa, nel suo corpo, il pensiero dominante era essere penetrata da lui, essere presa con forza,sentire la sua calda sborra inondarle la figa,

-:Ti prego Filippo, scopami, dammi il tuo cazzo, scopami!

lo implorava sdolcinatamente, ma non ricevette nessuna risposta. Tutto sembrò fermarsi, si era allontanato e l'inquietante silenzio avvolse nuovamente la stanza. Sentì il letto muoversi, era salito in fondo ai piedi, era tra le sue gambe, le allargò, piegando le ginocchia, per mostrargli la figa, questa volta era sicura che l'avrebbe scopata, si morse le labbra per non gemere, per non dire nulla, per non dargli la soddisfazione di sentirla ancora implorare mugolante. Filippo, le sollevò le gambe, spingendole le ginocchia contro le spalle, il suo corpo massiccio pesava su di lei e poteva sentire la potente erezione premere sul suo ventre. Ormai ne era sicura, stava per scoparla e un orgasmo la travolse. Le legò le caviglie alla spalliera del letto, così come aveva fatto con i polsi, costringendola in una posizione scomodissima, aveva la figa aperta ed il buco del culo ben visibile, poteva penetrarla come voleva e in quel momento lei sperò che la inculasse rudemente. Tutto si fermò, come se il buio che avvolgeva i suoi occhi avesse di colpo ingoiato la stanza attorno a lei, come se il tempo si fosse congelato, no, Filippo, non si era spostato, poteva ancora avvertire la sua presenza, che piegava il materasso, in fondo al letto, cosa stava aspettando!? In quei momenti, sentiva l'ansia impadronirsi dei lei ed allo stesso tempo, nel suo ventre sentiva il desiderio divampare come un incendio. Si chinò su di lei, sfiorò con le labbra il pube, gemette, quel contatto gentile fece montare velocemente un nuovo travolgente orgasmo e quando la sua lingua sfiorò le labbra tumide della sua figa, esplose come un vulcano, inondandogli la bocca con il suo piacere. La lingua si intrufolò nella fessura, lambendo ruvidamente il clitoride, la spinse dentro di lei, quell'uomo era un maestro del piacere, sapeva accrescere il desiderio di una donna sino a farla impazzire, scivolò sul perineo, lambendo il buco del culo, scavò tra le piccole labbra gonfie di piacere, succhiò il turgido clitoride. Il suo corpo era scosso convulsamente dal piacere e attendeva ansiosa che la penetrasse, ma non aveva né la forza, né il coraggio di chiedere nulla, per paura che le sue parole, potessero interrompere quel momento così intenso. Sentì le labbra scivolar nuovamente sul pube, la lingua lambire l'ombelico, un leggero formicolio scosse a sua pelle, quella lingua sagace ed impertinente, salì ancora, andando a stuzzicare i capezzoli, il collo. Sentì la potente erezione premere sul suo ventre, scivolando avanti e indietro, ma ancora non voleva penetrarla, la stava facendo impazzire, stava per implorarlo di spingerglielo dentro con forza, ma la bloccò baciandola con fervore. Non era lei a comandare, suo suocero, era un uomo deciso, prepotente, un uomo che non si lasciava guidare dai bassi istinti, era lui che comandava, aveva il pieno controllo della situazione e lei, legata e bendata, era inerme, succube di quel gioco che si stava protraendo lascivamente nel tempo. Sentì la punta, quella grossa cappella a forma di fungo, bagnarsi tra le labbra fradicie della sua figa, frugare fra le piccole labbra, era a pochi millimetri dall'immergersi dentro di lei. Sospirò lasciva, si morse le labbra, trattenne il fiato, ogni muscolo del suo corpo era contratto, aspettando il momento in cui finalmente l'avrebbe penetrata. Filippo, le sussurrò qualcosa all'orecchio, era troppo confusa, eccitata, per captare quel bisbiglio, per comprendere il senso di quelle parole e quando quel grosso cazzo duro, si fece strada prepotentemente nella sua figa, fu travolta da un orgasmo devastante. Squirtò urlando ferocemente, lo sentì urtare sulla cervice uterina, il caldo divampò dentro di lei, un fiume incandescente di lava, il suo corpo si contrasse spasmodicamente, ogni pensiero, fibra e muscolo era coinvolto in quell'orgasmo. Si fermò, sentiva il suo scettro, vibrare dentro di lei, ma quel gioco febbrile, non era ancora finito, ansimava faticosamente, senza riuscire a parlare, voleva implorarlo di scoparla, di muovere quel duro e nodoso palo di carne, nella sua figa, ma le parole le si impastavano in bocca, avrebbe voluto vedere i suoi occhi, leggere nel suo sguardo la soddisfazione di averla sottomessa completamente, voleva stringerlo a se, tra le sue cosce, trattenerlo e tirarlo più che poteva dentro di lei. Odiò quelle calze, che la costringevano all'immobilità, ma allo stesso tempo sapeva, ed era felice che l'avesse legata, in nessun altro modo avrebbe potuto farle provare un simile orgasmo

