Torna l'apprezzatissima serie "Le memorie di Anna" scritta dalla bravissima MoniKa MoniKa.
Questa volta Anna scoprirà che alcune persone intendono il sesso in modo alquanto oscuro.
Ma non voglio anticipare niente... Il racconto merita di essere letto con attenzione
Ancora grazie a Monika
Donato
La doccia mi aiutò a rilassarmi un po', poi raggiunsi lo zio
nella sua stanza.
Era seduto su una poltroncina e stava fumando nervosamente.
- " Siediti, ti devo parlare", disse.
Non c'era nessuna sedia e non volevo mettermi sul letto, quindi mi appoggiai alla spalliera.
- " Io sono in un guaio, Anna. Mi sono indebitato con una persona e gli devo non pochi soldi. Soldi che non ho"... un'idea cominciava a formarsi nella mia mente, ma sperai fortemente di sbagliare.
- " Io lo conosco e so che cosa gli piace fare. E una come te... gli piacerebbe di sicuro", aggiunse.
Io, abbastanza preoccupata, gli risposi: " Tu... vuoi farmi prostituire?".
- " Prostituire... esagerata. E' un favore che fai a me. Mi hanno inchiodato. Ed è uno che può creare guai".
- " E mandi me, tua nipote, a risolverti la faccenda? Ma sei diventato pazzo?"
- " Non sarai da sola, ti accompagnerò io. E poi... ricordati della foto".
Certo che me la ricordavo; avevo buttato occhiate ovunque nella stanza ma di quella macchina fotografica neanche l'ombra.
Volevo prenderlo a sberle, ma non mi restò che accettare.
- " Sai", disse ancora, " Sei cresciuta bene. Sei proprio bella. Mai avrei immaginato di vederti scopare, però, e con tale abilità. Hai... hai due gambe stupende e... dei piedini incantevoli", aggiunse prima di congedarmi.
Uscendo dalla sua stanza intravidi sotto i suoi pantaloni che era in piena erezione.
Non riuscivo a capacitarmi: nel giro di poche ore quell'uomo era diventato per me un completo sconosciuto.
Era seduto su una poltroncina e stava fumando nervosamente.
- " Siediti, ti devo parlare", disse.
Non c'era nessuna sedia e non volevo mettermi sul letto, quindi mi appoggiai alla spalliera.
- " Io sono in un guaio, Anna. Mi sono indebitato con una persona e gli devo non pochi soldi. Soldi che non ho"... un'idea cominciava a formarsi nella mia mente, ma sperai fortemente di sbagliare.
- " Io lo conosco e so che cosa gli piace fare. E una come te... gli piacerebbe di sicuro", aggiunse.
Io, abbastanza preoccupata, gli risposi: " Tu... vuoi farmi prostituire?".
- " Prostituire... esagerata. E' un favore che fai a me. Mi hanno inchiodato. Ed è uno che può creare guai".
- " E mandi me, tua nipote, a risolverti la faccenda? Ma sei diventato pazzo?"
- " Non sarai da sola, ti accompagnerò io. E poi... ricordati della foto".
Certo che me la ricordavo; avevo buttato occhiate ovunque nella stanza ma di quella macchina fotografica neanche l'ombra.
Volevo prenderlo a sberle, ma non mi restò che accettare.
- " Sai", disse ancora, " Sei cresciuta bene. Sei proprio bella. Mai avrei immaginato di vederti scopare, però, e con tale abilità. Hai... hai due gambe stupende e... dei piedini incantevoli", aggiunse prima di congedarmi.
Uscendo dalla sua stanza intravidi sotto i suoi pantaloni che era in piena erezione.
Non riuscivo a capacitarmi: nel giro di poche ore quell'uomo era diventato per me un completo sconosciuto.
La mattina dopo mi disse che l'appuntamento era stato
fissato alle 11 di sera a casa dello strozzino.
Il nome con cui era conosciuto era Sucido, cosa che non mi tranquillizzava per niente.
Dopo un viaggio di circa un'ora, arrivammo puntuali davanti ad una casa isolata. Sembrava abbandonata, ma fuori c'erano parcheggiate molte auto, anche di lusso.
