Rieccoci con un nuovo episodio della serie "Le memorie di Anna" scritto dalla nostra Monika.
In questo episodio la nostra Anna, sempre più immersa nelle gioie del sesso, comincerà a capire che il sesso non è solo gioia .
Donato
Nei giorni che seguirono, il fienile, salvo se veniva usato da zio Beto per qualche lavoro, diventò il ritrovo principale dei nostri amplessi.
Il piacere era ormai pieno per tutti e tre: ogni giorno imparavo meglio come far godere i miei due cugini e loro come far godere me.
Difficilmente passava un intero giorno senza che non facessimo sesso.
Con Gianni capitò ancora di farlo nel camioncino, durante uno dei nostri tragitti verso altre fattorie: gli salii sopra e lui mi scopò tenendomi saldamente per i fianchi; mentre con Mario, lo stesso giorno (sempre per la sua ferrea regola del "Anche a me"), ci appartammo nella stalla dove stava lavorando e, dopo avermi messo a quattro zampe e definito - in maniera un po' umiliante - "vitellina", mi penetrò con quella sua mazza, portandomi presto all'orgasmo (e lì mi resi conto che con lui lo raggiungevo spesso).
Solo i posti più comodi, cioè le nostre rispettive stanze, erano diventate un po' delle zone tabù, devo dire perlopiù per mia scelta: confinavano con la camera destinata ai miei genitori, e, almeno quando era occupata, passare la serata a prenderlo dentro a pochi di metri di distanza da loro mi dava un senso di disagio.
Le cose però sembrarono mettersi a nostro favore: i miei avevano da tempo espresso il desiderio di trovare una casa in quella zona, e un altro nostro parente che viveva nei paraggi gli aveva indicato una soluzione che poteva essere interessante.
Mio padre e mia madre, insieme ai miei zii, furono quindi
invitati da questo parente a passare qualche giorno da lui, in modo da poter
vedere delle villette di recente costruzione.
Accettarono tutti, mentre io, come scusa per restare alla
cascina, mi attaccai al fatto che Gianni e Mario sarebbero dovuti rimanere
comunque lì per badare agli animali e volevo stare con loro per aiutarli (in
che modo non si sa... ma nessuno se lo chiese né fece obiezioni).
I miei genitori, zio Beto e zia Virna partirono nel
pomeriggio del giorno dopo, ma con me e i ragazzi sarebbe restato zio Antonio e
un aiutante assunto per la stagione da zio Beto.
Ora avevamo praticamente l'intera cascina a disposizione,
soprattutto dal tardo pomeriggio in poi, perché l'aiutante tornava a casa sua e
zio Antonio, poche ore dopo, usciva regolarmente per andare a farsi delle
partite a carte in paese.
Quella sera stessa, infatti, appena fummo soli, andammo nella stanza dei ragazzi e lì iniziò per me una delle scopate più memorabili della mia vita!
Ci restammo tutta la notte e Gianni mi prese in più occasioni (almeno quattro), piegandomi sul letto in tutti i modi possibili immaginabili e leccandomi letteralmente da capo a piedi, mentre a Mario piaceva particolarmente che io lo cavalcassi, cosa che non contestavo di certo perché così potevo controllare io la penetrazione di quel suo grande cazzo.
Quella sera stessa, infatti, appena fummo soli, andammo nella stanza dei ragazzi e lì iniziò per me una delle scopate più memorabili della mia vita!
Ci restammo tutta la notte e Gianni mi prese in più occasioni (almeno quattro), piegandomi sul letto in tutti i modi possibili immaginabili e leccandomi letteralmente da capo a piedi, mentre a Mario piaceva particolarmente che io lo cavalcassi, cosa che non contestavo di certo perché così potevo controllare io la penetrazione di quel suo grande cazzo.
Anche lui mi scopò a ripetizione.
Io persi il conto di quante volte venni e la misura della quantità di sperma che mi fecero ingoiare.
Restava da affrontare lo scoglio del sesso anale, ma sapevamo tutti che era solo questione di tempo (l'idea mi eccitava moltissimo, anche per provare ad averli entrambi dentro di me, ma avevo un po' di timore, soprattutto per le dimensioni del sesso di Mario).
Sembrava la situazione ideale, invece ci stava per crollare il mondo addosso.
Nei primi giorni andò tutto bene, e mettemmo abbondantemente alla prova la resistenza dei letti di Gianni e Mario, ma una sera, sia io che loro a tavola ci concedemmo davvero un bicchiere di troppo, per poi, piuttosto euforici, cominciare a salire in camera.
