Comincia oggi una nuova serie che ci terrà compagnia per qualche settimana.
Trattasi di un raccondo "di formazione" avente come protagonista una teenager degli anni 80.
Come al solito Letizia Amore si dimostra vulcanica e bravissima a cambiare ambientazione senza perdere smalto.
Attendiamo commenti!
Donato
Era il 1985, adolescente ribelle, come molte mie coetanee, leggevo la rivista "Cioè", iniziando a interessarmi, con non pochi dubbi e mille paure, ai maschi e al mondo segreto del sesso. Alla radio imperversano i brani di Madonna, "In to the grove" e "Like a virgin", "Take on me" degli Ha-ha e la mia preferita, ancora in voga, icona del nuovo femminismo, "Girls just want to have fun" di Cindy Lauper, e io, come la protagonista della canzone, avevo solo voglia di divertirmi, sognando qualcosa di dolce e romantico. Quell'estate, eravamo andati in vacanza al mare e finite le ferie, i miei genitori, rientrarono in città, lasciandomi alle amorevoli cure di mia zia. La sorella di mia mamma, era ancora molto bella, era rimasta vedova molto giovane, ma con una grande forza, si era rimboccata le maniche e aveva cresciuto mia cugina, senza l'aiuto di nessun uomo. Per me, un grande esempio, una grande donna e io volevo essere come lei, forte e indipendente, mentre consideravo mia cugina, che era più grande di me di un anno, una vera stronza. Credeva, essendo più grande, che tutto le fosse dovuto e saper tutto lei, che mi dava solo un gran fastidio. La casa della zia, era sul lungomare, in un carrogio, nascosta dall'albergo "Zia Piera" e come le altre casette lì attorno, aveva l'ingresso indipendente, il che la rendeva perfetta per i turisti, che, avendo molte stanze, permetteva a mia zia, di ospitare. Stranamente, quell'anno la casa era vuota, ma la zia, non era affatto preoccupata, anzi, pareva stranamente felice, molto più vitale e vivace degli anni precedenti. Era il 20 luglio, la giornata era rovente e io, come al solito ero in spiaggia, avevo molte amiche a Chiavari, del resto avevo sempre passato l'estate in quella casa, il ricordo di quella giornata è impresso indelebilmente nella memoria. Litigai furiosamente con Luisa, e Martina, due autentiche stronze che si erano unite al nostro gruppo solo da poco, purtroppo, colpa anche di mia cugina, Clara, che non si lasciava scappare occasione per mettermi nell'angolo; credo fosse invidiosa, perché ero lì in vacanza e sua mamma, mi trattava da principessa; anche il resto del gruppo si schierò dalla parte delle nuove arrivate. Tornai a casa, sembrava deserta, strano, la zia, non usciva quasi mai, o almeno così credevo, mi misi sul divano in soggiorno e qualcosa attirò la mia attenzione, un paio di mocassini da uomo, dietro la porta; dunque era arrivato un ospite; poi un rumore dal piano di sopra, no, ora era più nitido, era un gemito, cosa stava accadendo!? Salii le scale in silenzio, dalla camera in fondo al corridoio, filtrava una luce, un altro gemito, era rauco, strano, mi avvicinai e guardai dentro. La zia, sospirava stesa nuda sul lettone, per avere 46 anni era veramente una gran bella donna, ammirai le sue gambe, il seno sodo, stavo gia per entrare, pensando stesse male, avevo la mano sulla maniglia, non mi ero accorta che non era sola, da dietro la porta, entrando nella mia visuale, un uomo, nudo, alto, altissimo, muscoloso, non magro, ma nemmeno grasso, i capelli corti e neri, la barba ben curata, si avvicinò a lei. Mi bloccai impietrita, la zia si mise carponi sul letto e vidi il suo coso, era la prima volta che ne vedevo uno, non ne avevo mai visti nemmeno in foto, deglutii a secco. Ero rimasta alle favole, su "Cioè" leggevo le risposte che i dottori davano alle mie coetanee, rassicurandole che con un bacio, non si può restare