Lo zio suonò il campanello e la serratura della porta scattò.
Entrò prima lui, e io lo seguì.
L'interno era come immaginavo: eravamo in una stanza dimessa e disordinata che comunicava con altre due, con al centro un tavolo e le rispettive quattro sedie, un mobile pieno di bottiglie e bicchieri, un divano consunto con qualche coperta buttata alla rinfusa, un mobiletto con sopra un vecchio televisore, a terra un paio di tappeti ormai lisi e la poca luce la creava un piccolo lampadario, unica fonte di illuminazione.
- " Ma delle cifre di cui hai parlato cosa se ne fanno, se abitano in queste topaie?", chiesi d'istinto ma a bassa voce.
- " Taci!", mi rispose secco zio Antonio.
Il nome con cui era conosciuto era Sucido, cosa che non mi tranquillizzava per niente.
Dopo un viaggio di circa un'ora, arrivammo puntuali davanti ad una casa isolata. Sembrava abbandonata, ma fuori c'erano parcheggiate molte auto, anche di lusso.
Lo zio suonò il campanello e la serratura della porta scattò.
Entrò prima lui, e io lo seguì.
L'interno era come immaginavo: eravamo in una stanza dimessa e disordinata che comunicava con altre due, con al centro un tavolo e le rispettive quattro sedie, un mobile pieno di bottiglie e bicchieri, un divano consunto con qualche coperta buttata alla rinfusa, un mobiletto con sopra un vecchio televisore, a terra un paio di tappeti ormai lisi e la poca luce la creava un piccolo lampadario, unica fonte di illuminazione.
- " Ma delle cifre di cui hai parlato cosa se ne fanno, se abitano in queste topaie?", chiesi d'istinto ma a bassa voce.
- " Taci!", mi rispose secco zio Antonio.
Sucido si presentò poco dopo, entrando da una stanza
laterale e squadrandomi da capo a piedi.
Era un vecchietto piccolo, magro, quasi calvo e con la barba
mal rasata.
I vestiti, di color bianco, erano però stranamente candidi.
- " Bravo,
Antonio... e così questa è Anna, eh? La nipotina di cui mi hai parlato",
disse con un risucchio.- " Chissà
come è fresca, eh?... E morbida, eh? Spogliati!", mi
intimò.
Io guardai mio zio con un brivido, e lui mi fissò con uno sguardo severo: capii che dovevo farlo, e iniziai a togliermi i vestiti, scarpe comprese.
Lo zio mi aveva detto di vestirmi in maniera carina, ma invece mi ero messa una maglietta anonima con un pantaloncino di jeans, ma, a quanto sembrava, la cosa lasciava quel tipo assolutamente indifferente.
Una volta nuda, Sucido, che intanto si era seduto sul divano, mi fece cenno di andare da lui.
Arrivatagli vicino, intesi meglio il perché del suo soprannome: quell'uomo aveva un cattivo odore.
Mi mise una mano sui seni, pizzicandoli un po' e chiamandoli "piccole bomboniere", e poi la porto in mezzo alle mie gambe, toccandomi la vagina: " Sei proprio morbida, eh?... E così... liscia".
Mi fece girare, palpandomi le natiche a piene mani e passandomi un dito nodoso sull'ano.
- " Sei da mordere, ragazza mia... eh?", disse, sempre con quel fastidioso risucchio.
Zio Antonio chiese se doveva aspettare fuori, cosa che mi fece sussultare il cuore, ma il vecchio laido rispose che no, doveva assolutamente restare: " Succhia il cazzo di tuo zio", mi ordinò.
Io rimasi un po' sorpresa, e, almeno a giudicare l'espressione che fece, anche lo zio.
Io guardai mio zio con un brivido, e lui mi fissò con uno sguardo severo: capii che dovevo farlo, e iniziai a togliermi i vestiti, scarpe comprese.
Lo zio mi aveva detto di vestirmi in maniera carina, ma invece mi ero messa una maglietta anonima con un pantaloncino di jeans, ma, a quanto sembrava, la cosa lasciava quel tipo assolutamente indifferente.