Una volta entrati, Gianni si stese sul suo letto, tirando fuori l'uccello già durissimo, che io avevo cominciato a leccare, abbassandomi un po' pantaloncini e mutandine per potermi intanto toccare, mentre Mario, dietro di me, mi palpava il culetto, infilandoci dentro anche un dito mentre si smanettava il pene con l'altra mano.
Passati pochi minuti fummo abbagliati da una luce fortissima.
Io persi il conto di quante volte venni e la misura della quantità di sperma che mi fecero ingoiare.
Restava da affrontare lo scoglio del sesso anale, ma sapevamo tutti che era solo questione di tempo (l'idea mi eccitava moltissimo, anche per provare ad averli entrambi dentro di me, ma avevo un po' di timore, soprattutto per le dimensioni del sesso di Mario).
Sembrava la situazione ideale, invece ci stava per crollare il mondo addosso.
Nei primi giorni andò tutto bene, e mettemmo abbondantemente alla prova la resistenza dei letti di Gianni e Mario, ma una sera, sia io che loro a tavola ci concedemmo davvero un bicchiere di troppo, per poi, piuttosto euforici, cominciare a salire in camera.
Una volta entrati, Gianni si stese sul suo letto, tirando fuori l'uccello già durissimo, che io avevo cominciato a leccare, abbassandomi un po' pantaloncini e mutandine per potermi intanto toccare, mentre Mario, dietro di me, mi palpava il culetto, infilandoci dentro anche un dito mentre si smanettava il pene con l'altra mano.
Passati pochi minuti fummo abbagliati da una luce fortissima.
Restammo intontiti per qualche secondo, sentendo però dei
rumori nel corridoio che faceva comunicare le varie stanze per gli ospiti, e
vedemmo con sorpresa che la porta della nostra stanza non era chiusa del
tutto.
Poco dopo apparve zio Antonio, con un sorriso beffardo sul volto.
La situazione era chiara: ci aveva scattato una foto.
- "C-cosa fai... ancora a casa... non eri uscito?" gli domandò Gianni, mettendosi a sedere sul letto con me al fianco e tirandoci sopra un lenzuolo per coprirci, mentre Mario era invece restato in piedi, con l'uccello fuori. - " Stavo per farlo, ma poi ho visto che mentre salivate la scala stavate palpando il culo di Anna... e, sapete com'è? Mi sono incuriosito".
Il vino ci aveva resi poco lucidi e non ci eravamo accertati che lo zio fosse davvero andato via.
- "Comunque, non volevo interrompervi... continuate quello che stavate facendo. Io mi accomodo qui, su questa poltrona, e me ne sto in silenzio. Giuro!", disse ancora zio Antonio, sempre con quel sorrisetto stampato sulla faccia.
A quel punto Mario chiese: "Cosa vuoi fare con quella foto?".
Lo zio ci pensò un po' su e poi rispose: "Diciamo che i vostri genitori non sarebbero esattamente felici di vederla. Soprattutto i tuoi, Anna... conosci tuo padre e anche tua madre... sai come sono tradizionalisti. Ne soffrirebbero molto... non capirebbero", si fermò un attimo e poi riprese: "Ma io invece vi capisco. Quindi, facciamo che, se vi chiedo un favore, da oggi in poi non me lo potete negare?".
Mario stava per reagire, e a quel punto lo zio aggiunse: "Non sapete dov'è la macchina fotografica, quindi vi conviene di più darmi retta che prendermi a pugni".
Che poi non è detto che Mario ce l'avrebbe fatta, perché era grosso ma anche lo zio lo era: un omone di 55 anni, che pur se decisamente in sovrappeso e con le gambe tozze, era una figura che destava comunque rispetto.
Gianni provò a dire: "Abbiamo bevuto un po' troppo. Era uno scherzo...", ma lo zio non abboccò: "Non dire cazzate. Quindi... fate come se io non ci fossi e continuate pure.Sono curioso di vedervi all'opera".
Poco dopo apparve zio Antonio, con un sorriso beffardo sul volto.
La situazione era chiara: ci aveva scattato una foto.
- "C-cosa fai... ancora a casa... non eri uscito?" gli domandò Gianni, mettendosi a sedere sul letto con me al fianco e tirandoci sopra un lenzuolo per coprirci, mentre Mario era invece restato in piedi, con l'uccello fuori. - " Stavo per farlo, ma poi ho visto che mentre salivate la scala stavate palpando il culo di Anna... e, sapete com'è? Mi sono incuriosito".