incinta, ma la zia, stava facendo sesso con quell'uomo. La guardai baciare la punta rosso scuro di quell'affare, lo prese in bocca; "mio dio, non ti fa schifo quel, quel, insomma quel coso!?" pensai continuando a fissarla con gli occhi sgranati. Lui aveva un espressione incredibile, si leggeva il piacere disegnato sul viso, la testa leggermente in dietro, gli occhi chiusi. Sentii il calore avvampare il mio viso, dovevo esser paonazza, sapevo che era sbagliato quello che stavo facendo, ma non riuscivo a smettere di spiarli, ingenua e inesperta, era la prima volta che vedevo una cosa del genere. Ricordo il senso di smarrimento, quella cosa mi eccitava e spaventava, allo stesso tempo, sentivo uno strano calore fra le cosce, una cosa che non riuscivo a comprendere ne a controllare. Vidi quell'uomo inginocchiarsi tra le gambe della zia, cosa stava facendo, la zia gemeva e sospirava affannosamente, mentre mi pareva che lui stesse facendo qualcosa con la bocca, sulla sua cosina, cosa stava facendo, non riuscivo a vedere niente, tranne le sue spalle. Ma restare lì a guardare, stava confondendomi sempre di più, scivolai lentamente con la mano fra le mie cosce, non era la prima volta che mi toccavo, ma quella volta il contatto delle mie dita, con la fessurina, fu travolgente, un brivido saettò lungo la spina dorsale, scuotendomi tutta. Ritrassi la mano di scatto e scappai via, mi rinchiusi in camera, sconvolta da ciò che era appens successo, ma non riuscivo a togliermi dalla mente, quel coso che mia zia aveva preso in bocca, l'espressione di quell'uomo e più di ogni altra cosa, i gemiti rauchi che lei emetteva, mentre lui stava inginocchiato con la testa fra le sue cosce, lisce e vellutate e mentre respiravo lentamente ad occhi chiusi, mi toccai un'altra volta. Avevo davanti agli occhi, l'immagine di quel grosso coso e morivo dalla curiosità, uscii dalla stanza e facendo attenzione a non far rumore, tornai al piano di sopra. Udii subito, venir dalla camera, forti gemiti e sospiri, sia di uno che dell'altra, mi avvicinai, quell'uomo era sopra la zia, che gli teneva le gambe dietro la schiena, si muoveva su e giù. Sgranai gli occhi, un brivido scosse il mio giovane corpo, quel suo coso, entrava e usciva dalla cosina della zia, mi toccai fra le cosce, com'era possibile che un affare come quello entrasse in una fessura così stretta, non le faceva male!? Non capivo più niente, io del sesso ne avevo solo sentito parlare e di sicuro, nessuna delle mie amiche, aveva più esperienza di me, per me, per noi, il sesso era ancora un discorso astratto, l'esperienza più calda che avevo avuto, era un bacio con la lingua. E ora, davanti a quella scena, mi sentivo persa, la mia manina, copriva la mia cosina, quasi la volesse difendere, mentre il desiderio guidava indecentemente le dita. La zia, ansimava rauca e con parole sconnesse, chiedeva, incitava lui a spingere di più, com'era possibile, quella specie di proboscide; sapevo, che i ragazzi avevano il "cazzo" ma, a parte un po' di curiosità, non mi ero mai posta la domanda di come fosse fatto; era lunghissimo ed entrava tutto nella fessura della zia, ma a lei, sembrava non bastare. Ero così confusa, eccitata e spaventata, continuavo a guardarli, all'improvviso lui disse qualcosa che, troppo eccitata, non riuscii a capire e tirò fuori il suo coso, la fessura della zia, era larga, il colore scuro, quasi pavonazzo, mi sentii strana, vidi il coso di quell'uomo, sputare la sua densa crema biancastra. Era "sborra!?", così l'avevo sentita chiamare da mia cugina, dunque era quella cosa, che metteva incinta le donne!? Con gli occhi sbarrati continuai a guardare, mentre con le dita mi carezzavo la cosina, mi tremavano le gambe, strinsi le cosce più che potevo, il caldo