Una volta nuda, Sucido, che intanto si era seduto sul divano, mi fece cenno di andare da lui.
Arrivatagli vicino, intesi meglio il perché del suo soprannome: quell'uomo aveva un cattivo odore.
Mi mise una mano sui seni, pizzicandoli un po' e chiamandoli "piccole bomboniere", e poi la porto in mezzo alle mie gambe, toccandomi la vagina: " Sei proprio morbida, eh?... E così... liscia".
Mi fece girare, palpandomi le natiche a piene mani e passandomi un dito nodoso sull'ano.
- " Sei da mordere, ragazza mia... eh?", disse, sempre con quel fastidioso risucchio.
Zio Antonio chiese se doveva aspettare fuori, cosa che mi fece sussultare il cuore, ma il vecchio laido rispose che no, doveva assolutamente restare: " Succhia il cazzo di tuo zio", mi ordinò.
Io rimasi un po' sorpresa, e, almeno a giudicare l'espressione che fece, anche lo zio.
- " Avanti,
Antonio, metti il cazzo in bocca a tua nipote. E tu, ragazza, vedi di essere
convincente in quello che fai".
Un po' titubante, mi abbassai davanti a mio zio e cominciai ad aprirgli la zip dei pantaloni sentendo che lo aveva già duro.
Incredibile, la cosa lo eccitava, e poi aveva il coraggio di giudicare lo strozzino!
Una volta tiratogli fuori il pene, cominciai a leccarlo; aveva una forma e una dimensione regolare ma era pieno di grosse vene in evidenza.
Mi concentrai solo su quello e se ne accorse subito: era così in tiro che doveva fargli male.
- " Bene...", disse Sucido, " ...ora vieni qui, a quattro zampe, e spompina anche il mio. Cerca di farlo durare, però, almeno quanto durerà quello di tuo zio, che dobbiamo fare una gara".
Non capì a cosa si riferiva, ma, facendomi forza, andai da lui e cominciai a succhiarglielo: tra le gambe aveva un cosino ridicolo.
In quel momento disse: " Antonio... mi hai detto che si è già presa grosse dosi di minchia... che non è più vergine... ma guarda che bel culo che ha tua nipote! Lì lo è ancora? Prova e vediamo che succede!".
Io non potevo muovermi da quella posizione, in cui praticamente stavo già offrendo il culo allo zio, lui invece si avvicinò, si inginocchiò dietro di me e cominciò ad inumidirmi l'ano con la saliva.
Cercai di girare un po' la testa, implorandolo con gli occhi di non farlo, ma inutilmente: con un colpo deciso me lo infilò tutto dentro!
Trattenni un grido, sentendolo arrivare praticamente fino in gola e facendomi aumentare la salivazione a dismisura, cosa di cui si rese conto anche lo strozzino, visto che il suo cazzetto era nella mia bocca.
Zio Antonio prese a gemere e intanto con le mani mi accarezzava i piedi; si vedeva che la cosa gli piaceva e anche Sucido iniziò a dare un ritmo alla mia testa per agevolare il pompino a sua preferenza.
Io ero in una pozza di sudore.
Non so quanto durò, ma vennero praticamente nello stesso momento: l'eiaculazione di Sucido, come il suo sesso, era però irrilevante, e la cosa per me fu un parziale sollievo.
- " Siamo arrivati al traguardo insieme, Antonio!", disse, ridacchiando stupidamente.
Poi mi chiese: " Ti piace il sapore della mia sborra?". Io, tenendo lo sguardo basso, risposi: " Sì", mentendo spudoratamente.
Avrei solo voluto tiragli un pugno sulle palle.
Si alzò e se ne andò ciondolando in un'altra stanza, e dopo circa mezz'ora lo vedemmo ritornare con in mano quattro fogli.
A due diede fuoco: " Sai che a me dei tuoi debiti non me ne frega niente, Antonio...", disse mentre sventolava i fogli rimasti, " ... s ono solo un intermediario, ma se posso fare un favore ad un amico, lo faccio. Soprattutto se poi l'amico lo fa a me. Mi piacete proprio come famiglia. Per saldare il debito... ci vediamo domani sera. Ora andate, che sono stanco".