 Ep 7


 

Nuda, legata al letto, Filippo, le aveva liberato solo i piedi, avvolta nel buio, ansimava ancora esterrefatta dal piacere che quell'uomo era stato in grado di farle provare, sentiva la sua presenza, sebbene non potesse vederlo, si stava abituando a quella condizione e riusciva a percepire il suo respiro,

-:Liberami ti prego, devo andare a fare la pipì.

-:Ti libero le mani, ma non togliere la benda, se lo farai, la prossima volta non ti libererò!

le rispose, quindi le sciolse i polsi e dopo averla aiutata ad alzarsi, la guidò sino in bagno, Rosa, moriva dalla voglia di togliersi la benda, voleva guardarlo in faccia, veder il suo sguardo, sarebbe ancora stato in grado di sostenere la sua superiorità, o la guardava con occhi diversi!? La curiosità la stava uccidendo, come avrebbe voluto scorgere nel suo sguardo un sorriso dolce, un labile segno di dolcezza. Non capiva il perché, non era certo un uomo dolce, eppure lo desiderava ancora, avrebbe voluto che la possedesse ancora, anche analmente, si sentiva sua, come non le era mai successo. Il suo unico uomo, era stato, sino ad allora, il dottor Roberto, suo marito, si rese conto che aveva vissuto una falsità, un'illusione, aveva provato piacere, aveva goduto, ma mai con l'intensità che aveva provato quel giorno, anche quando si era fatta rompere il culo da Massimo, cosa che rimpianse, se avesse saputo, si sarebbe concessa solo a suo suocero, quel giorno aveva goduto, ma nemmeno in quell'occasione, nonostante si fosse lasciata andare completamente era riuscita a provare un orgasmo così intenso e devastante. Lui era un maestro, maestro del piacere, che sapeva dosare con sagacia e lei ne era schiava. Uscì dal bagno toccando mobili e pareti, non sapeva dove fosse, ma non avrebbe tolto la benda, non voleva farlo, non per paura, ma per rispetto, era quello che lui le aveva ordinato. Filippo, la accolse tra le sue braccia e la baciò, Rosa, si sentì viva, provava qualcosa per quell'uomo, qualcosa di unico, no, era sicura di non amarlo, l'amore era una cosa diversa, ma si sentiva sua, anima e corpo, un senso di appartenenza che andava oltre i sentimenti, era una cosa fisica, carnale, ma soprattutto psicologica. Sentì le sue mani ghermire il suo corpo con bramosia, la strinse a sé, sentiva il suo membro duro sul ventre, la fece girare, Rosa, fremeva di desiderio, sì morse le labbra, era sicura che l'avrebbe fatta piegare per prenderla da dietro. La spinse sul letto e le legò nuovamente le mani alla spalliera, quindi con calma le legò anche le caviglie, si fermò, Rosa, giaceva su letto, con la faccia sul cuscino e aspettava che la prendesse con forza,

-:Non ti muovere troia! Io torno presto!