Il vino ci aveva resi poco lucidi e non ci eravamo accertati che lo zio fosse davvero andato via.
- "Comunque, non volevo interrompervi... continuate quello che stavate facendo. Io mi accomodo qui, su questa poltrona, e me ne sto in silenzio. Giuro!", disse ancora zio Antonio, sempre con quel sorrisetto stampato sulla faccia.
A quel punto Mario chiese: "Cosa vuoi fare con quella foto?".
Lo zio ci pensò un po' su e poi rispose: "Diciamo che i vostri genitori non sarebbero esattamente felici di vederla. Soprattutto i tuoi, Anna... conosci tuo padre e anche tua madre... sai come sono tradizionalisti. Ne soffrirebbero molto... non capirebbero", si fermò un attimo e poi riprese: "Ma io invece vi capisco. Quindi, facciamo che, se vi chiedo un favore, da oggi in poi non me lo potete negare?".
Mario stava per reagire, e a quel punto lo zio aggiunse: "Non sapete dov'è la macchina fotografica, quindi vi conviene di più darmi retta che prendermi a pugni".
Che poi non è detto che Mario ce l'avrebbe fatta, perché era grosso ma anche lo zio lo era: un omone di 55 anni, che pur se decisamente in sovrappeso e con le gambe tozze, era una figura che destava comunque rispetto.
Gianni provò a dire: "Abbiamo bevuto un po' troppo. Era uno scherzo...", ma lo zio non abboccò: "Non dire cazzate. Quindi... fate come se io non ci fossi e continuate pure.Sono curioso di vedervi all'opera".
Si rivolgeva a tutti ma era me che fissava, perché ero io
che aveva visto con il cazzo di Gianni in bocca e un dito di Mario nel
culo.
Io guardai i miei cugini, che sembravano (ed erano) molto
arrabbiati, poi guardai lo zio, che manteneva quell'espressione lasciva sul
volto, e decisi di prendere l'iniziativa: lo avevo fatto con il professore di
matematica, e sapevo quali carte potevo giocarmi.
Far sviluppare il desiderio è un modo per poter controllare
una persona.
Mi alzai in piedi, mi tolsi maglietta e reggiseno e finii di
levarmi i pantaloncini e le mutandine, poi feci stendere Gianni di nuovo
sul letto e ricominciai a succhiargli il cazzo, piegandomi a 90° davanti
allo zio e mostrandogli bene il mio culo, rotondo e morbido.
Mario invece uscì dalla stanza, ma rimase in corridoio.
Dopo poco ebbi di nuovo l'attenzione di Gianni, che mi mise una mano sulla testa spingendomela in basso per far entrare del tutto il suo sesso nella mia gola.
Finii di leccarglielo dandogli un bacio sulla sua cappella rossa e mi misi a quattro zampe sul letto, guardandolo e muovendo un po' i fianchi per invitarlo a penetrarmi, cosa che non si fece ripetere.
Me lo infilò dentro di colpo, cosa che mi provocò un profondo gemito.
Fu una scopata breve ma molto sentita, anche per la rabbia che aveva bisogno di sfogare.
Mi girai giusto in tempo per farmi venire in bocca.
Il tutto osservando spesso zio Antonio, che non toglieva lo sguardo dal corpo flessuoso di sua nipote, ora reso lucido dal sudore.
Mi misi a sedere sul letto e presi un attimo fiato, intanto che il seme di Gianni finiva di scendermi in gola, e poi andai da Mario, chiedendogli gentilmente di tornare nella stanza.
Dopo poco ebbi di nuovo l'attenzione di Gianni, che mi mise una mano sulla testa spingendomela in basso per far entrare del tutto il suo sesso nella mia gola.
Finii di leccarglielo dandogli un bacio sulla sua cappella rossa e mi misi a quattro zampe sul letto, guardandolo e muovendo un po' i fianchi per invitarlo a penetrarmi, cosa che non si fece ripetere.
Me lo infilò dentro di colpo, cosa che mi provocò un profondo gemito.
Fu una scopata breve ma molto sentita, anche per la rabbia che aveva bisogno di sfogare.
Mi girai giusto in tempo per farmi venire in bocca.
Il tutto osservando spesso zio Antonio, che non toglieva lo sguardo dal corpo flessuoso di sua nipote, ora reso lucido dal sudore.