Un po' titubante, mi abbassai davanti a mio zio e cominciai ad aprirgli la zip dei pantaloni sentendo che lo aveva già duro.
Incredibile, la cosa lo eccitava, e poi aveva il coraggio di giudicare lo strozzino!
Una volta tiratogli fuori il pene, cominciai a leccarlo; aveva una forma e una dimensione regolare ma era pieno di grosse vene in evidenza.
Mi concentrai solo su quello e se ne accorse subito: era così in tiro che doveva fargli male.
- " Bene...", disse Sucido, " ...ora vieni qui, a quattro zampe, e spompina anche il mio. Cerca di farlo durare, però, almeno quanto durerà quello di tuo zio, che dobbiamo fare una gara".
Non capì a cosa si riferiva, ma, facendomi forza, andai da lui e cominciai a succhiarglielo: tra le gambe aveva un cosino ridicolo.
In quel momento disse: " Antonio... mi hai detto che si è già presa grosse dosi di minchia... che non è più vergine... ma guarda che bel culo che ha tua nipote! Lì lo è ancora? Prova e vediamo che succede!".
Io non potevo muovermi da quella posizione, in cui praticamente stavo già offrendo il culo allo zio, lui invece si avvicinò, si inginocchiò dietro di me e cominciò ad inumidirmi l'ano con la saliva.
Cercai di girare un po' la testa, implorandolo con gli occhi di non farlo, ma inutilmente: con un colpo deciso me lo infilò tutto dentro!
Trattenni un grido, sentendolo arrivare praticamente fino in gola e facendomi aumentare la salivazione a dismisura, cosa di cui si rese conto anche lo strozzino, visto che il suo cazzetto era nella mia bocca.
Zio Antonio prese a gemere e intanto con le mani mi accarezzava i piedi; si vedeva che la cosa gli piaceva e anche Sucido iniziò a dare un ritmo alla mia testa per agevolare il pompino a sua preferenza.
Io ero in una pozza di sudore.
Non so quanto durò, ma vennero praticamente nello stesso momento: l'eiaculazione di Sucido, come il suo sesso, era però irrilevante, e la cosa per me fu un parziale sollievo.
- " Siamo arrivati al traguardo insieme, Antonio!", disse, ridacchiando stupidamente.
Poi mi chiese: " Ti piace il sapore della mia sborra?". Io, tenendo lo sguardo basso, risposi: " Sì", mentendo spudoratamente.
Avrei solo voluto tiragli un pugno sulle palle.
Si alzò e se ne andò ciondolando in un'altra stanza, e dopo circa mezz'ora lo vedemmo ritornare con in mano quattro fogli.
A due diede fuoco: " Sai che a me dei tuoi debiti non me ne frega niente, Antonio...", disse mentre sventolava i fogli rimasti, " ... s ono solo un intermediario, ma se posso fare un favore ad un amico, lo faccio. Soprattutto se poi l'amico lo fa a me. Mi piacete proprio come famiglia. Per saldare il debito... ci vediamo domani sera. Ora andate, che sono stanco".
Durante il viaggio di ritorno, né io né lo zio aprimmo
bocca.
Ero disgustata da lui.
Anche la giornata successiva alla cascina passò quasi in silenzio; ognuno era immerso nei propri pensieri.
Io ero come intontita; lo zio non uscì praticamente mai dalla sua camera, probabilmente per proteggere la fotografia; Gianni e Mario vollero sapere che cosa era successo ma non gli raccontai nulla.
Arrivata sera, lo zio mi riportò alla casa isolata, ma stavolta dovetti entrare solo io, mentre lui restò in macchina.
Ero disgustata da lui.
Anche la giornata successiva alla cascina passò quasi in silenzio; ognuno era immerso nei propri pensieri.
Io ero come intontita; lo zio non uscì praticamente mai dalla sua camera, probabilmente per proteggere la fotografia; Gianni e Mario vollero sapere che cosa era successo ma non gli raccontai nulla.