cosa!? Stava uscendo!? Non poteva lasciarla così, non poteva lasciarla legata al letto, poco dopo il rumore della porta che si chiudeva alle spalle di suo suocero. Era sola, al buio, legata, il tempo attorno a lei sembrava sospeso, cominciò a pensare, aguzzando l'udito cominciò a scrutare il silenzio, cercando di percepire quando, quell'uomo sarebbe rientrato. Aveva paura, ma allo stesso tempo era eccitata, si fidava di lui, faceva bene!? Sentì il suo cellulare vibrare, era il suono di whatsapp, immaginò suo marito, angosciato dal silenzio, che con il cazzo in mano di stava masturbando. Non riuscì a quantificare il tempo che trascorse, probabilmente si era anche addormentata, erano molte ore che non dormiva e ciò, contribuì a farle perdere il senso del tempo che passava. Sentì le chiavi nella serratura, Filippo, stava rientrando, sospirò sollevata, quella tortura, la sua lunga attesa era dunque finita!? Constatata la sua sottomissione, l'avrebbe sciolta, le avrebbe permesso di veder i suoi occhi, le avrebbe sciolto i polsi!? Aveva affinato l'udito e nel silenzio udì qualcosa di strano, non era solo,

-:Chi c'è con te, chi hai portato in casa!?

aveva udito chiaramente i passi di due persone, Filippo, aveva portato con sé un amico, voleva fare un gioco a tre!? Non le rispose, cosa stavano facendo, si stava arrovellando il cervello, ma non chiese altre spiegazioni, sperava solo che la liberasse, iniziava a sentirsi intorpidita da quella costrizione,

-:Sei stata bravissima, meriti un premio!

le sussurrò all'orecchio,

-:Liberami ti prego, sono tutta anchilosata!

le baciò il collo senza dire nulla, con una mano scivolò sul suo culo. Si bagnò e sentì il desiderio crescere prepotente nel suo ventre, maledetto quell'uomo aveva la capacità di farle perdere il controllo, aveva su di lei un ascendente incredibile, le dita si soffermarono lascive sul buco del culo, gemette, quando la toccava non riusciva a controllarsi, indolenzita inarco la schiena, offrendosi al suo gioco, aveva voglia di lui, si si bagnò le dita fra le labbra fradicie della sua figa, gli piaceva tormentarla, non era solo un gioco, voleva costringerla a cedere ai suoi desideri, passo le dita sullo sfintere, ruotandole lentamente attorno al buco. Rosa gemeva virgola spingendo il culo più in alto che poteva, il desiderio la stava logorando, sentì le dita scivolare nella fessura, aveva la figa in fiamme, immergersi decise, tra le labbra sempre più fradicie, fremeva di desiderio, ma lui sapeva dosare, con sagace perfidia il piacere, fermandosi sempre un attimo prima di farle raggiungere l'orgasmo,

-:Troia, sei tutta un lago! Hai voglia di cazzo!?

lo sentì salire sul letto, le allargò le chiappe e cominciò deciso a leccarle lo sfintere, guaì come una cagna in calore, la ingua si intrufolò nel buco del culo, era completamente fuori controllo, il desiderio aveva la meglio sulla ragione, voleva che la liberasse, ma le piaceva essere alla sua mercé. La lingua scivolò dolce e decisa tra le labbra fradicie della sua figa,

-:Continua così, sto per godere!

-:Voglio vederti leccare la giovane figa di una ragazza!

aveva sentito bene, le aveva chiesto di leccare la figa ad una donna, una ragazza, le si gelò il sangue nelle vene, ogni fantasia si spense, sebbene il suo corpo continuasse a reagire ai suoi baci e alle sue carezze. No, non poteva chiederle una cosa del genere, non gli rispose, sperava, sebbene in cuor suo sapesse che lui non era tipo da rinunciare, che quella richiesta, per lei assurda, rimanesse una fantasia. Filippo, le liberò le mani e le caviglie, giusto il tempo di farla girare e le legò nuovamente i polsi alla spalliera, le sollevò le gambe e ricominciò a leccarle la figa. Non aveva detto altro, forse quella sua frase era davvero solo una fantasia del momento, Rosa, si rilassò e si lasciò andare, sapeva bene come stuzzicarla, tornò a solleticare il buco del culo tenendole le gambe sollevate sino alle spalle, poteva spingere la lingua in quell'orifizio voglioso con forza, era come se la stesse scopando con un piccolo cazzo mobile,

-:Uhmm, vederti con la lingua in una bella figa liscia e vellutata!

no, non era una fantasia che avrebbe lasciato nel cassetto, voleva davvero vederla leccare la figa di un'altra donna. Rosa, stava godendo, stava per esser travolta da un orgasmo, si fermò proprio un attimo prima di farla godere, lo odiava quando faceva così, ma era fusa, aveva solo voglia di godere, in quel momento, se l'avesse obbligata, lo avrebbe fatto. La lasciò così, scese dal letto e la lasciò così alcuni lunghissimi istanti, fremeva, sospirava vogliosa, aspettando che lui si decidesse a farla godere,

-:Non torturarmi così, fammi godere bastardo, farò tutto quello che vuoi!