dentro di me era insopportabile, sentii un caldo liquido bagnarmi le dita, stavo godendo! Mi appoggiai allo stipute della porta, per non cadere in ginocchio, mentre guardavo la zia, che giratasi, aveva preso nuovamente in bocca il coso del suo uomo, non capivo, era sporco, lo aveva messo nella sua fessura, aveva sputato il suo seme, come, perché la zia, stava facendo quella cosa!? Non capivo, ma dentro di me, sentivo ardere un fuoco inspiegabile. Con le gambe molle, tornai in camera e stesa sul letto, cercai di ritrovare la pace interiore, ma quelle immagini continuavano a tormentarmi. I giorni a seguire furono tremendi per me, non riuscivo più a guardare la zia, ogni volta che incrociavo i suoi occhi, la rivedevo sul letto, con quello sguardo lascivo, sconvolto dal piacere, con quel grosso coso in bocca e quell'uomo che le teneva la testa. Non potevo parlarne con nessuno, di sicuro non con le amiche, che erano anche amiche di Clara, e nemmeno con lei, che era sua figlia, che avrei dovuto dirgli, ho spiato tua mamma fare sesso con un uomo!? Stesso discorso valeva per mia mamma e quindi tormentata da quelle immagini, continuavo a chiedermi, se anch'io un giorno, mi sarei comportata come lei. Nella mia mente, echeggiavano le parole delle mie amiche, "Agli uomini, piacciono le troie, così si possono far fare i pompini!", già, i pompini, a quel punto, mi chiedevo se sapessero realmente cosa significasse, ma la zia, era una troia? Non potevo associare mia zia, a quel termine, sebbene l'avessi vista fare certe cose, non poteva essere in quel modo, le mie amiche erano delle stupide, parlavano di cose che non capivano e non conoscevano come delle stupide bigotte. Erano passati un paio di giorni e quella notte, come nelle precedenti, mi stavo arrovellando il cervello per far chiarezza nei miei pensieri, le immagini del grosso coso di quell'uomo, impresse a fuoco nella mia mente, mi chiedevo che sapore avesse, mi sarebbe piaciuto fare quello che aveva fatto la zia, soprattutto mi chiedevo come si faceva il "pompino" e mentre continuavo ad arrovellarmi le cervella, cominciai a toccarmi. Mi succedeva sempre più spesso e avevo iniziato a capire quali punti toccare per riceverne più piacere possibile e distinguere nettamente il piacere dell'orgasmo. Sentii dei rumori, non poteva essere Clara, era andata al compleanno di una sua amica e sarebbe rimasta a dormire da lei e poi il giorno dopo, sarebbero partite assieme per il campeggio, sarei dovuta andare anch'io, ma non conoscevo nessuna, quelle erano le sue amiche di scuola, non quelle della spiaggia, quindi restai a casa. Aprii piano la porta e salii in punta di piedi tutte le scale, in fondo al corridoio, vidi la luce accesa nella stanza dove avevo visto la zia, con quell'uomo, era lì con lui, sapevo che era lì con quell'uomo, quella non era la sua camera, che era al piano di sotto come la mia e quella di mia cugina, non era giusto, ma mi avvicinai. Volevo sentire i loro sospiri, i loro gemiti, vedere la zia ansimare di piacere è quell'uomo, nudo, possederla con quel suo grosso coso, lungo e nodoso.
3 commenti:
Carino, aspetto evoluzioni.
Mi piacerebbe capire se LetiziaAmore è Ligure, la descrizione di Chiavari è sin troppo dettagliata, conosco bene il posto e davvero sulla passeggiata a mare c'è l'albergo da lei citato con dietro delle casette con ingresso indipendente. Se è tutto frutto di fantasia mi complimento per l'ottima ricerca di ambientazione.
Ciao Fausto. Ti confermo la provenienza di Letizia
Immaginavo, sin troppo dettagliato il posto, molto bello, chissà quanto è fantasia e quanto realtà. Domanda di cui comunque preferisco non aver la risposta, per lasciare spazio alla fantasia.
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