Arrivata sera, lo zio mi riportò alla casa isolata, ma stavolta dovetti entrare solo io, mentre lui restò in macchina.
- " Oh,
sei arrivata. Bene. Vai in quella stanza, togliti i vestiti e mettiti addosso
quello che c'è sul letto. Poi torna qui", mi disse Sucido: non
era da solo, ma in compagnia di altri tre uomini, tutti piuttosto anziani,
seduti al tavolo a giocare a carte.
Sembravano indifferenti a me, ma sentivo il cuore battermi a mille in petto.
Entrai nella stanza indicata, e sul letto c'era solo un grembiule da cucina di plastica trasparente.
Mi spogliai, me lo misi addosso e poi tornai da loro.
- " Oh! Fatti vedere! Lei è Anna, la nipotina di Antonio!", esclamò Sucido, " Non sta bene così? Guardate che carina e che bel culetto che ha!", disse agli altri, che si limitarono ad annuire con la testa mentre lui mi faceva girare su me stessa.
- " Prepara qualcosa da bere per i ragazzi", aggiunse ancora.
Il mobile con i liquori era lì vicino, misi un po' di whisky in alcuni bicchieri e glieli portai.
I servizi da cameriera si protrassero per un po': bevvero tutti, e tanto.
L'alcol li rese più disinvolti e cominciarono a palparmi ovunque, infilandomi le dita sia in bocca che nella vagina e nell'ano (e non sempre in quest'ordine). Ero stremata dalla tensione, avrei voluto urlare a squarciagola e insultare quel gruppo di falliti nei peggiori modi!
Poi Sucido mi chiamò: " Sei proprio brava... brava, lo sai, eh? Dimmi, ti andrebbe di prendere di nuovo un cazzo su per il culo?".
- " S... sì", risposi, disgustata e sudando freddo, visto che l'ano mi faceva ancora male dal giorno precedente.
- " Ah! La mia brunetta, eh? Ti accontenteremo! Ora fatti un giro sotto il tavolo", mi ordinò.
Mi chinai, sapendo già quello che avrei trovato, e infatti ognuno di loro aveva l'uccello fuori dalla patta.
Mi girava la testa, ma prima finivo e prima sarei uscita da lì, quindi andai sotto il tavolo e cominciai a fare una sega a quello vicino alla mia destra, e poi masturbai gli altri due.
Arrivata davanti a Sucido, mi afferrò duramente il polso e disse: " No... devi succhiare!".
Gli feci allora un pompino e mi obbligò ad ingoiare perché " sapeva che apprezzavo il suo sapore".
Il calvario durò alcune ore: il primo giro di seghe e pompini non bastò e, a turno, ne chiesero ancora, e poi, a fine partita (capì solo dopo che era un'asta), il vincitore aveva il "diritto" di sodomizzarmi.
Sembravano indifferenti a me, ma sentivo il cuore battermi a mille in petto.
Entrai nella stanza indicata, e sul letto c'era solo un grembiule da cucina di plastica trasparente.
Mi spogliai, me lo misi addosso e poi tornai da loro.
- " Oh! Fatti vedere! Lei è Anna, la nipotina di Antonio!", esclamò Sucido, " Non sta bene così? Guardate che carina e che bel culetto che ha!", disse agli altri, che si limitarono ad annuire con la testa mentre lui mi faceva girare su me stessa.
- " Prepara qualcosa da bere per i ragazzi", aggiunse ancora.
Il mobile con i liquori era lì vicino, misi un po' di whisky in alcuni bicchieri e glieli portai.
I servizi da cameriera si protrassero per un po': bevvero tutti, e tanto.
L'alcol li rese più disinvolti e cominciarono a palparmi ovunque, infilandomi le dita sia in bocca che nella vagina e nell'ano (e non sempre in quest'ordine). Ero stremata dalla tensione, avrei voluto urlare a squarciagola e insultare quel gruppo di falliti nei peggiori modi!
Poi Sucido mi chiamò: " Sei proprio brava... brava, lo sai, eh? Dimmi, ti andrebbe di prendere di nuovo un cazzo su per il culo?".