-:Farai tutto quello che ti ordinerò!?

sussurrò, spingendole due dita nella figa e il pollice nel culo,

-: Leccherai la figa a chi voglio io!?

cominciò a masturbarla rudemente, voleva farla arrivare allo spasimo,

-:Troia, mi hai sentito? Leccherai la figa a chi dico io?

ribadì deciso,

-:Si, si, bastardo, lo farò, ma adesso scopami ti prego, fammi godere!

si arrese, sebbene nella sua mente avesse tutte le intenzioni di non mantenere la parola data, in quel momento si arrese, voleva solo il suo cazzo. Le spinse il cazzo prepotentemente nel culo, facendola gemere, la grossa cappella si fece strada irruenta, seguita da quel grosso cazzo duro e nodoso, si sentì travolgere dal piacere, era veramente una cagna. Filippo, era un bastardo, specializzato in psichiatria, aveva capito sin da subito, quali fossero i suoi punti deboli e in quelle ore, aveva potuto tracciare il suo profilo mentale, per sfruttarlo a suo vantaggio, sapeva quali tasti toccare per controllarla. Rosa, stava godendo, godeva come un'assatanata,

-:Voglio vederti leccare la figa di Desirée!

no, quello no, non lo avrebbe fatto. Sapeva bene a chi si riferiva, Desirée, era un'allieva del corso di infermieristica, nonché figlia di una sorella della moglie di suo cognato, insomma una mezza parente. Filippo, a quanto pareva, amava proprio pescar le sue amanti in famiglia. Con lei, aveva avuto più volte a che discutere, proprio per la morale, non troppo etica, sia sua, che della madre, certo non aveva mai mosso accuse, ne espresso giudizi, del resto ogniuno è libero di vivere come vuole. Qualche anno prima però, Desirée, che allora era una sedicenne, criticò proprio Rosa, per la troppa rigidità, a dir suo un inutile bigottismo e lei si erse a paladina della morale, dell'integrità. Filippo, presente alla discussione, fece da paciere e in quell'occasione si schierò dalla parte della giovane ragazza, sostenendo che non vi è vero piacere, senza eccessi e dunque, come diceva William Blake, "La strada degli eccessi, porta al palazzo della saggezza", fu uno sproloquio di frasi fatte, sino a concludere con la frase di Oscar Wilde, "Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni". Quel giorno lo odiò, le fece ribollire il sangue nelle vene e a malincuore, Filippo, era considerato alla stregua di un guru, dovette accettare la sconfitta, tutti difesero Desirée, facendola passare per una bigotta piena di tabù. Forse avevano ragione, ma non digerì mai quella sconfitta ed ora pretendeva dunque che lei, si umilasse, riconoscendo che aveva ragione e mostrando a quella ragazzina, ora maggiorenne, sebbene di pochi mesi, il suo lato lascivo e perverso. Non poteva chiederle tanto, non poteva pretendere che lo facesse veramente, sapeva di non aver scelta, ma sperava ancora in un minimo di umanità,

-:Ti prego, questo no, con tutte ma non con lei!

le sorrise e sfilato il cazzo dal suo culo ancora voglioso, glielo spinse brutalmente nella figa, lo sentì urtare la cervice uterina, strinse i denti. Filippo, cominciò a scoparla brutalmente,

-:Farai quello che ti ordino puttana!

spingeva con cruenza, facendo sbattere il cazzo in fondo alla sua figa, brutalmente,

-:Leccherai la figa a quella troietta!

si fermò di scatto, poi con un colpo di reni, urtò nuovamente con la grossa, dura cappella sulla bocca dell'utero facendola gemere come una vacca,

-:Scopami bastardo, sfondami tutta!

guaì Rosa, e si lasciò travolgere da un orgasmo che le tolse il respiro

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