Mi misi a sedere sul letto e presi un attimo fiato, intanto che il seme di Gianni finiva di scendermi in gola, e poi andai da Mario, chiedendogli gentilmente di tornare nella stanza.
Gli accarezzai il volto, gli sbottonai la camicia e
appoggiai la testa sul suo petto, sentendo il cuore martellargli dentro.
Mi diede retta solo dopo avermi fissato nel suo
solito ed enigmatico modo. Una volta rientrati, mi abbassai davanti a lui divaricando le gambe, e iniziai a ciucciarglielo, guardando in faccia un po' lui un po' lo zio, che, con gli occhi spalancati, non si perdeva un solo istante della mia performance.
Dopo essere tornato in piena erezione, Mario mi sollevò di peso (ero decisamente minuta rispetto a lui), io gli misi le braccia intorno al collo e lui mi posizionò direttamente sul suo cazzo, iniziando a montarmi con vigore.
Le sue dimensioni non mi creavano più grandi problemi, ma la penetrazione restava sempre un momento un po' traumatico a causa di quella sua voluminosa cappella.
I colpi che mi assestava facevano strofinare i miei capezzoli sul suo torace, cosa che mi piaceva moltissimo.Come al solito, Mario durò tanto e, ad un certo punto, piegai la testa indietro senza poter più trattenere dei mugolii di vero godimento.
Vidi che gli occhi dello zio stavano brillando.
Poi, con attenzione, Mario mi rimise a terra, io mi abbassai davanti a lui e accolsi in bocca il consueto e abbondante getto del suo denso sperma, bevendolo fino all'ultima goccia.
In un altro momento, gli avrei dato il tempo di riprendersi e mi sarei fatta scopare da lui ancora e ancora, per poterne avere altre dosi: quel sapore che la prima volta mi era parso ostico, ora lo adoravo!
Invece mi rimisi in piedi e lo abbracciai, ascoltando il suo cuore che rallentava. Lui mi cinse con le sue ampie braccia e appoggiò la fronte sulla mia testa.
Si era calmato.
A differenza di tutte le altre volte, nessuno di noi tre aveva detto una parola durante l'accoppiamento.
Una volta placati, restammo lì, in attesa di capire cosa sarebbe successo.
Ma sapevamo di essere uniti.
Dopo non pochi minuti, zio Antonio disse: "Gianni e Mario, con voi parlerò domani", e passandosi il pollice sulla patta dove si vedeva chiaramente un'erezione, aggiunse: "Tu, Anna, fatti una doccia e poi raggiungimi nella mia stanza. Ho una cosa da chiederti".
Temevo di dover sottostare subito alle sue voglie... ma la realtà era anche peggio di così...
10 commenti:
Bravissima Monika! Apprezzo molto il tuo modo di scrivere e le situazioni che suggerisci! Tutto molto eccitante!!
Ho già commentato altre puntate, ma ti confermo l'apprezzamento, Monika! Hai un modo di raccontare davvero eccitante! Mi piacerebbe sapere cosa c'è e se c'è qualcosa di autobiografico nei tuoi racconti.
Bellissima questa sorpresa dello zio "porco" e ricattatore, rende il tutto ancora più appetibile ed eccitante di quanto già non lo fosse. Il racconto non delude, continua nella sua ascesa riuscendo ad essere sempre più coinvolgente grazie soprattutto alla tua bravura nel descrivere, con uno stile tutto tuo, le varie situazioni. rendendole, per quanto mi riguarda, molto credibili. Attendo il seguito. Grande Monika.
..io non sono colto e raffinato come Isi..quindi dico solo..vado a farmi una doccia fredda...
ahahahahahah l'ho fatta anch'io se è per questo.
Situazioni e descrizioni da infarto, soprattutto con questo clima!!!
Brava Monika!!
Datemi il suo numero di telefono o quello di Anna :-)!!
Mi sono piaciute molto le scelte fatte dall'autrice per chiudere i vari capitoli di questa serie, lasciando sempre chi legge in sospeso e in attesa della parte successiva, ma, proprio per questo, il finale di questo capitolo è cattiveria pura!
Ora quanto si dovrà aspettare per leggere il seguito?!
Morbida, dolce, bellissima e sensualissima Anna... come sarebbe bello poterti incontrare davvero.
Ditemi che questa serie non ha una conclusione e che potrò leggere le storie di questa ragazza ancora a lungo.
Episodio eccezionale!
Mirko.
Bella serie! Bellissima la ragazza protagonista.
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