- " S... sì", risposi, disgustata e sudando freddo, visto che l'ano mi faceva ancora male dal giorno precedente.
- " Ah! La mia brunetta, eh? Ti accontenteremo! Ora fatti un giro sotto il tavolo", mi ordinò.
Mi chinai, sapendo già quello che avrei trovato, e infatti ognuno di loro aveva l'uccello fuori dalla patta.
Mi girava la testa, ma prima finivo e prima sarei uscita da lì, quindi andai sotto il tavolo e cominciai a fare una sega a quello vicino alla mia destra, e poi masturbai gli altri due.
Arrivata davanti a Sucido, mi afferrò duramente il polso e disse: " No... devi succhiare!".
Gli feci allora un pompino e mi obbligò ad ingoiare perché " sapeva che apprezzavo il suo sapore".
Il calvario durò alcune ore: il primo giro di seghe e pompini non bastò e, a turno, ne chiesero ancora, e poi, a fine partita (capì solo dopo che era un'asta), il vincitore aveva il "diritto" di sodomizzarmi.
La posta sul tavolo, per quello che riuscì a vedere, era
abbastanza alta (e sarebbe restata nelle mani di Sucido, ben compensando la
mancata entrata di mio zio).
Vinse un ometto basso e grassoccio, quello con l'aspetto meno inquietante del piccolo gruppo.
Ma quella situazione grottesca poteva chiudersi solo in un modo grottesco. Per mia fortuna, forse per la stanchezza, o per il troppo liquore, o per le seghe già ricevute, appena quel tipo si mise dietro di me, posizionata a 90° sul divano, si accasciò sulla mia schiena senza combinare praticamente nulla.
Anche gli altri erano tutti ormai un po' intontiti.
A quel punto tirai il fiato, e, con gli occhi quasi chiusi per il sudore, mi avvicinai un po' tremante a Sucido, sempre seduto al tavolo, chiedendo: " Allora... io... ora vado? Me ne posso andare?".
- " Sì... togliti dal cazzo, zoccoletta, e... dai questi a quello stronzo di tuo zio", mi rispose con la voce alterata dal whisky, allungandomi i due fogli che erano rimasti come documentazione del debito.
Vinse un ometto basso e grassoccio, quello con l'aspetto meno inquietante del piccolo gruppo.
Ma quella situazione grottesca poteva chiudersi solo in un modo grottesco. Per mia fortuna, forse per la stanchezza, o per il troppo liquore, o per le seghe già ricevute, appena quel tipo si mise dietro di me, posizionata a 90° sul divano, si accasciò sulla mia schiena senza combinare praticamente nulla.
Anche gli altri erano tutti ormai un po' intontiti.
A quel punto tirai il fiato, e, con gli occhi quasi chiusi per il sudore, mi avvicinai un po' tremante a Sucido, sempre seduto al tavolo, chiedendo: " Allora... io... ora vado? Me ne posso andare?".
- " Sì... togliti dal cazzo, zoccoletta, e... dai questi a quello stronzo di tuo zio", mi rispose con la voce alterata dal whisky, allungandomi i due fogli che erano rimasti come documentazione del debito.
Fuori, pur se ancora notte, l'aria era caldissima, ma a me
sembrò di tornare finalmente a respirare.
Mi ero portata dietro i miei vestiti; buttai il grembiule di plastica e li indossai.
Non riuscì a comprendere il senso di tutto quello che era successo: sembrava il delirio di un ragazzino in piena tempesta ormonale.
Con la quantità di soldi visti sul tavolo avrebbero potuto trovare almeno dieci ragazze più che disponibili per soddisfare tutti i loro desideri.
Non avevo davvero nessuna voglia di parlare con lui, ma espressi le mie perplessità a mio zio, che disse: " Non eri tu la posta in gioco, ma il mettere alla prova la volontà di quella gente, compresa la mia, nell'assecondare il capo. E' uno sfizio che Sucido si toglie appena ne ha la possibilità. Stavolta sei capitata tu, altre volte sono state le mogli, le fidanzate o anche i fidanzati di qualcuno. Lui è praticamente impotente, non ha mai avuto possibilità con le donne, ma gli piace umiliare le persone. E' perverso".
In quel momento trattenni un sorriso, pensando: " Da che pulpito...".
Mi ero portata dietro i miei vestiti; buttai il grembiule di plastica e li indossai.
Non riuscì a comprendere il senso di tutto quello che era successo: sembrava il delirio di un ragazzino in piena tempesta ormonale.
Con la quantità di soldi visti sul tavolo avrebbero potuto trovare almeno dieci ragazze più che disponibili per soddisfare tutti i loro desideri.
Non avevo davvero nessuna voglia di parlare con lui, ma espressi le mie perplessità a mio zio, che disse: " Non eri tu la posta in gioco, ma il mettere alla prova la volontà di quella gente, compresa la mia, nell'assecondare il capo. E' uno sfizio che Sucido si toglie appena ne ha la possibilità. Stavolta sei capitata tu, altre volte sono state le mogli, le fidanzate o anche i fidanzati di qualcuno. Lui è praticamente impotente, non ha mai avuto possibilità con le donne, ma gli piace umiliare le persone. E' perverso".
In quel momento trattenni un sorriso, pensando: " Da che pulpito...".
Durante il viaggio di ritorno alla cascina, cercò anche di
informarsi su cosa avevo dovuto fare.
Era pura morbosità, non interesse nei miei confronti, glielo
si vedeva in faccia.
Gli raccontai tutto, sottolineando le parti più sporche, in
modo che non gli venisse troppa voglia di toccarmi.
Non lo fece.
- " Il tuo debito è saldato, ora tocca a te rispettare i patti", aggiunsi, ma scoprii che non ne aveva nessuna intenzione.
Mi chiesi che razza di persona avevo lì vicino.
Non lo fece.
- " Il tuo debito è saldato, ora tocca a te rispettare i patti", aggiunsi, ma scoprii che non ne aveva nessuna intenzione.
Mi chiesi che razza di persona avevo lì vicino.
Una volta arrivati, lui salì in camera sua e io mi diressi
nella mia.
Passando nel corridoio vidi che dalla porta della
stanza dei miei cugini filtrava luce: erano ancora svegli, probabilmente in
pensiero. La porta si aprì e ci guardammo.Adesso sapevano che ero tornata, ma anche che non gli avrei raccontato nulla.
L'unico segno visibile su di me erano i capelli scomposti dal sudore e le mie ginocchia arrossate.
Trovai solo la forza di lavarmi.
In quell'estate presi coscienza della spinta vitale e della gioia che il sesso contiene, ma anche di quante zone buie può essere composto.
7 commenti:
A mio parere la serie più sorprendente letta fino ad ora!
Dopo la seconda parte avevo immaginato un coinvolgimento sessuale tra lo zio e Anna, ma non in questo modo!
Sono rimasto spiazzato!!
Non so dire quale episodio mi è risultato più eccitante (forse il quarto), ma questo lo è di sicuro!
se volevi evocare il mio spirito di cavaliere ci sei riuscita...vorrei spaccare la faccia a quei laidi..
Un tocco di anomala inquietudine questo episodio pur se la sensualità della giovane Anna resta fortissima (pensieri conturbanti arrivano nell'immaginarla in certi momenti).
Io comunque mi sono innamorato di questa ragazza...
Molto curioso di leggere il prossimo episodio e vedere ora che sviluppo avrà la storia!
Di sicuro un racconto diverso e anomalo, ma l'intero racconto di MoniKa, non solo questa puntata (che ha situazioni comunque inattese).
E, oltre che anomalo, anche decisamente interessante ed eccitante.
Mi piacerebbe leggerne altri sviluppati in questo modo!!
Aspetto la prossima puntata!"
Letti tutti fra ieri e oggi!
Mi è piaciuto molto il crescendo che ho notato da episodio a episodio, come anche la ragazza protagonista, davvero intrigante come anche credibile e non scontata.
Complimenti a Monika!!
Di quanti episodi è composta la serie?
Puntata molto intensa! Davvero inconsueta!
Complimenti Monika!
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